Finding Paradise – Recensione
Sono passati sei anni da quando To the Moon attraversò l’universo degli indie disponibili su PC tramite Steam come una scintillante stella cadente a cui in molti hanno rivolto lo sguardo estasiati. Nonostante l’innocuo aspetto pixelloso, la sua storia riuscì a condensare in una manciata di ore una carica emotiva che difficilmente riusciremo a dimenticare.
Dopo il suo grande successo, probabilmente inatteso per l’autore Kan “Reives” Gao alla testa del team di sviluppo Freebird Games, non deve essere stato facile lavorare a un sequel che non deludesse le grandi aspettative dei giocatori innalzatesi sin dal suo annuncio. Eppure con Finding Paradise Gao è riuscito a creare un seguito perfetto, che rimane fedele alla formula narrativa già vista nel predecessore, ma al contempo la ritocca e la adatta a una storia nuova sotto diversi aspetti.
La storia di Finding Paradise è preceduta da un capitolo prologo uscito tre anni fa intitolato “A Bird Story”, una breve avventura di un’oretta in cui ci viene presentato il protagonista da bambino. Sia questo antefatto che To the Moon non sono essenziali per poter comprendere la storia, ma sono certamente utili per avere una prospettiva completa sui protagonisti coinvolti. E in generale sono titoli che vi consigliamo di recuperare, anche a fronte del prezzo più che abbordabile a cui sono offerti.
Finding Paradise ci riporta nella stessa ambientazione di To the Moon e fonda il proprio concept sulla stessa questione: se poteste cambiare qualcosa della vostra vita, cosa cambiereste? A vagliare questa possibilità troviamo ancora una volta i dottori Neil Watts ed Eva Rosalene, dipendenti della Sigmund Corp., un’azienda che ha sviluppato una tecnologia che permette (un po’ come nel film Inception) di penetrare nel subconscio delle persone, scavare nelle loro memorie e apportare dei cambiamenti in grado di cambiare i loro ricordi, convincendoli di avere avuto delle vite diverse, migliori. I clienti della Sigmund Corp. sono in sostanza persone ormai prossime ad abbandonare la vita che vogliono andarsene in pace con l’illusione di non avere rimpianti.
Il nuovo paziente per questa singolare terapia è un anziano di nome Colin, un pilota che ha apparentemente vissuto una vita appagante. La sua richiesta infatti non sarà immediatamente chiara, ma andrà scoperta da Neil ed Eva durante l’immersione nella sua mente. Nel corso del loro viaggio man mano il gioco ci metterà nelle condizioni di riflettere su vari temi. L’emotività sentimentale di To the Moon infatti lascia spazio a temi meno consueti ma incredibilmente attuali: il bisogno di qualcuno accanto, l’essenza e importanza dei rimpianti, il vero volto della felicità.
Tramite la storia di Colin, Kan Gao ci pone queste tematiche con un’efficacia e una potenza narrativa fuori dal comune. La sceneggiatura che regge l’avventura è questa volta più dinamica e ricca di situazioni, e finirà inevitabilmente col farvi affezionare non solo a Colin e al suo destino, ma anche ad avvicinarvi di più ai personaggi di Neil ed Eva, le cui personalità continuano a crescere in questa nuova avventura. L’irresistibile duo funge da collante e prospettiva per le vicende a cui assistiamo, ma porterà avanti anche la sua personale sottotrama, e in generale riesce a bilanciare i toni drammatici della vicenda con momenti di goliardia e citazioni di cultura pop. Tutti i personaggi vengono dipinti con efficacia con le proprie imperfezioni, che li rendono verosimili e soprattutto umani: è tramite lo spettro di questa imperfetta umanità che il gioco cerca di condurci verso il suo messaggio, senza cercare di inculcare una morale univoca, ma lasciandoci spazio per un’interpretazione personale.
Come in To the Moon, la componente di gameplay del gioco è minimale e quasi completamente in funzione della narrazione; quindi se non potete fare a meno di un gioco che vi dia un senso di sfida e di intrattenimento attivo potreste non trovare questo titolo nelle vostre corde. Ancora una volta dovremo guidare Neil ed Eva attraverso i vari “stage” della mente del loro paziente, esaminando gli oggetti dell’ambiente per sbloccare dei particolari ricordi che collegano le memorie della sua vita e continuare così il nostro viaggio sempre più in profondità. Tra un collegamento e l’altro dovremo risolvere dei brevi puzzle di crescente difficoltà; niente che non si risolva in più di pochissimi minuti, o anche secondi. Ogni tanto, soprattutto verso la fine dell’avventura, il gioco ci metterà alle prese con delle mini-parodie di altri generi videoludici, di cui non vi parleremo per non rovinarvi la sorpresa, ma che si tratteranno per lo più di semplici e simpatici diversivi.
C’è chi criticò To the Moon per questa formula volta quasi esclusivamente all’avanzamento narrativo a discapito del lato ludico, ma c’è da dire che l’energia dei giochi di Freebird Games viene dalla grande immersività nella storia che sono capaci di indurre nel giocatore. Elementi di gameplay come enigmi articolati o combattimenti risulterebbero una distrazione che romperebbe questo ritmo squisitamente narrativo di cui sono dotati.
Anche in questo caso Finding Paradise è stato creato con RPG Maker, e chi ha giocato al predecessore riconoscerà diversi elementi dagli asset. Il particolare aspetto rétro ha l’effetto di stimolare il nostro lato più infantile, ricollegandoci a un’emotività più semplice e pura. Tenendo conto degli ovvi limiti, possiamo affermare che il livello di dettaglio è buono. La regia di alcune scene, poi, dimostra dei tocchi di classe non indifferenti. Complice l’attenzione che la storia suscita nel giocatore, i modelli dei personaggi risultano straordinariamente espressivi, nonostante l’esigua mole di pixel di cui sono fatti.
Kan Gao dà il suo meglio anche nella colonna sonora. Anche se non vi troviamo un brano dalla potenza pari a quello che fu “For River” nel precedente titolo, l’accompagnamento sonoro è comunque maestoso e struggente, e contribuisce in modo straordinario a catturarci e coinvolgerci sin nel profondo.
Molto semplicemente, se avete apprezzato To the Moon non esiste motivo al mondo per cui non vi piacerà anche Finding Paradise. Nella cornice della sua particolare formula non esistono reali difetti, solo buoni motivi per tornare nei panni di Neil ed Eva in questa nuova avventura sapientemente scritta e pregna di umanità. Il nuovo titolo di Kan Gao vi farà ridere, piangere, ma soprattutto vi spingerà a riflettere e guardarvi dentro, e lo farà con un’espressività che pochi titoli possono vantare al giorno d’oggi.
Pro
- Trama ben scritta e personaggi di spessore
- Tematiche mature che spingono alla riflessione personale
- Colonna sonora emozionante
Contro
- La carenza del comparto ludico può non piacere a tutti