Gravity Rush 2 – Recensione
Gravity Rush (di cui potete ammirare lo splendido artwork sotto) ha rappresentato uno dei momenti migliori nella carriera di PS Vita, nonché uno dei pochi sforzi compiuti da Sony – che di fatto ha abbandonato da anni lo sfortunato handheld al suo destino – per rimpolpare la line-up della console.
Anche il sequel nacque su PS Vita, ma ben presto gli sviluppatori si resero conto che ne avevano travalicato i limiti, sicché, dopo aver consultato Sony, decisero di spostarsi su PlaySation 4, preparando l’utenza a Gravity Rush 2 con una bella versione remastered del capostipite della serie.
Sin dal suo momento genetico, dunque, la seconda avventura di Kat si propone di espandere notevolmente il concept già apprezzato nel 2012. Vediamo se ha raggiunto il suo obiettivo.
Lontani nel tempo e nello spazio
Le vicende narrate in Gravity Rush 2 si svolgono poco dopo il finale del prequel, anche se il contesto spazio-temporale è del tutto cambiato a causa degli eventi di Gravity Rush: The Animation – Overture, breve anime messo a disposizione gratuitamente da Sony. Ciò non significa che nella sua nuova avventura Kat non metterà piede a Hekseville, ma semplicemente che esistono altre location che si collocano in altre dimensioni.
La main quest è divisa in quattro capitoli (per un totale di quasi trenta missioni), ciascuno dei quali si lega a un’ambientazione principale, tra cui anche Hekseville, ma non preoccupatevi per questo “riciclo”: qualche cambiamento è occorso durante la nostra assenza anche se i collegamenti emergono sul finire di ciascun capitolo. Quasi tutti i personaggi conosciuti in Gravity Rush tornano nel sequel: i protagonisti sono ancora una volta Kat, Syd e Raven, ma il trio si troverà spesso separato a causa di tempeste gravitazionali e altri eventi; ciò dà l’occasione peraltro di presentare numerosi nuovi alleati, che poi avranno un ruolo chiave nelle vicende.
Nell’ultimo capitolo finalmente l’intreccio prende la svolta che molti aspettavano, rivelandoci qualcosa sul passato di Kat e non solo, quindi consigliamo a quanti vogliano godersi al meglio Gravity Rush 2 di recuperare previamente il prequel (ve la sbrigate in meno di dieci ore, se andate “dritto pe’ dritto”, NdR).
Le novità
Come abbiamo detto in apertura, Gravity Rush 2 si propone sì di espandere il concept, ma non certo di rivoluzionarlo. Il gioco è ancora una volta un action adventure in terza persona (anche se è utilizzabile la visuale in prima persona) che mescola combattimenti ed esplorazione in chiave gravitazionale: Kat è una gravity shifter, cioè è dotata del potere di modificare la forza di gravità a suo piacimento, il che le consente di svolazzare (o meglio di precipitare attratta dalla mutata forza di gravità) in ogni direzione.
Il sistema di controllo non presenta sostanziali difformità rispetto a quello di Gravity Rush Remastered, ma sono state implementate alcune nuove funzioni. La più significativa è costituita da due nuovi stili gravitazionali, uno leggero (Luna) e uno pesante (Giove), selezionabili tramite touchpad. Ciascuno stile presenta delle peculiarità per quanto riguarda velocità, combattimento e abilità sbloccabili (anche questa volta con le gemme preziose).
Nel complesso, i combattimenti sono migliorati, grazie alla maggior varietà apportata dagli stili e a un sistema di puntamento che ci è parso più affidabile, seppur non ancora perfetto. Purtroppo però mancano quei ritocchi che avrebbero reso più scorrevole l’azione. Il principale imputato è la telecamera, che dà problemi soprattutto nelle fasi concitate e negli spazi angusti. Tale difetto è stemperato in qualche modo dal livello di difficoltà regolabile – e, comunque, tendenzialmente non elevato – però potrebbe rendere frustranti alcune missioni sfida, specialmente per chi punta alla medaglia d’oro.
Da handheld a home console
Molte delle novità e aggiunte si legano alle accresciute possibilità date dall’hardware di PlayStation 4. Innanzitutto, Gravity Rush 2 è molto più vasto del suo predecessore, circa il 250% in più. Gli sviluppatori hanno sfruttato bene questi spazi, proponendo ambientazioni mozzafiato, varie e pulsanti, tra cui svetta la nuova città, Jirga Para Lhao, dotata di numerosi quartieri diversificati in base alla stratificazione sociale.
Insomma, alla quantità si accompagna la qualità, data da una direzione artistica all’altezza del primo episodio e da un comparto grafico di tutto rispetto, che scade un po’ solo in dettagli minori (come i modelli poligonali dei passanti). Anche il sonoro rimane sui livelli di Gravity Rush, con il doppiaggio gibberish e la colonna sonora, composta anche questa volta da Kohei Tanaka.
Un’ambientazione così estesa avrebbe forse meritato una maggior interattività (casse e altri oggetti disseminati in giro possono essere distrutti, ma si tratta di un’operazione fine a se stessa), infatti essa avrebbe meritato di essere “riempita” da qualcosa di diverso dalle solite gemme preziose, qualcosa in grado di retribuire in modo più soddisfacente il giocatore.
Gli sviluppatori hanno fatto diversi sforzi in questo senso dotando il gioco di molte sidequest, suddivise in missioni sfida, cioè incarichi a tempo analoghi a quelli presenti in Gravity Rush, e missioni secondarie, più vicine a quanto visto nei DLC del prequel (inclusi nella versione rimasterizzata). Nonostante il tentativo encomiabile chi scrive ritiene che tali sidequest soffrano di una certa ripetitività di fondo, che finisce col vanificarne in parte la massiccia presenza. Da segnalare anche la presenza di simpatici elementi di multiplayer online asincrono, come la condivisione di foto e le cacce al tesoro, in cui il giocatore si impegna a trovare un oggetto in base a una foto fornita da un altro utente.
In un certo senso, si può dire che Gravity Rush 2 sia tutto ciò che sarebbe stato il primo Gravity Rush, se solo il brand fosse nato su PlayStation 4. Questo discorso vale nel (tanto) bene e nel (poco) male, costituito da un gameplay ancora suscettibile di miglioramenti.
Gravity Rush 2 assolve bene il proprio compito, quello di portare su home console un brand nato su handheld: l’accresciuta potenza tecnica ci regala una grafica migliorata ma fedele allo stile inconfondibile del prequel e un mondo molto più vasto e denso. Ovviamente permane qualche difettuccio, soprattutto nella regia virtuale, ma ciò non cancella il grosso merito di aver espanso in ogni direzione una delle IP più interessanti sfornate da Sony in questa decade.
Pro
- Direzione artistica degna di Gravity Rush
- Molto più vasto e longevo del primo capitolo
- Finalmente scopriamo qualcosa di più sul passato di Kat
Contro
- Persistono problemi nelle inquadrature
- Mancano modifiche strutturali significative, che avrebbero beneficiato alla varietà del gameplay