Freedom Wars Remastered Recensione
Il fallimento di PS Vita rimane per me uno dei momenti più tristi del settore dei videogiochi. Sono molto affezionato alla console portatile Sony, tanto da giocarci ancora qualche volta, in particolar modo mi fiondo su due dei miei giochi preferiti di sempre: Freedom Wars e Soul Sacrifice Delta. Per questo motivo non potevo che essere contento dell’annuncio di Freedom Wars Remastered!
Freedom Wars Remastered apre quello si prospetta essere un anno davvero ricco per noi videogiocatori, almeno sulla carta. Certo, una remastered come primo titolo importante del 2025 potrebbe non interessare a molti, eppure per me Freedom Wars Remastered rappresenta un’ottima occasione per recuperare uno dei titoli più interessanti e coinvolgenti dell’intera libreria di PS Vita.
Nel 2014 Sony pubblicava su PS Vita un Action RPG dal nome Freedom Wars, sviluppato dalla collaborazione di tre studi differenti: Dimps, Shift e Japan Studio – studio a cui ero particolarmente legato prima della sua chiusura. Sony, che detiene la proprietà intellettuale del gioco, ha concesso a Bandai Namco i diritti di pubblicazione di questa remastered, che si prepara a ricevere una seconda opportunità su delle nuove piattaforme: PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch e PC via Steam.
Freedom Wars Remastered Recensione | La lotta per la libertà
Anno 102013, la Terra è stata devastata da un cataclisma ecologico e le poche risorse rimaste sono contese ferocemente tra i sopravvissuti che hanno costruito delle città-stato fortificate chiamate Panopticon. Ogni Panopticon opera in maniera indipendente, rastrellando quante più risorse possibili in una terra ormai in rovina.
Ogni aspetto della vita è rigidamente controllato e regolato, e la libertà individuale è un concetto ormai dimenticato. La società presenta una marcata distinzione di classe: i cittadini e i peccatori. I cittadini vengono considerati delle risorse preziose e che permettono la prosperità del proprio Panopticon (ad esempio ingegneri, dottori, politici e così via), mentre i “peccatori” vengono considerati colpevoli del crimine di esistere e di consumare le risorse a discapito dei cittadini.
Fin dalla nascita ai peccatori viene inflitta una condanna di 1.000.000 di anni che può essere ridotta grazie a delle opere di “volontariato”, ovvero delle missioni pericolose in cui si affrontano Rapitori, creature artificiali che rapiscono i cittadini degli altri Panopticon da utilizzare come risorse. Anche il nostro protagonista è un “peccatore” che sfortunatamente si è macchiato di un crimine riprovevole nei confronti del proprio Panopticon: perdere la memoria.
Attraverso le missioni, il giocatore cercherà di riacquistare la propria libertà, introducendo anche un elemento chiave all’interno del gioco, ovvero i diritti. Oltre alla pena, ai peccatori sono concessi pochissimi diritti di base, che possono essere acquistati con punti guadagnati in missione. Ho apprezzato molto questa meccanica in quanto riflette la natura oppressiva della società che spinge i peccatori a impegnarsi sempre di più per ottenere delle piccole libertà, come il diritto di sdraiarsi, di riposare, o anche di parlare con gli altri detenuti.
Il sistema dei diritti è davvero funzionale e ti porterà a fare attenzione a ogni singola azione che vorrai fare, o non fare. Ad esempio, non è consentito né stare in silenzio né rimanere immobili. Dal punto di vista dei cittadini, stai sprecando del tempo prezioso, una risorsa primaria che ti è stata concessa dal tuo Panopticon per un bene superiore.
E per non farci mancare niente, sarai seguito da un automa che ti controllerà costantemente, applicando anche delle sanzioni se necessario. Il concetto dei diritti e la costante sensazione di essere osservati rendono il mondo di gioco vivo e coinvolgente. Sfortunatamente, come per la versione PS Vita, il sistema dei diritti non è stato approfondito più del necessario rendendola quasi una meccanica di passaggio. Lo si nota quando si ottengono i primi diritti importanti dandoci quasi una completa libertà e andando a snaturare il concetto di peccatore che deve scontare una pena.
La trama si sviluppa attorno a un cast corposo e decisamente bizzarro, come Carlos che, non so bene il perché, indossa tre cravatte (è dai tempi di PS Vita che me lo sto chiedendo!). La trama si sviluppa in maniera lineare condita da diversi colpi di scena, ma a livello di sceneggiatura pecca di qualche ingenuità, tra discorsi fine a se stessi e altri che risultano piuttosto banali.
Per il bene del Panopticon
Freedom Wars Remastered è si un titolo originale, ma che si ispira fortemente a Monster Hunter in cui bisogna affrontare mostri giganti, in questo caso i Rapitori, con lo scopo di farmare pezzi per costruire armi sempre più potenti. Al contrario di Monster Hunter, in cui abbiamo una vasta mappa da girare alla ricerca del mostro, Freedom Wars utilizza un approccio più immediato. Le missioni si svolgono in delle aree piuttosto contenute dove l’esplorazione entra totalmente in secondo piano.
La principale fonte di farming sono i pezzi dei Rapitori, che possono essere staccati con l’utilizzo di armi da fuoco (alcune davvero esagerate nel design), da taglio o da impatto. Ogni arma ha le sue caratteristiche e richiede un approccio diverso al combattimento. Il giocatore può anche equipaggiare diversi tipi di moduli che influenzano le statistiche e offrono bonus passivi.
Il sistema di combattimento è piuttosto veloce e reattivo rispetto a quello proposto da Capcom, con un focus sull’uso del rovo, una sorta di rampino energetico che permette al giocatore di muoversi rapidamente sul campo di battaglia, aggrapparsi ai nemici e persino strappare loro parti del corpo per ottenere materiali. Esistono tre tipi di rovo: catturanti, difensivi e curanti. Il rovo permette anche di buttare a terra i Rapitori, consentendo così alle varie unità di concentrare l’attacco sulle diverse parti del corpo.
Ricordi poi dell’automa che ti controlla sempre? L’automa ci segue sul campo di battaglia, diventando un vero e proprio alleato a cui potremo impartire degli ordini che variano in base al nostro livello e ai diritti che abbiamo a disposizione. Possiamo ordinargli di coprirci le spalle, di attaccare il nemico, di rimanere in posizione, di trasportare i cittadini o anche di raccogliere oggetti per noi.
Il gioco offre una vasta gamma di missioni, che variano per obiettivi e difficoltà. Alcune missioni richiedono di sconfiggere un determinato numero di nemici, altre di proteggere obiettivi o di scortare civili. Come per la versione PS Vita, anche nella remastered è stato introdotta la componente online che ci permette di affrontare missioni con altri tre giocatori. Questo ci permette di affrontare missioni sempre più pericolose e ottenere così delle ricompense migliori.
Semplice versione rimasterizzata o c’è dell’altro?
Per mia curiosità personale, ho provato a rigiocare alla versione PS Vita e credimi il lavoro di remastered effettuato da Dimps è davvero di buona fattura. Alla base rimane pur sempre un titolo da piattaforma portatile, ma la resa grafica adesso è più nitida e le prestazioni più solide rispetto alla controparte portatile. La versione PS5 gira infatti in 4K e 60 FPS, come anche confermato dall’ultimo trailer pubblicato da Bandai Namco.
Se invece ti stessi domando se in Freedom Wars Remastered sono stati apportati dei cambiamenti alle meccaniche di gioco, posso dirti che i cambiamenti riguardano principalmente l’ottenimento dei materiali e la creazione dei moduli e delle armi, molto più semplice rispetto alla versione PS Vita. Ho notato infatti che si ottengono più materiali rari rispetto al passato, dove anche se facevi tante volte la stessa missioni dovevi in qualche modo avere molta fortuna per ottenere proprio il pezzo di cui avevi necessità.
Altra meccanica aggiunta in Freedom Wars Remastered è il peccato mortale, ovvero una sorta di modalità difficile dove il peccatore è consapevole di essere un “criminale” e come tale si autoinfligge una pena ancora più severa da scontare. Selezionando il peccato mortale, i diritti da ottenere avranno un costo maggiore e le missioni diventeranno più difficili, ma al tempo stesso si possono ottenere più ricompense pregiate e gli anni scontati sono maggiori.
Una seconda occasione non si nega a nessuno
Non mi stancherò mai di dirlo, Freedom Wars rimane per me uno dei titoli migliori di sempre mai usciti su PS Vita. So che stai pensando “non che ci voglia molto” dato lo scarso supporto della console, però posso garantirti che è un’esperienza davvero appagante con un sistema di combattimento frenetico e riuscito.
Ci tengo comunque a precisare che la natura da console portatile si sente – eccome se si sente – con un sistema di combattimento si divertente, ma ormai superato con il passare degli anni. Ricordati che Freedom Wars ha dieci anni sul groppone e una semplice remastered non può di certo cambiare la natura del gioco; per quello sarebbe necessario un remake o un secondo capitolo.
Freedom Wars merita sicuramente una seconda chance, specialmente adesso che non è limitato a una console specifica come PS Vita. Il mondo di gioco è unico nel suo genere, mentre il gameplay rimane ancorato al passato, in particolar modo il sistema di farming dei materiali che potrebbe risultare a lungo andare piuttosto ripetitivo.
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Una remastered necessaria per riportare in vita l'IP
Pro
- Il setting e alcune meccaniche rimangono originali
- Buon lavoro di rimasterizzazione
- Gameplay frenetico e con diversi approcci
Contro
- La natura da console portatile old gen si sente tutta
- Il sistema dei diritti meritava maggior profondità
- Alla base rimane un gioco piuttosto ripetitivo