Homefront – Recensione Homefront
Nel mercato degli FPS è sempre più difficile trovare idee nuove. Questo non significa che non si possa sviluppare un titolo dal forte hype riciclando quanto di buono hanno già fatto altre software house, che in buona sostanza è quello che ha fatto Kaos Studio (supportato da THQ) con Homefront: puntando principalmente su una trama accattivante e su un’ambientazione in grado di mostrarci il lato peggiore della guerra, gli sviluppatori hanno dato il massimo per cercare di emergere dal coro. Il risultato finale però, come vedremo nel corso della recensione, non è certamente esente da difetti e si scontra duramente con le grandi aspettative che nutrivamo nel gioco.
La guerra è in casa
La caratteristica più peculiare di Homefront, sulla quale Kaos Studio ha deciso di puntare il tutto e per tutto, è la trama: il titolo proietta il giocatore in un mondo alternativo in cui la Corea, trasformatasi in superpotenza all’inizio del XXI° secolo, è addirittura riuscita a sferrare un devastante (e vincente) attacco all’America. Homefront è ambientato dopo questi tragici eventi e, già dai primi minuti di gioco, è in grado di mostrarci tutta la crudeltà dell’occupazione coreana. Nei panni di un pilota fatto prigioniero e miracolosamente salvato dai pochi esponenti rimasti della resistenza – la maggior parte della popolazione è infatti ormai prigioniera e arresa al proprio destino – saremo chiamati alle armi per portare a segno missioni di attacco ai punti nevralgici del nemico, nel tentativo di spronare il resto degli abitanti degli USA a riaccendere la loro sete di libertà.
Fin qui tutto bene: la trama di Homefront si presenta solida e ben ideata, almeno per quanto riguarda il concept di base. Il grande problema di fondo di questa idea – tralasciando i risvolti offensivi che una tale presentazione mediatica dei Coreani potrebbe avere – è insito nel suo essere un’incredibile arma a doppio taglio: l’efferatezza della situazione di occupazione si mostra in tutto il suo (terribile) splendore già dalle prime scene di gioco, dove per le strade il protagonista vede la popolazione locale mentre viene selvaggiamente picchiata, schernita e uccisa dai soldati coreani. Proseguendo nel gioco le cose non cambiano: senza entrare nei dettagli per evitare fastidiosi spoiler, ci permettiamo solamente di anticiparvi una scena di gameplay durante la quale, dopo aver distrutto delle torri di vedetta nemiche, sarete costretti a nascondervi tra i cadaveri di una fossa comune per non farvi uccidere dai rinforzi nemici giunti sul posto. Si tratta di scene che, per quanto si stia parlando di un videogioco, lasciano poco all’immaginazione e rischiano di offendere seriamente i gamer più impressionabili. Sapendo bene che chi compra un FPS, dopotutto, è alla ricerca di violenza, piombo e situazioni forti, in questo caso ci sentiamo comunque in dovere di avvisarvi che qui non si parla di conflitti lontani nel tempo o nello spazio – vedi rispettivamente le trame di Killzone o dei Call of Duty ambientati nel periodo delle Grandi Guerre – quanto più di un ipotetico mondo parallelo che, se le cose fossero andate un po’ diversamente, avrebbe anche potuto divenire realtà.
I più impressionabili tra di voi, quindi, sono avvisati: se non vi è piaciuto quanto avete appena letto tenete presente che per giocare ad Homefront dovrete farvi crescere qualche dita di pelo sullo stomaco in più. Per gli altri, se pensate che una trama del genere possa interessarvi anche solo per il suo essere differente da quanto visto fino ad ora, considerate che il concept alla base della storia è probabilmente anche l’unico punto di originalità di quest’ultimo.
I prigionieri di guerra vengono maltrattati e deportati, mostrandoci tutta la crudeltà della guerra
Mano alle armi
Dal punto di vista del gameplay, Homefront è un FPS come tutti gli altri: il sistema di controllo è di quelli più standard, identico in tutto e per tutto ad uno qualsiasi degli shooter in prima persona a cui avete giocato negli ultimi anni. Non che questo sia da considerarsi una caratteristica negativa in tutto e per tutto: se non altro non dovrete preoccuparvi di imparare una nuova configurazione del controller o strane combinazioni di tasti, potendo immergervi fin da subito nell’azione senza pensare ad altro.
L’unica piccola novità che il gioco si concede è l’utilizzo, in alcuni particolari momenti, del Goliath: si tratta di un agile mezzo corazzato dalla grande potenza di fuoco e dall’intelligenza artificiale particolarmente evoluta. Quando ne avremo la possibilità, potremo inquadrare i nostri bersagli – terrestri o aerei, non farà differenza – con uno speciale puntatore e lasciare che il nostro alleato meccanico faccia il lavoro sporco.
Da segnalare infine, concludendo l’analisi del gameplay di Homefront, le sezioni con il fucile da cecchino e quelle a bordo dei veicoli. Le prime, tutto sommato abbastanza divertenti, faranno la felicità di chi predilige un approccio più ragionato rispetto al gettarsi a testa bassa contro il nemico, annoiando per contro tutti i guerrafondai dal carattere più impulsivo. Per quanto riguarda i veicoli, invece, dobbiamo purtroppo segnalare una lentezza di azione che non farà piacere ai più: un po’ come già visto nei recenti Call of Duty o (giusto per citare un titolo diverso) in H.A.W.X.2, la grande potenza di fuoco dei mezzi aerei più pesanti porta con se un gameplay lento e a tratti macchinoso. Bisogna comunque ammettere che l’inserimento di questi brevi momenti alla guida dei veicoli permette di spezzare un po’ la monotonia dell’azione, che altrimenti vedrebbe il giocatore proseguire dritto verso la fine dei livelli, seguendo un percorso assolutamente lineare in cui è richiesto solamente di eliminare tutti gli avversari prima di proseguire verso l’area successiva.
Le sezioni a bordo dei veicoli spezzano la monotonia, ma risultano essere un po’ troppo lente