Final Fantasy XIV: A Realm Reborn
Un nuovo inizio
Finalmente ci siamo, a partire dal 27 agosto (24 per chi ha avuto l’accesso anticipato) i server di Final Fantasy XIV: A Realm Reborn sono stati ufficialmente aperti e l’avventura nel regno di Eorzea è iniziata.
L’epopea che ha visto Yoshida e il suo team far letteralmente “rinascere” il quattordicesimo capitolo dopo il terribile esordio che sfiduciato i fan e colpito in maniera sensibile le finanze della Square-Enix, si è conclusa. Ma ne sarà valsa la pena? In queste settimane, con alcuni membri dello staff, ci siamo gettati a fondo nel titolo in questione spremendolo fino all’ultima istance per potervi servire il frutto del nostro giudizio.
Bentrovati su Eorzea
La trama di A Realm Reborn si pone come seguito delle vicende narrate dalla versione 1.0 ed è ambientata 5 anni dopo la catastrofe che si è abbattuta su Eorzea: la terribile meteora Dalamud si rivelò essere una prigione per il Primal Bahamut, che una volta liberatosi scatenò tutta la sua furia distruggendo ogni cosa.
Durante questo lasso di tempo, gli Eorzeani si sono ripresi e sono pronti a ricominciare da capo, ma la guerra con il temuto impero Garleano è dietro l’angolo e, come se non bastasse, la minaccia del misterioso e oscuro nuovo culto degli Ascians incombe sul mondo di Hydealyn.
In tutto questo saremo noi, nei panni di un avventuriero, a dover far fronte a tutti questi pericoli per accompagnare Eorzea nella sua definitiva rinascita.
La storia di questo Final Fantasy XIV 2.0 si rivela ben strutturata, offrendo un sacco di personaggi (vecchi e nuovi) dal forte carisma (soprattutto da parte dell’impero Garleano) e dalla discreta caratterizzazione. Se poi anche voi avete giocato alla versione 1.0, non potrete che leccarvi i baffi davanti a tantissime riprese, comparsate e approfondimenti.
Risulta così davvero facile affezionarsi ai personaggi e immedesimarvisi riconoscendoli al volo, rimanendo a bocca aperta davanti ai non pochi colpi di scena.
L’unico vero difetto della trama di A Realm Reborn è rappresentato dalle quest di intermezzo tra un evento principale e l’altro, che si rivelano essere abbastanza spesso banali e con il semplice scopo di mandarvi a destra e a manca parlando con NPC, raccogliendo oggetti e uccidendo determinati mostri. In compenso, si rivelano necessarie per aiutare il giocatore a progredire facilmente nel gioco e nel livellamento della propria prima classe di battaglia senza lasciarlo mai indietro, accompagnandolo e istruendolo ai fini di prepararlo alla battaglia finale e al conseguente endgame.
Tutto per tutti
Invariato è rimasto il caposaldo dei capitoli online di Final Fantasy (XI, XIV e ovviamente ARR): con un unico personaggio è possibile vestire i panni di qualsiasi classe, dal mago al guerriero, dal tanker al curatore, dal minatore al fabbro.
Dopo aver creato il personaggio (attraverso un editor discreto che vi consente di scegliere varie razze e modificarne l’estetica) e aver scelto la classe/job iniziale, una volta raggiunto il vostro primo livello 10 e aver completato la quest di classe relativa sbloccherete l’Armoury System, un sistema che vi permette, con il semplice cambio dell’arma, di cambiare job in qualsiasi momento desideriate (con alcune ovvie eccezioni).
Per rendere la cosa più facile e immediata da gestire, è possibile salvare i set di equipaggiamento in appositi slot e richiamarli con un semplice clic o pulsante ogni volta che vorremo cambiare classe. Le classi sono suddivise in 4 discipline a seconda della tipologia che le caratterizza: Gladiator, Marauder, Pugilist, Lancer e Archer appartengono alla Disciplina della Guerra. Conjurer, Thaumaturge e Arcanist (novità introdotta in questa nuova versione) appartengono a quelle della Magia. Troviamo infine Fisher, Miner e Botanist come Discipline della Terra (in gergo sono le classi per il gathering) e Carpenter, Blacksmith, Armorer, Goldsmith, Leatherworker, Weaver, Alchemist e Culinarian come Discipline della Mano (ovvero le classi per il crafting).
Raggiunto il livello 30, si potrà sbloccare la versione avanzata della classe, il job, a patto di avere determinate sotto classi almeno a livello 15 (e sfruttarne così alcune abilità). L’unica eccezione è l’Arcanist che sarà dotato di due evoluzioni, Scholar e Summoner, rispettivamente healer e dps.
Ogni classe dispone di una propria gilda situata in una delle tre città stato di Eorzea (Ul’dah, Limsa Lominsa e Gridania) con una propria sotto trama e relative side quest da seguire al fine di sbloccare nuove abilità ed equipaggiamenti specifici per quella determinata classe, fino al tanto agognato set Artifact.
Combattimento, party e… chocobo!
Per accogliere il grande pubblico e ancor più l’utenza console non abituata a un genere così vasto e complesso come quello dei MMORPG, il primo obiettivo di A Realm Reborn è stato quello di focalizzarsi sull’accessibilità. Grazie a un’interfaccia di facile consultazione e un tutorial bello corposo (che ci accompagnerà in maniera sempre meno invasiva per i primi 15-20 livelli di gioco) il giocatore verrà seguito passo passo nella sua avventura per apprenderne le meccaniche e il funzionamento, partendo da gesti semplici come parlare con gli NPC, svolgere le quest e, ovviamente, combattere.
Il combattimento si mostra sin da subito veloce e dinamico rispetto agli esperimenti precedenti della prima versione. Ogni classe infatti dispone di un set di mosse disposte su un’apposita barra: una volta utilizzata metterà in cooldown tutte le altre, richiedendo quindi qualche secondo di attesa per poter utilizzare le successive.
Alcune di queste mosse, se utilizzate in un particolare ordine, potranno dare vita alle cosiddette combo, che ne aumentano l’efficacia incrementando il danno inflitto o alterando temporaneamente gli status del mostro o di chi la utilizza.
Molto importante sarà inoltre schivare le mosse nemiche, anticipate da un’area rossa visibile sul suolo, specialmente durante le boss fight dove alcune mosse sono in grado addirittura di eliminare in un solo colpo lo sfortunato bersaglio di turno.
In party sarà possibile caricare una barra apposita chiamata Limit Break (uno dei tanti omaggi a Final Fantasy VII) che permetterà a uno dei componenti del team di eseguire una particolare mossa speciale che varierà a seconda della classe in uso e di quanti segmenti della suddetta barra avremo riempito, per un massimo di 3. Più combo, danno e coordinazione risulteranno in un riempimento della barra di Limit Break più veloce.
Infine, piccola menzione ai chocobo, che in A Realm Reborn non fungono più da semplici pennuti da cavalcare: dopo aver portato a termine una specifica quest potranno combattere al nostro fianco, e saremo in grado di impartire loro ordini, equipaggiarli fino a scegliere come farli salire di livello e che tipo di ruolo dovranno avere in party (curatore, dps o tank).
Cosa faccio oggi?
Le attività volte alla crescita del proprio personaggio non mancheranno in A Realm Reborn, nel caso addirittura sia la prima volta che si affronti il gioco, basterà seguire la sola trama principale e le missioni secondarie disponibili di volta in volta lungo il proseguio naturale dell’avventura per raggiungere il livello massimo senza alcun tipo di problema o rallentamento.
Nel caso ciò non bastasse o foste intenzionati a intraprendere nuove esperienze e nuovi job allora la moltitudine di contenuti offerti da Final Fantasy XIV vi verranno sicuramente incontro. Le attività più remunerative in termini di esperienza sono sicuramente i FATE, eventi dinamici (stile Guild Wars 2) che appaiono in maniera del tutto casuale nelle varie mappe di gioco, a cui possono partecipare tutti coloro che hanno un range massimo di 6 livelli di differenza con quello del FATE. A seconda del contributo apportato al conseguimento degli obiettivi dell’evento, verrà assegnata una valutazione da bronzo a oro che determinerà la ricompensa in termini di esperienza, denaro ed eventualmente sigilli aggiuntivi.
Le Leves, già presenti nella 1.0, non sono altro che quest che possono essere portate a termine a ripetizione, utili soprattutto per le classi del gathering e del crafting.
Non mancano i classici dungeon e le guildhest, i primi speciali aree labirintiche il cui obiettivo è giungerne al termine e sconfiggere il boss di turno. Lungo il tragitto bisognerà farsi largo tra i vari mostri che attaccheranno il party, facendo spesso fronte a piccoli enigmi che ci porteranno al cospetto di boss intermedi che spesso richiedono tattiche specifiche per essere sconfitti.
Le già citate guildhest, infine, sono delle brevi missioni che si sbloccano a partire dal livello 10 e che consistono in brevi eventi circoscritti con diversi obiettivi, come uccidere un particolare mostro, difendere delle aree o uccidere tot nemici nello stesso momento.
Le Guildhest e i Dungeon, essendo istanze in cui un party di 4 o 8 persone è obbligatorio, sfruttano un sistema denominato Duty Finder, in cui i giocatori potranno scegliere da un elenco dedicato le attività da fare e registrarsi, per poi lasciare ai server del gioco l’onere di creare un party equilibrato e di teletrasportarlo all’interno dell’istanza selezionata.
End Game
Inutile negarlo, uno deghli aspetti più importanti di un MMORPG è il cosiddetto End Game, ciò quello che comincia una volta raggiunto il livello massimo e ragione valida per deve tenere incollato il giocatore per mesi e mesi. Se non anni.
Final Fantasy XIV: A Realm Reborn non ha ancora raggiunto un livello completamente soddisfacente in materia di endgame. Il gioco infatti “prevede” che per affrontare molti dei contenuti finali occorra essere equipaggiati di tutto punto, con armi e armature che si ottengono farmando letteralmente una speciale moneta extra ricevuta completando i dungeon di livello 50 (cap level per qualsiasi classe al momento in cui scriviamo l’articolo). Questo significa che per avere un set completo bisognerà completare diverse decine di volte lo stesso dungeon, creando un ciclo di ripetitività da non sottovalutare e che potrebbe portare i giocatori con meno esperienza o casuali ad abbandonare il tutto.
Una volta superato questo ostacolo, però, ci si potrà godere degli scontri a livello Hard con i Primal (Ifrit, Garuta e Titan, che una volta eliminati nella loro prima versione semplificata durante la main story, si ripropongono in veste rinnovata e letale durante l’endgame), i FATE fight contro i terribili Odino e Behemot e il terribile Coil of Bahamut, un dungeon composto da diversi piani con un livello di difficoltà davvero elevato in cui è richiesta grandissima abilità da parte di tutti i giocatori.
Ovviamente Square-Enix sta già lavorando ai nuovi contenuti che arriveranno a breve, con la promessa di nuovi dungeon, livelli di difficoltà, un housing system, il PVP (che ancora non conosciamo nel dettaglio) e un cross over con Lightning Returns in cui combatteremo a fianco della celebre guerriera protagonista di Final Fantasy XIII in un’avventura a lei dedicata. Potremo inoltre ottenere un set di equipaggiamento del tutto simile a quello che lei e alcuni protagonisti del XIIImo capitolo della saga hanno indossato.
A detta di Yoshida, possiamo aspettarci un corposo aggiornamento e inserimento di contenuti a cadenza trimestrale, in cui verranno introdotti anche nuovi job (come il Thief e il Samurai) e nuove razze.
La nuova Eorzea
A Realm Reborn fa sfoggio del suo nuove motore grafico per presentarsi agli occhi del pubblico più bello che non mai, merito anche di alcune effetti derivati dal Luminous Engine che regala un impressionante gestione di luci e ombre.
Nonostante le tre città principali non abbiano subito modifiche drastiche dalla versione 1.0, la nuova direzione artistica è riuscita a renderle più vive e maestose, mentre le aree che le circondano regalano scorci e panorami mozzafiato.
Su PC, il motore grafico è ampiamente scalabile e, rispetto alla precedente versione si adatta perfettamente a diverse configurazioni, mentre su PS3 ovviamente la configurazione imposta si attesta su termini medio bassi con notevoli differenze a livello non solo visivo, ma anche di prestazioni, visto che quando c’è parecchia roba su schermo da caricare (durante i FATE più gettonati, ad esempio) tende a faticare parecchio a caricare diversi elementi. La versione console resta comunque il frutto di un ottimo lavoro di adattamento, supportando mouse e tastiera per avere un’esperienza ottimale e simile a quella PC, anche se il pad non sfigura affatto grazie alla nuova interfaccia e alla configurazione dei comandi. Nonostante possa risultare scomodo per alcuni ruoli come il curatore, nel complesso si presta molto bene al fine per cui è stato concepito.
A livello sonoro, Nobuo Uematsu ci delizia nuovamente le orecchie con una colonna sonora di altissimo livello che accompagna ed enfatizza tutti i momenti di gioco, come la bellissima opening o il tema del fight contro Garuda che dona la giusta scarica di adrenalina per affrontare la battaglia.
Il doppiaggio, seppur presente solo in selezionate cut scene, non si rivela soddisfacente nella versione inglese, mentre dà il meglio di se in quella originale giapponese sicuramente più convincente.
Progetto rinascita: missione compiuta
I fan di Final Fantasy possono essere indubbiamente soddisfatti, il miracolo compiuto da Yoshida e da Square-Enix è stato compiuto: Final Fantasy XIV A Realm Reborn è riuscito nell’intento di far rivivere un MMORPG dato ormai per spacciato, proponendo una formula del tutto nuova che non dimentica però le sue origini e ancor più il peso del nome che porta.
Final Fantasy XIV offre tutte quello che ci si potrebbe aspettare da un capitolo numerato di Final Fantasy: una storia avvincente, personaggi carismatici, colpi di scena, musiche indimenticabili, tante quest e tutti gli elementi distintivi della saga.
Ci aspettiamo ancora parecchio lavoro sull’End Game e sui nuovi contenuti, ma la partenza è stata senza dubbio più che ottima e va senz’altro premiata.
Seguiremo ancora da vicino Final Fantasy XIV nella sua evoluzione, quindi non vi resta che restare collegati per futuri aggiornamenti.