Fort Solis RECENSIONE Una tesa passeggiata su Marte
Vuoi il TLDR di questa “Fort Solis Recensione su PS5”? Fort Solis è quello che spero sia il capostipite di un nuovo genere.
Lasciami spiegare.
Mi capita spesso, come probabilmente a te che mi leggi, di trovare divertimento in titoli che prendono una formula già sperimentata o introdotta da altri e la esaltano, o danno ad essa un loro “twist”.
Enter the Gungeon è tecnicamente solo un bullet hell, genere che nel 2016 più che ora non sembrava avere molto altro da dire, ma la struttura di gioco, il design di character e nemici e in generale l’umorismo sottile che perme il titolo pubblicato da Devolver hanno portato a più di 3 milioni di copie vendute [dato di Gennaio 2020].
L’Inscryption di Daniel Mullins (e casualmente sempre pubblicato da Devolver) prende le meccaniche da classico deck-building, ci spolvera un po’ di sano meta come da tradizione mullinsiana e… beh, Game of the Year ai Game Developers Choice Awards del 2022, fra le altre cose.
Il coraggio di provare ad introdurre un genere
Non se ne contano troppi, ma ci sono comunque memorabili esempi di titoli che, nel provare appunto a mettere la propria cifra stilistica su un genere, finiscono per perfezionarlo (ne ho recensito un altro poco fa).
Se ti fermi a pensarci, però, c’è un genere di gioco, almeno a considerare il debito stilistico che abbiamo verso il mondo cinematografico (più nella definizione degli stilemi di genere che nella delineazione dei modus narrandi stessi) che difficilmente si vede: il thriller.
Sì, starai obbiettando in questo momento, i titoli di Cage (i.e., Heavy Rain), parlano molto del linguaggio del genere thriller, definito dal Cambridge Dictionary: “a book, play, or movie that has an exciting and frightening story“, letteralmente un libro, un opera o un film che hanno una storia eccitante e spaventosa. L’accavallamento con l’horror è impossibile da evitare.
Accavallamento perché, se nel linguaggio cinematografico il thriller tende a ingaggiarti intellettivamente, mentre l’horror mira a una reazione fisica a quello che stia guardando, il videogioco tocca entrambi questi diagrammi di Venn e ci aggiunge l’elemento interattivo. Esiste quindi un gioco horror che non sia anche solo marginalmente un thriller?
Fort Solis RECENSIONE fra terrore e tensione
Ed è proprio in questo accavallamento che Fort Solis si ritrova, e più e più volte il team di sviluppo ha dovuto rispondere alla richiesta di conferma che Fort Solis non è un horror. D’altronde scagli il sasso chi, anche solo a guardare il menu principale del titolo, sia capaci di non saltare con il pensiero ad un Doom, un Dead Space, un Callisto.
Quindi no, te lo confermo anche io: niente jumpscare, niente mostri… solo l’isolamento della mente umana che, a distanze colmabili ma comunque incomprensibili da ogni cosa si possa vagamente chiamare casa (la tua abitazione? il tuo pianeta? la tua famiglia?) si si spezza.
Non sorprende che a livello tematico il titolo di Fallen Leaf e Black Drakkar Games sia così tanto in debito (o in credito?) al Covid, e, avendo come te vissuto ogni ora di quel coprifuoco continuo, mentre i corpi in strada si accumulavano e i 350 metri da casa dei tuoi sembravano anni luce, è davvero impossibile non vedere quei tratti di nera assonanza con una pandemia che a ripensarci un po’ ha del fantascientifico.
Nello spazio nessuno ha bisogno di sentirti urlare per sapere che hai paura
Trovo incredibilmente affascinante, tanto adesso a parlartene quando durante la run, che a “far paura” in Fort Solis siano elementi ben più orrorifici per la loro stessa natura, rispetto a necromorfi o demoni infernali.
Solitudine.
Lo spazio.
L’essere in un pianeta a 250 milioni di chilometri dal pianeta in cui sei nata/o.
Non c’è bisogno di mostri quando a farti compagnia hai solo il silenzio, forse lo sfarfallio di una luce, magari l’intermittenza di un led verde in fondo al corridoio. Fort Solis non ha bisogno di inserire elementi di terrore, perché per quello basta il nostro cervello, le nostre paure primordiali.
Sto girando apposta attorno alla trama, perché l’avventura offerta alla tua mente da Fort Solis è molto veloce (6 ore circa più eventuale tempo aggiuntivo passato a trovare ogni videolog, audiolog o collezionabile) e dirti anche solo qualcosa in più di quello che si può recuperare online è mancare di rispetto all’opera.
Una trama ben distribuita, forse un po’ opaca se non si fa attenzione
Sei Jack, un tecnico a fine turno in una delle stazioni minerarie dislocate su Marte quando, senza troppo preavviso, tu e la tua collega ricevette un segnale di allarme da Fort Solis, una base a pochi minuti da voi. Al tuo arrivo si capisce molto velocemente che qualcosa non va, e da lì parte davvero la vicenda. Te l’ho detto, più di cosi, del comparto narrativo, non dirò.
4 capitoli ben distribuiti, che io ho spezzato in due momenti di gioco diversi, un buon ritmo, fatto di tanti silenzi, spezzati solo dai rumori di una base che si sgranchisce le gambe e di una tempesta sempre più vicina.
Il (poco) motion capture è di buona fattura, ma i tanti audiolog e videolog sono al limite dell’eccelso, grazie alle ottime performance di Julia Brown, Roger Clark e Troy Baker.
Purtroppo alla fine della mia prima run avevo missato qualche videolog evidentemente importante, perché i protagonisti erano terrorizzati da “qualcosa” che era successo e che aveva la possibilità di ripetersi, ma mi sentivo letteralmente al di fuori dei discorsi perché Jack sembrava sapere qualcosa che non sapevo io.
Picchi visivi su PS5
Unreal Engine 5.2 qui mostra molti dei suoi muscoli (guarda l’ultimo trailer e capisci), restituendo una comprensione tecnica e materiale degli ambienti che non posso che definire fotorealistica. Ogni corridoio di manutenzione, ogni stanza, ogni piccola escursione esterna alla base è realizzata in modo tecnicamente ineccepibile.
Il comparto sonoro è straordinario, complici un sound design che mi illude che il tutto sia stato effettivamente girato dentro una base su Marte, e una soundtrack la cui essenzialità sembra sposarsi fin troppo bene con il senso di voluto senso di vuoto narrativo che Fort Solis mette in scena.
Camminatori su Marte
Se nell’arrivare a questo punto di questa Fort Solis Recensione su PS5 hai la sensazione di essere di fronte ad un walking simulator… beh, hai più o meno ragione, ma non lo devi vedere come un problema. L’immersività narrativa e la sospensione di incredulità di cui Fort Solis necessità non potrebbe realizzarsi in altro modo.
Cammini lentamente, i QTE sono immediati e quasi ostili, e tu non sei un eroe. Anche le poche meccaniche che non sono QTE sono fin troppo semplici, tanto da farmi dubitare che si possa davvero parlare di interazione con il gioco, quanto più di una passiva testimonianza della storia scritta per me.
La tua vera interazione, o almeno quella che ti è apparentemente richiesta, è l’immersione in quello che sta succedendo, la comprensione di ciò che potrebbe succedere e il cedere alla credibilità (umana, non situazionale) di ciò che ti scorre davanti agli occhi.
Non giustifico completamente la scelta di diminuire i player verbs a praticamente “camminare” e “premere X”, ma è una scelta coerente con lo scopo ludico del titolo di Fallen Leaf, quindi…. kudos. Non c’è molto altro che posso dire di Fort Solis che non sia uno spoiler, però aspettati una profonda linearità nell’esperienza.
Fort Solis è un nuovo coraggioso tentativo di portare su console (PS5, in questo caso) un genere finora esclusiva del mondo cinematografico, quello del thriller. La durata piuttosto concisa del titolo di Fallen Leaf gioca a suo favore, dato che le poche meccaniche presenti potrebbero allontanare chi cerca esperienze più squisitamente action.
Se a livello tecnico siamo davanti a qualcosa di eccezionale e molto pulito, la narrazione prende il senso di solitudine pandemico e lo eleva a character drama che difficilmente non ti coinvolgerà e intrappolerà in una dinamica spirale di “Cosa?” e “Chi?”.
Tecnicamente eccezionale, introduce il thriller videoludico
Pro
- Il primo vero esempio di thriller videoludico
- Gli scorci del pianeta rosso e gli ambienti della base sono di altissima qualità
- Doppiaggio e sound design rasentano la perfezione
- Motion capture, pur nel limitato contesto dei videolog, davvero buono
Contro
- Ad uno sguardo superficiale è l'esaltazione del walking sim
- Le meccaniche vere e proprie sono poche e ci sono tanti QTE