Grandia HD Collection – Recensione
La serie Grandia fa parte della tradizione dei grandi giochi di ruolo, iniziando la sua corsa nel 1997 fino ad arrivare al 2009, dove si sono fermate le tracce. Sviluppata sempre da Game Arts, ora presente col contagocce, e passata nel corso degli anni nelle mani di più publisher, tra cui Sony, Ubisoft e Square Enix, oggi è proprietà di GungHo Online Entertainment che – come si evince dal nome – ha nel suo palmares un buon numero di giochi online (Ragnarok Online, Puzzle & Dragons). Ebbene, proprio GungHo ha deciso di riesumare i primi due capitoli della serie, Grandia e Grandia II, usciti a cavallo tra il 1997 e il 2002, riportandoli su tutti gli schermi grandi e piccoli – a patto di avere Nintendo Switch. Il titolo della riproposizione? Grandia HD Collection, dove quell’HD sta a significare un’operazione di remaster che, vi anticipiamo, essere apprezzata ma un po’ pigra.
Qualcuno più attento e che aveva a cuore il loro ritorno può subito constatare che il bundle proposto conta solo due capitoli, ma i diritti di Grandia III appartengono ancora a Square Enix. Questo, insieme al suo sviluppo piuttosto burrascoso, ha portato GungHo a evitare (forse rimandare) la versione HD di Grandia III.
Ai tempi Grandia fece molto parlare di sé per via del suo particolare sistema di combattimento impreziosito da una storia dai toni diversi – a seconda di quale Grandia si stesse affrontando – ma sempre accattivante. Attraverso questa recensione del gioco, già disponibile, scopriremo se i due JRPG hanno superato la prova del tempo e se il lavoro di GungHo merita di essere supportato sborsando quanto richiesto (39,99 €).
Grandia, o dell’innocenza
Il primo Grandia uscì, da buon JRPG, prima in Giappone nel 1997 su Sega Saturn e soltanto due anni dopo su PlayStation (e in Occidente). La versione prescelta per la Grandia HD Collection è ricaduta su quella PlayStation, universalmente ritenuta quella peggiore. Alcuni screen che è possibile trovare online confermano, infatti, la maggior qualità della console Sega. La decisione è stata presa molto probabilmente per le difficoltà hardware che il Saturn presentava, ma GungHo è stata chiara: lavorando di fino tra le due versioni hanno voluto riportare in auge i giochi di ruolo nella loro versione definitiva. Il risultato? Sicuramente le texture che compongono Grandia HD sono più definite e colorate, ma non possiamo dichiarare sconfitto il Saturn su tutta la linea.
I caricamenti sono istantanei: avviare il gioco, scegliere la versione e caricare la partita avviene nel giro di pochi secondi, permettendo di immergersi subito nell’avventuroso mondo di Grandia ogni qual volta lo desideriamo. Bisogna fare i conti con la grafica dell’epoca, un RPG tra il 2D e il 3D che forse non sfruttava a pieno le console d’origine ma che rimanda ai giochi di ruolo del passato – dove Grandia, a detta dei suoi sostenitori, si è ritagliato un posto d’onore – convincendo con il suo tono scanzonato.
Il protagonista di Grandia è Justin, un adolescente con una voglia sfrenata di viaggiare e diventare un avventuriero. Figlio di un papà giramondo e una mamma con un passato da pirata, appare chiaro che la mela non è caduta lontana dall’albero e, non appena si presenta l’occasione, Justin decide di lasciare la sua città per attraversare il mare e andare nel nuovo continente, Elencia, dove si dice che si possa osservare dove il mondo finisce. La volontà di Justin, accompagnato dalla sua amica di infanzia Sue e un’avventuriera dai capelli verdi di nome Feena, si interseca con quelle delle Garlyle Forces, un esercito privato con una sua misteriosa agenda.
Il ragazzo dai lunghi capelli rossi non solo vuole verificare se oltre un alto muro innalzato a protezione il mondo termina per davvero, ma ha anche un memento del padre, la Spirit Stone, che richiama a un’antica civiltà: così Justin incarna i due elementi che contraddistiguono il primo Grandia, esuberanza e avventura – in una parola: “innocenza”, il voler essere uno spirito libero e andare dove porta il cuore. Grandia strizza l’occhio anche agli anime e non solo con le espressioni nelle icone dei personaggi, ma portando in scena più di una situazione comica che rimanda ai cartoni giapponesi, il tutto condito da un sistema di combattimento unico che per molti fa di Grandia… Grandia, appunto.
Per semplificare, il combattimento è una fusione tra il sistema in real time e quello a turni. Purtroppo nel gioco non è presente un tutorial (Game Arts si rifarà con Grandia II), ma al centro di tutto c’è una barra chiamata IP Gauge, dove IP sta per Initiative Point. In essa le icone dei personaggi e dei nemici si muovono passando dall’attesa (wait) alla scelta del comando (act) fino ad arrivare alla messa in scena di quanto scelto (com). Velocità diverse di personaggi e incantesimi renderanno più o meno veloce il riempimento della barra e una volta arrivati al comando “act” si aprirà un ventaglio di possibilità: combo, critico, magia, difesa, evasione, ecc. La combo permette di sferrare due attacchi mentre il critico solo uno, ma quest’ultimo è capace di cancellare l’attacco nemico e fargli ripetere il giro di barra.
È importante, quindi, tenere sempre un occhio su di essa per stilare una strategia efficace e gratificante. Se infatti il nemico è più veloce o sta per sferrare un attacco sarà il caso, una volta arrivati a “com”, di difendersi o evitare, spostandosi in un altro punto dell’arena: i personaggi si muoveranno in tempo reale sia per attaccare o spostarsi, e Switch regge tutto ciò alla perfezione. Esplorando è possibile inoltre trovare i cosiddetti Mana Egg con cui acquistare la magia da usare in-game. Parliamo dei quattro elementi che, come le singole armi, più saranno usati più aumenteranno di livello, sbloccando magie più potenti.
Va da sé che con questa ricchezza di possibilità i combattimenti risultino un po’ lunghi con animazioni elaborate: Grandia avrebbe davvero beneficiato di una funzione di fast forward, diventata ormai prassi per i vecchi RPG che tornano a farsi vedere, ma stranamente GungHo non ha implementato questa possibilità (speriamo che lo faccia in futuro); la bussola che funge da mappa abbozzata è rimasta anch’essa intatta: muoversi nelle lande di Elencia non è semplicissimo e l’unico aiuto arriva solo in punti specifici attraverso i quali è possibile vedere la zona dall’alto a volo d’uccello. A parte questi nei, giocare a Grandia HD sia in modalità docked che (soprattutto) in modalità handheld è un piacere, facendoci rivivere un’avventura spensierata grazie anche alla colonna sonora composta da Noriyuki Iwadare, di tutto rispetto.
Grandia II, o della maturità
Con Grandia II la musica cambia: no, non quella di Iwadare (sempre puntuale), parliamo di un cambio di atmosfera che relega l’innocenza di Justin e Sue al primo capitolo, proponendo una storia più matura e dai contorni più oscuri. Siamo anche su una console più grandicella, il Sega Dreamcast (2000) e l’arrivo sull’ammiraglia Sony nel 2002 vuol dire sfruttare il miglior hardware delle console per allontanarsi graficamente (e narrativamente) dal primo Grandia.
Non vi è alcun collegamento narrativo con Elencia e la grafica si presenta come poligonale con la consacrazione del 3D. Grandia II parla di Ryudo, un ragazzo scontroso accompagnato da un uccello parlante chiamato Skye. Ryudo è un Geohound, un mercenario che passa da un lavoro all’altro. Uno dei suoi incarichi – che risulterà poi il più importante – riguarda la protezione di Elena, una ragazza esponente della Chiesa di Granas, chiamata a compiere un rito cerimoniale per scacciare via Valmar, il Dio dell’Oscurità che centinaia di anni fa ha combattuto, perdendo, contro Granas, il Dio della Luce. La cerimonia va storta e Valmar si avvicina al risveglio; Elena viene toccata dall’oscurità, portando Ryudo ad imbarcarsi in un viaggio per purificare la ragazza e impedire che Valmar distrugga il mondo.
La trama del secondo titolo firmato Game Arts appare quindi molto classica con l’immortale tema della battaglia del bene contro il male, ma Hidenobu Takahashi, director del titolo, prende il freddo Ryudo e lo fa muovere tra gli angusti angoli della Chiesa di Granas, l’umanità di Elena e il suo strano rapporto con Millenia, trasformando questo secondo Grandia (come il primo) meno scontato di quanto appare.
Grandia II riprende il famoso sistema di combattimento, ora spiegato come si deve, con qualche cambiamento di meccaniche. La barra d’azione fa sempre da protagonista, ma questa volta i Mana Egg, con diverse magie a seconda del tipo (Holy darà Heal, Chaos darà Burn, ecc.), devono essere equipaggiati dai personaggi, potenziati con magic coins, esperienza magica che si colleziona lotta dopo lotta e, cosa più importante, sono scambiabili al volo. Ciò significa che per esempio Ryudo potrà essere l’healer del team, mentre nella battaglia successiva potrà contare con magie più offensive se equipaggiato con il Chaos Egg.
Le animazioni sono ancora più elaborate che nel primo (leggi: belle, ma lunghe), per cui si sente ancor di più il bisogno di una velocizzazione manuale e dimostra come il lavoro compiuto da GungHo sia essenzialmente lo stesso del predecessore: a parte un miglioramento grafico e una bussola più chiara, Grandia II subisce un “mero” trattamento di pulizia ma senza nessun extra, e non parliamo soltanto del già citato fast forward, ma di funzionalità più scontate come l’impossibilità di regolare i diversi suoni del gioco (presente, invece, nella Grandia II Anniversary Edition del 2015). I due titoli hanno rispettivamente 22 e 19 anni, tanti per il medium videoludico, e miglioramenti che andassero ad aiutare la fluidità come accaduto con il recente Final Fantasy VIII Remastered avrebbero certamente impreziosito la collezione facendo leva anche sui più scettici.
Ci sono infine da aprire due piccole parentesi: entrambi i titoli non hanno la lingua italiana – come in originale –, permettendo di scegliere tra il doppiaggio inglese e il giapponese e i sottotitoli in tre lingue europee (inglese, francese, tedesco). La seconda è la questione degli fps: in rete ci si lamenta del frame rate, soprattutto del secondo capitolo e in modalità portatile. Durante i nostri pellegrinaggi TV e portatili non abbiamo riscontrato cali di frame e l’esperienza è sempre stata all’altezza delle aspettative, dall’esuberanza di Justin alla freddezza di Ryudo, fatta eccezione per dei momenti nel secondo dove i rumori naturali (lo scroscio dell’acqua e il crepitio del fuoco) si interrompevano e ricominciavano, segno di un punto di loop abbastanza arrangiato.
Grandia HD Collection ripropone su Nintendo Switch (e presto su PC) due notevoli giochi di ruolo figli del loro tempo e delle console su cui sono stati sviluppati. Grandia e Grandia II, che è possibile vedere come bambino e adulto per i temi trattati, innocenza e maturità, sono stati rimasterizzati nella grafica ma poco altro. Entrambi si prendono il loro giusto tempo e avrebbero necessitato di un tasto per il fast forward per essere riproposti al meglio e presentarsi al passo con i tempi. Privi di questa opzione finiscono per perdere un po’ di quella sensualità che è in realtà insita nelle avventure di Justin e Ryudo, dal sistema di combattimento che ha fatto scuola fino ad arrivare alla colonna sonora composta da Noriyuki Iwadare che non impallidisce di fronte agli RPG più blasonati. I due Grandia convincono in sé perché non hanno perso un briciolo di fascino, mentre l’operazione di GungHo di meno – non tanto per quello che è stato realizzato, ma quello che si è scelto di lasciare indietro.
Pro
- Buona rimasterizzazione grafica
- Caricamenti istantanei
- Due avventure diverse e storiche
- Ottime musiche di supporto
Contro
- Assenza del fast forward
- Non c'è nessun extra
- Qualche problemino audio in Grandia II
- Non include Grandia III