Harvest Moon: The Lost Valley
Dobbiamo andare molto indietro nel tempo, per fare bene questa recensione. Era infatti il 1998 quando qui in Europa uscì, per Super Nintendo, questo misterioso gioco chiamato Harvest Moon. Tra sparatutto, platform, e giochi di sport e azione, cosa ci faceva lì in mezzo una copertina con un ragazzino armato di zappa in una fattoria? Seppur un po’ dubbioso, inserii la cartuccia, e da lì fu amore.
Harvest Moon era un simulatore di fattoria che metteva in gioco tantissimi elementi: dal terreno da coltivare sino agli animali, inoltre si ampliava tramite eventi quotidiani, esplorazione, romanticismo e gioco di ruolo. Ogni giornata di lavoro sui campi era una scoperta, e il tempo passava inesorabile facendoti venire voglia di proseguire “altri 5 minuti” senza mai spegnere.
Nonostante al tempo pensassi che quello fosse un gioco di nicchia, con il passare degli anni di mi sono dovuto ricredere. Harvest Moon ha avuto la sua grossa fetta di appassionati, al punto da accumulare sequel su sequel, arrivando al traguardo di ben venticinque giochi tra molte console diverse, tutti molto apprezzati. Tuttavia, la questione sullo sviluppo e sui diritti di Harvest Moon è sempre stata poco chiara, e il gioco numero ventisei è il primo ad essere realizzato completamente da Natsume, la casa che prima si limitava a distribuirlo. Sarà riuscita a fare un lavoro migliore?
Winter is coming
Harvest Moon: The Lost Valley cerca di creare attorno al concetto della fattoria una trama forse più interessante rispetto ai giochi precedenti, palesando così anche la volontà di effettuare una sorta di reboot che possa far avvicinare al gioco i più giovani e anche a far tornare i veterani. Dopo aver scelto se controlleremo un ragazzo o una ragazza, ci ritroveremo (senza motivo apparente) a vagare per un luogo innevato, freddo e inospitale. Allo stremo delle forze troveremo lì una catapecchia pronta a darci riparo, ma le cose non sembrano voler andare in maniera normale. Difatti molto presto scopriremo che in quel luogo abita una sorta di folletto che veglia su quelle terre, alle direttive della Dea della fertilità. La divinità è per qualche motivo sigillata in un sonno profondo, e da allora in quel luogo regna l’inverno eterno, con neve e freddo senza fine. Starà a noi coltivare quelle terre ben poco accoglienti e far felici i paesani del villaggio vicino, così da generare l’energia necessaria al risveglio della Dea.
Vai a zappà la terra
Essendo la serie non esattamente la più nota tra tutti i videogiocatori, è possibilissimo che ci siano molte persone che non sappiano nemmeno di cosa si stia parlando. Harvest Moon è una saga che permette di ricreare in tutto e per tutto una vita da fattoria, tra attrezzi e semi per coltivare la terra, animali da accudire per avere latte e uova, e tutto ciò che gira attorno a questo universo per ottenere soldi e potersi così permettere nuovi attrezzi e migliorie, in un ciclo che porta all’eccellenza. In tutto ciò bisogna tener conto del passare del tempo della giornata, e soprattutto della stamina del nostro personaggio, che non deve stancarsi troppo o rischierà di cadere a terra svenuto, dandoci ancor meno libertà d’azione il giorno successivo. Tra le varie quest principali, è sempre presente anche un villaggio vicino dove poter fare le proprie spese, ma anche dove conoscere i vari abitanti e trovare anche una moglie che possa vivere la sua vita con noi, e aiutarci nelle faccende di casa.
In questo capitolo della saga, tuttavia, diverse cose vengono stravolte, nel bene e nel male. Partiamo con il lato positivo, che rende il titolo decisamente più giocabile e viene incontro a coloro che sono meno pazienti. Il “lavoro”, infatti, che una volta ci costringeva ad aprire costantemente il menù per cambiare attrezzi da lavoro (come zappa, semi, annaffiatoio ecc) è completamente sparito. Ora basta posizionarsi di fronte a una zolla di terra, e sul touch screen appariranno i comandi per ogni singola azione possibile in quel momento, assegnata a ognuno dei pulsanti del 3DS. Una enorme semplificazione che, però, allo stesso tempo porta l’ambientazione a essere riportata ancor più di prima come griglia, rendendo ogni zolla identica l’una all’altra, con oggetti squadrati e poco immersivi. Altra importante novità è la possibilità di “terraformare” il luogo, abbassando colline o creando altopiani, tutto in maniera molto comoda e intuitiva. Peccato però che questa novità sia stata sfruttata malissimo, dato che è priva di una qualsiasi utilità e l’unica cosa che ci andremo a guadagnare è la possibilità di lavorare il terreno dopo averlo appiattito, dato che non possiamo creare orti o edifici in collina.
Se togliamo quindi i lati positivi che si trasformano, loro malgrado, in negativi, rimangono solamente i contro, tra i quali spicca la totale mancanza del villaggio vicino. Infatti il nostro personaggio potrà vagare esclusivamente per i campi da lavoro, e saranno gli abitanti del villaggio a venire ogni giorno da noi a gironzolare per permetterci di conoscerli e comprare cose. Tutto ciò rende il tutto molto meno personalizzabile del solito, e se a questo aggiungiamo il fatto che per togliere di mezzo la fastidiosa neve saremo costretti a proseguire nella storia tramite quest molto pilotate, viene davvero distrutto il senso di libertà che finora aveva sempre contraddistinto la serie di Harvest Moon.
Mica tanto pucciosi
Lo stile grafico di Harvest Moon: The Lost Valley cerca di esprimere “pucciosità” da tutti i pori, con personaggi a teste gigantesche ed espressioni bambinesche, occhi grandi e colori sgargianti. Purtroppo il risultato finale è tutt’altro che apprezzabile, e quello che viene espresso è invece qualcosa di altamente inquietante, che non è affatto cartoonesco, ma ispira un design poco ispirato o forse incompleto. La colonna sonora presenta musiche simpatiche, ma in numero esiguo. Questo significa che, essendoci ben pochi ambienti da esplorare, finiremo ad ascoltare ripetutamente le stesse melodie ogni singolo giorno di gioco, il che, ovviamente, risulta monotono e ridondante. La longevità è senz’altro un punto forte, tuttavia è ben più semplice che l’utente abbandoni l’avventura in anticipo, considerata la natura negativa dello sviluppo di questo titolo.
[signoff icon=”quote-circled”]Harvest Moon: The Lost Valley vorrebbe essere un reboot della serie, che afferra il filone principale di essa, ma ne stravolge alcuni aspetti per renderli più semplici e intuitivi. Purtroppo il risultato finale non è quello della semplicità, ma di una storpiatura che lascia un amaro in bocca, un continuo senso di incompletezza e di mal sfruttamento delle nuove feature. Non regalando oltretutto nulla in più, come totalità, rispetto ai suoi predecessori, il nostro consiglio è quello di saltare questa release e provare uno dei vecchi titoli di Harvest Moon. Magari proprio il primo, su Virtual Console.[/signoff]