Horizon Call of the Mountain – Recensione
Con l’arrivo di PSVR 2 sul mercato, Sony sceglie di mettere in prima linea l’affascinante quanto colorato mondo di Horizon in un titolo tutto pensato per la realtà virtuale, ovvero, Horizon Call of the Mountain.
Visore inserito correttamente, impugnati i controller PlayStation VR2 Sense eccomi pronto a scoprire cosa ha da offrire il primo grande titolo first party di PlayStation Studios per PSVR 2. Scoprite tutto quello che c’è da sapere in questa recensione di Horizon: Call of the Mountain.
Salirò
Giocare in realtà virtuale mescola i paradigmi di gioco, e anche il modo in cui la narrazione viene proposta al giocatore è discrepante rispetto ai titoli tradizionali. In Horizon Call of the Mountain vestiremo i panni di Ryas, un Carja delle Ombre alla ricerca di suo fratello e al contempo coinvolto in una serie di eventi che lo porteranno a indagare sulla comparsa di macchine ostili nei dintorni delle vette del Dominio Carja.
Durante l’avventura ci saranno anche delle brevi apparizioni di Aloy, dato che questo capitolo canonicamente è ambientato tra gli eventi di Horizon Zero Dawn e Horizon Forbidden West. All’atto pratico, la trama è più un pretesto per metterci in marcia che effettivamente parte integrante del titolo, non transformandosi in un elemento simbiotico per favorire varietà del gameplay bensì, rimanendo un mero pretesto per spostarci in nuove zone senza eccessivi approfondimenti.
Questo piccola carenza viene però spazzata via dalla bellezza degli scenari che si potranno vedere in prima persona. Se già nei capitoli per PlayStation 4 e PlayStation 5 il mondo di Horizon è sempre stato colorato e affascinante, ecco che in Horizon Call of the Mountain vi è una irradiazione di colori che vengono accentuati da PSVR2 e dai suoi schermi HDR che enfatizzano ancora di più l’universo di Guerrilla Games.
Senza troppi giri di parole, sì, Horizon Call of the Mountain è una vera prova di potenza per il nuovo visore PlayStation. Tutto si muove alla perfezione senza alcuna incertezza e al termine di ogni scalata saremo sempre ricompensati da una vista mozzafiato accentuata dal fatto di poter essere esattamente lì, dentro al mondo di gioco, cogliendo così tutte le proporzioni in scala 1:1.
Tra le rocce di queste montagne
Vi parlo dunque di queste scalate che sì, saranno protagoniste indiscusse del gioco. Se dovessi dare delle percentuali direi che un buon 80/85% del tempo l’ho passato scalando montagne, impalcature e vetuste strutture, mentre il resto è dedicato a combattimenti, brevi momenti di camminate e qualche enigma ambientale.
Bisogna essere consapevoli che Horizon Call of the Mountain potrebbe essere per molti il primo gioco in VR e, forse, sarebbe stato ottimale dilatare le scalate, intervallando maggiormente i combattimenti ad altre soluzioni di gioco. Difatti, se nella prima ora di gioco tutto è una costante novità e si è sempre colti dall’effetto di stupore, ecco che velocemente ci si rende conto che le nostre braccia saranno messe alla prova in continue scalate.
Saranno pochi gli elementi che conferiranno una sensazione di varietà a tutte queste continue arrampicate, come ad esempio le piccozze. Ottimi sono gli effetti dei controller che conferiscono il perfetto feedback del contraccolpo durante la scalata, creando così la giusta ritmicità per quando si è aggrappati alle rocce più malleabili. Avanzando nella trama si avrà accesso ad altri strumenti, tutti rigorosamente da dover craftare con le nostre mani: un processo gradito e che enfatizza maggiormente l’ottenimento di tali oggetti.
Oltre alle scalate, vi sono anche brevi momenti in cui si potrà esplorare l’incantevole mondo di gioco, che, in diverse occasioni, offrirà anche qualche piccolo bivio. Nulla di eccessivamente stratificato, sia chiaro: si parla di brevi diramazioni che vi permetteranno di ottenere munizioni per craftare diverse tipologie di frecce o di trovare qualche elemento prettamente ludico e fine a sé stesso, come ad esempio una versione di Jenga usando delle roccie, dei gong da suonare con un grande martello o perché no, suonare delle maracas (chi le ha lasciate lì?)
Salirò salirò
Ho parlato di frecce giusto? Bene perché questo ci porta a parlare dell’altra medaglia di Horizon Call of the Mountain, ovvero il combattimento. L’utilizzo dell’arco in gioco è appagante nonché perfettamente ricreato sia dai gesti (piuttosto facili da tradurre in VR) che dai feedback aptici e trigger adattativi dei controller che permettono di percepire la tensione della corda poco prima di scoccare una freccia verso un obiettivo. Divertente nonché immersivo, dover chiudere un occhio per prendere la mira con il nostro arco o posizionare le taniche di vampa per costruire una freccia esplosiva con pochi semplici gesti.
Rimarrete sorpresi da quanto siano grandi e maestose le macchine di Horizon Call of the Mountain. Già nella sequenza iniziale, vi renderete conto di quanto sia effettivamente alto un Collolungo o di quanto sia pericoloso un Divoratuono.
Sembrerà scontato come ragionamento, eppure, vivere in prima persona ogni combattimento è emozionante e coinvolgente e seppur il sistema di movimento viene semplificato per ridurre al massimo gli effetti di motion sickness, è innegabile non rimanere con un sorriso stampato in faccia dopo essere usciti indenni da uno scontro.
In generale, ogni arena sarà circolare e potremo muoverci (in base alla tipologia di movimento selezionata) inclinando fisiscamente il nostro corpo a destra o sinistra al fine di evitare gli attacchi nemici. Oltre a ciò, ci si potrà sempre abbassare per evitare laser o attacchi diretti delle macchine.
Così come avviene in Horizon Zero Dawn o Horizon Forbidden West, anche in questa avventura per realtà virtuale, per sconfiggere le belve meccaniche bisognerà rimuovere le loro parti al fine di indebolirle. Se non avete il colpo d’occhio per capire quali parti conviene rimuovere al più presto, interviene l’equivalente del focus che evidenzierà sempre dove andare e naturalmente quali parti vanno colpite.
Sia durante gli scontri che durante l’esplorazione si potranno produrre diverse tipologie di frecce, utili per generare effetti di stato (ghiaccio, elettro o fuoco) e guadagnare tempo per scoccare le nostre frecce nei punti deboli delle macchine.
Tra i punti più alti dell’intera avventura vi sono le boss fight, sempre accompagnate da musiche incalzanti (come per tutta l’avventura d’altronde) e che offriranno sempre più approcci e spetterà a noi scegliere se e come affrontare i momenti più pericolosi del gioco.
Fino a quando sarò solamente un punto lontano
Come menzionato precedentemente, il comparto tecnico di Horizon Call of the Mountain è meraviglioso. Il lavoro svolto da Guerilla Games e Firesprite è stato in grado di trasporre a 360 gradi l’immaginario del mondo naturale di Horizon senza incertezze. Merito naturalmente dell’hardware di PlayStation VR2 che tra feedback aptici (anche sull’headset) e trigger adattativi dei controller, garantiscono una stratificazione di gioco capace di catturare ogni giocatore tra una scalata e l’altra.
Il titolo è interamente doppiato in Italiano e offre un elevato numero di opzioni di accessibilità, che in VR diventano imperative, specialmente per i neofiti. Infatti si potrà scegliere tra una serie di preset oppure personalizzare singolarmente ogni aspetto legato al movimento in gioco.
In questo modo anche i meno avvezzi al mondo della realtà virtuale potranno giocare senza problemi al titolo senza accusare fenomeni di motion sickness. Ad esempio, personalmente ho giocato utilizzando il movimento a gesti (perciò per muoversi bisogna riprodurre letteralmente le movenze di quando si sta correndo) e usavo lo stick analogico per ruotare la visuale, il tutto scegliendo di giocare in piedi (si può giocare anche da seduti ma si perde molto sul fronte dell’immersività di gioco).
Horizon Call of the Mountain è un primo tentativo da parte di PlayStation di sfoderare il potenziale di PlayStation VR 2, riuscendo a convincere sul fronte tecnico ma forse un po’ meno su quello ludico che paga il prezzo di un’avventura troppo dipendente da una meccanica di gioco, le scalate, che non entusiasma il giocatore ma rischia forse di allontanarlo. A portarci in vetta ci pensano i combattimenti, sempre divertenti ed emozionanti. Horizon Call of the Mountain è dunque un buon punto di partenza che forse però avrebbe potuto osare di più, cercando di differenziarsi maggiormente dalle altre proposte VR presenti sul mercato.
Splendido da vedere. Scontri adrenalinici. Le troppe scalate stancano (fisicamente e mentalmente).
Pro
- Comparto tecnico splendido per un titolo VR
- Combattimenti divertenti e adrenalici
- Ottima colonna sonora
- Eccellente utilizzo di feedback aptici e trigger adattativi
Contro
- Troppe, troppe, troppe scalate
- Trama non proprio coinvolgente