Iron Harvest – Recensione
Non è una novità che il genere RTS vada a braccetto con distopia e versioni alternative del nostro mondo, in cui i fatti storici si intrecciano con eventi fantasiosi e fantascientifici. L’esempio più famoso è probabilmente la serie Command & Conquer in cui la seconda guerra mondiale e, successivamente, la guerra fredda vengono reinterpretate creando poi una trama originale. Ecco dunque che per Iron Harvest i tedeschi di KING Art Games sono voluti partire dalla fine della prima guerra mondiale per addentrarsi all’interno del Mondo 1920+ ideato dalla mente del creativo polacco Jakub Różalski, noto agli amanti dei giochi da tavolo per la grafica realizzata per Scythe. Oltre al plot diesel punk e allo stile grafico comune, Iron Harvest condivide con il sopracitato boardgame una gestazione analoga, con una campagna kickstarter di successo, terminata circa due anni fa, e una fase di sviluppo a stretto contatto con l’attenta community.
Mietitori di Guerra
Iron Harvest narra gli eventi che coinvolgono tre nazioni fragili per diversi motivi ma tutte accomunate da un’esile pace raggiunta dopo le sofferenze della grande guerra. Ed è così che faremo la conoscenza di Anna Kos, una giovane e minuta ragazza della Polania che nasconde una grandezza di principi e un coraggio senza eguali. La campagna di Iron Harvest è suddivisa in tre parti, pari al numero delle fazioni che andremo a utilizzare, e comincia proprio dalla Polania per passare poi ai Rusviet e, infine, alla Sassonia.
Non è difficile indovinare i riferimenti storici e le nazioni che vengono qui rappresentate ed è interessante come la trama ricolleghi gli eventi tra i vari personaggi giocabili nelle 21 missioni totali (7 per fazione) di cui si compone il titolo, un po’ come accadeva nella campagna principale di Warcraft III. Ogni fazione presenta un eroe o eroina stabile che viene accompagnato nel corso degli eventi da altri eroi, ciascuno con le proprie abilità peculiari e la propria caratterizzazione. Qui troviamo uno dei punti di forza del lavoro KING Art Games: una trama ben strutturata ed elaborata con un valido intreccio, in cui faremo la conoscenza di personaggi di un certo spessore e che rimandano alla storia reale di quegli anni, seppur reinterpretata in ottica 1920+.
Per quanto rigurda il gameplay, Iron Harvest si configura come un moderno Real Time Strategy che raccoglie in sé tutto ciò che un giocatore ha imparato a conoscere dai titoli del passato, seppur con certi limiti. Ecco dunque che la costruzione degli edifici principali si limiterà a tre scelte: quartier generale (edificabile una sola volta per partita, quindi dimenticatevi le doppie basi), caserma e officina. In aggiunta agli edifici principali avremo modo di costruire fortificazioni per i nostri accampamenti e postazioni difensive al fine di proteggerci dalle massicce ondate nemiche. Il titolo mostra tutta la sua ricchezza nei mastodontici mech e nelle tantissime unità di fanteria che potremo realizzare, in base al livello delle nostre caserme e officine. Infatti, come insegna la tradizione Blizzard, Iron Harvest presenta un sistema di crescita per le unità, in grado di sbloccare nuove abilità peculiari e, relativamente agli edifici, in grado di permettere la creazione di unità avanzate. Allo stesso tempo anche gli eroi potranno aumentare il proprio livello e sbloccare la propria abilità innata, andando inoltre a incrementare la propria resistenza agli attacchi nemici. Tuttavia questa grande varietà di unità umane e mech presenta dei limiti: ogni fazione avrà di fatto la stessa tipologia di unità di fanteria (fucilieri, genieri, medici, mitraglieri ecc.), riconoscibili unicamente dalla diversa divisa indossata, mentre i mech saranno leggermente differenziati da abilità più particolareggiate, dimostrandosi ancora una volta il fiore all’occhiello della produzione.
Il titolo presenta una curva di apprendimento non troppo lineare e saranno necessarie diverse missioni prima di apprendere alla perfezione il sistema di gioco e poter adottare, di conseguenza, una strategia più efficace per il raggiungimento dei vari obiettivi. In tutto ciò non aiuta la scelta degli sviluppatori di dotare le armate nemiche di un numero di unità decisamente elevato sin da inizio missione rispetto al giocatore che avvia la propria campagna con un numero esiguo di soldati. Saremo quindi costretti a raccogliere le risorse disseminate per la mappa, o i rottami dei mech, in maniera rapida per poi conquistare raffinerie e miniere metallifere, il tutto con i pochi soldati a disposizione, al fine di poter espandere la nostra armata quanto prima e poter dunque assaltare il nemico.
A parte questo, l’IA non si dimostra adeguatamente competitiva e pertanto, con una sana dose di pazienza, non sarà difficile sconfiggere il nemico di turno, soprattutto perché difficilmente andrà a riparare o costruire nuovi edifici. Sembra infatti che in Iron Harvest i nemici procedano esclusivamente alla creazione di nuove unità per pattugliare le varie zone in cerca dello scontro a fuoco, avvalendosi della maggiore potenza iniziale e rimpiguando unicamente eventuali defezioni di unità. Pertanto, a livello tattico, le unità controllate dall’IA saranno intenzionate quasi esclusivamente a conquistare o rubare i nostri punti di estrazione delle materie prime anche se, in diverse occasioni, sarà palese un atteggiamento ambiguo con una noncuranza delle stesse postazioni assaltate in precedenza.
Incompiuta
Come dicevamo nelle prime battute di questa recensione, Iron Harvest è giunto nelle nostre mani a seguito di una campagna Kickstarter nonchè di una cospicua fase di beta in cui KING Art Games ha colto tutti i suggerimenti dell’attenta community. Tuttavia, il titolo è attualmente incompleto soprattutto a livello multigiocatore con la mancanza di un matchmaking e di una modalità classificata. Anche poter affrontare una partita rapida (1vs1, 2vs2 e 3vs3) diventerà ostico, dal momento che i giocatori attivi online sono in numero esiguo ma, forse, la situazione andrà a migliorare nei prossimi mesi, anche in vista del lancio di Iron Harvest su Xbox One e PlayStation 4. Nel frattempo, terminata la campagna delle tre fazioni in circa 15-20 ore di gioco, potremo provare l’imminente modalità co-op e metterci alla prova con le classiche modalità Schermaglia (tutt’ora esclusivamente contro IA) e Sfida.
C’è un motivo se abbiamo voluto trattare in conclusione gli aspetti tecnici di Iron Harvest ed è che tra essi si nasconde un elemento davvero originale e curato sotto ogni minimo dettaglio. Non si tratta di una grafica particolarmente originale o esplosiva, seppur sia evidente il buon lavoro fatto da KING Art Games con il motore grafico unity, soprattutto nella cura dei dettagli che caratterizzano le unità (per quanto i mech presentino importanti cali di frame rate nelle loro movenze), nelle esplosioni, negli effetti particellari e in generale nella fluidità di gioco. Il motivo non è nemmeno da ricercarsi nei filmati d’intermezzo tra le varie missioni, certamente un lavoro di buon livello anche se potrebbe risultare deludente rispetto ai trailer rilasciati negli scorsi anni e mesi (pensiamo ad esempio al recente Cinematic Trailer).
Eccoci dunque al fiore all’occhiello della produzione: caratterizzato da un’avvolgente bella colonna sonora e un corollario di effettistica audio di alto livello, l’elemento più originale di Iron Harvest riguarda il comparto sonoro e nello specifico la Native Mode in cui sarà possibile usufruire del doppiaggio originale in base alla nazionalità della fazione in uso (di base polacco, russo e tedesco). Un elemento che si pone come unico nel panorama, rispetto al generico doppiaggio in inglese in cui le varie nazionali differiscono esclusivamente per l’accento (e disponibile di base anche in questo titolo). A corredo di ciò avremo ovviamente menù, suggerimenti e sottotitoli in varie lingue, tra cui l’italiano con una traduzione ottimale e curata sotto tutti gli aspetti che proprio non possiamo criticare.
Iron Harvest ha dalla sua due grossi assi nella manica: il primo riguarda il concept Diesel Punk dell’universo 1920+ realizzato visivamente da Jakub Różalski, mentre il secondo riguarda una trama ben intrecciata e caratterizzata da personaggi convincenti. Con questi elementi il titolo KING Art Games andrà a dettare nuovi canoni per il genere RTS? La risposta probabilmente è no, a causa di alcuni evidenti limiti dell’IA e, soprattutto, perché i lavori nel cantiere dello sviluppatore tedesco sono ancora lungi dall’essere terminati. Tuttavia Iron Harvest presenta elementi originali e un comparto sonoro di alto livello e rientra sicuramente tra i titoli apprezzabili per ogni amante degli RTS.
Pro
- Il concept diesel punk 1920+ ha un grande fascino
- Buon intreccio narrativo e personaggi riusciti
- La Native Mode aggiunge una spinta in più al comparto sonoro
Contro
- Gameplay limitato
- IA non sempre all'altezza
- Diverse modalità multiplayer sono work in progress