For Honor – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Durante la sua storia il genere umano ha sempre provato uno strano amore perverso nell’uccidersi a vicenda. In migliaia di anni litri di sangue hanno colmato i solchi della terra, colorando di rosso gli immensi teatri di guerre titaniche in nome delle più disparate cause. Spade si sono scontrate per il potere, coltelli hanno tranciato carne per amore e fuoco ha arso intere città per la fede.

Per ogni guerriero degno di essere definito tale però è la ricerca di un unico concetto la chiave che tende ogni suo muscolo e che attiva ogni suo nervo. Una sola parola capace di infiammare i cuori dei più arditi condottieri e di far rabbrividire le membra di chi non è degno di appropriarsi di una tale virtù: l’onore.

For Honor


Io porto la guerra

La terra tremò e tutto in un secondo venne meno. Non c’è dato sapere altro. “Iniziò così un millennio di conflitti. Mille anni di guerra, i più grandi guerrieri che l’uomo abbia mai visto, il motivo dei loro scontri perso nel tempo.” Ma la guerra non era destinata a durare per sempre, o almeno così sembrava. Quando i conflitti furono sul punto di cessare fece la sua comparsa Apollyon, spietata comandante della legione di ossidiana.

Il suo credo è semplice: non vi è altro metodo al di fuori della guerra e dello scontro per scoprire chi davvero è degno di vivere su questo mondo. L’onore è tutto quello di cui un uomo ha bisogno e non vi altra maniera se non la guerra per provarlo. In guerra non devono esistere ignavi o prigionieri, ma solo vincitori e morti. Apollyon in virtù della sua convinzione riaccenderà i fuochi della guerra ogni qual volta questi verranno meno, cercando al tempo stesso di arricchire le fila della sua legione.

Intorno a questi avvenimenti e a queste idee vorticano le vicende narrate nella campagna in singolo e le battaglie consumate nel multiplayer dell’ultimo titolo Ubisoft: For Honor.

For Honor

Abbiamo messo le mani su For Honor al Day One e abbiamo preferito attendere qualche giorno in più per dire la nostra su questo titolo. Questa scelta è figlia di due principali fattori: la profondità del titolo e la paura di dare un’opinione troppo esaltata dovuta alla grande carica emotiva che questo gioco riesce a dare.

Prendendo come spunto il primo motivo elencato poc’anzi iniziamo parlando della colonna portante di questo titolo: il gameplay. Nel corso degli anni molti titoli hanno provato a portare un combat system all’arma bianca in grado di restituire un giusto feeling a metà tra realismo e arcade, ma molti pochi ci son riusciti e anche quando qualcuno riusciva a emergere dalla massa comunque il tutto risultava un po’ confuso o incompleto. For Honor a nostro avviso incarna invece, sotto questo aspetto, la perfezione.

Il sistema è molto semplice: due tipi di attacchi (debole e forte) che potrete concatenare con delle combo preimpostate in pieno stile picchiaduro, uno spezza guardia, una schivata e tre tipi di parata (alta, a destra e a sinistra) alternabili spostando la levetta destra. Un sistema tanto semplice da comprendere quanto difficile da padroneggiare. Le possibilità sono pressoché infinite e andando avanti scoprirete pian piano metodi sempre più avanzati per sorprendere l’avversario, come le finte o l’interazione con l’ambiente.

Eseguendo uno spezzaguardia potrete infatti spingere via il vostro avversario e se inciamperà in un dirupo o urterà degli spuntoni sarà morte istantanea, quindi occhio allo stage.

For Honor

Se abbiamo parlato di ciò che di perfetto c’è in For Honor ora tocca all’unica pecca imperdonabile: la campagna in giocatore singolo. Durante le prime battute siamo rimasti estasiati dalla banale epicità che le missioni sprizzavano da ogni poro, ma è bastato poco per cambiare idea. La campagna è strutturata in 3 capitoli, uno per fazione: cavalieri, vichinghi e samurai, divisi a loro volta in 6 livelli ciascuno.

Se all’inizio la storia, grazie alla narrazione incalzante e a una regia fantastica, ci ha galvanizzati mettendoci addosso una voglia irrefrenabile di continuare nell’avventura, poco dopo ci siamo accorti che il tutto non è che un enorme tutorial. Per quanto la storia segua un filo conduttore, i 18 capitoli sono molto fini a se stessi e sopratutto risultano parecchio ripetitivi. Quindi alla fine della fiera ci ritroviamo con 6-7 ore di gameplay utile solo ad avere una panoramica di tutti i personaggi utilizzabili. Davvero deludente.

Altra pecca gravissima, che diminuisce di parecchio la difficoltà, è l’intelligenza artificiale. A seconda della loro classe i nemici eseguiranno infatti sempre lo stesso attacco a intervalli regolari, rendendo il tutto prevedibile e quindi facilissimo.

Se l’IA diminuisce drasticamente la difficoltà c’è un’altro particolare che la porta a zero, rendendo una bazzecola anche la difficoltà “realistica”: le abilità. A inizio missione potremo infatti selezionare delle abilità peculiari e ne troveremo delle altre in giro per la mappa. Il problema è che sono troppo forti. Ogni tanto vi capiterà di incontrare dei nemici più forti e con una IA nettamente superiore, capaci di pararvi tutti i colpi assestati male e che azzarderanno anche delle finte. Questi “boss” potranno però essere distrutti molto facilmente grazie ad abilità capaci di azzerargli la stamina o addirittura di rendere i nostri colpi totalmente imparabili per 30 secondi.

Uniamo tutti questi difetti al fatto che la campagna non offre praticamente nessun reward degno di nota da utilizzare online e avremo un singleplayer completamente, a nostro avviso, inutile.

For Honor


Il clangore delle spade e le bestemmie anche in latino

Torniamo però a un piatto caldo e succoso. Sin dalle premesse iniziali era chiaro che la campagna non sarebbe stato il fulcro del titolo e ci aspettavamo quindi qualcosa di scialbo. Ciò su cui si basa For Honor infatti è il multigiocatore, su cui di certo non delude.

Online avrete tre modalità possibili: dominio, duello e deathmatch. Anche se il numero sembra esiguo non abbiamo mai sentito la mancanza di altre modalità, in quanto solo queste 3 coprono a nostro avviso ogni possibilità. Nella modalità dominio due squadre formate da 5 giocatori ciascuna si contenderanno tre avamposti, la prima delle due squadre che arriverà a 1000 punti e in seguito ucciderà tutti i membri della squadra avversaria vincerà lo scontro. Questa modalità ci ha colpito parecchio sopratutto per la possibilità di ribaltare sempre le sorti dello scontro.

Anche quando una squadra arriverà a 1000 punti gli avversari potranno comunque conquistare gli avamposti per far calare il punteggio e reagire. Le altre due possibilità sono invece dei semplici duelli: 1v1, 2v2 e il deathmatch 4v4 senza obbiettivi.

For Honor

Le battaglie sono affrontabili utilizzando uno dei 12 personaggi messi a disposizione fin’ora. La differenziazione dei guerrieri è sorprendente. Ognuno di loro ha un moveset ben distinto e mai nemmeno lontanamente simile a quello di un altro. La differenza è accentuata ancora di più dalle abilità dei singoli eroi. Ognuno di essi infatti, dopo aver collezionato una serie di uccisioni, otterrà una delle sue abilità peculiari (selezionabile a inizio partita), che vanno da: potenziamenti passivi, buff, debuff o anche vere e proprie armi.

Apprezzabile anche la realizzazione di questi personaggi. Non parliamo solo di tecnica, ma anche di alcune finezze che li rendono unici: i cavalieri urlano frasi in latino, i samurai in giapponese e i vichinghi in norreno. Inoltre tutti utilizzano tecniche realistiche e facilmente riconducibili alle reali arti attuate in antichità dagli stessi guerrieri.

For Honor

Potrete potenziare i vostri combattenti tramite degli equipaggiamenti. Ottenere questi oggetti è molto semplice: a fine partita né troverete quasi sempre uno a fine partita e in più potrete acquistare i forzieri. Quest’ultimi garantiranno facilmente equipaggiamenti di alto grado e potranno essere acquistati utilizzando la valuta ottenibile in partita o anche comprarla con soldi reali.

Gli equipaggiamenti (specialmente a livelli alti) donano dei potenziamenti non indifferenti alle statistiche dei guerrieri, ma nulla di insostenibile con una bella dose di skill. Per chi volesse cimentarsi in una sfida equa c’è comunque il duello, l’unica modalità dove gli oggetti non aumenteranno statistiche, ma rimarranno semplicemente come oggetti cosmetici.

For Honor

C’è però una pecca anche in questo multiplayer. For Honor si basa sul peer to peer. Chi sa di cosa parliamo ha già accennato un sorriso (o ha rotto qualcosa), per gli altri vi spieghiamo noi: il peer to peer è un sistema che permette ai giocatori di giocare online senza che vengano messi a disposizione dei server dedicati. In sostanza i server sono i giocatori stessi. Viene scelta una persona e quella persona sosterrà la partita. Il peer to peer era stato abbandonato da tempo in parecchi giochi, preferendo il sistema dei server dedicati che offrono più stabilità e sicurezza.

Per via del peer to peer purtroppo For Honor risulta alcune volte ingiocabile, con lag e sospensioni di partite a caso. Inoltre il tutto unito a un sistema di matchmaking non del tutto convincente rende a volte frustrante collegarsi.

Oltre al gameplay un altro aspetto granitico del titolo è il lato tecnico. For Honor è stato realizzato magistralmente. Sia su PC che su console l’ottimizzazione è ottima e nonostante su console il framerate sia fisso a 30 ciò non mina per nulla l’esperienza, visto che la stabilità i garantita anche nelle fasi più concitate. Graficamente è eccezionale sia nel dettaglio che, sopratutto, nel colpo d’occhio (aiutato da una gestione della telecamera perfetta e spettacolarizzante). Un aiuto a rendere epico questo straordinario gioco lo da anche la colonna sonora che accompagnerà alla perfezione ogni vostra azione, esaltando ogni decapitazione e trainandovi alla vittoria.

For Honor


Dopo aver giocato a For Honor difficilmente giudicheremo un altro titolo basato sul combattimento all’altra bianca alla stessa maniera. Ubisoft è riuscita a creare qualcosa di basilare ma praticamente perfetto, un combat system senza sbavature che divertirà sicuramente i giocatori più casual e appassionerà i più hardcore.
Il gioco presenta purtroppo parecchie pecche sia nel giocatore singolo (che risulta praticamente inutile) sia nel multiplayer (matchmaking scadente e server peer to peer rendono il tutto parecchio frustrante a volte). Inoltre non c’è da dimenticare che ci troviamo di fronte a un titolo che si basa al 100% sul multigiocatore e ciò comporta che l’andamento e la giocabilità dipendono solamente dalla community. Il tempo ci darà le risposte, nel mentre noi torniamo a lottare per l’onore. 

8.5

Pro

  • Sistema di combattimento
  • Graficamente eccezionale
  • Colonna sonora incredibile
  • Personaggi vari e realizzati in maniera perfetta
  • Multigiocatore divertente...

Contro

  • ...ma con delle grosse pecche tecniche
  • Singleplayer inutile
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