Gene Rain – Recensione

Sviluppato e distribuito dalla cinese Deeli Network, Gene Rain è un titolo indie che rappresenta il punto di arrivo, e probabilmente anche di partenza, di uno studio attivo fin dal 2015. Parlare di Gene Rain dovrebbe quindi rappresentare un bel momento per tutto il mondo video ludico, grazie all’inserimento di una nuova realtà all’interno dell’ormai ampio panorama indie.

Purtroppo le premesse non sempre vengono mantenute, soprattutto quando ci si trova di fronte a un prodotto che, senza usare semplici eufemismi, si rivela un tentativo di clonare un titolo AAA molto famoso per tutti i videogiocatori Microsoft: mi riferisco ovviamente alla serie Gears of War. Riuscirà l’abilità e dedizione cinese nell’impresa di raggiungere la perfezione nella sua copia, così come accade per ambiti totalmente diversi come ad esempio la moda?

Attacco chimico

Addentrandoci nel futuro distopico di Gene Rain la sensazione è subito quella di un déjà-vu ma basandoci sulla trama ufficiale si evince che il plot del titolo è più originale di quanto cut-scenes e gameplay possano suggerire. Siamo nell’anno 2089 e un agente chimico, in grado di alterare la struttura genetica dell’uomo, viene rilasciato nell’aria: i più fortunati vedono i loro geni mutare mentre buona parte della popolazione perisce in breve tempo.

Gli eventi che andremo a percorrere nel titolo si collocano proprio all’inizio di questa “pioggia di geni” dove la Death Squad, una squadra speciale composta da umani e robot, cerca di fermare questa follia e ripristinare l’ordine. Chi ha lanciato l’agente chimico e per quale motivo? Tutte domande che non trovano facilmente risposta nei vari dialoghi tra i personaggi e nelle cut-scenes.

Del resto, Gene Rain comincia in maniera davvero confusionaria e, a un primo sguardo, sembrerebbe trattarsi di una classica invasione da parte di entità aliene dormienti. Fortunatamente, andando avanti nel titolo si riesce a comprendere meglio la trama pensata da Deeli Network anche se, in linea generale, la componente narrativa rimane molto poco coerente. Ciò che risulta chiaro fin da subito è invece il nostro compito come membri della Death Squad: dovremo fermare la minaccia della pioggia di geni distruggendo le “temibili” pale eoliche.

Senza dubbio i cultori delle energie rinnovabili potrebbero storcere il naso di fronte a tale scempio. Il nostro scopo però, è degno di questo sacrificio e per raggiungerlo ci faremo strada con tutti i mezzi a nostra disposizione tra serrati scontri a fuoco contro nemici molto poco intelligenti.

Gene of Wars

Fin da subito, con un sistema di puntamento, ricarica e copertura, il gameplay ricorderà la serie Gears ma senza aggiungere nulla di nuovo e originale. Il tutto risulterà molto deficitario e instabile, con momenti di giocabilità sufficiente che si alterneranno a momenti di frustrazione causa comandi poco efficaci ed efficienti.

Un esempio su tutti: accovacciarsi dietro un riparo e spostarsi da esso risulterà decisamente scomodo e poco reattivo, inoltre il riparo non garantirà la salvezza completa della nostra salute in quanto, a seconda dei nemici, continueremo in parte a subire danni.

La campagna di Gene Rain si articola in 4 zone di gioco in cui utilizzeremo diversi protagonisti della storia e, vista la mancanza della componente multi giocatore, dovrebbe risultare il fiore all’occhiello dell’intera produzione. Anche in questo caso con un gameplay fin troppo lineare – aprire porta o cancello, esplorare zona, affrontare orda di nemici, nuova zona, nuova orda e così via – e una trama caotica, Gene Rain non soddisfa.

Senza bug e scarsa risposta ai comandi, il titolo sarebbe completabile in un’ora di gioco scarsa, tuttavia i difetti riescono ad allungare un’esperienza di gioco che si conclude con una boss fight per niente epica che si conclude con dei titoli di coda in cui viene svelato l’arrivo di un seguito. Gene Rain non è un gioco completo, si avvicina più a una demo o a un primo capitolo di un titolo che è ancora work in progress, come il finale lascia suggerire.

Le apparenze ingannano…

C’è comunque una componente della produzione cinese che sfiora la sufficienza ed è quella del comparto grafico. Gene Rain gode di una buona resa visiva generale, seppur si palesino altalenanti livelli qualitativi nelle texture, soprattutto dei fondali, che cozzano con il buon lavoro fatto su quasi tutti i personaggi e nemici. Questo primo appagamento non è purtroppo totale, i frequenti cali di frame rate unitamente a una serie di effetti inadeguati non garantiscono al comparto grafico il riconoscimento sperato.

Nemmeno la componente audio riesce a risollevare un’esperienza di gioco frustrante e deludente. Una colonna sonora inesistente e un doppiaggio scadente non riescono a donare un tocco di epicità ai serrati scontri a fuoco in cui il divertimento sarà garantito esclusivamente dalle azioni ridicole di una IA deficitaria. In questo caso, salviamo giusto gli effetti sonori con una discreta resa di spari ed esplosioni, anche se di numero limitato e poco variegati.

Gene Rain è un’occasione mancata, un lavoro iniziato tre anni fa che probabilmente non porterà i frutti sperati. Allo stato attuale possiamo confidare solamente nei prossimi capitoli del titolo e nella sua futura versione VR, per avere un minimo di speranza che il titolo possa migliorare. Questo perché allo stato attuale Gene Rain risulta un gioco incompleto anche tenendo conto di qualsivoglia limite che un titolo indie possa incontrare in fase di sviluppo. Ci sono troppe mancanze per poterlo considerare un titolo Sci-Fi almeno passabile e questo perché quello che abbiamo avuto tra le mani e provato non risulta un gioco accettabile arrivati nella seconda metà del 2018.