Iron Harvest Complete Edition – Recensione
Per raccontare ai posteri un evento passato, è necessario raccattare tutte le fonti possibili e se la guerra, la guerra non cambia mai, c’è bisogno di un resoconto completo. Iron Harvest Complete Edition segue di circa un anno la pubblicazione del gioco base, per portare l’RTS su PlayStation 5 (la versione da noi testata) e Xbox Series X. L’esperienza di KING Art Games su console di nuova generazione è quella sperimentata mesi addietro, impreziosita però da tutti i contenuti che si sono succeduti nel tempo successivo al lancio. Il team tedesco ha dato insomma una nuova occasione per gettarci nella sua ucronia a sfondo bellico.
Ritorno al 1920
Come era lecito aspettarsi, l’edizione completa di Iron Harvest offre la stessa compagine narrativa vista precedentemente, con l’aggiunta di un’ulteriore campagna principale. L’allostoria messa in scena prende il via dal clima di paura presente nel nostro 1920, seguente la Prima guerra mondiale, qui chiamata “Guerra per porre fine a tutte le guerre”, salvo poi procedere su un percorso differente rispetto a quello dei libri di scuola (fra gli altri esempi di questo stratagemma fantastorico, basti pensare a Wolfenstein). L’instabilità vigente diede infatti l’impulso per costruire degli imponenti mezzi robotici come nuove macchine da combattimento. Questi mecha arcaici conferiscono un gusto nuovo agli eventi e ricoprono un ruolo di rilievo in fase di Gameplay.
Ecco che Iron Harvest ci mette nei panni di Anna Kos, una giovane ragazza della Polania con un coraggio senza eguali e un passato tutto da scoprire, passando poi per il Rusviet, per la Saxony e infine per l’inedita Usonia. Essendo ispirati a fatti reali, i riferimenti e le nazioni reinterpretate dagli autori tedeschi rimandano facilmente alle loro compagini storiche. Piuttosto che parlare di masse ed eserciti, Iron Harvest propone i punti di vista di singoli protagonisti, i quali si collegano – seppure in maniera quasi forzata – formando una gamma di oltre 30 missioni giocabili. Ogni eroe ha le sue tragedie, i suoi traumi ed è interessante come la scoperta dei dolori dell’uno e dell’altro permetta di rivalutare il concetto di nemico in battaglia. Insomma, senza guizzi narrativi originali o particolarmente potenti, l’intreccio funge da contesto fertile per le sfide da affrontare.
Ritorno in guerra
Partendo proprio dalla modalità Campagna, pensata per giocatore singolo, il design delle missioni s’inserisce nella tradizione degli RTS mettendo sul piatto una buona varietà di situazioni. Ora sarà quindi possibile costruire una base e colpire quella avversaria, ora controllare un singolo personaggio o un piccolo gruppo da mandare all’attacco. A proposito delle prime, come descritto nella recensione della precedente versione, gli edifici da costruire si riducono a un quartiere generale, a un’officina e a una caserma. Questo perché si è deciso di porre l’accento sull’approccio tattico campale, ovvero sul posizionamento delle truppe, con grande importanza sulle coperture, oltre che sull’utilizzo dei mezzi meccanici. Tali creature di acciaio rischiano a volte di rompere l’equilibrio del gioco a favore dell’utente, dal momento che la loro avanzata cigolante è in grado di distruggere tutto ciò che trova, mentre la sua artiglieria fa spazio tra i nemici, quasi dei fantocci.
I mech sono il perno di Iron Harvest; a dimostrarlo sono le interpretazioni differenti date da ogni fazione per costruire questi giganti da battaglia. Se quelli assemblati dalla Polania somigliano a delle strutture agricole povere, quelli della Usonia sono degli aerei letali tecnologicamente avanzati. La Complete Edition espande le possibilità del gioco base con 12 eroi totali, ben 18 mappe multiplayer online e l’occasione di gioco in cooperativa, tutte aggiunte stuzzicanti al pacchetto. Il team di sviluppo ha dimostrato di sapere ascoltare i riscontri, avendo posto attenzione tanto alla curva di difficoltà, rimaneggiata in meglio seppure ancora imprecisa, quanto all’intelligenza artificiale, ora più reattiva.
Debutto su next-gen
Adattare gli schemi di un RTS al panorama console non deve essere stata una passeggiata. Alla comodità del mouse e tastiera – la libertà di controllare lo scenario e gli avatar con tale impostazione è innegabile – gli sviluppatori hanno compensato rimappando i comandi a vantaggio del DualSense. Il risultato non è ottimale e si percepisce una certa scomodità nella gestione degli ambienti, tra necessità d’ingrandire, di muovere le mappe e altro, ma si riesce ad abituarsi agevolmente. Iron Harvest Complete Edition su PlayStation 5 beneficia di alcune migliorie grafiche, per quanto il colpo d’occhio non gridi mai al miracolo. I tempi di caricamento sono abbastanza brevi ma non si avvicinano ai standard a cui ci ha abituati l’ammiraglia di casa Sony. Peccato per il mancato supporto alle caratteristiche del Controller, ma è comprensibile visto il genere di appartenenza.
Iron Harvest Complete Edition è l’occasione ideale per coloro i quali sono indecisi sull’acquisto del gioco base sin dal debutto nel 2020. Con un anno circa sulle spalle, l’RTS di KING Art Games si è arricchito di una mole di contenuti che stuzzicherà ogni appassionato del genere. Bisogna fare i conti con un equilibrio spesso precario della difficoltà e con una IA imprecisa, ma nel complesso il lavoro di rifinitura e ampliamento dell’offerta può dirsi riuscito. Stando agli autori, questo ha rappresentato solo l’Anno Uno del supporto post lancio, che sembra potere proseguire ancora nel tempo. Ci auguriamo allora che oltre l’orizzonte bellico di 1920+ possa nascondersi una sorpresa dietro l’altra, una buona scusa per fare ritorno tra gli scenari bucolici e i freddi pezzi d’armi che ci hanno accompagnati ora da soli, ora con un amico.
Pro
- Tutta l'esperienza di Iron Harvet in un solo, comodo pacchetto
- Piccoli ma curati miglioramenti tecnici, grafici e di gameplay, ma...
Contro
- ...l'intelligenza artificiale e la difficoltà avrebbero meritato più cura