Golden Sun: Dark Dawn – Recensione Golden Sun: L’Alba Oscura
Il Nintendo Ds, a tutti gli appassionati di gdr di stampo giapponese, sta regalando negli ultimi periodi delle autentiche perle che stanno facendo la gioia di tutti i videogiocatori innamorati di questo particolarissimo genere. Si sono alternati infatti nel giro di pochissimo tempo sulla console portatile di casa Nintendo capolavori del calibro di Dragon Quest IX, Kingdom Hearts Re-coded e ora questo terzo capitolo della saga di Golden Sun sottotitolato l’Alba Oscura. Camelot infatti, dopo ben sette anni di attesa, ha deciso di ridare vita a questa grande saga.
Che le colpe dei padri non ricadano sui figli
La trama, pur essendo indipendente e tranquillamente giocabile senza avere dei pregressi, affonda a piene mani nel retaggio passato della serie. Il gioco comunque, benchè incontrerete sulla vostra strada numerosissimi personaggi dei titoli precedenti, è provvisto di una comodissima enciclopedia che vi permetterà di sapere tutto di ciascun protagonista, luogo o circostanza già apparsi nel passato. Trent’anni prima degli eventi raccontati in questo titolo Isaac e i suoi valorosi compagni hanno evocato la potenza del Sole Dorato e così hanno potuto salvare l’umanità dalle tenebre. Ma questa evocazione ha comportato anche profondi mutamenti nella natura del pianeta stesso e perciò si è reso necessario studiare il fenomeno e nel contempo studiare una soluzione. Garet e Isaac quindi cominciano ad interessarsi al problema e iniziano anche ad addestrare i propri figli ai poteri psico-energetici, ma i ragazzi sono un po’ indisciplinati e perciò ne combinano di tutti i colori. Terry ad esempio, il figlio di Garet, distrugge uno strumento di rilevazione delicatissimo di Isaac e quindi il padre decide di mandare lui, Matthew, il figlio di Isaac e Karis, la figlia di Ivan, a recuperare i pezzi dello strumento danneggiato. Il viaggio risulterà lungo e pericoloso per i nostri protagonisti. Il plot è molto ben costruito, mai banale e soprattutto mette in luce in maniera molto netta le sfaccettate personalità dei protagonisti. I dialoghi, come è tradizione della serie, sono molto prolissi e molto spesso interromperanno l’azione dandovi il tempo di ponderare e prendere fiato dai combattimenti frenetici.
Djiin come prima, più di prima
La struttura del gameplay di Alba Oscura è rimasta invariata rispetto al passato, seguendo il motto squadra che vince non si cambia. Il gioco è un esempio da enciclopedia di jrpg. Vi ritroverete quindi molto spesso a gironzolare per villaggi sperduti interagendo con i personaggi non giocanti che vi potranno assegnare delle missioni secondarie, oppure vi aggirerete per dungeons popolati da una selva di mostri (e altrettanti incontri casuali) e sarà presente anche una forte componente legata alla risoluzione di enigmi attraverso i poteri mentali dei protagonisti. Soprattutto questo elemento rappresenta un tocco di classe nell’esperienza di gioco e vi permetterà di prolungare le vostre partite di molto grazie a questi astuti stratagemmi inventati dai programmatori. In combattimento sarete sempre affiancati dai vostri fidati djiin, ossia spiriti elementali che alterano o modificano le caratteristiche e le peculiarità di ciascun protagonista. Queste figure sono ben 72 sparse in tutto il gioco e daranno vita a combinazioni veramente speciali in termini di gameplay. La parola d’ordine del titolo sembra quindi essere customizzazione, ossia personalizzazione estrema dei personaggi principali per raccogliere il massimo risultato in battaglia. Potrete alternare terremoti a tempeste di ghiaccio fino a cicloni e tempeste per mettere fuori combattimento i vostri nemici. Tutto all’insegna dei 4 elementi. La difficoltà dei combattimenti è decisamente tarata verso il basso, per permettere anche ai non hardcore fans del genere di accostarsi senza eccessivi problemi a questa esperienza di gioco. Il gioco comunque dura una trentina di ore scarse, extra esclusi quindi ce n’è davvero abbastanza per farsi una bella scorpacciata
Comparto tecnico
Anche in questo caso la perizia di Camelot risulta evidente soprattutto grazie a una grande colonna sonora firmata dal maestro Motoi Sakuraba e da un motore grafico tridimensionale di tutto rispetto. Le animazioni dei personaggi sono parecchio convincenti, la grafica è fluida, le ambientazioni sono ricche di particolari curati a dovere e la palette dei colori conferisce un che di poetico alla struttura generale. Nei combattimenti lo stile si è fatto più maturo, il super deformed è stato abbandonato in favore di personaggi più realistici ed effetti realmente spettacolari, soprattutto nel caso delle evocazioni e dell’utilizzo dei djiin.
Golden Sun l’Alba Oscura è un ottimo titolo che farà la felicità degli appassionati della serie. Un titolo che guarda molto al suo passato e che è leggermente tarato verso il basso ma che è pur sempre un degno rappresentante di qualità di questo particolarissimo genere che sintetizziamo con l’acronimo jrpg.