“Sono un grande popolo Kal-El, desiderano esserlo, manca loro soltanto la luce che mostri loro la strada. Per questo motivo soprattutto, per la loro capacità di bene, ho inviato te, mio unico figlio.”
A seconda delle versioni, son grosso modo queste le parole che Jor-El disse a quello che abbiamo imparato a conoscere come Superman. Ma cosa sarebbe accaduto se l’amico Clark si fosse perso lui stesso lungo il cammino? Che strada avrebbe potuto mostrare o illuminare ai popoli della Terra se invece del saggio, equilibrato, pacifico eroe che è, fosse stato allevato da un Adolfo di turno o se avesse fatto esperienze e preso decisioni diametralmente opposte a quelle a cui tutti sono abituati? Un tiranno col mantello, come tanti se ne sono visti in passato, ma con la differenza di essere praticamente invincibile, probabilmente l’essere più potente del pianeta.
Grosso modo sono queste le premesse che attenderanno il giocatore non appena avrà inserito il disco di gioco nella console.
Sviluppato dai NetherRealm Studios, già autori del recente Mortal Kombat, “Injustice: Gods Among Us” è un picchiaduro a incontri con grafica tridimensionale e meccaniche bidimensionali. Mosso agilmente dall’Unreal Engine 3, questo game non è solo un modo come un altro per attirare qualche fan degli storici comics della DC, ma ha in sé anche interessanti elementi che rendono l’esperienza di gioco piacevole per tutti, perfino con qualche piccola spruzzatina di novità.
Se a prima vista può sembrare “il gioco delle action figure che si picchiano”, dopo la prima mezz’ora di gioco necessaria per assimilare la filosofia del sistema di combattimento si inizierà a scoprire quanto invece valido sia il lavoro svolto dagli sviluppatori. Certo, non è un gioco esente da difetti, primo fra tutti il bilanciamento di alcuni personaggi, però nel complesso ne esce un prodotto alla stregua di Dead or Alive, quindi certamente non il gioco più tecnico nel suo genere, ma neppure un casual game che si adagia sui nomi illustri di protagonisti quali Batman, Superman o Flash. Injustice è, un po’ come il picchiaduro del Team Ninja, una valida via di mezzo in grado di lasciare margini di approfondimento per i giocatori più navigati e allo stesso tempo abbastanza immediato da far divertire anche i neofiti, grazie anche ad un livello di difficoltà regolabile in grado di fornire pane per i denti di chiunque.
“O dei e dee, come va tutto a rovina per quanti vivono fuori della legge!”
Chiunque abbia letto un fumetto o visto un film su qualche supereroe non può non aver pensato almeno una volta, da solo o fra amici, a come sarebbe un mondo governato dal buono di turno, gestito con pugno di ferro e con una lotta senza pietà nei confronti del crimine e di chi lo commette. Per alcuni sarebbe un paradiso, per altri un inferno. La “sindrome del Giudice Dredd” è un po’ il rovescio della medaglia più citato, la legge che diventa fine a se stessa perdendo di vista i valori e la saggezza che dovrebbero farla usare più come strumento di ritocco che come cesoia da giardiniere. È anche vero quello che diceva Bud Spencer in un suo film: “non c’è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo”.
Ma se invece il “tiranno illuminato” riuscisse a mantenere un certo equilibrio? Difficile, ma non impossibile, soprattutto per gente che corre alla velocità della luce o spezza in due una montagna come una persona normale affetta il pandoro.
Injustice sfrutta l’espediente degli universi alternativi per concretizzare lo scenario appena descritto, mettendo in scena un’ottima storia, certamente non originale, ma indubbiamente coinvolgente. Da un parte il nostro mondo, la nostra realtà, con i normali supereroi nei loro impieghi quotidiani (pagare le bollette, fare il bucato, salvare il mondo), dall’altra un mondo parallelo, una realtà alternativa, in cui i super buoni di turno hanno perso la pazienza e si sono messi di brutto muso ad eliminare chiunque fosse di ostacolo alla legge. Al centro un evento o una creatura o entrambe le cose, che metterà in comunicazione le due realtà, portando i nostri eroi buoni nel mondo degli eroi tiranni. In verità le cose sono un tantino più complesse, come molto più complessa di come viene narrata è la storia di ogni tirannia. Tutti gli avvenimenti sono narrati con filmati in CG ben fatti e omogenei con grafica in-game; forse un po’ troppo invadenti rispetto al tempo giocato vero e proprio (almeno in modalità storia), ma del resto in un picchiaduro a incontri o fai così oppure la storia tanto vale toglierla del tutto.
Un po’ forzato l’espediente narrativo usato per rendere verosimile il fatto che gente normale come Batman, Catwoman, Green Arrow riesca a tener testa a fenomeni della natura come Superman o Flash, ma del resto è un particolare abbastanza irrilevante.
Anche i Superamici fanno a botte
Nell’ambito dei picchiaduro a incontri, il gameplay in tre dimensioni si è rivelato essere troppo indigesto e solo pochi sviluppatori si sono dimostrati in grado di saperlo gestire con maestria; basti vedere gli innumerevoli picchiaduro 3D nati e morti nel corso degli ultimi 15-20 anni. Di tanti nomi alla fine sono rimasti solo tre o quattro titoli. Molti sono andati persi, altri sono tornati o rimasti alle due dimensioni: Mortal Kombat è uno di questi, ed essendo i suoi autori gli stessi di Injustice, anche per quest’ultimo si è deciso di optare per un engine grafico tridimensionale, ma con meccaniche bidimensionali. Il risultato finale è comunque valido e non mancano avventure fuori pista che fanno di Injustice un picchiaduro 2D leggermente diverso dalla norma.
Ogni personaggio (24 in totale) ha i classici tre tipi di attacco standard: debole, medio, forte. Utilizzabili da soli o in combo fra loro sono le fondamenta del gioco. Ben sviluppato e gestito è il salto, tanto da poter diventare un’ottima base su cui sviluppare una buona tecnica di combattimento. Non mancano poi diversi attacchi speciali, generalmente tre o cinque per ogni personaggio, a cui vanno poi aggiunte le versioni in salto degli stessi. Quasi nessuna è di difficile esecuzione durante il combattimento, notizia che farà piacere ai neofiti o agli appassionati di comics senza troppa voglia d’impegnarsi in lunghe sessioni di pratica. Gli sviluppatori hanno poi deciso di dare agli scontri un’impronta molto scenografica: ecco che quindi le prese, le spinte, le super special, i colpi fuori arena danno il via a più o meno brevi cut-scene in cui si potrà vedere quante decine di modi diversi di picchiare hanno i supereroi, usando i più disparati elementi dello scenario.
Abbiamo parlato di spinte, super special e colpi fuori arena. Nel dettaglio: le prime sono dei colpi caricati che, se ben gestiti, consentono di spingere a bordo schermo l’avversario facendolo rimbalzare in avanti, pronto per subire nuove combo in volo. Le super special invece si rendono disponibili quando la barra di energia in basso sarà carica al massimo: se andati a segno, questi super colpi sono in grado quasi di dimezzare la barra della vita di un round di combattimento. Ogni personaggio ne ha una unica ed è strettamente legata ai suoi poteri: Superman (in perfetto stile Super Sayan) scaglia il malcapitato fuori dall’atmosfera terrestre, precedendolo per riscagliarlo poi a terra; Flash accumulerà energia cinetica per colpire l’avversario dopo aver fatto un completo giro del mondo; Batman sfrutterà tutti i suoi gadget, anche quelli più grossi e impensabili. Le super special possono essere schivate, difficilmente, al momento della loro esecuzione, ma una volta partite non è più possibile interromperle o contrastarle.
Ci sono poi le spinte fuori dall’arena-, attacchi molto simili per danno ed estetica alle super special, ma invece che variare a seconda del personaggio, cambiano in base al livello in cui vengono fatte: quando ci si troverà a margine di uno stage in cui è possibile fare l’attacco, si potrà scagliare l’avversario oltre il bordo dell’arena di gioco, facendo quindi partire una cut-scene che mostrerà la sorte del povero combattente. Esso potrà attraversare una sfilza di edifici, oppure essere scagliato nelle profondità del terreno dove verrà colpito da improbabili trivelle di passaggio, o ancora essere lanciato in mezzo alle celle dove sono imprigionati i più pericolosi criminali di Gotham City.
Ultima fra le varianti di gioco ideate dagli sviluppatori è la possibilità di utilizzare elementi del fondale durante il combattimento. A seconda del supereroe utilizzato infatti, uno stesso elemento potrà servire come trampolino per un attacco, come trappola o come arma vera e propria; ad esempio uno schermo gigante sarà usato da Catwoman per scagliarsi contro l’avversario in modo imprevisto, mentre eroi più forti come Superman o Wonder Woman potranno invece usarlo sradicandolo e lanciandolo verso il nemico. Questa possibilità di interagire col fondale è evidenziata dall’icona di un pulsante che apparirà in alto sullo schermo.
Come si può vedere il classico stile dei picchiaduro a incontri bidimensionali è stato personalizzato dagli sviluppatori e adattato coerentemente con lo stile di lotta e i poteri dei personaggi. Il risultato finale è quello di scontri molto vari, a volte imprevisti, in cui non basta tenere d’occhio solo l’avversario, ma anche tutto quanto gli sta intorno: perdere di vista il fattore ambientale potrebbe diventare un errore fatale durante uno scontro.
Se molta fantasia è stata usata per variare il gameplay, altrettanto non si può dire delle modalità di gioco.
Si parte con la storia, che spicca per una trama ben articolata e in cui verrà dato modo al giocatore di utilizzare diversi personaggi coerentemente con gli avvenimenti. Oltre all’ottimo impianto narrativo, questa modalità si distingue anche per brevi sotto-giochi, sostanzialmente dei quick time event. In alcuni frangenti infatti l’eroe si dovrà difendere da attacchi sui generis e se il giocatore riuscirà nell’impresa di premere tutti i tasti nel modo giusto, eviterà di subire danni prima dell’inizio del combattimento vero e proprio.
Oltre alla storia, il resto delle modalità sono classici scontri arcade contestualizzati in battaglie a tema (ovvero contro certe categorie di personaggi).
L’unica modalità in singolo davvero diversa è quella delle sfide Stars. Sono circa dieci missioni per ogni personaggio, ognuna delle quali richiederà di soddisfare fino a tre requisiti il cui superamento verrà ricompensato con una stella per ognuna delle tre prove superate. Le missioni sono fra le più disparate, ma spesso coerenti con la storia del personaggio scelto.
Non manca ovviamente la possibilità di giocare online, anche se modalità e scontri sono ridotti quasi al minimo sindacale e il matchmaking è lento e non sempre porta ad esiti positivi.
Complessivamente comunque, le sole modalità in singolo e il multiplayer locale sono in grado di garantire molte ore di gioco rendendo la longevità di Injustice decisamente poco criticabile.
Un comparto grafico all’altezza della situazione
Come già detto, il gioco si basa sulla tecnologia del terzo Unreal Engine. Chi ancora avesse dubbi sulla versatilità del gioiellino della Epic sarà costretto a ricredersi. Non solo infatti anche in questa occasione si è adattato perfettamente a un genere apparentemente molto lontano dalle sue più normali frequentazioni, ma i ragazzi del NetherRealm Studios hanno fatto anche un egregio lavoro di adattamento e personalizzazione. Nessuno miracolo sia chiaro, del resto siamo alla fine di una lunghissima generazione e non è realistico pensare che, qualora ci fossero ancora pixel da spremere, eventuali altri miracoli possano venire da un picchiaduro con meccaniche bidimensionali. Anche tecnicamente parlando, come a livello di giocabilità, Injustice fa quello che deve fare molto bene. I personaggi sono molto dettagliati, gli sfondi ricchi di particolari e con diversi elementi con cui interagire. Le texture sono sempre solidissime e non è mai capitato di vedere qualche incertezza circa il loro aggiornamento a schermo. Stilisticamente il gioco riesce a mantenersi su una buona via di mezzo fra realismo e atmosfera da fumetto, con colori saturi al punto giusto e atmosfere fedeli ai rispettivi partecipanti.
Forse qualcosa di più poteva essere fatta a livello di animazioni. I vari combattenti infatti, quasi tutti in grado di spaccare un grattacielo come fosse niente, si muovono e tirano calci e pugni in modo goffo, a volte quasi ridicolo, come farebbe un bambino alle prime lezioni di arti marziali. Certo gente dai poteri quasi divini non ha bisogno di affinare la tecnica, ma animazioni un po’ più eleganti di certo male non avrebbero fatto.
“Injustice: Gods Among Us” è nel complesso un picchiaduro valido, curato, ampio e ben confezionato. Riesce a mantenersi a metà fra il tecnico e l’essenziale, lasciando la possibilità di essere approfondito a coloro i quali volessero specializzarsi un po’ più a fondo, o di essere giocato in modo semplice e superficiale a chi invece volesse solo gustarsi gli eroi o i villains preferiti. Tecnicamente più che valido, riesce a mettere in campo una buona giocabilità senza scordarsi di percorrere strade poco battute in questo genere videoludico.
Un acquisto sostanzialmente obbligato per tutti i fan della DC Comics, caldamente consigliato per gli estimatori dei supereroi in generale e comunque un buon picchiaduro per tutti gli altri.