Hotel Dusk: Room 215 – Recensione Hotel Dusk: Room 215
Il Nintendo DS, con i suoi i due schermi (di cui uno è il cosiddetto touch screen), è ormai diventato la console “d’elezione” per le avventure grafiche, e in particolare per gli eredi del genere punta e clicca che tanto avevano appassionato in passato i videogiocatori, grazie ai capolavori della celeberrima LucasArt. La CING, compagnia nipponica, crede fermamente in questo genere: infatti dopo Another Code: Two Memories torna a presentare, col preciso scopo di migliorare le caratteristiche del titolo precedente, una nuova visual novel per Nintendo DS, HOTEL DUSK Room 215.
Benvenuti all’Hotel Dusk
Kyle Hide è un ex-poliziotto di New York, diventato un rappresentante dopo aver lasciato la polizia di Manhattan, che porta sulle spalle il peso della lotta con i fantasmi del suo passato: è alla ricerca di colui che tre anni prima era il suo collega più fidato e migliore amico, Brian Bradley, e che lui stesso freddò con un colpo di pistola dopo aver scoperto di essere stato tradito, collaborando con l’associazione criminale alla quale stavano dando insieme la caccia. E’ con la consapevolezza che Bradley sia ancora vivo che Kyle arriva all’Hotel Dusk, malridotto albergo situato nel deserto californiano e teatro dell’intera vicenda, dove gli verrà assegnata la stanza che si dice possa esaudire i desideri, la 215; qui farà la conoscenza degli altri personaggi tra bugiardi, fragili, misteriosi o amichevoli. Tutti coloro che hanno a che fare con Kyle hanno una propria storia, segreti inconfessati, paure e speranze. Da qui in avanti la vicenda dell’ex-ispettore si intreccerà con quella degli altri ospiti, fino alla scoperta di ciò che egli sta cercando da ormai tre anni: la Verità.
Un gioco da leggere
Visual Novel è un termine che ben calza al prodotto Nintendo CING: più che di un gioco vero e proprio infatti sembra di avere tra le mani un vero e proprio libro interattivo; ulteriore caratteristica che afferma questa sensazione è data dal fatto che per giocare Hotel Dusk Room 215, dovremo impugnare il Ds come un libro (esattamente come accadeva col celeberrimo Brain Training). Inoltre il fulcro del gioco, escludendo le parti di esplorazione dell’ambiente e i minigiochi, sarà costituito da corposi dialoghi con gli altri personaggi che popolano l’albergo. Queste parti dialogate, alle quali bisogna prestare molta attenzione per non rischiare un repentino e inaspettato game over, costituiscono paradossalmente il tratto positivo e allo stesso tempo il difetto del gioco: la massiccia quantità di testi ci immerge perfettamente in un’atmosfera tipica di un libro giallo, e delinea in maniera impeccabile la psicologia di tutti gli avventori dell’hotel, in particolar modo del tormentato (ma pur sempre credibile) protagonista; d’altro canto a volte rischierà di appesantire il gioco, rendendolo in alcuni frangenti decisamente monotono, pur non intaccandone l’indubbia qualità.
La trama è di buon livello, e nonostante alcune forzature mantiene sempre il suo standard qualitativo, arrivando in crescendo alla concitata parte finale, traguardo non da poco: fortunatamente il gioco è abbastanza longevo, composto da dieci capitoli contrassegnati da una determinata ora del giorno: l’avventura comincerà alla crepuscolare luce delle cinque di sera (da notare che il crepuscolo è anche detto dusk in inglese, esattamente come il nome dell’hotel) per terminare il mattino seguente.
In giro per l’Hotel
La fase esplorativa sfrutta appieno le caratteristiche del DS e porta con sé idee interessanti e innovative. Impugnando la console verticalmente, vedremo sullo schermo sinistro la visuale in prima persona di Kyle, mentre nello schermo a destra (il Touch Screen, per i destrorsi) muoveremo il nostro personaggio, tramite lo spostamento del pennino, sulla mappa dell’hotel; sempre sul touch screen saranno inoltre presenti delle icone che distinguono i gesti che il personaggio stesso può compiere: guardare, parlare, accedere all’inventario e addirittura (sicuramente una scelta particolarmente funzionale e azzeccata) ad un’agenda sulla quale potremo segnare degli appunti che ci torneranno utili per proseguire le indagini.
L’interazione con l’ambiente, nonostante la possibilità di ruotare la visuale per cogliere quei dettagli che possono sfuggire ad una esplorazione più superficiale, è tuttavia limitata a determinati oggetti, poiché nonostante la discreta libertà d’azione, non ci si può discostare più di tanto dai binari prestabiliti dalla trama. Inoltre un’avventura grafica che si rispetti è sempre infarcita da enigmi e puzzle di vario genere e di crescente difficoltà: ma chi cerca in Hotel Dusk una sfida impegnativa per le proprie meningi potrebbe rimanere deluso, gli enigmi sono costituiti per la maggior parte da divertenti minigiochi, ma poco coinvolgenti e tanto meno appaganti.
Un noir…a fumetti
Parlando di grafica, Hotel Dusk si pone su standard stilistici decisamente alti: le ambientazioni poligonali, caratterizzate da colori un po’ opachi che conferiscono un’aria decadente all’hotel, nonché una perfetta atmosfera noir all’intero gioco, fanno da contraltare alle figure dei personaggi, disegnati in 2D come se fossero dei bozzetti animati in bianco e nero o colorati ad acquarello (per i nostalgici degli anni 80, basti pensare al video Take on me degli A-ha).
Il character design è impeccabile, e nonostante risenta in alcune figure dell’influenza dei manga, lo stile è decisamente occidentale; e se il proprietario dell’Hotel dusk ricorda per alcuni tratti John Wayne, molti personaggi sembrano provenire direttamente dai polizieschi anni 70, naturalmente made in USA.
Un più che discreto lavoro è stato svolto anche per il comparto audio: gli effetti sonori non son mai invasivi ma ben ricreati e coerenti con l’ambiente. La colonna sonora, che spazia dal jazz al funk è sempre varia, anche se solo pochi brani sono realmente memorabili. A conti fatti l’accompagnamento musicale è sempre azzeccato ed è un ulteriore punto a favore per un gioco il cui lato tecnico è squisitamente ineccepibile.
Tirando le somme, i ragazzi della CING ci hanno regalato con HOTEL DUNSK Room 215 un prodotto sicuramente valido e unico nel suo genere: un’esperienza più da leggere che da giocare, forse il primo vero libro interattivo dell’era videoludica. E’ naturale che chi cerca l’azione più sfrenata eviterà questo titolo, ma gli amanti delle avventure grafiche, o meglio ancora i cultori della letteratura noir di qualità, farebbero un errore a non passare almeno una notte nella stanza dei desideri, la 215 dell’Hotel Dusk.