Gears of War 3 – Recensione Gears of War 3
Ci sono titoli che segnano un’epoca ed altri che, grazie alla loro particolare grammatica ludica, riscrivono le regole di un genere. La pluripremiata saga di Gears of War merita di essere inserita in entrambe le categorie. Da quando il primo Gears of War apparve sull’ammiraglia Microsoft, quasi cinque anni fa, il genere dei TPS non è più stato lo stesso. Tutti gli sparatutto in terza persona si sono dovuti adeguare al nuovo e funzionale sistema di coperture dinamiche e ad un approccio alle sparatorie più ponderato, ma non per questo meno energico e violento; ad oggi i cloni del titolo Epic non si contano più (e non tutti possono dirsi riusciti).
Forte di una grande fama e di due capitoli osannati dalla critica, l’esclusiva 360 più invidiata di sempre ha ora aggiunto una terza freccia al suo arco: parliamo ovviamente di Gears of War 3. Il nuovo titolo Epic è sulla bocca di tutti ormai da parecchi mesi, tanto che l’attesa per la sua uscita era diventata quasi insostenibile. Le promesse da mantenere sono molte e l’eredità gravosa. Riuscirà il terzo GOW a soddisfare i fan? scopriamolo assieme.
Alla ricerca del padre perduto
La storia di Gears of War 3, com’è facile intuire, riprende da dove il predecessore si era interrotto. In seguito all’estremo sacrificio di Jacinto, la lotta tra umani e locuste non si è conclusa come si sperava. Le splendenti, letali locuste mutate in seguito al contatto con l’Imulsion, sembrano incontrastabili, ed iniziano a mietere vittime tra gli "Arenati", barricati in piccole fortezze di fortuna tra sporcizia e povertà. Il COG è ormai allo sbando, e tutte le speranze sembrano svanite nel nulla.
Marcus Fenix, Dom e la loro squadra si rifiutano di accettare i fatti, continuando a lottare nonostante tutto. Le cose cambiano quando Prescott, ex presidente della coalizione, rivela a Marcus che suo padre, Adam Fenix, è ancora vivo, ed ha tra le mani un progetto capace di porre fine alla minaccia delle locuste una volta per tutte. Com’è intuibile, il procedere della vicenda vedrà Marcus impegnato nella disperata ricerca del padre, in una gara senza tregua che ha come premio la salvezza della razza umana.
Suddivisa in cinque atti esattamente come i predecessori, la trama di GOW3 rapisce il giocatore pur non brillando di idee veramente geniali o innovative. Sono lo stupendo background e i carismatici personaggi a reggere le vicende, arricchite qua e la dà colpi di scena inseriti con magistrale tempismo. Il mondo dietro le sparatorie sembra sempre più vivo e realistico, e i protagonisti svestono in parte le vesti da duri e puri per mostrare un lato più sfaccettato ed emotivo, tale da renderli personaggi a tutto tondo. Da segnalare il finale, potentissimo e capace di accontentare i fan di vecchia data con una strizzatina d’occhio.
Non cambio ma stupisco lo stesso
Ludicamente parlando il terzo capitolo della saga non si discosta da quanto già visto in passato. Ritornano le immancabili coperture dinamiche, la possibilità di giocare in cooperativa e in genere una certa linearità di fondo nel level design. I ragazzi di Epic Games però non si sono limitati a svolgere il loro compitino, copiando pari pari la formula del secondo capitolo, ma hanno deciso di mettere mano alle pecche insite nel sistema di gioco, per sfornarne una versione migliorata e aggiornata. Il risultato non può che lasciare piacevolmente colpiti.
L’approccio al gameplay è stato totalmente rivisto. Questa volta il giocatore verrà accompagnato passo passo lungo situazioni sempre diverse, in un susseguirsi di eventi vari e mai uguali a se stessi. Non mancano, naturalmente, le sparatorie più classiche, dove ripulire una data zona da un’orda di avversari, ma non sono altro che situazioni preparatorie in vista di un modo nuovo di procedere o di combattere. A dar man forte a quest’inaspettata varietà interviene un rimpolpato arsenale bellico, fatto di nuove bocche da fuoco (come il Lancer Retrò o il Digger) e di vecchie conoscenze, probabilmente il più vasto della saga.
Come se non bastasse, ecco aggiungersi, alle immancabili postazioni mobili, dei simpatici esoscheletri metallici, indispensabili per superare determinate situazioni. Indossando uno di questi bestioni sarà possibile abbattere avversari troppo robusti, spostare casse troppo pesanti o sbloccare situazioni altrimenti insuperabili. Ovviamente, tutte le caratteristiche migliori della saga sono rimaste invariate, riproposte migliorate sotto quasi tutti gli aspetti. Ne sono un esempio lampante le boss fight, ancora più spettacolari ed esagerate, nelle quali il giocatore dovrà vedersela con mostri enormi dall’aspetto minaccioso.
Purtroppo, tornano anche alcuni difetti, come l’estrema linearità delle mappe (invero, veri e propri corridoi), la poco encomiabile IA avversaria e l’estrema facilità di tutta l’avventura. Un giocatore navigato troverà ben pochi ostacoli lungo il suo cammino, e per certi palati potrebbe risultare frustrante. Certo, sono pecche che la saga si porta dietro dal primo capitolo, ma non per questo appaiono meno evidenti o fastidiose. In ogni caso, sono piccoli nei che non intaccano, se non pochissimo, la bontà di tutta l’offerta, che si mantiene su livelli altissimi.
Al giocatore attendono dieci intensissime ore di gioco, un lusso per pochi shooter moderni.
L’unione fa la forza
Tra gli elementi meglio rivisti spicca il multiplayer. Niente da far gridare il miracolo, intendiamoci, ma rispetto al poco encomiabile online del secondo capitolo sono stati fatti passi da gigante. Epic Games ha capito che l’intero comparto andava rivisto, ed ha investito tempo per ovviare agli errori del passato. Il risultato è un multiplayer come tanti altri, ma godibile e divertente in puro stile GOW. Le modalità sono quelle del più classico degli shooter: cattura il leader, zona di guerra, esecuzione, re della collina e deathmatch, senza dimenticare la nuova coop a quattro giocatori, in cui quattro player seguiranno la vicenda principale aiutandosi a vicenda.
Non mancano opzioni originali, come la modalità bestia e la riproposizione dell’orda. La prima fionda il giocatore nei panni di uno dei tanti mostri presenti nella modalità principale, da prima quelli più deboli e poi, più avanti, dei veri pezzi da novanta. Lo scopo è semplice: in pochi secondi sarà necessario sterminare gli umani ostili, facendo piazza pulita nel minor tempo possibile. L’orda, invece, non è altro che un survival ricco d’azione, dove un gruppo di giocatori metterà a dura prova la sua resistenza contro un’infinita orda di locuste e splendenti. Di qualsiasi modalità si tratti, il sistema di ricerca ost regge abbastanza bene, senza troppe attese anche quando i giocatori saranno i soliti quattro gatti. Siamo sicuramente lontani dai fasti di altre produzioni, ma il risultato funziona e a giovarne non può che essere il giocatore, che si troverà tra le mani una componente online solida e validissima nonostante alcune imprecisioni.
Terzo capitolo che giochi, terzo Unreal Engine che trovi
Della potenza grafica dell’Unreal Engine 3.0 si era parlato da tempo, anche sulle pagine del nostro portale. Se già i primi due GOW avevano rappresentato una rivoluzione dal punto di vista grafico, i ragazzi di Epic Games non si sono adagiati sugli allori, scegliendo il nuovo motore grafico Unreal per il loro terzo pupillo. Il risultato è sicuramente strabiliante, e anche se lo stacco dal precedente capitolo è meno netto di quello tra il suddetto e il primo episodio, le migliore si vedono a vista d’occhio. I modelli poligonali sono più credibili, le texture ancor più nitide e la resa visiva lascia a bocca aperta. Senza parlare dell’ottimo sistema di illuminazione, capace da solo di dare ad alcuni ambienti la giusta atmosfera.
Parliamo dunque di un lavoro certosino, in grado anche questa volta di sfruttare al massimo le potenzialità della console Microsoft. Mai cali di frame rate, anche nelle fasi più concitate (prendiamo ad esempio le boss fight, caratterizzate da mostri talmente grandi da riempire l’intero schermo), e mai un minimo problema di pop-up nelle mappe più vaste e complesse, problema che minava in parte l’incredibile resa grafica del predecessore.
Come ogni nuovo GOW che si rispetti, anche questo terzo episodio gode di un’ottima componente musicale. Variando dai temi epici alle ballad struggenti (su tutte Mad World), la complessa soundtrack riesce a calzare a pennello, risultando talmente azzeccata da essere indivisibile dalle immagini su schermo. Forse alcuni pezzi non brillano per genialità compositiva, ma quando musica e immagini si fondono così bene sono piccolezze facilmente soprassedibili. Da dimenticare il doppiaggio italiano, come sempre inadeguato e incapace di reggere il confronto con quello inglese. Non tutti i doppiatori sembrano adeguati per il personaggio che doppiano, e in certi frangenti si nota un fastidioso labiale fuori sincrono.
Verdetto finale
Gears of War 3 chiude in maniera fenomenale una delle saghe più importanti dell’attuale generazione. Esageratamente epico, fracassone e, diciamolo pure, tamarro, il terzo capitolo dell’epopea firmata Epic non delude le pur altissime aspettative, attestandosi come uno dei titoli di punta della stagione. I ragazzi di Epic Games non hanno puntato sull’innovazione, bensì sull’evoluzione. Il prodotto finale non si discosta per niente da quanto la saga ha abituato da tempo, ma tutto è stato rivisto per tentare di raggiungere la perfezione.
Se siete amanti della saga compratelo pure ad occhi chiusi: Gears of War 3 non mancherà di stupirvi e intrattenervi.
Se invece vi avvicinate alla saga per la prima volta, potrebbe essere quella buona per procurarvi anche i primi due episodi. Sicuramente non ve ne pentirete.