Hi-Fi Rush RECENSIONE | Rockstar anche su PlayStation 5
Nei videogiochi, come nella musica, esistono le tendenze e le meteore, fenomeni che esplodono per popolarità, salvo poi lasciare il posto a quello successivo. Può trattarsi di un genere in particolare, di una band specifica, oppure di uno spirito artistico e culturale comune che oggi ho ritrovato in Hi-Fi Rush. Sì perché l’ultima fatica di Tango Gameworks mi ha fatto tornare alla mente l’allegria leggera e l’innocente ingenuità che ai miei occhi abbracciavano musica e videogiochi a cavallo tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, un’anima che ora a ritmo di rock ‘n roll arriva anche su PlayStation 5.
Hi-Fi Rush RECENSIONE | a ritmo di musica anche su PlayStation 5
Il solo palco di Xbox e PC (dove ha tenuto il suo primo tour a fine gennaio 2023) stava evidentemente stretto a Hi-Fi Rush, che a distanza di un anno e poco più si è così spinto oltre, presso i palasport di PlayStation 5. Dopotutto l’action musicale è sì stato sulla bocca di tutti per il lancio contemporaneo alla presentazione in sé, ma anche per uno spartito di note armoniose, orchestrate da un team apparentemente lontano dal genere.
Il gruppo guidato da John Johanas (The Evil Within 2), con Shinji Mikami (Resident Evil, God Hand tra i tanti) nei panni di produttore esecutivo non è infatti il primo a venire alla mente pensando a un gioco colorato e dal taglio comico, eppure le apparenze nascondono uno studio in grado di cogliere la spensieratezza e lo stile di produzioni come Jet Set Radio (SEGA Dreamcast, 2000), facendone qualcosa di distintivo.
In Hi-Fi Rush convergono alcune delle idee di Hell Singer e di Patapon (PSP, 2007), almeno nella necessità di andare a ritmo di musica, rilette in una chiave con stile da vendere, quello di uno dei padri di Devil May Cry. Avanzare a tempo è davvero efficace solo se nel mentre il giudizio su schermo sale da una vergognosa “D” a una sfavillante “S”, chiedendo insomma una concentrazione costante al giocatore.
Intendiamoci, i nomi tirati in ballo non devono appiattire la discussione critica odierna, né tanto meno il gioco in sé; piuttosto sono un gancio utile ora per familiarizzare con le meccaniche di un titolo che sembra per certi versi essere uscito fuori dal 2000, ora per comprendere da dove esso stesso possa essere partito per lanciarsi poi sul palco delle rockstar videoludiche del momento.
Fonte di nutrimento artistico
Vivace e allegro. Questi sono i due aggettivi che connotano Hi-Fi Rush, tanto nel gameplay, quanto nella sua compagine narrativa e artistica. Dopotutto nelle parole del director Johanas, il progetto nasce con dei modelli visivi e stilistici specifici, soprattutto nel solco dei film “kinetic comedic action” di Edgar Wright (Scott Pilgrim vs. the World).
Le ispirazioni hanno nutrito artisticamente gli autori dal 2017 (quando il progetto venne avviato in parallelo a Ghostwire: Tokyo) e i risultanti sono palesi. Dietro delle scanzonate scene d’intermezzo si intravede una cura certosina per le inquadrature e i movimenti di camera circensi che seguono il protagonista nelle sue peregrinazioni musicali, donando un carattere distintivo a Hi-Fi Rush.
Errore di sistema
Bastano pochi minuti per carpire la sicurezza con cui Hi-Fi Rush si presenta al pubblico, tra un personaggio un po’ sfacciato, un sistema di tutorial quasi sempre contestuale e ben congegnato, insieme a un perenne sottofondo musicale. La storia parla di Chai, un ragazzo di un futuro non troppo distante dal nostro che si presenta con un braccio rotto presso la Vandelay, un colosso che si occupa di protesi tecnologiche e robotica.
L’obiettivo era di procurarsi un braccio robotico in pieno stile cyberpunk (forse Mikami ha ripensato al suo P.N.03 del 2003 per GameCube?), ma a seguito di un incidente, questo ultimo si trova anche il suo iPod impiantato nel petto, a mo’ di cuore che batte a ritmo di musica.
Ciò però porta i dipendenti sintetici del conglomerato a vederlo come un errore di sistema da eliminare quanto prima, innescando così una corsa frenetica tra dirigenti da battere come boss fight e piattaforme urbane da conquistare. La trama e ciò che ne consegue non è il perno del game design – appannaggio invece del gameplay – fungendo da collante tra i vari elementi e da ponte tra un livello e un altro.
Stylish action musicale
Se spegnessimo la musica e spogliassimo Hi-Fi Rush di tutto, troveremmo lo scheletro di uno stylish action, quel tipo di gioco di azione a marchio Mikami, battezzato così da lui stesso circa venti anni fa, quando lo codificò attraverso il primo Devil May Cry. Esplorazione lineare, orde di nemici e boss da battere a suon di attacchi leggeri e pesanti sono solo gli ingredienti base di una miscela che fa del tempismo e delle catene di colpi il suo cuore (rock).
È come se in Hi-Fi Rush fosse stato impiantato un metronomo tale da donare un ritmo in partitura da quattro quarti a ogni elemento del suo mondo e Chai deve imparare a non andare mai fuori tempo. Ad esempio: già alle primissime battute, quattro attacchi leggeri eseguiti in sintonia regalano un “Vai Così”, una sorta di mossa finale che chiude la combo con dei danni aggiuntivi, ma una nota stonata lo obbligherà a ricominciare daccapo.
Lo scopo ultimo di Hi-Fi Rush consiste nel racimolare il voto massimo per ogni area, una montagna tanto faticosa quanto divertente da scalare, specie in virtù di uno dei punti più lodevoli della produzione: l’esperienza del celebre autore giapponese negli action gli ha permesso di imbastire infatti un sistema di varietà delle dinamiche di gameplay tanto semplice quanto efficace, nella misura di ulteriori combo, parate, schivate e altri attacchi speciali che tolgono a priori la noia dallo spartito.
Disseminati per il mondo di gioco si trovano dei rottami da raccogliere per sbloccare fino a 15 mosse inedite, avendo in questo modo l’occasione di mettere in scena una coreografia da vera rockstar. Anche svuotando il negozio, va però segnalata qualche imprecisione nella ricercata sinfonia fatta di input da parte del giocatore, animazione di attacco e musica.
Tango Gameworks ha predisposto un aiutante robotico con le pulsazioni a tempo per Hi-Fi Rush, degli effetti scenici ad hoc e persino un contatore apposito a discrezione del giocatore per aiutarlo a tenere il ritmo, eppure capita che manchi un collegamento tra Chai e la musica, o che i frame di animazione di attacco non consentano sempre di azzeccare i quattro quarti.
Ciò accade perché, specie con un colpo pesante, il movimento del protagonista sia più lento rispetto al sottofondo, remando contro alle mie intenzioni. Ancora, se con due o tre nemici andare a tempo è possibile e stimolante, con orde di oltre cinque robot diventa più difficile, rendendo la scena più confusa.
Hi-Fi Rush si forgia anche di un finale scoppiettante e potente nella sua realizzazione, oltre il quale continua a tenere incollato il giocatore grazie a un end game di tutto rispetto: le attività principali sono bipartite, tra la Torre Ritmo, una scalata in cui affrontare i nemici un piano dopo un altro e la possibilità di ripetere qualsiasi livello già battuto.
Chiudono il cerchio dei personaggi secondari scritti in maniera realistica nel contesto del gioco, con nomi come Peppermint, Macaron e CNMN (Cinnamon), oltre alla gatta-robot 808, i quali assieme agli antagonisti chiudono un cast dal grande stile.
Stile a suon di rock e punk
In Hi-Fi Rush puoi cogliere dei rimandi artistici al panorama fumettistico franco-belga, così come a quello dei manga giapponesi, in un (re) mix originale che fa anche uso di una grafica da MTV dagli anni ’90. Le ombreggiature, i baloon, le onomatopee e il tratto nero dei contorni formano un cel shading che esalta i colori volutamente accesi del titolo, infondendo energia al giocatore.
Black Keys, Nine Inch Nails, sono solo due dei nomi che si vedono comparire tra gli autori delle tracce musicali proprie del gioco. La musica è ovviamente una parte prioritaria dello stesso, motivo per cui i protagonisti coinvolti sono vari, tra The Joy Formidable e Number Girl, con due canzoni (rispettivamente Whirring e Inazawa Chainsaw), passando per i Prodigy.
Con il già citato Devil May Cry (in particolare qui penso al capitolo più recente), Hi-Fi Rush condivide una realizzazione dei livelli piuttosto basilare e lineare, ma se la mancanza di libertà non rappresenta un difetto, la quasi assenza di varietà in questi termini e l’alternanza pedissequa di piattaforme non giovano a questa componente del level design.
Uscito dal territorio dell’esclusività per approdare su altre due piattaforme (anche in formato fisico), la versione per PlayStation 5 del gioco di Tango Gameworks gode di un ottimo supporto al DualSense, fatto soprattutto di effetti sonori a tutto volume che ricordano certi accrocchi di plastica del passato. Si tratta di un aspetto accessorio, ma che contribuisce a percepire l’amore degli sviluppatori per il loro progetto.
Un esperimento tanto riuscito quanto unico?
Dopo il primo debutto, la superstar della casa discografica chiamata Tango Gameworks ha lanciato un secondo tour, stavolta su PlayStation 5, facendo il tutto esaurito. Il cuore a forma di iPod di Hi-Fi Rush batte al ritmo di uno stylish action dove tenere il tempo è la chiave musicale per dominare la classifica e conquistare una sfilza di dischi di platino a forma di “S”. La compagine end game e in generale l’ammontare delle attività proposte, assieme alla sua compagine artistica, scusano gli sviluppatori per una mancata sinfonia perfetta tra la musica e l’agire di Chai, regalandogli in ogni caso il sogno di diventare una rockstar forse unica del mondo videoludico.
Passione e stile da vendere per un album di action stylish da ascoltare tutto d'un fiato.
Pro
- Direzione artistica vivace, con uno stile originale
- End game corposo
- La commistione tra stylish action e gioco musicale funziona e diverte...
Contro
- ... Seppure con qualche imprecisione nella sinergia tra input del giocatore, animazioni e musica
- Composizione dei livelli a tratti troppo semplificata