Flint Treasure of Oblivion | Recensione

Recensito su PlayStation 5

Flint Treasure of Oblivion RECENSIONE

[…] Quindici uomini sulla cassa del morto, Yo-ho-ho, e una bottiglia di rum per conforto!” – L’Isola del tesoro, Robert Louis Stevenson (1883). Anni fa lessi un’edizione in lingua originale del classico di avventura ottocentesco, un po’ perché volevo saggiare il registro lessicale e linguistico in generale utilizzato dall’autore scozzese, un po’ perché, parlando della letteratura del XIX secolo, l’ambientazione piratesca mi attirava molto di più rispetto ad altre.

Una vita al limite e probabilmente fin troppo edulcorata nei prodotti d’intrattenimento quella del pirata, che a ben pensare sembra appartenere a una gamma di fascinazioni passate, soppiantate da un tipo moderno di sci-fi e di fantasy, tra le altre. Basti pensare ai videogiochi, il medium contemporaneo forse per antonomasia, che non conta tante rappresentazioni di questi temi rispetto ad altri, ma a colmare questo vuoto è arrivato il galeone di Flint Treasure of Oblivion.

Flint Treasure of Oblivion | Recensione

Savage Level raccoglie più veterani dell’industria accomunati da un sogno in comune: sviluppare giochi in un ambiente tranquillo, senza stress, organizzandosi in modo da evitare momenti di crunch e piuttosto da rifinire al meglio ogni loro opera. Quella di debutto è proprio Flint Treause of Oblivion, un miscuglio di GDR e strategia che pesca a piene mani da L’Isola del tesoro di Stevenson.

Non si tratta però di una semplice trasposizione del romanzo in forma di videogioco, anzi, in questo senso ha un punto in comune con Hogwarts Legacy, nella misura in cui entrambi figurano come prequel del materiale originale. Si tratta di una scelta azzeccata ora per evitare di scomodare l’opera di partenza, ora per dare quanto più margine possibile di fantasia e originalità agli autori.

In effetti il gioco prodotto da Microids segue le vicissitudini del capitano Flint, personaggio proprio di Stevenson, fatto morire prima di ciò che viene raccontato nel libro. Egli è una sorta di figura mitologica che lascia il segno negli eventi dell’opera letteraria attraverso i suoi ricordi e le conseguenze delle sue azioni; nel titolo disponibile dal 17 dicembre per PC, PlayStation 5 e Xbox Series S/X è invece il protagonista assoluto.

Flint Treasure of Oblivion RECENSIONE

Una mappa, una ciurma e un tesoro da scoprire

Flint non è ancora il leggendario filibustiere di cui si ode l’eco ne L’Isola del tesoro, bensì un fuggiasco in cerca di ricchezze e perché no, del buon rum. Accompagnato dal fedele suo secondo Billy Bones, il capitano dalla barba di color pece è costretto a fuggire da una lurida prigione in cui sono tenuti prigionieri. Con un pizzico di corruzione, una mannaia e fame di tesori, il duo scappa per ricominciare daccapo.

Per le strade di una Saint-Malo del XVIII secolo, capitano e vice sono fortemente intenzionati a radunare una nuova ciurma per salpare alla ricerca di un misterioso tesoro; al loro fianco giungeranno infatti altri personaggi reclutati per l’occasione nel corso dell’avventura.

L’ignoto e il mistero che avvolgono la storia dalle prime alle ultime battute riesce nell’intento di trasformare il giocatore in un novello pirata dei sette mari, mosso dalla curiosità di scoprire cosa si celi tra le spiagge caraibiche e non solo. La sete di avventura dell’avatar diventa la mia e diventerà anche la tua, che tu abbia letto o meno il libro del 1800.

Lo stratagemma del prequel spirituale consente infatti a Savage Level di togliersi dalla trappola della trasposizione pedissequa, proponendo invece una storia e un’ambientazione sì piuttosto accurate a livello storico e romanzesco, eppure capace di remare verso mari di maggiore estro creativo propriamente detto.

Corpo di mille tattiche

Un altro dei cuori di Flint Treasure of Oblivion è il gameplay ibrido tra GDR e un misto di tattica e strategia. Flint si muove lungo strade più o meno lineari e di quando in quando ha la possibilità di interagire ora con un ubriacone da rimandare a casa, ora con questo o quell’altro forziere contenente uno o più oggetti. L’esplorazione è però solo funzionale a collegare trama e gli scontri che i due pirati affrontano spesso.

L’inquadratura dall’alto rimanda a Diablo, o ai GDR in stile Baldur’s Gate, ma l’opera prima di Savage Level è invero uno strategico a turni, come sottolinea il suo sistema di combattimento. Ingaggiato uno scontro, il campo si trasforma in una serie di esagoni che ordinano gli spostamenti possibili nel proprio turno.

Controllando il capitano e il suo compare, posso scegliere di spostarmi verso il bersaglio e successivamente passare alla “posa” da attacco: in questo caso viene in aiuto la nostra curiosità, nel caso abbia permesso di scovare dei potenziamenti che qui sono carte da consumare, o delle armi nuove vere e proprie.

Flint Treasure of Oblivion RECENSIONE

Con il lancio dei dadi si torna alla tradizione dei GDR e si può andare all’attacco: se il risultato è pari o supera la cifra di difficoltà del momento e al contempo il morale della squadra è sempre alto, il colpo andrà a segno, innescando eventualmente un secondo tiro, che si tramuta per esempio in una sfilettata se stiamo agendo con una spada affilata.

Se sei un amante dei GDR vecchia scuola seppure con qualche vena da strategico, puoi guardare a Flint Treasure of Oblivion con interesse, essendo il gameplay capace di stimolare il giocatore di battaglia in battaglia, ma senza aspettarsi la profondità di Baldur’s Gate e affini. La parola d’ordine per il nostro caso è equilibrio, bilanciamento tra profondità del gioco e accessibilità.

D’altronde le risorse dello studio sono state spese anche per la ciurma da comporre passo dopo passo, ogni membro del quale ha un ruolo specifico, e per le battaglie tra navi, seppure queste ultime non siano studiate a puntino come quelli a terra.

Fumetto da pirata

Flint Treasure of Oblivion non è una produzione ad altissimo budget, ma ho percepito che gli autori abbiano saputo giocare saggiamente le loro carte, trovando un compromesso tra le loro risorse, il target di riferimento e un po’ di estro creativo.

Invero, non troviamo delle scene animate, bensì una tecnica mista tra delle illustrazioni fisse dal taglio fumettistico e dei baloon che compaiono sopra il personaggio interessato nel corso del gioco. A ciò si unisce un uso lodevole dell’Unreal Engine 5, che ha permesso di creare degli scenari quasi pennellati e tanto dettagliati, sottolineando l’ambizione di parlare di una storia di pirati senza romanticismo alcuno.

Sul fronte tecnico e di quality of life, è chiaro che Flint Treasure of Oblivion sia stato pensato per il PC, per il mouse e la tastera, mentre chi gioca su console PlayStation 5 (come ho avuto modo di fare io) o Xbox deve soffrire alcune, seppure lievi, legnosità tanto nei movimenti, quanto nelle interazioni con gli oggetti; al contempo, i menù e i comandi risultano ingarbugliati anche dopo ore di gioco.

Non serve sballarsi con del buon rum per scorgere un GDR strategico studiato da poppa a prua da Savage Level. Il loro debutto nell’industria, a braccetto con il capitano Microids, è di quelli equilibrati e posati (un po’ come il loro desiderio di creare un ambiente sereno); poco da pirata insomma, ma molto da artisti capaci di saggiare le loro possibilità e creare un compromesso tra strategia e accessibilità, fascino delle ambientazioni e avventura da scoprire; questo è Flint Treasure of Oblivion.

Qui hai il link per l’acquisto di Flint Treasure of Oblivion sul PlayStation Store italiano,
e qui un’altra delle nostre recensioni più recenti, ossia quella di Legacy of Kain 1&2 Remastered, scritta dal nostro Raffaele Greco.

7.5
Un ibrido avventuroso per gli amanti del genere e dell'ambientazione piratesca.

Pro

  • Narrazione godibile
  • Gameplay ben equilibrato tra accessibilità e stratificazione
  • Buona direzione artistica

Contro

  • Qualche legnosità nei movimenti e di quality of life
Vai alla scheda di Flint: Treasure of Oblivion
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