Floodland – Recensione

Recensito su PC

Il panorama dei giochi ad ambientazione post-apocalittica è uno che negli ultimi anni ha visto una continua espansione. Titoli piccoli, grandi, trascurabili o indimenticabili, sono arrivati sulle nostre console per intrattenerci, divertirci, oppure, beh, annoiarci, per poi farci domandare esattamente per cosa abbiamo speso il nostro tempo e i nostri soldi. Floodland, per PC via Steam, è l’ultimo titolo a entrare a far parte della famiglia.

Vale la pena giocarlo oppure meglio lasciarlo nella pila? Guardiamolo insieme.

Floodland

Come ti ho detto sopra, Floodland è un gioco ad ambientazione post-apocalittica. La civilizzazione è stata spazzata via dall’Evento (il Diluvio che dà al gioco il suo nome) e sta a te e al tuo clan farti strada nelle rovine di una città semi-sommersa per rimettere insieme i pezzi e ricostruire la civiltà. Per riuscirsi, a parte costruire una società funzionante, dovrai esplorare la città e trovare la Centrale Rebirth, la quale, già un gioiello di ingegneria prima dell’Evento, adesso potrà dare alla tua società nascente tutta l’energia di cui ha bisogno per prosperare. Floodland ti accompagnerà per tutta la durata dell’avventura, a parte che con un buon tutorial e consigli utili al tuo gameplay, con musiche che ricordano un mix tra l’atmosfera di una città di frontiera e canzoni che i sopravvissuti dell’Apocalisse potrebbero davvero cantare di sera attorno al fuoco, con tutto il dolceamaro per quello che è stato perduto e la speranza di quello che verrà. Ti confesso che quando alla musica si è aggiunta anche una voce, con i miei ometti nel gioco che si muovevano tra le rovine della civiltà su canotti rattoppati, mi sono quasi commosso.

Questo tema di rimpianto e speranza è una constante del gioco, e ti verrà presentato già dalla opening. Già da questa potrai vedere lo stile scelto dagli sviluppatori di Floodland. Uno stile particolare, che ricorda le tavolozze dei pittori impressionisti, fatto di tratti volutamente grossolani, shading particolare e colori forti. Tutto l’artwork, veramente ben fatto, segue lo stesso stile. Personalmente, l’ho apprezzato molto. Mi ha fatto pensare alla storia di persone in marcia, un’avventura che coinvolge tutta l’umanità ma che non si stacca mai dalle emozioni personali dell’uomo comune.

Come ti puoi aspettare, per ricostruire la civiltà servono risorse. In Floodland potrai accumularle mandando i tuoi cittadini a frugare tra le rovine e, più a lungo termine, a lavorare nei vari edifici necessari per ricavarle dal territorio, come capanne del taglialegna, raccoglitori, pescherie, smistatori (per qualche motivo, i mucchi di plastica ricrescono, non chiedermi perché), campi, eccetera. Accanto a risorse tradizionali come legno (da rifinire in travi nella segheria), cibo rischioso (da trasformare in cibo sicuro nella cucina), plastica, macerie e acqua, abbiamo trasmettitori, libri (da utilizzare per migliorare il livello del clan), reliquie del Vecchio Mondo (per ottenere punti ricerca), medicine e altro ancora. La gestione delle risorse in Floodland è relativamente semplice, grazie anche a frecce rosse o verdi che ti indicheranno se la produzione di questa o quella risorsa è sufficiente oppure se la tua gente sta consumando le scorte troppo velocemente. Nel caso, è sufficiente costruire nuovi edifici per aumentarla. Solo, attenzione. Il numero di persone a tua disposizione è sempre limitato e spesso e volentieri dovrai fare ricorso all’opzione di togliere lavoratori a questo o quello edificio per metterli in un altro. Il trucco sta tutto nel mantenere quel equilibrio tra popolazione e produzione.

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Detto ciò, ti starai chiedendo come fare per aumentare la tua popolazione. Per questo c’è una torre radar, da ristrutturare prima, in cui puoi usare i trasmettitori per trovare nuovi luoghi di interesse, inviare spedizioni e cercare sopravvissuti nascosti nella città. Appena trovati, puoi inviare esploratori a costruire campi lontani da cui puoi mandarli a raccogliere risorse, cercare di convincere nuovi coloni a entrare nella tua società, oppure trasformare in depositi permanenti. E a proposito di depositi, questi sono il centro della tua colonia, da cui i trasportatori escono per esplorare, portare risorse dove servono eccetera. Il gioco usa un sistema a distretti simile a quello utilizzato da Timberborn, in cui ogni distretto è effettivamente una cittadina separata, con la sua popolazione, i suoi problemi e le sue risorse. Questo restringe le possibilità di costruzione a un raggio predefinito, per superare il quale dovrai inviare esploratori a costruire nuovi depositi e cosi creare nuovi distretti.

Funziona come sistema? Decisamente. Il gameplay è fluido e ben fatto, senza bug o problemi di pathing per i tuoi lavoratori. Il ritmo scelto è lento e rilassato, senza grandi minacce a là Frostpunk che stanno per crollarti addosso. È implementato bene, e per i giocatori che vogliono vedere risultati, puoi tranquillamente superarlo con l’immancabile bottone per aumentare la velocità. E se è la difficoltà che cerchi, puoi tranquillamente aumentarla fino a renderla punitiva, per la gioia di tutti gli amanti dell’estremo. Interessanti poi sono gli eventi periodici, che ti forzeranno a fare scelte che potrebbero piacere o non piacere ai tuoi cittadini.

Un punto forte di Floodland è l’albero delle tecnologie. Questo è diviso in una ruota comprendente “Tecnologie Maggiori” e quattro alberi che contengono “Tecnologie Minori”. Sbloccando le maggiori, potrai poi sbloccare le minori, cosa che puoi fare investendo Punti Tecnologia. Per ottenere quest’ultimi dovrai costruire Studi, in cui la tua popolazione potrà studiare reliquie (veloce e richiede poca manodopera, ma costa oggetti ottenibili solo frugando tra le rovine) oppure fare da sé con discussioni accademiche (lento e richiede molti lavoratori, ma è gratis). E stai sicuro che avrai di cose su cui spendere i tuoi punti: l’albero delle tecnologie è robusto, pieno di edifici utili che ti saranno indispensabili per far prosperare la tua società. Anche gli edifici che sembrano banalmente delle versioni migliorate di quelli che hai già sono ben pensati. E questo perché le risorse a cui puoi accedere, appropriatamente per un mondo distrutto, sono limitate. Avere la capanna del raccoglitore che è in grado di produrre di più della casupola è una differenza che si sente. Ma probabilmente hai già visto tutto questo e più in moltissimi altri giochi. Passo quindi agli elementi più originali di Floodland.

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Innanzitutto, la mappa. Avrai di fronte a voi una città in rovina e semi-sommersa, piena di edifici distrutti da esplorare e da cui ricavare risorse. Ma non solo. Ogni oggetto, da macchine distrutte a alberi pietrificati a lampioni arrugginiti può essere smontato, basta dotare i tuoi cittadini degli strumenti giusti con l’appropriata tecnologia. Letteralmente, vedrai la città in rovina tornare poco a poco alla vita, ed è una gioia per gli occhi. I luoghi di interesse, da edifici reclamabili a sopravvissuti da trovare, sono numerosi, e li scoprirai ripulendo poco a poco la nebbia di guerra che copre la mappa. Tutto sempre con l’obiettivo di trovare Rebirth.

Immancabilmente per titoli come questo, dovrai anche gestire la contentezza della tua popolazione. In questo caso, avrai a che fare con bisogni primari come cibo e acqua, salute, divertimento e disordine. I primi si soddisfano accumulando le risorse necessarie. La salute verrà minacciata da varie malattie che possono scoppiare nei tuoi insediamenti e trasformarsi in vere e proprie epidemie; avrai bisogno di infermerie e medicine per contenerle, e dovrai decidere se isolare oppure no gli infetti, con tutti i rischi per la felicità generale che la prima scelta comporta. Il divertimento si soddisfa costruendo edifici appositi, spesso e volentieri in linea con gli interessi del particolare clan. Il disordine misura la scontentezza del clan, che può aumentare per mancanza di risorse, malattie, decisioni non in linea con le opinioni tenute dal clan eccetera. Se aumenta troppo, aspettati violenza.

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Ho parlato di Clan. Questi sono sicuramente la parte più complessa di Floodland. Ce ne sono quattro, ciascuno con la propria identità e la propria posizione all’interno di un diagramma di credenze politiche e sociali. Per esempio, c’è un clan che apprezza e valorizza libertà personali e varietà, un altro che vuole ordine e autorità e via dicendo. Il tuo lavoro, ed è un lavoro complicato, è di riuscire a renderli tutti più o meno contenti. Dico più o meno perché qualunque cosa farai, ci sarà sempre qualcuno scontento: i quattro Clan sono troppo diversi per un risultato differente. Nel caso tu li faccia vivere mischiati assieme nello stesso distretto, preparati ad avere un’ulteriore difficoltà: un clan spesso e volentieri odia i divertimenti preferiti da un altro. Spesso, l’unica soluzione sarà di dividerli.

Interessante è il livello di esperienza dei vari clan. Studiando i manuali negli studi, potrai farli livellare e poi specializzare scegliendo tra cinque percorsi migliorabili. Migliorando una specializzazione, quel determinato clan diventerà più efficiente in determinati mestieri, e questo aggiunge un ulteriore livello di complessità nelle scelte che puoi fare nella gestione dei tuoi distretti. Infine, ci sono le leggi. Puoi emanarne una ogni tot di tempo e indirizzeranno la tua nuova società nella direzione che vuoi darle. Ogni legge è un bonus e dovrai spendere influenza per emanarne una, la quale puoi ottenere aumentando il grado di felicità dei tuoi clan. Di nuovo, il sistema funziona? Di nuovo, si. L’impressione è di avere davvero a che fare con una società vera, viva e intricata, formata da tante persone diverse che cercano e credono in strade differenti per ricostruire la civiltà. È bello, è interessante, ed è interessante prendere i panni della persona che deve tenere tutto assieme, come un giocoliere con un mucchio di patate bollenti. Personalmente? Ho apprezzato, e molto. Aiuta che le varie meccaniche si incastrino l’una nell’altra perfettamente.

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Detto ciò, ci sono dei problemi. Innanzitutto, il gioco sembra tenerti un po’ troppo la mano. Le varie missioni tendono un po’ a incanalarti in un’unica direzione senza lasciarti granché in quanto a libertà di movimento. La tecnologia a volte fa da collo di bottiglia, costringendoti ad aspettare che i punti si accumulino (va detto però che è risolvibile, dato che puoi accelerare la velocità di gioco). La gestione dei clan potrebbe non piacere a tutti, specialmente i perfezionisti. Il fatto di non poter mai accontentare tutti, il continuo bisticciare tra i vari clan e la necessità di gestione a tutti i livelli potrebbe annoiare qualcuno in fretta.

La grafica, con le sue linee grossolane, a volte risulta un po’ rozza e almeno personalmente ho trovato fastidioso il fatto che non puoi avvicinare molto la telecamera. Mi sarebbe piaciuto vedere più da vicino i frutti del mio gameplay. Detto ciò, l’interfaccia è pulita, colorata e non sta affatto in mezzo all’azione, permettendoti di goderti il gameplay senza nessuna ostruzione. Molti giocatori si sono lamentati di continui freeze, crash e una performance instabile al punto da pregiudicare il loro gameplay. Personalmente, non ho trovato nessuno di questi problemi, ma comunque è qualcosa che vale la pena da tenere in mente.


Con un ottimo artwork e un comparto musicale azzeccato ed evocativo, Floodland fa un buon lavoro nel trasportare i giocatori in un mondo post-apocalittico diviso tra rimpianto per il passato e speranza per il futuro. Il suo essere compatto attorno ai temi proposti, oltre a un gameplay e delle meccaniche solide e ben bilanciate, gli fanno perdonare gli elementi che potrebbero non piacere a tutti. A patto che non crashi troppo spesso. Un bel gioco che vale la pena di provare.

8
Floodland è sicuramente un gioco da tenere d’occhio, specialmente se siete appassionati di gestionali post-apocalittici.

Pro

  • Ottimo artwork e comparto di musiche
  • Gameplay strutturato e complesso
  • Tematiche compatte ed evocative

Contro

  • Gameplay un po' troppo vincolante
  • Complessità potrebbe non piacere a tutti
  • Performance instabile
Vai alla scheda di Floodland
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