Final Fantasy X/X-2 HD Remaster
Preludio
Sono trascorsi dodici anni dall’uscita di Final Fantasy X su PlayStation 2: era il 2002 e oggi, nel 2014, questo è il primo prodotto rimasterizzato da parte della Square-Enix. Necessità di mercato, perché, come Kojima ha insegnato, adattare all’HD un prodotto per PlayStation significherebbe rifarlo da zero, mentre le texture della seconda console Sony si adattano meglio a una stiratura moderna; ma allo stesso tempo anche necessità di brand: il decimo capitolo della saga di Sakaguchi segna una pietra miliare nella storia dell’esperienza di Squaresoft, dando al mercato un prodotto che chiude un momento topico e dà vita a un altro all’interno della produzione videoludica nipponica. Final Fantasy con il decimo capitolo cessa di regalare gli aspetti pregnanti che l’avevano portata nell’olimpo della produzione e si permette di essere ricordato come l’ultimo baluardo prima del cambiamento, della rivoluzione. Ricordare oggi quello che accadde 12 anni fa, 12 anni prima Final Fantasy XIII: Lightning Returns, è la nostra possibilità di redenzione. Quella che cercò anche Spira.
«Ascoltate la mia storia. Questa potrebbe essere la nostra ultima possibilità».
È questa l’overture di Final Fantasy X, che in poche parole potrebbe essere pitchato come il racconto di un viaggio. Il flashback di un eroe, Tidus, divenuto tale dopo un climax ascendente che lo ha trasformato dall’essere un piagnucolone viziato a guardiano dell’Invocatrice Yuna, figlia di Braska. Dalla millenaria Zanarkand, isola felice orfana del suo più grande campione di blitzball, Jetch, padre di Tidus, alla attanagliata Spira, arcipelago che soffre per il peccato originario. La sua condanna, la condanna per il male compiuto dagli uomini, ha preso forma nel mostro chiamato Sin, conglomerato del peccato, pronto a colpire per distruggere la vita, le città di Spira e la felicità degli uomini. A guardare dall’alto due figure trascendentali: Yu Yevon, il dio che crea e distrugge, che amministra e controlla, venerato, adorato, ma mai ben compreso nella sua accezione malefica e sadica, nella creazione di Sin; e l’Intercessore, entità onirica che persegue l’obiettivo di salvezza finale del mondo di Spira, cercando di trasformare i sogni in realtà, per una speranza, per porre fine al male.
La trama di Final Fantasy X, una delle più complesse nella storia della saga di Final Fantasy, si erge verso il podio della produzione che fu di Sakaguchi grazie a temi caldi toccati in maniera mai superficiale: la lotta al clero, alle meschinità della religione e alle bugie che questa porta nella mente degli uomini; la ricercata redenzione per la salvezza finale di un mondo attanagliato dal peccato, Sin; la necessità di sognare un mondo migliore e la personificazione onirica di una soluzione, creata dall’essere onnipotente dell’Intercessore, autore di un disegno divino tanto complesso quanto necessario, indifferente dinanzi alla possibile sofferenza degli uomini, ma desideroso soltanto di compiere il proprio dovere. A fare da colonne portanti di una narrazione mai troppo apprezzata, personaggi equamente divisi tra gli stereotipi e le novità: Wakka, il più vicino all’idea dell’ottuso religioso, accanto a Sir Auron, il leggendario guardiano che ha viaggiato sulle spalle di Sin nascondendo un destino infausto e pregno di sacrificio e dedizione, intramezzato da Tidus, un eroe moderno, che nulla ha da condividere con l’epica, ma tanto con l’amore. Nel connubio che vede lui, nel dialetto di Okinawa il Sole, e Yuna, la Luna, unirsi in un viaggio senza speranza, in un vicolo cieco verso la morte, Final Fantasy X raggiunge un apice indissolubile: si realizza la storia d’amore più vincente, più aulica di quella tra Gidan e Garnet, inficiata dalla pochezza romantica di lui, più profonda di quella tra Squall e Rinoa, rovinata dalla freddezza del Seed, più duratura e dedita al sacrificio di quella tra Cloud e Aerith, dove galeotto fu Sephiroth e ancor prima l’ambiguità del Soldier verso Tifa.
Non c’è spazio per impietosirsi, non c’è un Vivi da accudire, non c’è un Vincent da scoprire, non c’è un Kefka da combattere: in Final Fantasy X c’è solo la morte da combattere come vero antagonista. E la morte, si sa, non dà scampo a nessuno: nemmeno all’amore. È da qui che poi si riparte col sequel, l’unico realizzato fino all’epoca: i fatti narrati da Final Fantasy X sono oramai appartenenti al passato, ma non per Yuna, che continua la sua ricerca d’amore, accompagnata da Rikku, sua cugina introdotta nelle prime fasi del capitolo precedente, e Paine, new entry della storyline figlia di un passato altrettanto travagliato. Eliminato il disincanto della religione e del rispetto nei confronti degli Intercessori, l’Invocatrice percorre un viaggio alla scoperta della natura dei sogni, per rintracciare l’uomo che aveva amato e del quale non ha mai digerito la scomparsa, appendendosi a un’immagine che lascia intendere che da qualche parte, chissà dove, Tidus da sogno si è trasformato in materia.
Resta comunque una pochezza di fondo da parte del team di sviluppo, che con Final Fantasy X-2 riuscì, purtroppo, a distruggere quanto di buono realizzato con una trama che nel finale del precedente capitolo era riuscita a strappare lacrime alla maggior parte dei videogiocatori. Una soluzione posticcia che abbiamo avuto modo di ritrovare sovente anche nelle recenti produzioni della Square-Enix, tra cui Lightning Returns, figlio delle spiegazioni casuali di come la sceneggiatura vada a evolversi. Una pecca che col tempo è andata sempre più a inficiare un lavoro di base ben avviato, poi abbattuto dalla necessità di voler cedere al fan service e regalare a tutti un’idea più pop di quello che poteva essere il mondo di Spira, apprezzato e amato per il suo carattere cupo e per il suo grigiore.
Last Collector
Eviteremo di dilungarci nella spiegazione di un gameplay mantenuto uguale all’originale, senza stravolgerne gli aspetti pregnanti e senza intaccare alcunché, piuttosto concentriamoci sulla possibilità di avere, finalmente, in Europa la versione International di Final Fantasy X-2, mai giunta da noi a differenza di Final Fantasy X. Al suo interno è possibile ritrovare due looksfere completamente nuove, che vanno ad aumentare il quantitativo di job a vostra disposizione, tra cui il Creature Creator, che vi permetterà di catturare mostri e soggiogarli al vostro volere all’interno del vostro party, come un Domatore di Tactics memoria. Inoltre sarà disponibile anche Last Mission, un sequel conclusorio di Final Fantasy X-2, infarcito anche da Eternal Calm, un cortometraggio che fa da collante ai due episodi. Tali aggiunte permettono a noi di poter dire che questa diventa di diritto la più completa delle collector mai realizzate, contenente tutti gli elementi necessari per poter rivivere a pieno la storia di Final Fantasy X, senza perderne nemmeno un punto focale. Ben diverso dalla stentata collector del recente Kingdom Hearts.
Re-Arranged
La rimasterizzazione di Final Fantasy X/X-2, con dieci anni di vecchiaia – 12 per il primo capitolo – ci permette di rivivere un titolo rilasciato per PlayStation 2 tanto su PlayStation 3 che su PlayStation Vita: è proprio dall’unione di queste due console che si può esaltare la possibilità del cross save, che favorisce di gran lunga il titolo, infarcito dalla potenza della portabilità. Se in possesso di entrambe le copie, i salvataggi sono facilmente trasportabili dalla home console alla portatile, regalandovi ore di gioco spensierato tra un passaggio all’altro. Inoltre su console portatile la resa grafica è decisamente migliore: il tutto è compatto, non sembra quasi sgranato e risalta interamente i colori, fornendo anche una piccola, ma comunque valida, aggiunta in fase di touchscreen, che vi permette di accedere al menù di cura dei personaggi in un sol tocco.
Dal lato grafico, del restyling, colpisce immediatamente il lavoro svolto dalla Square-Enix per riprodurre il prodotto in maniera ottimale: d’altronde il progetto è stato curato dall’azienda stessa e non da un team separato, pertanto ipotizziamo che l’intenzione fosse quella di rispettare in toto lo stile di dieci anni fa. Tutta la proposta grafica è però riadattata alle esigenze tecniche di oggi, con l’ottimizzazione al formato 16:9 e ai menù più larghi e più ben disposti. Le texture risultano migliorate, anche se, nel caso di Final Fantasy X HD, danneggiano l’espressività del viso di Tidus, reso molto più bambinesco e troppo pupazzesco, con la carnagione rosea a fare eccessivo contrasto con gli occhi azzurrini. Meno convincente, sicuramente, la realizzazione dei filmati in computer grafica, frequenti, ma non modificati, anzi mantenuti sul livello di quelli originali.
Menzione d’onore per l’arrangiamento della colonna sonora, che passa dalla melodia comunque convincente di dieci anni fa a qualcosa di ben più armonioso di adesso: la Square-Enix dona maggior briosità e maggior compattezza all’aspetto sonoro, donando vivacità e uno stile molto più fiero al lavoro finale. Mettere a paragone le due colonne sonore vi permetterà di comprendere al meglio il messaggio che stiamo cercando di trasmettervi: è come se dopo aver ascoltato per anni musica in discoteca siate improvvisamente passati ad ascoltare l’opera alla Scala di Milano.
Suteki da ne
Chiudiamo con un suggerimento che possa donare maggior linfa vitale alla collector qui analizzata: Final Fantasy X resta un titolo che non si può non giocare o rigiocare. Trascorsi 12 anni, è il momento di dare una ripassata a qualcosa di studiato e appreso in un’altra età, per ricordare cosa c’era prima di noi, cosa v’è stato prima di adesso. Ben diversa la situazione di Final Fantasy X-2, che pur presentando un ottimo gameplay di fondo, ha una realtà di scenario troppo arronzata: un Lightning Returns ante litteram, insomma. Final Fantasy X/X-2 HD Collection è, ripetiamo, la collector più completa che la Square-Enix abbia presentato al mercato fino a oggi, proponendo un excursus perfetto e privo di qualsiasi errore nel trattare l’argomento: per chi 12 anni fa ancora non era avvezzo alle creazioni videoludiche, questo è il momento giusto per ripartire dagli albori; per chi invece 12 anni fa era ben addentrato al mercato videoludico, è ora di compiere un viaggio al ritroso: è ora di cedere alla nostalgia. A Macalania tornerete a sentire l’amore.