It Takes Two – Recensione
Josef Fares e gli Hazelight Studios ci riprovano: dopo le aspettative che hanno soddisfatto solo a metà i fan con A Way Out, colpevole forse di aver osato troppo poco, tentano un nuovo colpaccio con It Takes Two, altro titolo in cui la cooperazione gioca un ruolo fondamentale, sia in termini di gameplay che di trama. Con questa nuova sfida all’orizzonte, il team ha cercato di giocare bene le sue carte, piantando delle basi su cui puntare per dare sfogo a tutta la loro fantasia, dando alla luce un titolo tanto mutevole quanto divertente. Rispetto ai suoi predecessori l’atmosfera è totalmente differente: dimenticatevi il fantasy di Brothers: A Tale of Two Sons e l’action/crime di A Way Out, It Takes Two ci porta a vivere la ricostruzione di un rapporto attraverso un riscoperto gioco di squadra in un caleidoscopio di ambientazioni (letteralmente).
Raccogliere i pezzi…
Questa volta Hazelight Studios ha deciso di puntare su una trama più semplice, più lineare, ma che dona all’intero titolo il tema centrale su cui ruota tutto, ossia la coppia, unita nel gioco di squadra. È proprio questo che fra Cody e May si è perso: la complicità, la fiducia e l’intesa reciproca. La coppia di sposi, dopo l’ennesimo litigio, prende in considerazione l’idea del divorzio e Rose, la loro bambina, è pronta a cercare un modo per evitare che accada il peggio. Disperata, trova un libro scritto da un tale Dr. Hakim, che potrebbe risolvere i problemi che attanagliano i genitori. A quanto pare il libro, fautore di una non meglio precisata magia, traspone le anime dei genitori in due pupazzetti creati da Rose, dando l’inizio a un’avventura unica che ha quasi un sapore da film per bambini anni ’80/’90 invertito, in quanto ad essere coinvolti non sono i ragazzini ma i genitori. Il ritmo, a parte alcuni punti, sarà sempre un crescendo in quanto Cody e May verranno trasportati in ogni meandro della loro casa per poi viaggiare in una sorta di regno fantastico, creato appositamente per la loro “terapia di coppia”. Non mancheranno tanto le scene concitate quanto quelle più intime e riflessive, che porteranno i due genitori a rivedere i propri errori e provare a riacciuffare quella passione volata via col tempo. Un tuffo nei ricordi, il rispetto per le passioni e i sogni del partner e il tempo da dedicare alla famiglia saranno solo alcuni dei passi nella terapia che il dr. Hakim ha creato appositamente per il duo protagonista di It Takes Two.
…e riunirli, in duo!
In casa di Rose, Cody e May sarà impossibile girare in solitaria. Cody non potrà fare molti progressi senza May e viceversa. Il concetto di duo sta alla base non solo della trama ma anche del gameplay di It Takes Two. Ad ogni “stage”, se così possiamo chiamare le varie ambientazioni del titolo, verranno date delle capacità peculiari sia a May che Cody e, cosa molto più importante, queste saranno soprattutto complementari. Mancando una delle due sarà impossibile risolvere i rompicapi platform che si paleseranno di fronte ai giocatori, richiedendo quindi capacità di analisi e prontezza di riflessi da parte di entrambi. Il livello di sfida è molto ben calibrato, in quanto i rompicapi/puzzle non saranno mai troppo facili ma nemmeno insormontabili, dando quindi ai giocatori senso di appagamento e divertendoli al tempo stesso, senza mai risultare frustrante. La cosa che più attrae è che i poteri a vostra disposizione saranno a tema con le ambientazioni in cui verrete catapultati e che spesso avranno anche diverse applicazioni, aprendo così un ventaglio di possibilità per gli sviluppatori riguardo ai rompicapi da inventare. Non sarebbe male tra l’altro, aprire a una sorta di “laboratorio” di livelli creati dagli utenti (in stile Little Big Planet per intenderci), per poter dare libero sfogo anche alla loro fantasia.
I rompicapi già presenti in It Takes Two tuttavia non hanno niente da invidiare a quelli visti negli altri esponenti del genere: spesso capiterà di essere più ansiosi di scoprire il prossimo puzzle che di vedere come progredirà la trama. Tuttavia il titolo non si limita a una sequela di puzzle posti uno dopo l’altro: questi saranno intervallati da sezioni più action (passateci il termine) come la fuga da un branco di talpe, delle boss battle o dei minitask da svolgere in stile Among Us per far ballare il pubblico (fra cui un rhythm game). It Takes Two apre così a un mondo di situazioni assurde, catapultando i giocatori, non solo in risoluzione di rompicapi, ma in vere e proprie sezioni di un altro genere di titoli (rhyhtm, platform, action e così via), tenendo quindi sempre incollati gli occhi dei giocatori allo schermo. Come se non bastasse saranno presenti anche dei minigiochi lungo il tragitto, dove Cody e May potranno sfidarsi fra loro: questi però andranno scoperti, esplorando, per poi essere disponibili anche nel menù iniziale, in modo da rigiocarli quando più vi pare.
Megaminimondo
Il sistema di divisione schermo di It Takes Two è lo stesso split screen già visto in A Way Out. Qui è da lodare però la manovrabilità della telecamera (mai risultata fastidiosa o incastrata da qualche parte) sia il posizionamento dei punti di interesse nei vari setting. Nonostante lo schermo diviso infatti non si ha mai la sensazione di “ristretto” che tipicamente si ha quando si gioca in split screen. Questo tra l’altro varia anche in funzione dei rompicapi o delle sezioni di gioco da affrontare, disponendosi ogni volta nel modo più consono alla situazione.
La resa grafica di It Takes Two è molto buona anche se, di tanto in tanto, siamo incappati in qualche breve calo di frame rate (ma mai in momenti cruciali). Proprio la fantasia nello sviluppo del setting profusa dagli sviluppatori spinge i giocatori a voler esplorare il mondo di gioco, in cui tra l’altro sono presenti numerosi easter eggs legati sia al mondo del cinema che a quello dei videogiochi, per goderselo in pieno. A condire il tutto vi è una colonna sonora sempre godibile e ispirata, soprattutto nella parte finale del titolo.
It Takes Two è un titolo che non dovrebbe mancare nella libreria di un giocatore, soprattutto se ama passare il tempo in compagnia. Parliamo di un titolo in cooperativa come non se ne sono visti negli ultimi decenni, che fa della collaborazione e del gioco di squadra i suoi punti cardine, facendo diventare i due giocatori complementari l’uno all’altro. Il livello di sfida equilibrato e mai frustrante lo rende un’esperienza unica da vivere. Nonostante ci sia qualche momento in cui il ritmo si abbassa un po’, It Takes Two è un must. Se questa è la strada che Hazelight Studios e Josef Fares hanno intenzione di imboccare anche con i prossimi titoli, non vediamo l’ora che arrivino!
Pro
- Cooperazione spinta al massimo
- Uno dei titoli più divertenti nel suo genere
- Rompicapi ben equilibrati
Contro
- Nelle scene clou si perde mordente