Game of Thrones – Recensione
Le Cronache del ghiaccio e del fuoco, la saga letteraria (ancora in corso) di George R.R. Martin, ha raggiunto ormai una notorietà globale sopratutto grazie alla serie televisiva Il Trono di Spade (il cui titolo originale è Game of Thrones). Quando alcuni mesi fa fu annunciata l’uscita prossima di un gioco di ruolo ambientato in questo universo letterario molti di noi si chiesero se sarebbe stato l’ennesimo prodotto collaterale di una serie di successo senza nulla da offrire o se invece potesse essere un ottima occasione per sfruttare uno dei contesti fantasy più atipici e interessanti mai creati. Finalmente è arrivato il momento di scoprirlo e vedremo quanto in realtà le cose siano più complesse.
Approdo del Re, la Barriera, i Sette Regni ci aspettano
Nonostante il successo, fino ad ora il mondo videoludico non ha offerto moltissime opportunità per potersi calare nel mondo ideato da Martin. Un mondo complesso, che definire fantasy alle volte sembra persino forzato in quanto, nonostante siano presenti alcuni elementi in comune con questo genere, la saga offre un ambientazione verosimile che offre una realtà alle volte crudele dove non c’è un protagonista che nonostante tutto persegue la sua via, ma anzi ci sono diversi punti di vista in cui nessun personaggio è perfetto o al sicuro da una fine prematura. Per dirla in breve, il mondo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco è un universo dove miseria e ingiustizia sono ben presenti, in cui le lotte di potere dilaniano e riassemblano equilibri feudali, e in cui è difficile fidarsi anche delle persone più vicine. Una saga ricca di sfaccettature familiare a molti tramite la versione cartacea bestseller o più probabilmente attraverso la controparte televisiva.
Come dicevamo, Game of Thrones è stato un titolo che ha generato una discreta curiosità nei mesi addietro, grazie ad anteprime e trailer: infatti, nonostante per molti fosse scontato aspettarsi un disastro totale, come di solito accade nel caso di giochi legati ad un marchio di successo, non mancarono coloro che nutrirono qualche speranza nei confronti del titolo annunciato da Cyanide Studios. Una volta avviato il gioco si nota subito l’influsso della trasposizione televisiva (anche perchè il gioco è patrocinato da HBO), nei titoli di testa infatti è da registrare la gradita presenza della medesima colonna sonora presente nella sigla d’apertura dell’omonima serie; nonostante ciò possa far venire la preoccupazione che il titolo sia unicamente un enorme pubblicità per quest’ultima, via via che andremo avanti nel gioco noteremo come le colonne sonore della serie televisiva siano riproposte nel gioco appositamente ed in modo tutt’altro che fuoriluogo. Come se ciò non bastasse, questo non è l’unico elemento in comune che incontreremo, infatti durante il gioco incontreremo numerosi personaggi dai volti familiari per chi ha seguito la serie tv, come ad esempio Joer Mormont oppure Cersei Lannister, in quanto quest’ultimi avranno sembianze appositamente rassomiglianti a coloro che li hanno interpretati, ed anche le ambientazioni note che via via incontreremo (come la Barriera o Approdo del Re) avranno elementi che richiameranno prettamente la trasposizione televisiva.
Cala la notte e la mia guardia ha inizio
Fatto questo necessario preambolo, è il momento di analizzare ciò che questo RPG basato sulla saga ha da offrire al genere RPG e al panorama videoludico in generale. Una volta avviato il gioco la prima cosa che si nota non è delle più piacevoli ed anzi sembra confermare tutti i peggiori timori di chi ipotizzava un fiasco, infatti la cosa più eclatante e visibile è una grafica estremamente scarna e datata. In effetti un elemento simile a partita iniziata non è per niente positivo e farebbe storcere il naso a molti precipitandoli nella delusione e nello sconforto, è un difetto importante di cui torneremo a parlare più avanti. Andando oltre le conclusioni affrettate però si inizia a notare pian piano qualcosa, che a poco a poco diventa un chiaro barlume di speranza che ci rincuora. Questo barlume consiste nell’accorgersi via via di come il contesto in cui verremo calati sia esattamente quello dell’universo letterario di Martin, iniziando così a provare sensazioni familiari nel leggere i dialoghi e nell’addentrarci in situazioni e luoghi tipici di Game of Thrones. Il tutto è ben reso specialmente dalla presenza di due protagonisti molto diversi, la cui storia strada facendo s’intreccerà in modo coerente e ben narrato all’interno delle vicende dei sette regni: il primo che incontreremo sarà Mors Westford, un veterano dei Guardiani della notte, mentre il secondo sarà Alester Sarwyck, primogenito di una casa fedele ai Lannister che decise di autoesiliarsi approdando nelle città libere divenendo un prete rosso, un sacerdote del culto di R’hllor, il Signore della Luce. Entrambi gli eroi che impersoneremo avranno in comune l’aver vissuto gravi eventi ai tempi della ribellione di Robert Baratheon, ribellione conosciuta come la guerra dell’usurpatore.
Una vecchia formula che ci mancava
Questo titolo si presenta sotto molti aspetti come un gioco vecchio stile, e questa è già una di quelle cose complesse a cui accennavamo nell’introduzione, infatti questa serie di elementi porta con sé aspetti dalla doppia faccia che se da un punto di vista possono essere giudicati positivi, dall’altro possono apparire negativi. In primo luogo, nonostante i nostri personaggi siano ben caratterizzati, all’inizio avremo la possibilità di operare un ulteriore personalizzazione, potendo decidere tra diversi stili di combattimento e di conseguenza anche diverse abilità e modi di giocare. A questo si aggiungono altri elementi di complessità che di recente sono un po’ scomparsi dal panorama dei videogiochi RPG e che potrebbero anche intimorire alcune categorie di giocatori facendogli temere un eccessiva difficoltà, ad esempio ci verrà chiesto di distribuire punti in varie statistiche, di distribuirne altri nella padronanza di determinate armi, inoltre se vorremo potremo determinare un particolare equilibrio tra tratti positivi e negativi. Nonostante questi elementi possano apparire complessi, con il tempo si scopre quanto lo siano solo in apparenza e che non sono uno scoglio reale per i giocatori e, anzi, forse aggiungono quel qualcosa in più che potrebbe essere gradita dai più nostalgici. Oltre ciò ci sono altri aspetti che meritano di essere discussi, il primo di questi è senz’altro positivo e riguarda la presenza di numerosi dialoghi ben scritti e complessi che ci porranno in diverse situazioni con cui sarà interessante confrontarci forti dell’ottimo comparto narrativo, e questi sono elementi benvenuti che ricordano ad esempio qualcosa in linea con i giochi Bioware di una volta, che nei loro titoli più recenti si ritrovano invece più infiacchiti. Rimanendo in tema Bioware il terzo elemento è il sistema di combattimento, che ricorda Dragon Age: Origins volendo citare un esempio recente, anche se non mancano elementi in comune con altri RPG di una volta, di certo è da notare la presenza di numerosi elementi di complessità come i tipi di armatura, le armi, l’utilizzo di ampolle come armi ambientali, etc…
La notte è oscura e piena di terrori
Elementi positivi di certo non ci possono far ignorare le troppe cose che non vanno. Innanzi tutto è necessario ritornare al più grave peccato, già ampiamente accennato nei paragrafi precedenti. La grafica del gioco è davvero arretrata e scarna, troppo per un titolo uscito nel 2012 al punto da divenire un pessimo biglietto da visita per i giocatori, alcuni dei quali vedendola potrebbero non resistere all’intento di chiudere il più presto possibile il gioco in preda alla delusione totale. Le opzioni grafiche purtroppo aiutano ben poco in quanto il gioco non offre una particolare gamma di opzioni, rendendo tutto ben poco scalabile e costringendoci a dover scegliere solo tra due opzioni: scarna e ultra-scarna. Purtroppo ad bilanciare ciò, il fatto che le armature siano più che guardabili non è per niente sufficiente in quanto ciò finisce sempre per stonare con texture delle ambientazioni e dei personaggi davvero poco all’altezza. Altro elemento negativo che farà storcere il naso ai giocatori nei primi minuti il gioco è la telecamera, mal gestibile nelle fasi di esplorazione e troppo ravvicinata al personaggio, impedendo così una piena visuale. Unita ad una telecamera migliore avremmo preferito anche una migliore gestione delle ambientazioni per essere rese più evocative nella loro struttura. Dal punto di vista del gameplay aggiungiamo la frustrazione nell’effettuare scelte sbagliate nella personalizzazione dello stile di combattimento e nel livellamento del proprio personaggio che potrebbero allontanare il giocatore, poichè alcune scelte potrebbero essere particolarmente efficaci a discapito di altre a ciò si lega con un ultimo elemento: l’interfaccia, che come dicevamo rispecchia dei titoli del passato, forse troppo, risultando scomoda e apparentemente complessa per i giocatori, specialmente se già disorientati dall’impatto iniziale avuto con la grafica.
Conclusione
Se il timore era quello che questo gioco una volta rilasciato fosse stato senz’anima in quanto una mera produzione pubblicitaria di una serie televisiva di successo, questa preoccupazione è stata fortunatamente dissolta, il titolo anzi si fa forte di elementi degni del genere RPG che non si vedevano da tempo, offrendo un ottimo comparto narrativo affiancato da buoni dialoghi. Tuttavia questi aspetti senz’altro positivi vengono minati da insufficienze pesanti dal punto di vista grafico e dell’interfaccia nei confronti dell’utente. Per appassionati di lunga data del genere videoludico o della saga letteraria il titolo potrebbe apparire ottimo, mentre per altri il giudizio potrebbe calare drasticamente. Complice del giudizio negativo potrebbe essere anche il prezzo di rilascio troppo alto a fronte dei difetti presenti.