Il Testamento di Sherlock Holmes – Recensione Il Testamento di Sherlock Holmes
Ci sono personaggi destinati a diventare leggende, soprattutto nel mondo letterario. No, tranquilli, non si sta parlando di Harry Potter, ma rimaniamo comunque a Londra, dato che la persona in questione è Sherlock Holmes, il celeberrimo detective ideato dallo scrittore scozzese Arthur Conan Doyle.
In tempi moderni, numerose sono state le trasposizioni cinematografiche e videoludiche dei gialli del già citato autore. Tra gli esempi più recenti vi è Il Testamento di Sherlock Holmes, titolo uscito lo scorso 20 Settembre, prodotto da FrogWares, e distribuito da Halifax per PlayStation 3, Xbox 360 e Pc.
Londra 1898
La prima cosa che bisogna precisare è che Il Testamento di Sherlock Holmes non è un videogioco tratto dal film che vede l’affascinante Robert Downey Jr. nei panni del sagace detective, ma è da intendere come una trasposizione videoludica delle avventure del personaggio, come è stato fatto notare nella breve introduzione.
Fatta questa piccola ma importante precisazione, il gioco si apre mostrando la scena in cui dei vivaci bambini approdano in una soffitta succube ormai del logorio del tempo. La loro curiosità li porta a scoprire, accanto a un teatrino di marionette dal volto noto, un diario scritto dal braccio destro di Holmes, il Dottor Watson.
L’interesse dei piccoli esploratori cresce, e dunque iniziano a leggere le prime righe del testo, il quale narra di un caso che vide impegnati i due avvenenti uomini inglesi tanti anni fa. La scena dunque si sposta in un antico salotto della Londra di fine Ottocento, ed è stato appena consumato un furto: la preziosa collana samoana della Duchessa di Conyngham, con un piano apparentemente perfetto. Scotland Yard non sa dare alcuna spiegazione, e all’inizio la soluzione è difficile da trovare pure per Holmes. Difficile sì, ma non impossibile.
Ed è proprio qui che il giocatore inizia ad apprendere i comandi del detective. Essi sono piuttosto semplici, in quanto si rifà a una meccanica di gioco tipica del punta&clicca. Attraverso gli analogici si può girare la visuale e far camminare il personaggio, mentre con il tasto azione, rappresentato dalla X, sarà possibile analizzare gli indizi individuati durante l’esplorazione. Inoltre, premendo quadrato, sarà possibile passare dalla visuale in terza persona alla prima, in modo da avere una visione dell’ambiente molto più dettagliata.
Grazie ad un’accurata ricerca, Sherlock riesce a risolvere l’enigma, ritrovando la collana in un luogo impensabile e lasciando basita la polizia.
Il racconto prosegue portando il giocatore all’interno della dimora di Holmes. Già in questa scena accade l’imprevedibile: sulla testata di uno dei giornali più prestigiosi di Londra campeggia un articolo sulla collana samoana della Duchessa ritrovata il giorno precedente. L’ornamento di perle, infatti, è stato sostituito da un esemplare falso, e i sospetti cadono proprio sul nostro protagonista, l’ultimo ad aver toccato l’originale.
Watson è sconvolto, ma il collega decide di non dar alcun peso alle critiche e di dirigersi verso la sua prossima destinazione: la diocesi di Knightsbridge. Ad attenderli vi dovrebbe essere il vescovo, ma in realtà esso viene ritrovato brutalmente ucciso e mutilato proprio nella sua camera.
Non temete lettori, questo è l’incipit della trama, avvincente sin dalla prima mezz’ora di gioco. È proprio questo il caso principale che occuperà la coppia Sherlock/ Watson, in parallelo con le accuse lanciate dal quotidiano londinese.
Ci fermiamo qui sulla storia, per lasciare a voi il piacere di scoprire risvolti inaspettati e indagini al gusto noir.
Lente di ingrandimento, taccuino, e tanta, tanta arguzia
Ritorniamo al ritrovamento del vescovo per spiegare in maniera più approfondita la meccanica di gioco. Il corpo è legato su una sedia, ricoperto di sangue, dita mozzate, tagli sul volto, e altre barbarie simili. Per terra e sulla scrivania sono depositati vari oggetti (come bottiglie di vetro rotte, tagliacarte) che potrebbero essere collegati con l’assassinio della vittima.
Watson raccoglie le varie info da voi apprese, per permettervi di fare delle congetture nella tavola delle deduzioni. A seconda delle informazioni prese, potrete ipotizzare delle conseguenze. Solo un giusto ragionamento potrà portarvi alla soluzione.
Noterete poi altri oggetti, ma per poterli analizzare meglio dovrete superare degli enigmi. Essi, generalmente, si aggirano su un livello medio/difficile, anche perché non vi è un indizio iniziale per permettervi di intuire la soluzione, ma dovete fare tutto seguendo semplicemente il vostro cervello. Ciò potrebbe frustrare i giocatori più impazienti, così come potrebbe costituire una sfida avvincente per coloro che adorano il mondo dei rompicapi. Vi diciamo solo che per risolverne uno dovrete usare la Successione di Fibonacci.
Ma ritorniamo al vescovo. Un armadietto che potrebbe contenere prove utili al caso è sigillato, e il reverendo, per quanto sia scioccato dalla morte del suo superiore, non vuole darvi la chiave perché preferirebbe parlare del caso con Scotland Yard.
A voi la scelta se corromperlo, se ricattarlo con delle informazioni scoperte e legate alla sua vita privata, o semplicemente tentare un approccio amichevole.
Il Testamento di Sherlock Holmes, per quanto sia caratterizzato da una meccanica di gioco lenta, permette diversi approcci. Capacità di osservazione, dedurre, ragionare, persuadere, usare lo strumento adatto: molte cose non potranno essere notate senza l’ausilio di un preciso oggetto tra quelli che possedete nella vostra borsa di pelle.
Altro elemento da far notare, è la possibilità di comandare altri personaggi oltre a Sherlock Holmes, primo fra tutti il Dottor Watson. I comandi rimangono invariati, eppure il baffuto dottore vi sarà utile nelle scene più ricche di pathos e azione. Ma non è tutto, in quanto nell’elenco dei personaggi giocabili vi è anche un grazioso bassotto. Vi lasciamo nel dubbio sulle sue capacità.
L’elemento che potrebbe far storcere il naso ai videogiocatori novelli è la mancanza di autosalvataggio. Potrete salvare la partita in qualsiasi momento mettendo in pausa in gioco. Un’abitudine un po’ persa a causa dei giochi di ultima generazione che hanno "coccolato" i videogiocatori con un sistema automatico.
Elementare, Watson!
I fan di Arthur Conan Doyle si accanirebbero contro questo titolo, in quanto nell’opera letteraria Sherlock non dice mai questa celeberrima frase. Una nozione tanto curiosa quanto interessante, che è possibile apprendere mentre si gioca a Il Testamento di Sherlock Holmes. Durante le fasi di caricamento, infatti, verrano dati alcuni consigli sui comandi di gioco, oltre ad alcune curiosità legate al mondo del detective di Baker Street.
In effetti il gioco rimane molto fedele all’atmosfera creata dall’autore scozzese, e lo fa soprattutto caratterizzando i suoi personaggi grazie ad un doppiaggio fenomenale. Categoricamente inglese è l’accento delle parole pronunciate dai vari personaggi. Un idioma che però varia da persona a persona, a seconda di chi sia a parlare. Elegante e raffinato quando parla Sherlock Holmes, strascicato e popolano quando si tratta di uno dei ragazzini di strada reclutati dal detective.
Dialoghi di ottima fattura (con, ovviamente, sottotitoli in italiano), che innalzano il livello della trama, già di per sé elevato, e il carisma dei personaggi.
Anche il sonoro gioca un ruolo fondamentale. Grazie ai suoi toni cupi, ben immergono il videogiocatore nell’atmosfera noir che si respira.
Ciò che è invece spiacevolmente elementare, e non nel senso in cui lo direbbe Holmes, è il comparto grafico. La cura nei dettagli è presente sia nei tratti somatici dei personaggi, sia nella decorazione di spazi interni, che nelle strade ricoperte da luci plumbee tipicamente londinesi. Tuttavia le espressioni facciali spesso rimangono immutate, rendendoli a volta apatici. Anche i movimenti sono piuttosto macchinosi, senza contare alcuni elementi che al giorno d’oggi fanno sorridere, come la mancanza di riflesso davanti a uno specchio, o altri bug simili.
Si deduce
Abbiamo analizzato i diversi elementi che caratterizzano Il Testamento di Sherlock Holmes e siamo in grado di poter tirare le somme. È senza ombra di dubbio un gioco che si discosta dalle tipologie a cui è abituato il pubblico videoludico di oggi, in quanto si rifà a meccaniche tipiche di un punta&clicca, riducendo a percentuali minime l’azione. Tuttavia non bisogna cadere nell’errore di fidarsi delle apparenze, e dunque denigrare un gioco solo perché si usa il cervello più dei muscoli.
Il Testamento di Sherlock cattura il videogiocatore, e lo fa con una trama accattivante sin da subito, con un doppiaggio e una musica che fanno immedesimare, con un intrigo di enigmi che danno sale alla sfida.
Potrebbe risultare antiquato per la mancanza di autosalvataggio; o per la grafica, purtroppo, poco plastica e troppo statica, ma sono difetti superabili se si nota ciò che questo titolo offre. D’altronde si sa, il colpevole non è mai il sospetto più scontato, e così Il Testamento di Sherlock Holmes è un gioco che riserva sorprese.