I Am Alive – Recensione I Am Alive
Già disponibile per gli utenti X-box da Marzo 2012, il prodotto videoludico di Ubisoft Shangai arriva finalmente anche sul PSN. Sin dal suo annuncio – avvenuto ormai nel lontano 2008 – I Am Alive è un titolo che ha fatto parlare di sé, generando hype e interesse in tutto il mondo videoludico. Vediamo insieme quanto queste aspettative sono state soddisfatte.
Il mondo è caduto in rovina, preparatevi a scoprire le conseguenze
Il giorno in cui la Terra tremò
Gli eventi narrati in I Am Alive si collocano temporalmente un anno dopo un terribile terremoto che ha devastato buona parte degli Stati Uniti. Il giorno del sisma, Adam, il protagonista dell’avventura, si trovava sulla costa est e, per ritornare dalla sua famiglia ad Haventon, ha intrapreso un lungo viaggio a piedi fino a casa. I giocatori prenderanno il controllo di Adam al momento del suo arrivo ad Haventon – cittadina immaginaria, nel caso in cui ve lo steste chiedendo – e ne esploreranno le strade alla ricerca di eventuali superstiti, raccogliendo preziose informazioni sulla famiglia del protagonista. L’ambientazione postapocalittica – che più di una volta porta alla mente la serie cinematografica Interceptor degli anni ’80 – e la scarsità di risorse primarie hanno favorito la sopravvivenza dei più forti: durante il gioco non sarà raro incrociare bande di teppisti e di criminali, sempre pronti ad ucciderci per una bottiglia di (preziosissima) acqua potabile.
Nonostante queste interessanti premesse, dobbiamo purtroppo segnalare che i personaggi non protagonisti di I Am Alive non hanno una personalità tale da incollare il giocatore allo schermo. Durante l’avventura interagiremo principalmente con tre importanti figure (una bambina e due adulti) che diverranno presto nostri alleati: sarebbe bastato soltanto un po’ di impegno nella caratterizzazione di questi personaggi per rinvigorire l’intera esperienza, che allo stato attuale presenta invece una trama scarna e inconcludente, senza reali colpi di scena e senza spiegazioni di sorta alla fine dell’avventura.
Con la civiltà allo sbando, prevale la legge del più forte
Il kit del buon sopravvissuto
Dal punto di vista del gameplay, il prodotto videoludico di Ubisoft Shangai si presenta come il più classico dei survival: il giocatore dovrà essere in grado di razionare le proprie risorse per sopravvivere alle avversità (umane e naturali) che gli si pareranno davanti. Per difenderci dai nemici, ad esempio, si avranno a disposizione un arco e una pistola: per il primo, durante tutto il gioco, non si troveranno più di due o tre frecce (da recuperare dai cadaveri una volta scoccate), mentre la seconda sarà spesso utilizzata scarica, o con un solo colpo in canna, al solo scopo di intimorire i nemici per non farsi attaccare. In dotazione Adam avrà anche un comodo machete, utile per rompere le serrature di alcuni cancelli e, in casi estremi, per prendere di sorpresa un nemico e ucciderlo prima che possa nuocere.
Il vero fulcro della vicenda, comunque, non saranno tanto i combattimenti quanto l’esplorazione dell’area urbana di Haventon, per lo svolgimento di varie missioni di salvataggio che permetteranno di proseguire con la trama principale. Adam, nonostante l’aspetto aitante, non è certo la Lara Croft o il Nathan Drake della situazione e, sicuramente, non ne condivide la resistenza e le capacità atletiche: ogni azione, dal semplice correre all’arrampicarsi (per non parlare del salto in arrampicata, da eseguire solo e soltanto se necessario), consumerà la sua barra della resistenza. Quando questa barra raggiungerà lo zero, il protagonista perderà la presa e si lascerà cadere oppure, se all’interno della nube tossica che circonda i bassifondi di Haventon, morirà stramazzato a terra: di fondamentale importanza, quindi, equipaggiarsi sempre con acqua, sali reidratanti, scatolette di cibo o siringhe di adrenalina (nel mondo di I Am Alive, tutte prelibatezze e rarità) per assicurarsi che la propria resistenza resti sempre ad un livello accettabile.
Le fasi di arrampicata ci permetteranno di raggiungere altezze mozzafiato
Nonostante il sistema di gestione dei combattimenti sia lontano dalla perfezione, possiamo ammettere che gli incontri casuali con le gang di nemici, unite ai momenti di esplorazione sospesi nel vuoto (soprattutto verso la fine dell’avventura), sono la parte meglio riuscita di I Am Alive, in quanto ottimamente pensate per rispecchiare le reazioni e le capacità aerobiche non di un supereroe da videogioco, ma di un semplice sopravvissuto stremato da un lungo viaggio alla ricerca della sua famiglia.
Un punto a sfavore, invece, per quanto riguarda le scelte morali tanto pubblicizzate dagli sviluppatori: aiutare un superstite non ostile permetterà al giocatore di ottenere un continua in più (per ripartire, in caso di morte, dall’ultimo checkpoint e non dall’inizio del capitolo): è logico quindi che, a fronte di una richiesta di aiuto, non converrà passare oltre. Incontrando qualche superstite con delle risorse, poi (come verdure di un orto, carne o acqua), questi potrebbe offrircene una parte, chiedendoci di non depredarlo. Scegliendo di prendere tutte le risorse disponibili non si andrà incontro a nessun evento negativo – ovvero, nessun combattimento o rappresaglia del malcapitato benefattore – ma si rischierà perlopiù di non ottenere tutti i trofei alla prima partita. Insomma, in quanto a scelte morali Ubisoft Shangai ha parecchio da imparare, e certamente con I Am Alive siamo ben al di sotto degli standard settati da colossi in questo campo come Infamous o Dragon Age.
Imparare a cogliere di sorpresa i nemici armati sarà fondamentale per sopravvivere
Nebbia e oscurità
Se da I Am Alive vi aspettate un open world – action, RPG o survival – resterete amaramente delusi: la mappa di gioco è poco più grande di un isolato e, per quanto vi ritroverete ad esplorarla dai più svariati punti di vista e in diverse ore del giorno, durante il gioco è sempre forte la sensazione di essere ingabbiati dietro le sbarre di un level design che certamente non ha sfruttato gli spunti che una tale ambientazione aveva da offrire.
Tale scelta potrebbe anche essere stata dettata da limitazioni puramente grafiche, dal momento che a livello visivo I Am Alive non riesce a sfruttare a dovere le caratteristiche tecniche delle console di ultima generazione. La nebbia tossica perennemente presente per le strade e fino a una ventina di metri da terra pare alla lunga più un espediente per nascondere le tante magagne grafiche piuttosto che una ponderata scelta di copione. La situazione migliora leggermente per quanto riguarda la gestione delle ambientazioni interne: a parte essere al di fuori della nube tossica e quindi alla luce del sole, soprattutto nell’arrampicata sui grattacieli più alti (verso la fine dell’avventura) la realizzazione tecnica si dimostra decisamente più performante. Resta il fatto che, per la maggior parte dell’avventura, vi ritroverete a girovagare immersi in una nebbia così fitta che le strade di Silent Hill a confronto vi sembreranno una spiaggia caraibica. È inoltre costante un effetto blur che, in modo più accentuato nei campi lunghi ma comunque presente anche nelle inquadrature più ravvicinate, tende ad impastare i dettagli e le immagini mostrate sullo schermo: anche in questo caso, purtroppo, il tutto lascia intendere che la bassa definizione delle immagini e l’atmosfera da sogno che permea l’intera esperienza non siano del tutto dettate da precise scelte stilistiche quanto più da limitazioni del software.
Buona invece la scelta della palette cromatica e degli effetti di luce, nei quali abbondano colorazioni desaturate, scale di grigio e luci soffuse, espedienti che ben si prestano a trasmettere l’atmosfera postapocalittica e claustrofobica.
Buio, nebbia ed accentuati effetti di sfocatura rischiano di rovinare in parte l’esperienza
In conclusione
Svolgendo solamente le missioni principali abbiamo completato il gioco in sole quattro ore. Aggiungendo le missioni secondarie l’avventura si allunga di altre due o tre ore, ma l’esperienza resterà comunque confinata al di sotto delle dieci ore complessive. Considerando che I Am Alive è un prodotto venduto tramite Digital Delivery – ad un prezzo, vale la pena di ricordarlo, ben al di sotto rispetto a quello di lancio di un qualsiasi altro gioco retail – non possiamo comunque giudicarlo troppo negativamente. Di certo una maggiore attenzione a tanti piccoli aspetti, dal dettaglio grafico alla caratterizzazione dei personaggi, avrebbe permesso al titolo Ubisoft di scalare la classifica del voto finale. Se amate gli action e gli shooter in terza persona lasciate perdere, questo titolo non fa decisamente per voi. Se siete invece più votati all’esplorazione, l’atmosfera claustrofobica e triste di I Am Alive saprà certamente catturarvi, almeno per le poche ore necessarie a raggiungere i titoli di coda.