Final Fantasy XII: Revenant Wings – Recensione Final Fantasy XII: Revenant Wings
Vaan e Penelo, di nuovo insieme sulle ali di una Fantasia Finale
Seguendo una collaudata strategia fatta di spin-off, seguiti, porting e serie parallele, la Square Enix il 26 Aprile 2007 rilascia in Giappone una nuova esclusiva Nintendo DS targata Final Fantasy XII: Revenant Wings. Il gioco può essere considerato la diretta prosecuzione di Final Fantasy XII per Play Station 2, dodicesimo capitolo della saga immortale targata Square Enix uscito in Europa il 23 Febbraio 2007, ma presentandosi questa volta con una struttura totalmente nuova. Inserendosi nella collana multipiattaforma che prende il nome di Ivalice Alliance, Revenant Wings, a distanza di un anno dalla fine degli eventi che hanno caratterizzato Final Fantasy XII, in un clima di ritrovata pace ci mette di nuovo nei panni di Vaan e Penelo, ai quali si affiancheranno nel corso dell’avventura volti vecchi e nuovi per una rosa di ben 12 protagonisti. Dopo aver finalmente realizzato il sogno di diventare un pirata del cielo, Vaan viaggia spensierato per il mondo di Ivalice assieme alla sua amica Penelo, ed è proprio da uno dei loro viaggi che questa nuova avventura ha inizio. Le loro strade intrecceranno nuovamente quelle di Fran e Balthier nelle antiche rovine di Glabados, dove la ricerca di un tesoro leggendario li porterà alla scoperta del pittoresco continente volante di Lemures, abitato da una schiva e orgogliosa razza di uomini alati, gli Hurne, che purtroppo si avvia verso un tragico ed inesorabile destino. Molti giocatori resteranno piacevolmente stupiti dalla nuova struttura di gioco, che questa volta ci pone di fronte ad un GDR RTS (gioco di ruolo tattico in tempo reale) decisamente innovativo, che porterà l’uso del nostro stilo verso nuove prospettive, in un gioco creato attorno al touch screen del nostro gioiellino a due schermi. In definitiva dunque, un titolo valido che porta finalmente novità e freschezza su di un mercato in cui gli spin-off non sono spesso sinonimo di innovazione e originalità, e quasi sempre non all’altezza dei titoli di cui sono costole.
Le potenzialità del DS verso nuovi standard
Come ben sappiamo, la Square Enix ha sempre tirato fuori il meglio dalle piattaforme su cui ha sviluppato i suoi giochi e questo Revenant Wings non fa assolutamente eccezione. I fan della saga saranno ben lieti di rivisitare le calde terre di Ivalice e di esplorare il nuovo continente di Lemures, i cui paesaggi, città, e maestose strutture sono riprodotte con un colore pastello vivido e brillante, che ben riproduce l’atmosfera pittoresca di uno scenario glaciale come quello del continente volante, somigliante per certi versi alle Lande degli Eterei di Zelda Twilight Princess. Una nostalgica atmosfera crepuscolare è data dalle sue ambientazioni decadenti, che creano nel giocatore una sensazione di totale abbandono e rassegnazione che presagisce il triste e malinconico destino che attende la razza che lo popola. Il comparto grafico curato da Motomu Toriyama (Final Fantasy X-2), composto da dettagliate ambientazioni 3D di buona fattura, texture definite e curate ed effetti grafici di magie e luci decisamente gradevoli, porta questo genere grafico a livelli molto alti per una consolle portatile come il Nintendo DS. I morbidi sprite bidimensionali con cui sono realizzati i vari personaggi che vivono quest’avventura, si amalgamano benissimo con l’ambientazione attraverso animazioni magistrali, ed il character design di Ryuma Itou (Final Fantasy Tactics Advance) ci mette di fronte a dei protagonisti che, nonostante vivano un anno dopo gli eventi di Final Fantasy XII, hanno connotati più infantili, morbidi e meno realistici, ma che ben si sposano con la struttura di gioco. Come poi ci ha ben abituato la Square Enix, anche questo titolo è farcito con numerosi filmati in Computer Grafica che però si differenziano parecchio da quelli che abbiamo imparato ad apprezzare nella saga principale. Già dal notevole filmato introduttivo possiamo apprezzare la sua distribuzione sui due schermi del Nintendo DS, che si coordinano perfettamente tra loro, dando la sensazione di una immagine unica e compatta. Il comparto sonoro mette poi pienamente a frutto le potenzialità della consolle portatile pur nei suoi limiti, con una colonna sonora composta da Hitoshi Sakimoto (Final Fantasy Tactics) ed eseguita da Kenichiro Fukui (Final Fantasy VII: Advent Children). I fan di Final Fantasy XII saranno sicuramente lieti di riascoltare molti temi a loro cari, che riecheggeranno riarrangiati e riadattati per la consolle portatile, mantenendo però immutata la loro essenza, e non mancheranno di certo nuove tracce che caratterizzeranno in particolar modo il malinconico continente di Lemures; manca invece all’appello un buon doppiaggio, come è stato invece fatto per altre produzioni Square Enix del calibro di Final Fantasy Crystal Chronicles, sempre su Nintendo DS.
Una trama promettente lasciata in secondo piano
Analizziamo ora la trama più nel dettaglio. Al termine di Final Fantasy XII abbiamo lasciato Vaan con una lettera da parte di Balthier che lo invitava a recarsi presso le rovine di Glabados, ed è proprio qui che le loro strade si incontreranno di nuovo e le vicissitudini di Revenant Wings avranno inizio. All’interno delle rovine Vaan entrerà in possesso del tesoro di Glabados, una misteriosa gemma che, dopo un’ardua fuga dalle rovine, gli permetterà di avere il controllo su di una misteriosa nave volante chiamata Beiluge e, come dice la leggenda, di raggiungere misteriose isole fluttuanti sulle quali sono custoditi incredibili tesori. Insieme ai suoi amici Kyte, Tomaj, Filo (che in Final Fantasy XII ebbero un ruolo decisamente marginale) e Penelo, Vaan partirà dalla città di Rabanastre, alla scoperta del continente volante di Lemures. Un tempo protetto da una barriera magica, il continente celeste e la sua popolazione vanno ora incontro ad un triste e malinconico destino ed è qui che la girandola degli eventi di questa nuova Fantasia Finale inizierà a girare. Il cristallo di Glabados si rivelerà poi in grado di consentire l’evocazione di particolari creature ma col tempo questa caratteristica diverrà predominante nel gioco, dando maggior enfasi all’evocazione stessa e meno spessore ai personaggi. La trama di certo non è paragonabile a quella di Final Fantasy XII ma vi terrà ugualmente attaccati ai due schermi della consolle fino alla sua conclusione. In definitiva sembra che la Square Enix in questo Revenant Wings abbia dedicato meno attenzione allo sviluppo e all’articolazione della trama a favore invece di un nuovo sistema di gioco: RTS.
Gameplay originale e innovativo
La caratteristica particolare di questo titolo dunque è la sua meccanica di gioco di GDR RTS, ossia di gioco di ruolo tattico in tempo reale. Avanzeremo man mano nella storia attraverso un susseguirsi di missioni (ognuna con delle specifiche restrizioni) nelle quali avremo al comando del nostro pennino, Vaan e la schiera di creature che lui e i suoi compagni potranno evocare. Ogni unità è assolutamente differente dall’altra e ciò implica una scelta tattica minuziosa e accurata attraverso la gestione dello Unit Management; conoscere dunque le potenzialità e le debolezze delle varie unità è la chiave per gestirle al meglio ed uscire vittoriosi dagli scontri. Questa caratteristica però tende a porre dei limiti ai personaggi, che si ritroveranno specializzati solamente in determinati campi e limitati in altri; ciò potrebbe far storcere il naso a molti fan di Final Fantasy XII, ma è proprio questa caratteristica che richiederà uno sforzo tattico da parte del giocatore per ottimizzare il suo schieramento. Grazie alla gemma di Glabados poi, ogni personaggio sarà in grado di evocare delle creature al suo diretto comando, formando delle vere e proprie alleanze alle quali nel corso degli scontri si potranno affidare ruoli e compiti differenti per uscirne vittoriosi. E’ qui che si inserisce il nuovo sistema del License Ring System, che questa volta non ha più nulla a che fare con equipaggiamenti, abilità e incantesimi ma bensì con le evocazioni. I personaggi potranno ora equipaggiare qualunque cosa desiderino ed apprendere nuove abilità ed incantesimi semplicemente con il conseguimento dei Level Up, ed utilizzare invece i cristalli che guadagneranno nelle missioni, per sbloccare nuove creature da evocare al proprio fianco in determinati cancelli situati sul campo di battaglia. Inizialmente avremo a che fare con piccole creature come il Rogue Tomato, il chocobo, il tomberry, il moguri, per poi evocare man mano creature sempre più grandi e potenti come Shiva, Ifrit, Leviathan, Bahamut e molte altre ancora, ognuna con le proprie peculiarità. Ovviamente il numero delle evocazioni sarà limitato e più queste saranno potenti, meno se ne potranno evocare. I cinque personaggi che dunque potremo usare nelle diverse battaglie si riveleranno essere veri e propri summoner e valenti combattenti, ognuno con le proprie particolari abilità, spesso più potenti delle loro stesse evocazioni, che potremo comandare noi stessi manualmente attraverso l’uso dello stilo o gestire attraverso il famoso sistema dei Gambit. Questo sistema, per chi non lo conoscesse, nasce con Final Fantasy XII e ci permette di gestire l’intelligenza artificiale dei nostri personaggi permettendo di focalizzare la nostra attenzione su un determinato gruppo di unità. Fanno di nuovo la loro apparizione le mosse speciali chiamate Mist, che apprenderemo sconfiggendo in determinate missioni le varie summon, che spaziano da quelle che abbiamo conosciuto in Final Fantasy XII fino alle classiche evocazioni della serie. Il gioco è infine stato chiaramente creato attorno al touch screen del Nintendo DS ed attraverso i nostri colpi di stilo potremo gestire i movimenti e gli obbiettivi delle nostre unità, impartire ordini, scatenare potenti attacchi combinati, navigare attraverso i menù di gioco e il divertimento è assicurato. Il sistema di gioco purtroppo pecca di una eccessiva facilità che da un lato permette anche a giocatori meno esperti di avvicinarsi ad un titolo del genere, ma dall’altra costituisce un enorme limite per gli appassionati della serie che si aspetterebbero un livello di difficoltà superiore.
Dal punto di vista della longevità, il gioco richiede circa dalle 30 alle 40 ore di gioco per essere completato, ore che possono aumentare sensibilmente se si sceglie di portare a termine il gioco al 100% con tutte le side quest e il conseguimento del finale alternativo.
Esperimento riuscito?
In definitiva Revenant Wings è un ottimo gioco che i fan di Final Fantasy XII apprezzeranno sicuramente, ma persino chi non lo conosce potrà goderne. Un gioco che sfrutta appieno le potenzialità del DS e, nonostante la mancanza di una calibrata difficoltà, può essere un ottimo inizio per chi vuole cimentarsi in questo genere di gioco. I difetti riscontrabili risiedono nella trama non molto profonda ed una longevità abbastanza breve rispetto alle aspettative, ma c’è comunque da fare i conti col genere di gioco che non ci pone davanti ad un classico gioco di ruolo, e di conseguenza la fase esplorativa è quasi del tutto assente. Il mondo di Ivalice torna a vivere attraverso una evocativa colonna sonora fatta di riarrangiamenti e nuove proposte, ed un comparto grafico di tutto rispetto che con i suoi colori pastello rievoca la magia di questa terra e ne evoca una del tutto nuova, triste fredda e malinconica (Lemures). Purtroppo il titolo è attualmente disponibile solo in lingua giapponese e ciò potrebbe costituire uno scoglio non indifferente, ma è stata annunciata l’uscita della versione americana per il 20 Novembre 2007 ed una uscita europea agli inizi del 2008. Revenant Wings è dunque uno spin-off decisamente degno di nota, che i fan della saga non possono lasciarsi sfuggire e che può costituire per molti, un buon pretesto per avvicinarsi ad un genere di gioco mai provato prima.