Keylocker Recensione

Recensito su PlayStation 5

Keylocker - Più di qualche volta gli ambienti sono difficili da leggere
Più di qualche volta gli ambienti sono difficili da leggere

Nel panorama dei giochi di ruolo indie, Keylocker si presenta come un coraggioso esperimento che fonde estetica cyberpunk, meccaniche a turni e sistema di combattimento… audace, quando lo si comprende. Sviluppato da Moonana, noto per il suggestivo “Virgo Versus the Zodiac”, il titolo si pone l’obiettivo di trasportarci in un mondo in cui la musica è proibita e la ribellione pulsa al ritmo delle battaglie. Ma Keylocker riesce a mantenere il ritmo, o finisce fuori tempo?

Keylocker Recensione – Un mondo cyberpunk che cattura

Ambientato in un futuro distopico dove la musica è considerata un atto sovversivo, Keylocker ci mette nei panni di Bobo, una musicista ribelle decisa a combattere un regime oppressivo. Il mondo di Synth City è vibrante e stilizzato, con una palette cromatica al neon che grida cyberpunk in ogni pixel. Gli ambienti sono ricchi di dettagli e il design dei personaggi è sorprendentemente espressivo, pur mantenendo uno stile pixel art retrò. Ti confermo che l’impatto grafico è piuttosto violento, non tanto per la pixel art in sé quanto per l’apparente ostilità del mondo stesso nel voler essere compreso dall’utente. Più di una volta mi sono sentito confuso nei confronti di dove dirigermi per continuare l’esplorazione, e puntare sull’ermetismo estetico senza alcun avvantaggiamento verso l’utente è una scelta che stona, per Moonana.

Keylocker - Copertina recensione

Le influenze di grandi classici come Chrono Trigger e Transistor sono evidenti, tanto nella struttura ludica quanto nella presenza di un mondo in equilibrio fra alieno e riconoscibile, anche se confesso che Keylocker – in un’ipotetica scala con quei due titoli come estremi – pende molto più verso il secondo, a volte al prezzo della comprensione stessa di ciò che si sta osservando, ma il gioco riesce a mantenere una propria identità, decisamente definita. Ciò che spicca è la colonna sonora: un mix di brani elettronici e melodie synthwave che, paradossalmente, diventa una delle più funzionali e funzionanti armi di Bobo. La musica non è solo un elemento tematico, ma un linguaggio di ribellione che permea l’intera esperienza: anche il solo averla di sottofondo mentre combattiamo è una ribellione, certo non partorita da noi ma dei quali rimaniamo complici e co-cospiratori.

Tuttavia, nonostante l’estetica affascinante, alcuni elementi dell’ambientazione risultano un po’ sottosviluppati, in particolare, come già accennavo, quanto tutto sia poco leggibile. La narrativa promette profondità filosofiche sul ruolo della musica come forma di resistenza, ma non riesce sempre a esplorarle con il dovuto approfondimento, lasciando il giocatore con più domande che risposte. I dialoghi stessi sono molto evocativi ma non riescono, per quel che mi riguarda, a restituire un vero passo avanti dal punto di vista degli eventi o della definizione dei personaggi.

Gameplay: tra innovazione e frustrazione

Il cuore di Keylocker risiede nel suo sistema di combattimento, una combinazione di turni tradizionali e input ritmici che determinano l’efficacia degli attacchi e delle difese. Ogni battaglia è una danza tra tempismo e strategia, dove chi gioca deve premere i tasti seguendo il ritmo indicato su schermo. Questa meccanica è immediatamente gratificante, essendo capace di aggiungere un elemento di sfida e coinvolgimento che distingue il gioco da altri RPG a turni.

Keylocker - Lo stile visivo è originale ma serve tempo per abituarcisi
Lo stile visivo è originale ma serve tempo per abituarcisi

Nonostante l’originalità, però, il sistema presenta alcune problematiche. Il ritmo richiesto – dettato da un flash bianco sul personaggio o sulla sua arma – può essere difficile da individuare nelle situazioni un po’ più concitate; l’assenza di un tutorial dettagliato, inoltre, rende l’approccio iniziale molto frustrante, cosa che invece i diversi momenti di efficacia dell’attacco a seconda dell’arma o del potere utilizzato promettevano. Inoltre, la difficoltà è poco bilanciata: alcuni scontri risultano eccessivamente punitivi, tanto da obbligare a ripetere intere sezioni per comprendere meglio le meccaniche. Molto spesso mi sono io stesso ritrovato a ricominciare uno scontro senza cure e senza piena comprensione dei momenti di efficacia dei miei attacchi – o dei momenti di difesa nei quali la mia subitanea pressione di un tasto avrebbe annullato del tutto l’attacco nemico. Troppo caos per un combat system piacevole sulla lunga distanza.

Un altro aspetto degno di nota è la gestione delle risorse, come energia e oggetti. Il gioco incoraggia la pianificazione a lungo termine, ma le scelte punitive e la scarsità di risorse possono trasformare la sfida in una fatica. Se ti senti pronta/o ad un’esperienza di gioco più hardcore, apprezzerai questa impostazione, ma chi cerca un’esperienza più accessibile potrebbe trovarla scoraggiante. In particolare trovo personale astio verso l’indecifrabilità degli oggetti e la complessità nella navigazione degli inventari, sempre al di fuori delle logiche di UX che più, di fronte ad un prodotto così meccanicamente e visivamente nuovo, sembrava necessario seguire alla lettera.

Narrativa e personaggi

La trama di Keylocker è un viaggio di ribellione personale e collettiva, con Bobo come leader di una rivoluzione musicale. I personaggi secondari, pur interessanti, non ricevono abbastanza spazio per svilupparsi pienamente, lasciando la sensazione che il potenziale narrativo sia stato solo parzialmente esplorato. Dialoghi ricchi di umorismo e sarcasmo riescono comunque a mantenere alto l’interesse, ma manca un vero approfondimento emotivo che potrebbe rendere la storia memorabile.

Keylocker - I dialoghi sono interessanti, ma non c'è mai troppo tempo per conocere molto meglio gli altri personaggi
I dialoghi sono interessanti, ma non c’è mai troppo tempo per conocere molto meglio gli altri personaggi

Le scelte morali, sebbene presenti, non hanno un impatto significativo sull’evolversi degli eventi, limitando la rigiocabilità. Tuttavia, il finale è una riflessione soddisfacente sulle tematiche del gioco, anche se alcune delle sue implicazioni rimangono volutamente ambigue.

La cosa che forse mi ha più fatto storcere il naso è, nuovamente, la nebbiosità dietro la quale Keylocker sembra sempre troppo piacevolmente celarsi, come a voler azzardare uno scambio equivalente fra contenuti e apparenze: i dialoghi sembrano sempre essere qualche connessione neuronale oltre la mia capacità di comprenderli, e mi restituiscono una perenne sensazione di “mignolino alzato”, di una complessità forzata che odio nei più famosi content creator italiani tanto quanto nei prodotti videoludici che, volontarie pecore grigie del mercato, inseguono la strada della corposità autoimposta e non quella della schiettezza che i tripla A non possono permettersi.

Aspetti tecnici

Su PlayStation 5 Keylocker si comporta bene, con caricamenti rapidi e una fluidità generale che rende l’esperienza piacevole. Ho comunque riscontrato alcuni bug occasionali, soprattutto nei menu e durante i combattimenti più complessi. Niente che rovini l’esperienza, ma abbastanza evidenti da interrompere il mio flow di immersività. L’interfaccia, sebbene funzionale, potrebbe beneficiare di un design più intuitivo, soprattutto nelle sezioni dedicate alla gestione dell’inventario e delle abilità, i menu che sicuramente più frequenterai durante la tua run con il gioco.

Keylocker - Il titolo ci permette di affrontare il titolo in modo differente a seconda del nostro playstyle
Il titolo ci permette di affrontare il titolo in modo differente a seconda del nostro playstyle

Dal punto di vista grafico, il gioco sfrutta il suo stile retro-moderno al massimo, ma potrebbe non essere apprezzato da chi preferisce titoli visivamente più realistici. La colonna sonora, d’altra parte, è di buona fattura, ottimo nei toni e nella coerenza interna: vedo tranquillamente più di qualche utente arrivare ad ascoltarsela anche al di fuori del gioco.

Conclusione

Keylocker è un gioco che osa e, per questo, merita attenzione. La sua fusione di estetica cyberpunk, meccaniche a turni e gameplay ritmico è una ventata di aria fresca nel genere, ma la sua ambizione è accompagnata da alcune imperfezioni che ne limitano il potenziale, oltre a rendere di particolare difficoltà di lettura lo scheletro narrativo, alcuni menu, . Nonostante ciò, rimane un’esperienza unica che saprà affascinare chi è disposto a investire tempo e pazienza.

Se ti piacciono gli RPG che cercano di rompere gli schemi, Keylocker potrebbe essere il titolo che fa per te, ma preparati a superare qualche ostacolo lungo il cammino: la rivoluzione, in fondo, non è mai semplice come sembra, ma a volte è l’unica via per cambiare davvero le cose.

[Questa è la pagina Steam di Keylocker, e qui la nostra ultima recensione]

6.5
Una rivoluzione non semplice

Pro

  • Sistema di combattimento originale e coinvolgente
  • Estetica cyberpunk affascinante
  • Colonna sonora eccezionale

Contro

  • Difficoltà poco bilanciata
  • Narrazione e personaggi secondari poco approfonditi
  • Bug occasionali e interfaccia migliorabile
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