Grand Theft Auto: Chinatown Wars – Recensione Grand Theft Auto: Chinatown Wars

Per chi è nato negli anni ’90, con ogni probabilità Grand Theft Auto III (GTA3, per Playstation 2), corrisponde al primo capitolo giocato della serie: grafica 3D, libertà di gioco immensa, longevità inimmaginabile e visuale in terza persona. Lo stesso si è poi ripetuto ed esponenzialmente ampliato in GTA Vice City, GTA Sand Andreas, i capitoli “Stories” su PSP e infine, con l’arrivo della nuova generazione di console, in GTA IV. Il successo della serie è indiscusso (tra le più vendute di sempre) e il gameplay viene continuamente arricchito o rinnovato così da ripresentarsi sempre diverso ma mai rivoluzionato, mantenendosi fedele al target originario della serie. Intere generazioni di nuovi videogiocatori hanno contribuito a far nascere il fenomeno Grand Theft Auto, ma non bisogna dimenticare che tutto è nato prima di GTA3.

Per chi è nato prima degli anni ’90, infatti, è stato più facile scoprire il titolo di DMA Design (i creatori originali della serie, ora realizzata da Rockstar Games) nei suoi primi capitoli per PC e Playstation: grafica bidimensionale, realizzazione tecnica ridotta e visuale dall’alto. Il personaggio appariva come un puntino con piccole braccia e mani che si muoveva per le strade della città con un angolo di visione quasi da mappa aerea, direttamente in verticale sul terreno, mentre auto, palazzi e altri dettagli (rigorosamente a bassissima definizione) presentavano un design a metà tra il realistico e il deformed. Ovviamente questi capitoli non possono essere nemmeno paragonati ai successivi lavori Rockstar, ma a loro spetta parte del merito di cui gode oggi la sigla GTA, e a loro si deve l’inizio di questo fortunato fenomeno. Molti utenti nostalgici avrebbero gradito un ritorno alle origini, mentre i fan più recenti avrebbero avuto l’occasione di provare quella particolare e originale esperienza di gioco dei primi due capitoli: i presupposti c’erano tutti, ma anche se non ci fossero stati Rockstar avrebbe comunque fatto una buona scelta, considerando che un po’ di cambiamento (seppur non si tratti di novità) non poteva che fare bene a questo gioco; di nuovo a Liberty City su PSP, stavolta sponda Triade: Grand Theft Auto Chinatown Wars.


Elicottero abbattuto! E polizia alle nostre calcagna


Si vede casa mia da quassù!

Appena si avvia GTA Chinatown Wars (CW) si notano subito due cose: la prima riguarda una netta somiglianza della storyline con un altro capitolo della serie (di cui parleremo più avanti), l’altra comprende uno degli aspetti fondamentali del gameplay, la visuale.

Da GTA3 in poi il 3D è una caratteristica indiscutibile di uno dei giochi che, maggiormente rispetto ad altri, ha sempre avuto una particolare attenzione per la verosimiglianza tra gli ambienti creati e quelli reali ed il loro dettaglio. A dir la verità, soprattutto in GTA IV, la volontà di riprodurre nella maniera più fedele possibile ogni singolo edificio realmente esistente è palese, con addirittura numerosi trailer ufficiali distribuiti prima del lancio che affiancavano alle immagini reali delle città quelle virtuali del videogame, con una identicità pressoché totale. È soprattutto per questo motivo che il brusco cambio di rotta visibile in CW può apparire enigmatico e disorientante; tuttavia, dopo pochi minuti di gioco, si capisce perfettamente che si tratta di una soluzione voluta e anche ben congegnata, avente lo scopo di riportare il giocatore all’esperienza di gioco originale dei primi GTA.

La visuale, infatti, da 3D e in terza persona, ritorna ad essere bidimensionale e con un’inquadratura dall’alto, proprio come nei primi due capitoli, ma con definizione maggiore e una venatura cartoon più evidente, considerando che con la potenza di PSP sarebbe stato un crimine realizzare modelli poligonali quadrati e “pixellosi”. Tutto più rotondo quindi, ma comunque molto ispirato agli inizi della serie: le strade, in pieno stile americano, sono ben distribuite e differenziate; il territorio, diviso in più isolotti cittadini, è totalmente esplorabile da subito e collegato da grandi autostrade (con tanto di pedaggio); la mappa abbastanza comprensibile e pratica, così come l’interfaccia, semplice e concisa.
L’intero comparto grafico si presenta curato e il giocatore lo nota: tutto è in perfetta sintonia con una visuale che a qualcuno potrebbe sembrare insolita, ma che ottiene un egregio risultato e riesce sempre a dare un’impressione generale piuttosto completa di ciò che si ha intorno, senza il rischio di farsi scappare nulla (grazie anche agli indicatori sulla mappa). Il colpo di genio è dato anche dalla possibilità di visualizzare sulle strade delle frecce guida, in grado di “illuminare” il percorso da seguire per raggiungere la propria meta; queste, unite alla panoramica dell’inquadratura, permettono di sfrecciare a tutta velocità senza rischiare di schiantarsi frontalmente contro un muro o una volante della polizia (e relativa fuga), mantenendo gli occhi sulla strada e potendo eseguire anche delle acrobazie folli che negli altri capitoli dovevano essere precedentemente studiate e preparate. Anche tenere d’occhio armi, munizioni rimaste, salute, accessori, mappa e nemici sotto mira è semplice e pratico, mentre le vignette dei filmati, oltre che ben realizzate, sfruttano uno spirito sarcastico e talvolta amaro (o anche violento) davvero originale e gradevole, almeno per chi è già esperto della serie.


Il sosia di Niko Bellic

Se non fosse per le origini cinesi, gli occhi a mandorla e l’appartenenza ad una famiglia mafiosa totalmente diversa, Huang Lee, protagonista di GTA Chinatown Wars, sarebbe il sosia di Niko Bellic, “pari ruolo” in GTA IV. Entrambi sono giovani e parenti di gente ricca e potente che poi si rivela essere piena di debiti e sull’orlo della disgrazia: entrambi lasciano il proprio paese d’origine ed entrambi raggiungono una realtà totalmente diversa da quella che era stata prospettata loro; il primo viene attirato da un American Dream assolutamente falso, mentre il secondo, stravolto dall’assassinio del padre, viene chiamato negli USA dallo zio Wu Lee (detto “Kenny”) per gestire gli affari di famiglia.

Il motore della trama viene avviato da una spada, la Yu Jian, appartenente alla famiglia Lee da generazioni (in realtà era stata vinta a carte dal padre di Huang) che viene promessa da Kenny a Hsin Chaoming, boss supremo della Triade americana. Al momento del suo atterraggio, però, Huang viene rapito e solo per miracolo riesce a sopravvivere, perdendo però la “preziosa” Yu Jian: quest’ultima causa la rovina di Kenny, il quale l’aveva promessa a Hsin per accaparrarsene la grazia (e l’eredità alla sua morte). Inizia così la vendetta personale di Huang, desideroso di trovare gli assassini del padre, e una faida interna alla Triade che vede tre contendenti aspirare al ruolo di boss come successori di Hsin. Huang, ancora una volta criminale “freelance”, lavora senza problemi per ciascuno di essi, finendo però con l’influenzare gli esiti della guerra e col determinare egli stesso (con le sue azioni) la vittoria o la disgrazia di ciascun mafioso.

Ovviamente non manca un’infinita serie di missioni e obiettivi secondari che arricchisce storyline e longevità del gioco, ancora una volta notevoli, senza contare le varie violenze e i lavori di taxista, tatuatore, pompiere, infermiere e poliziotto, piacevoli passatempo utili a spezzare il ritmo cadenzato della storia principale.


Ecco un amico spacciatore pronto a offrire i suoi… servizi

Ciò che dona a CW un gameplay rinnovato, però, non è solo la visuale, ma anche tutta una gamma di nuove opzioni costituenti l’anima stessa del gioco, coincidenti più che altro con quello che è il grande sistema dello “spaccio di stupefacenti”. Nel 2009 non c’è impianto criminale organizzato che non faccia forte affidamento sullo spaccio di stupefacenti, così come non c’è opzione speciale di GTA che non vada scovata all’interno di una città immensa senza alcuna indicazione; funziona così il sistema degli spacciatori, nascosti nei parchi pubblici, in zone isolate o nei vicoli stretti della cittadina, da scovare per poi aggiungere ai contatti, con tanto di “quotazioni di mercato”, offerte speciali e sorveglianza “fastidiosa” (100 telecamere da distruggere per far diminuire il prezzo delle droghe). Si hanno a disposizione diversi tipi di stupefacenti (acidi, erba, eroina, cocaina, ecstasy, calmanti), ciascuno con prezzo di vendita, d’acquisto e relative zone di spaccio “preferito”, ovvero territori dove una droga è pagata meglio rispetto alle zone standard.

Ovviamente erba e calmanti corrispondono alle droghe meno costose (e più smerciabili), mentre eroina e cocaina, di valore più alto, permettono guadagni maggiori. Riuscire a padroneggiare l’immenso sistema di spacciatori equivale ad avere una banca al proprio servizio: non appena servono soldi basta acquistare un prodotto nella sua zona favorita di vendita e andarlo poi a rivendere nella sua zona favorita d’acquisto, guadagnando lucrosamente (a patto che si conoscano abbastanza spacciatori). Si tratta di un espediente diverso e divertente, che se coltivato con buona frequenza può portare a risultati finanziari più che gradevoli: i soldi però non portano da soli la felicità, e per questo ci vogliono le armi.

In CW il servizio di Ammunation diventa online: grazia al proprio badger (il palmare di gestione email, mappa, affari e opzioni) ci si può collegare sul sito dell’azienda e mandare a ritirare tutte le armi che si sono sbloccate, in gran quantità. Spacciatori e Ammunation insieme creano il paese dei balocchi e una volta compreso questo sistema ci si ritrova subito pieni di soldi e armi. Se da un lato ciò coincide con una situazione positiva, dall’altro conclude gli sforzi del gioco e rende praticamente invincibile il caro protagonista, togliendo ogni stimolo al giocatore. Un’arma a doppio taglio, ma sicuramente uno dei più grandi punti di forza del capitolo e una delle migliori novità negli ultimi anni della serie.

Riepilogo

Qualche altra parola va spesa per gli altri aspetti tecnici omessi finora. Innanzitutto il sonoro, che perde il doppiaggio delle voci ma acquista una colonna musicale di altissima fattura, accattivante, orecchiabile, sempre adatta. I motivetti in auto o i sottofondi alle scene d’intermezzo entrano subito in testa e diventano presto dei tormentoni, mentre gli effetti audio si mantengono sempre fedeli.

La longevità rimane il punto di maggiore forza: la sola storyline di base è lunghissima, mentre il resto (tra missioni secondarie, lavori, sfide e obiettivi speciali) consiste in quasi il 50% del gioco. Le armi, come al solito tantissime, si differenziano per categorie e per livello (fino a cinque stelline), con prodotti sempre più potenti disponibili via via che si procede con la storia.

La difficoltà di gioco non è altissima (adatta a una console portatile) mentre l’azione si mantiene spesso viva grazie alla costante e incredibilmente massiccia presenza della polizia per le strade della città, a piedi o in volante, pronta ad inseguire il protagonista anche al minimo reato o urto con una delle loro auto; divertente anche il nuovo sistema di riduzione del grado ricercato, basato sulla distruzione di un certo numero di volanti lanciate all’inseguimento. Un ultimo complimento meritano le missioni, tante ma capaci di presentarsi sempre diverse tra loro, così da non essere mai ripetitive o simili: ovviamente l’elemento “spara di tutto contro tutti” c’è costantemente, ma si adatta di volta in volta all’obiettivo della missione con risultati egregi.


Una delle scene d’intermezzo: a sinistra Huang, a destra lo zio Kenny

E alla fine della sparatoria…

…restano mille altre azioni da poter compiere, mille altri obiettivi, tantissime opzioni e una possibilità di scelta infinita. In GTA Chinatown Wars quell’elemento di libertà presente negli altri capitoli si trasforma, diventando da puro passatempo sadico-omicida a vero impegno canalizzabile in una miriade di attività diverse, dal sistema degli spacciatori alle violenze, dalle gare nascoste ai gratta e vinci, sino a tutta la serie di lavori nelle missioni ambulanza, pompiere, taxi, tatuatore e poliziotto. Non bisogna dimenticare anche l’importantissimo elemento degli assalti: di tanto in tanto si possono trovare per le strade dei furgoni con un indicatore sopra che è possibile assaltare, rubare, portare al proprio nascondiglio e prenderne il contenuto (droga, armi ecc…); un piccolo passatempo (in alcuni casi piuttosto impegnativo) che aiuta anch’esso a movimentare l’azione, mentre magari si sta andando in giro a cercare spacciatori o violenze senza risultati.

In generale questo GTA è davvero un gran gioco, ha tutto al posto giusto, una miriade di missioni, una buona realizzazione tecnica, armi a non finire, massacri, minigiochi dappertutto (anche quando si ruba un auto), una trama piacevole e un personaggio dal grande carisma. Solo chi non gradisce il genere o chi non riesce ad apprezzare la nuova (o vecchia, fate voi) visuale potrebbe non rimanerne entusiasta, ma di sicuro questo non basta a togliere all’ultimo lavoro di Rockstar Games i numerosi complimenti che merita. Must have per i possessori di PSP.

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