Generation Zero – Recensione
Tra le uscite videoludiche più interessanti di questo ricco marzo, capace di offrire opere come Devil May Cry 5 e Sekiro: Shadows Die Twice, si registra anche l’arrivo del nuovo titolo di Avalanche Studios: Generation Zero, disponibile dal 26 marzo per PC, PlayStation 4 e Xbox One. Il setting immaginato dagli sviluppatori della serie Just Cause per questa loro nuova IP è la Svezia, reimmaginata in degli alternativi anni ’80 in cui la presenza umana è ridotta all’osso, sostituita da robot armati che pattugliano strade e città, alla ricerca di superstiti da sterminare senza pietà alcuna.
Immersi nelle lande svedesi per diverse ore, accompagnati dal nostro fedelissimo fucile e da un minaccioso rumore di rottami mobili alle nostre calcagna, siamo pronti a raccontarvi questa nostra ultima odissea.
Muoversi per le desolate pianure svedesi assume un retrogusto tutto particolare in Generation Zero: come abbiamo già accennato, siamo alla fine degli anni ’80 e macchine ostili presidiano il territorio, pattugliando senza sosta, giorno e notte, le varie località oramai entrate nella loro giurisdizione e attaccando chiunque incontrino sul loro cammino. Le città abbandonate testimoniano delle memorie passate, congelate in una stasi silenziosa che sembra aver lasciato tutto com’era un tempo, prima dell’avvento dei robotici assassini. Cosa è successo davvero? C’è ancora qualcuno rimasto in vita? Sarà necessario quindi muovere i primi passi alla ricerca del nostro Graal: dei sopravvissuti.
Il compito non è facilitato dalle dimensioni generose della mappa, che fungono da arma a doppio taglio nelle mani del giocatore: mettetevi delle scarpe comode e preparatevi a camminare in lungo e in largo, non mancando di preparare al contempo munizioni per ripulire luoghi brulicanti di nemici, che non esiteranno ad attaccarci in gruppo, mettendoci in forte difficoltà in caso non fossimo adeguatamente preparati. Esplorando diventa tuttavia possibile sbloccare le Safe House, edifici piazzati in punti nevralgici della mappa che possono essere utilizzati come meta per i tanto agognati viaggi rapidi. Una manna dal cielo, specie constatando la vacuità di cui spesso soffrono le lande svedesi, cosa che potrebbe scoraggiare anche i più incalliti amanti dell’esplorazione.
È fondamentale armarsi in maniera congrua e ben adeguata ai meccanici avversari: coadiuvare bocche da fuoco all’altezza dei mastodontici Tank – i nemici più grandi presenti nel gioco – con equipaggiamenti protettivi, first aid kit, e quant’altro di utile troveremo durante le nostre esplorazioni, sarà obbligatorio per evitare di fare una brutta fine. Razziare case disabitate diventa da subito una consuetudine, prestando attenzione a gestire al meglio un inventario dallo spazio limitato, ma comunque sufficiente a portarsi dietro tutto il necessario.
A tal proposito va sottolineata una gestione dei loot non proprio eccezionale, con nemici ostici da tirare giù – soprattutto quando si è alle prime armi e le risorse in possesso del giocatore sono risicate – che lasciano spesso drop inutili, rendendo delle volte preferibile scappare o nascondersi piuttosto che affrontare battaglie a viso aperto che decimano risorse preziose. Lo stesso gioco premia con dei punti esperienza – in un sistema di progressione del personaggio che salendo di livello può scegliere abilità utili da sbloccare – sia la vittoria negli scontri sia la fuga dagli stessi, non condannando nessun tipo di approccio. Gli oggetti saranno tuttavia reperibili praticamente ovunque, anche se non mancano nel mondo di gioco piacevoli sorprese, come zone nascoste o bunker pieni di risorse di ogni tipo. Gli interni dei vari edifici sembrano però troppo spesso copie di un numero davvero risicato di modelli base, ripetuti all’inverosimile e che lasciano poco spazio alla fantasia di chi vuole immergersi nel mondo creato da Avalanche.
Gli stessi robot, che a modo loro dovrebbero essere protagonisti in quanto elemento d’interesse e principale avversario, sono presenti in sei modelli differenti. Tralasciando la differenza in stazza, i nemici – le cui tipologie sono già poche – non brillano per varietà di design, men che meno per la loro intelligenza artificiale: più di una volta i loro comportamenti in determinate situazioni ci sono sembrati bizzarri e aggirabili con qualche arteficio di sorta; la cosa non suscita comunque troppo fastidio anche perché, trattandosi di macchine, è giusto aspettarsi comportamenti “meccanici” e facilmente leggibili dal giocatore.
Anche la trama principale procede a tentoni, con missioni poco chiare e troppo spesso simili tra loro; la modalità campagna in giocatore singolo infatti offre pochi spunti interessanti e originali. Discorso a parte invece per la modalità multigiocatore, in cui è possibile affrontare – fino a un massimo di 4 giocatori – la storia principale, in una sorta di co-op che diventa con merito la modalità migliore con cui fruire dell’esperienza. In gruppo, si sa, anche i compiti più ripetitivi riescono a intrattenere e affrontare le orde di robot diventa più sostenibile con qualcuno che ci guarda le spalle e capace di rianimarci in caso consumassimo completamente la barra di energia a nostra disposizione.
Generation Zero non delude dal punto di vista visivo e sonoro: alcuni scorci sono degni di nota e le musiche, che accompagnano i numerosi scontri di cui saremo protagonisti, contribuiscono ad alimentare la tensione, in un crescendo di adrenalina direttamente proporzionale ai colpi andati a segno e ai nemici abbattuti. Per fare un esempio: una particolare missione, in modalità multigiocatore, affrontata in un intenso diluvio notturno, ci ha lasciato estenuati e soddisfatti, in un alternarsi di attacchi frontali e prudenti ripiegamenti, alla ricerca di riparo dai robot più coriacei nel momento in cui le risorse sono venute meno. In questi momenti Generation Zero dà il meglio di sé, anche se va sottolineata la poca comodità di una chat testuale per coordinarsi e agire in gruppo.
Punto dolente, infine, è la presenza nel gioco di numerosi bug: nel corso della nostra avventura siamo stati testimoni di diversi inciampi – più di una volta ci è capitato di vedere i bipedi Hunter, creature dalla stazza abbastanza grande, entrare dentro gli edifici e incastrarsi, producendo un festival “cringe” di fastidiosissimi rumori e strani spasmi delle robotiche articolazioni – oltre a sparute cadute attraverso la mappa e qualche problemino nell’interazione con gli oggetti, oltre che con l’intelligenza artificiale che, come già scritto sopra, ci è sembrata balbettare in più di un’occasione.
Le interessanti premesse iniziali di Generation Zero naufragano parzialmente già dalle prime fasi di gioco. Il titolo, nonostante sappia a modo suo divertire – specie se in gruppo – e presenti spunti interessanti, è comunque afflitto da problemi non trascurabili, tra cui un numero considerevole di bug che fanno assumere all’opera più l’aspetto di una beta che di un titolo completo. Con qualche aggiustamento e bilanciamento, oltre a qualche necessaria aggiunta, si potrà arrivare a un prodotto più completo e più appetibile ludicamente.
Pro
- Piacevole da vedere
- Musiche d'impatto
- Divertente in gruppo
Contro
- Numerosi bug
- Poca varietà nei nemici
- Mappa eccessivamente dispersiva