Kao the Kangaroo – Recensione
Lo sapevi che oltre ai personaggi iconici come Crash Bandicoot, Spyro, Jak and Dexter e Ratchet & Clank ne esistono tanti altri che hanno avuto le loro piccole epopee nei primi anni 2000? Uno di questi personaggi si chiama Kao the Kangaroo, un canguro appunto, che si è fatto strada in diversi giochi usciti su PC, Dreamcast, Xbox e GameCube.
Avete presente il detto “A volte ritornano”? Ecco, questo è il perfetto esempio di ciò di cui vi voglio parlare oggi, con il vero e proprio reboot della serie, chiamato: Kao the Kangaroo.
Un tuffo nel passato
Il team polacco di Tate Multimedia ha cercato di realizzare un gioco che sapesse fare leva sugli stilemi dei classici platform-adventure dell’epoca e questa cosa la noterai fin dai primi istanti di gioco.
Avrai subito, pad alla mano, il controllo di Kao, che vede durante un suo sogno, la sorella Kaia scomparsa misteriosamente mentre era alla ricerca del padre, anch’esso scomparso misteriosamente. Prima che parta la prossima puntata di “Chi l’ha visto?”, ecco che Kao si sveglia e decide che forse è tempo di risolvere questo problema da sé.
Parte così il classico livello tutorial che però, riesce a distribuire al meglio le varie meccaniche del gioco, che, sia chiaro, non sono tante ma si riusciranno a combinare piacevolmente nel corso dell’intera avventura.
Kao è un canguro e non giriamoci attorno, lo sai benissimo a cosa stai pensando… si, avrà due bei guantoni da Boxe, posseduti da degli antichi spiriti abbastanza sarcastici che ci aiuteranno nel corso dell’avventura a far fuori nemici di ogni sorta e risolvere enigmi ambientali con l’utilizzo di tre elementi: fuoco, ghiaccio e vento.
Sono rimasto piacevolmente sorpreso dal perfetto bilanciamento di questi elementi. Si passa continuamente da una sezione di combattimento ad una puramente platform. Da una platform con enigmi ambientali a combattimenti che ti richiederanno di usare fuoco o ghiaccio o vento, insomma un bel mix che non annoia mai.
Veniamo però all’elefante nella stanza: la durata del gioco. Non aspettarti una lunga avventura quanto una breve e forse troppo intensa, che si brucia immediatamente senza dare mai troppo contesto a quello che succede con cutscene raffazzonate e poco curate.
Ho giocato sempre cercando di completare i livelli al 100%, e ho portato a termine il gioco in 7 ore. Il tempo potrebbe ridursi di molto se non ti interessa minimamente dei collezionabili e prosegui dritto per dritto verso la fine di ogni livello.
Tanti pugni al vento
Lo so, sei forse rimasto scosso dalla breve durata del gioco, però, attenzione, è un bel gioco nel complesso e come ho detto poco fa, il gioco bilancia bene tutti gli stilemi di un classico platform-adventure a cui si aggiungono i collezionabili.
Similmente a quanto avviene in Donkey Kong, potrai raccogliere in ogni livello tre lettere che formano la parola KAO, a cosa serve tutto ciò? A sbloccare voci extra nella Kaopedia con dettagli aggiuntivi sul mondo di gioco. Sostanzialmente, nulla all’atto pratico, non ci sono bonus, in quanto, sia i frammenti di cuori (in puro stile The Legend of Zelda) e le vite extra, si potranno comprare con le monete in ogni hub dei mondi di gioco.
Un dettaglio Kao the Kangaroo che non ho apprezzato particolarmente è stato quello relativo alla difficoltà, praticamente inesistente, persino con i boss di fine mondo. Non esiste un selettore della difficoltà e ogni scontro, di conseguenza, sebbene ci sia un combat system che mi ha divertito (pur riducendosi il più delle volte al button mashing), non ho mai percepito una potenziale minaccia in tutto il gioco.
Devo però ammettere che ogni livello è ben realizzato, colorato, sempre diverso e originale. I ragazzi di Tate Multimedia mi hanno catturato in questo universo bizzarro e sconosciuto per me che sono stato felice di scoprire, perché, nonostante qualche piccolo bug (correggibile sicuramente con una day one patch), Kao the Kangaroo è un tuffo nel passato, quello degli platform-adventure colorati, semplici e spensierati.
Parlando delle prestazioni, ho giocato su PlayStation 5 e il titolo rimane perfettamente ancorato ai 60 fotogrammi al secondo, nessun problema su questo fronte, perciò, ottimo lavoro al team di sviluppo, in quanto, un gioco del genere è bene che sia responsivo e fluido in ogni momento.
Kao the Kangaroo è una lettera d’amore ai classici platform-adventure dei primi anni 2000. Riesce nell’impresa di raccontare una breve avventura, in un ottimo mix tra sezioni platform e combattimenti, purtroppo fiin troppo semplici per rappresentare anche solo una percezione di sfida per qualsiasi giocatore. Ogni livello è però ben strutturato, ricco di segreti e collezionabili da trovare come da tradizione. L’operazione nostalgia è superata, sebbene, Tate Multimedia avrebbe potuto osare di più con una maggiore esplorazione delle feature di gioco, uscendo, anche di poco, dalla comfort zone delle mascotte più popolari.
Pro
- Livelli originali e ben strutturati
- Bilanciamento tra sezioni platform e di combattimento
Contro
- Se non siete interessati ai collezionabili, l'avventura durerà poche ore
- Difficoltà inesistente