Flashback Remake – Recensione
Il ritorno dell’antieroe senza memoria
Riproporre in formato remake i grandi titoli del passato non è mai facile, specialmente se l’originale è un titolo che ha fatto la storia del videoludo. Il rischio è quello di proporre un semplice ringiovanimento in alta risoluzione o, al contrario, di stravolgere troppo le meccaniche (in tali casi sarebbe meglio procurarsi il titolo originale).Fortunatamente esistono casi ben riusciti, ma anche vie di mezzo, prodotti che, pur non emergendo dalla massa, possono risultare godibili tanto per i veterani quanto per gli utenti più giovani.
Nel 1992, quando la maggior parte dei prodotti videoludici rimaneva ancorata a trame banali e personaggi senza carisma, la Delphine Software sviluppò una delle migliori avventure di sempre, Flashback: The Quest For Identity.
Erede spirituale di quell’Another World pubblicato appena un anno prima (sempre dalla Delphine), Flashback si impose per le meccaniche hardcore al limite della perfezione, un ottimo comparto tecnico, una trama matura e complessa, una longevità decisamente alta per l’epoca e delle scene cinematiche allora avveniristiche.
Il meritato successo del titolo ne permise la conversione per praticamente qualsiasi piattaforma videoludica dell’epoca e oggi, a distanza di più di venti anni dall’originale (nel frattempo venne pubblicato anche un poco riuscito sequel per Playstation: Fade To Black), la Vectorcell ripropone questo storico titolo in versione moderna.
Nonostante la casa francese sia autrice anche di Amy (un horror per Ps3 che prometteva molto ma poi mantenne ben poco), la presenza di Paul Cuisset nel team, il geniale francese che concepì il Flashback originale praticamente da solo, ha contribuito molto all’attesa generata intorno a questo remake.
Nuove indagini in HD
La storia di questo remake riprende quasi interamente quella, già eccellente, del titolo originale. Siamo nel 2142 sul pianeta Titano, e un uomo sta fuggendo a bordo di una motocicletta volante, solo per precipitare su un pianeta dalla vegetazione tropicale (una specie di Dagobah di Guerre Stellari). Quest’uomo si chiama Conrad B. Hart, e sembra aver completamente perso la memoria, ma quel che non ha dimenticato è come usare un arma, come combattere e cavarsela nelle situazioni peggiori.
Mettendo insieme frammenti sparsi di memorie (i Flashback del titolo, appunto) e indagando a fondo, Conrad scopre di essere un agente del GBI (Galaxian Bureau of Investigation) e, con l’aiuto di una tecnologia ottica di riconoscimento, riesce a individuare degli alieni mescolati abilmente tra gli umani.
Venuto a conoscenza di un piano di invasione da parte della razza aliena, che stavolta ha adottato la tattica più subdola ed efficace di confondersi tra le più alte cariche politiche e scientifiche, il nostro antieroe intuisce di essere in pericolo e trasferisce tutte le sue memorie e le sue scoperte in un olocubo (una specie di hard disk mentale). Subito dopo viene catturato, interrogato e sottoposto a un lavaggio del cervello che elimina ogni suo ricordo, ma non ne cancella le capacità.
Recuperata buona parte della sua memoria poco dopo la sua fuga iniziale, Conrad decide di andare in fondo all’intera storia, tentando di sventare il piano di conquista dei metafora alieni, immerso in un’affascinante ambientazione che parte da foreste, passando per megalopoli e pianeti alieni, fino a un malinconico epilogo.
L’unica nota negativa in mezzo all’interessante comparto narrativo riguarda la caratterizzazione del protagonista. Il Conrad del 1992 non era molto caratterizzato, a causa dei limiti tecnici dell’epoca, ma questo permetteva a ognuno di noi di immaginarselo come una sorta di antieroe finito in una storia più grande di lui. Le risorse tecniche moderne, che avrebbero potuto darci un protagonista ben sfaccettato, magari anche un po’ spaventato e disilluso, ci hanno invece restituito una specie di Nathan Drake futuristico, palestrato, troppo sicuro di sé (niente male, per uno che non ricorda nulla ed è inseguito da mezza galassia) e spesso talmente ironico e scanzonato da risultare fuori contesto.
Salti e sparatorie
La giocabilità di questo remake rimane in gran parte ancorata alle meccaniche del 1992, tentando nel contempo di portare dei cambiamenti per renderlo più fruibile. Il sistema di controllo originale si basava su una serie di tasti da premere in combinazione o in successione, per effettuare le molteplici azioni di Conrad. Nulla di immediato, anzi all’inizio piuttosto ostico, ma dopo una certa pratica ci si trovava a realizzare fluidamente acrobazie e azioni senza nemmeno pensarci.
Per questo remake gli sviluppatori, invece di proporre un sistema di controllo completamente nuovo, hanno tentato una sorta di ibrido: il controllo dei movimenti è limitato allo stick analogico sinistro, non esiste la possibilità di usare la croce direzionale per muoversi. E questo, in un titolo rimasto saldamente fedele a meccaniche platform, risulta a tratti scomodo, considerando che il sistema richiede ancora delle combinazioni di tasti per eseguire certe azioni.
Le novità più gradite sono rappresentate dalla possibilità di sparare ora anche in movimento, da appesi e persino a 360 gradi, il che permette una maggiore, e piacevole, pianificazione degli scontri, stimolata anche dall’aggiunta di nuovi oggetti come granate e colpi esplosivi. Ne risulta infine un sistema di controllo a metà strada tra quello originale e uno moderno. Esperimento a tratti scomodo e non perfettamente riuscito: sarebbe stato meglio lasciare un sistema di controllo identico a quello del 1992, o crearne uno completamente nuovo.
La longevità del titolo, comunque ancorata tra le quattro e le sei ore, viene aumentata dalla presenza di interessanti stanze di allenamento virtuale e sezioni di volo.
Per venire incontro alle nuove generazioni di utenti, talvolta spaesate dalle meccaniche hardcore tipiche degli anni ’80-’90, gli sviluppatori hanno inserito una serie di aiuti, alcuni disattivabili, tra mira semi-automatica, mappa su schermo (con tanto di linea gialla che indica il cammino), scudi, occhiali molecolari che permettono di individuare elementi sensibili dello scenario, barra dell’energia, possibilità di cadere da grandi altezze senza morirne (certo, se cadiamo da cinquanta metri è un altro discorso) e persino una sorta di elemento RPG di potenziamento del personaggio. Aspetto, questo, poco curato e quasi inutile: chi scrive ha finito tranquillamente il titolo senza potenziare nessuna della abilità di Conrad.
Queste facilitazioni, se da un lato avvicinano Flashback Remake a una fetta più vasta di nuovi utenti, dall’altro snatura le meccaniche del titolo originale. Nel 1992, infatti, il senso di disorientamento del protagonista si estendeva anche all’utente, grazie a una serie di trovate che aumentavano di fatto la difficoltà generale del titolo.
Per arricchire l’offerta del remake, gli sviluppatori hanno inserito anche la presenza del Flashback originale, ma in modo, come vedremo, tutt’altro che felice. Nonostante queste pecche, che potrebbero infastidire i veterani del 1992, il remake della Vectorcell, dopo un inizio abbastanza anonimo, scivola via fluido e si lascia giocare bene fino in fondo.
Rotoscoping e Unreal Engine
Il comparto tecnico di Flashback nel 1992 era già molto avanti per quei tempi, alle già citate scene cinematiche si aggiungeva un’animazione dei protagonisti fluida, precisa al limite della perfezione. Questo risultato si rese possibile grazie alla tecnica del rotoscoping, che consisteva nel riprendere una persona reale per poi trasferirne i movimenti, fotogramma per fotogramma, nel codice di programmazione (tecnica invero già utilizzata nel 1989 con Prince Of Persia).
In pieno 2014 la Vectorcell non poteva certo riesumare questa tecnica, e ha optato piuttosto per l’immancabile Unreal Engine, condendo il tutto con classici filmati realizzati con lo stesso motore grafico del titolo. Il risultato è abbastanza buono, con ambienti evocativi e ben riusciti, che ricordano molto le atmosfere del 1992, tra dense foreste, città stile Blade Runner e ambientazioni aliene con molti elementi interessanti.
Le uniche indecisioni riguardano le animazioni (a tratti legnose, talvolta risultano persino meno curate di quelle dell’originale) e la presenza di fastidiosi bug, alcuni leggeri (collisioni imprecise) e altri abbastanza pesanti da costringere a ricaricare il checkpoint. Situazione, questa, in gran parte risolta grazie a una patch.
Sul versante sonoro troviamo buone musiche che ricordano molto quelle originali, unite a un doppiaggio italiano abbastanza buono, ma dai toni di voce abbastanza anonimi e talvolta fuori posto (un tono di voce gaio e ironico per commentare una morte).
Discorso a parte merita l’inserimento del Flashback originale (qui inspiegabilmente datato 1993): invece di inserirlo tramite un’emulazione a tutto schermo, gli sviluppatori hanno scelto di mettere una sorta di cabinato stile sala giochi anni ’80 nel menù delle opzioni, con schermo ridotto, possibilità di scegliere il livello, senza musiche e persino senza sistema di password. Una scelta, quindi, che sembra più dettata dalla volontà di far vedere le differenze tecniche tra la versione del 1992 e il remake, piuttosto che da un sincero rispetto per la versione originale.
[signoff]Flashback Remake, alla fine, è un titolo piacevole e scorrevole, a patto di non confrontarlo con la sua pesante eredità. Forse per paura di scontentare i veterani del titolo originale, e nel contempo attirare nuovi utenti, la Vectorcell non ha tentato strade coraggiose e innovative (specialmente nelle meccaniche) che avrebbero potuto creare un titolo eccellente. Rimane l’impressione che si siano limitati a prendere il titolo del 1992, rinnovandone abbastanza bene l’aspetto tecnico e aggiungendo qualche isolata novità. Le meccaniche hardcore sono andate completamente perse, a favore di un approccio più semplificato e guidato, grazie anche all’inserimento di numerosi aiuti. L’aggiunta del titolo originale in forma di cabinato è una scelta talmente mal realizzata da non dover essere nemmeno presa in considerazione. Forse erano altri tempi, forse il mercato videoludico è cambiato molto in venti anni, fatto sta che questa versione di Flashback, pur essendo un buon titolo, lascia l’impressione che, per onorare degnamente uno dei migliori titoli della storia videoludica, si poteva decisamente fare di più. [/signoff]