Final Fantasy VII – Recensione Final Fantasy VII
Una genesi travagliata
Nel 1997 vedeva la luce il settimo capitolo della saga targata Square, capitolo ritenuto da milioni di fan sparsi per il globo il migliore dell’intera serie.
Tuttavia la gestazione del primo Final Fantasy che supportava una grafica 3D, fu tutt’altro che facile. Squaresoft era infatti da lungo tempo legata a Nintendo, e veniva da una serie di successi sulla vecchia console 8 bit della grande N e successivamente su Snes: solo per citare i più celebri sono da ricordare i primi 6 episodi di Final Fantasy, la saga Seiken Densetsu, Chrono Trigger e Front Mission. Anche questo settimo episodio venne inizialmente sviluppato per Nintendo, ed in particolare per N64, console ancora da lanciare sul mercato e che avrebbe dovuto entrare in competizione con Sony Playstation e Sega Saturn.
Tuttavia i continui ritardi nell’uscita della console Nintendo e il tipo di supporto utilizzato dalla stessa (ancora le vecchie cartucce), fecero dirottare il progetto verso la grigia console Sony (che utilizzava invece un support cd) che stava oramai dominando il mercato.
Questa rottura tra il binomio Square – Nintendo fece assai scalpore all’epoca, e i rapporti tra la grande N e la casa del chocobo si sono stemperati solamente a un decennio di distanza.
A beneficiare di questa situazione fu Sony, che potè vantare un contratto in esclusiva con Squaresoft e che si trovò tra le mani una killer application da oltre 8 milioni di copie.
La trama fa la forza
Il principale motivo del successo di questo titolo, fu (oltre ad una grafica innovativa e ad un ottimo gameplay) senza ombra di dubbio una trama profonda, complessa, romanzesca e soggetta a colpi di scena.
Nel mondo di Final Fantasy VII esiste una fonte di energia ricavabile dall’interno del pianeta chiamata mako, questa fonte di sostentamento viene prelevata dalla Shinra Electric Power Company, una compagnia che controllando questa particolare forma di energia, i mezzi di informazione, i politici e anche l’esercito, domina di fatto tutto il mondo.
La sede centrale della Shinra è situata a Midgar, una futuristica e buia città fatta di acciaio e cemento. E’ proprio in questa grigia megalopoli che comincia la storia di Final Fantasy VII: un ex membro di prima classe della milizia elitaria della Shinra (i Soldier), tale Cloud, appare un giorno nella capitale, e viene convinto (sotto compenso) da una sua amica di infanzia (Tifa), ad entrare nel gruppo eco-terroristico denominato Avalanche, che lotta contro la multinazionale che pian piano sta uccidendo il pianeta prosiugandone l’energia vitale.
Dopo aver sabotato alcuni reattori mako, il giovane mercenario, Tifa e il capo dell’Avalanche (Barret) si trovano a dover fronteggiare il piano criminale della Shinra, che oltre a consumare l’essenza stessa del pianeta, sta cercando di raggiungere la Terra Promessa, un luogo dove il presidente della multinazionale e i suoi sgherri sono convinti si celi una fonte di energia mako inesauribile. L’unica persona che conosce l’esatta ubicazione della terra promessa è una giovane fioraia di nome Aeris, ultima esponente di un antica razza chiamati Cetra, o Antichi.
Vi troverete quindi ad affrontare i Turks, agenti segreti al servizio della corporazione, a proteggere Aeris e a contrastare i piani della multinazionale.
Tuttavia, quando la Shinra sembra avere oramai preso il sopravvento, una nuova e più pericolosa minaccia si profila all’orizzonte: Sephiroth, il più grande guerriero mai esistito (ed ex membro di prima classe dei Soldier) è ancora vivo. Sephiroth era considerato il guerriero perfetto e aveva lavorato per anni al servizio della Shinra, ma durante una missione a Nibelheim fece un’importante scoperta sul suo passato e impazzì, distruggendo la città e uccidendo gran parte degli abitanti, tra i quali il padre di Tifa (originaria del luogo così come Cloud).
Nel corso del gioco scoprirete così il piano di Sephiroth (con cui il protagonista ha un conto in sospeso), ricostruirete il passato di Cloud, farete la conoscenza di molti altri personaggi che potrete utilizzare, a partire da Red XIII, Cait Sith, Cid, e i personaggi segreti Vincent e Yuffie, ognuno dei quali caratterizzato in modo ottimale, con una propria storia che si innesta al meglio nella trama principale.
Come detto in precedenza la storia del gioco (qui appena accennata), è chiaramente il suo pilastro portante, ma non occorre dimenticare l’incredibile lavoro fatto da Square sull’ambientazione di questo titolo: come in FinalFantasy VI, vi troverete di fronte ad una commistione di elementi futuristici (qui forse più di stampo Cyberpunk, basti pensare alla città di Midgar) e fantasy, tuttavia in questo episodio ogni locazione ha un suo background ed una ambientazione ben definita che la distinguono dalle altre presenti nel gioco (basti pensare a Wutai o Cosmo Canyon), rappresentando un esperienza videoludica che un decennio fa era assolutamente stupefacente.
Un miracolo targato PSX
Il Gameplay di Final Fantasy VII mantiene lo stesso approccio del precedente episodio (equipaggiamento, sistema di apprendimento similare, utilizzo di punti vita e punti magia), sviluppando però il sistema di gioco in maniera diversa (per quanto sempre all’insegna degli incontri casuali). In Final fantasy VII il sistema di combattimento è basata sull’active time battle (ATB): i personaggi e gli stessi nemici possono compiere un azione (attacco, magie, evocazione, utilizzo di altre abilità o item) quando l’indicatore (una barretta gialla posta in basso a destra nel menù di combattimento) si sarà riempito.
Magie, evocazioni e altre tipo di abilità sono sbloccabili attraverso l’utilizzo di apposite Materia (delle sfere che non sono altro che energia mako cristallizzata), equipaggiabili attraverso degli slot (di numero variabile a seconda del tipo di equipaggiamento) diponibili per ogni arma ed armatura utilizzabile dai personaggi.
Una caratteristica del tutto nuova implementata in questo capitolo è la limit break: ogni qual volta un personaggio subirà dei danni, si riempirà una seconda barra posta di fianco a quella dell’ ATB, e una volta riempito l’indicatore sarà possibile effettuare un attacco di rara potenza.
Nonostante il numero di personaggi utilizzabili nel party sia stato ridotto rispetto ai vecchi capitoli (da quattro a tre), il materia sistem si rivela ottimamente funzionale e strategico al punto giusto, anche grazie alle innumerevoli combinazioni possibili attraverso i vari tipi di materia che otterrete nel corso dell’avventura.
La grafica del gioco fu ciò che ai tempi spinse gran parte dei videogiocatori ad acquistare questo incredibile titolo. Per la prima volta in un rpg veniva infatti supportato un motore grafico 3D che migliorava incredibilmente la cura dei personaggi pur mantenendo sempre lo stesso stile super deformed, mentre le ambientazioni pre-renderizzate facevano urlare al miracolo, fondendosi e facendo da apri pista a dei spettacolari FMV che potevano essere supportati al meglio dal formato CD della console Sony.
Nonostante ai nostri giorni la grafica risulti datata e possa strappare più di un sorriso, c’è da ricordare come il salto di qualità rispetto a tutto ciò che si era visto precedentemente fu a dir poco enorme.
Ancora una volta la colonna sonora venne affidata al maestro Nobuo Uematsu, che ispirato come non mai ci regalò dei pezzi immortali (basti pensare a One Winged Angel, Aeris Theme, o alla Main Theme stessa) in grado non solo di accompagnarci durante tutta l’avventura videoludica, ma di consegnarci anche una colonna sonora degna di essere eseguita da un orchestra.
La longevità del titolo è garantita dalle oltre 40 ore in cui dovrete completare tutta la storia, e a queste dobbiamo aggiungere una serie di missioni secondarie, alcune importanti ai fini della trama o in particolare della storia di qualche personaggio, altre particolarmente lunghe (come lo sconfiggere le 2 weapon) che garantiranno molte ore di gioco e un grado di difficoltà particolarmente alto (anche se il gioco vale la candela visti gli oggetti sbloccabili in seguito).
Occorre segnalare inoltre una serie di minigiochi (per lo più disponibili alla Gold Saucer) capaci di creare momenti si svago e al contempo di ottenere item segreti utilizzabili nel corso dell’avventura.
La fine del gioco e la nascita del mito
Final Fantasy VII merita ampliamente la fama di cui gode: una trama complessa e profonda combinata con un ottimo gameplay ne fanno già di per sé un capolavoro, ma se a questo aggiungiamo una grafica rivoluzionaria e un accompagnamento sonoro da oscar, possiamo ben comprendere per quale ragione venga considerato la vetta creativa nella ventennale storia della casa del chocobo.
Nonostante ciò, nel corso degli anni, su Final Fantasy VII è stato detto tutto e il contrario di tutto, basti pensare a chi lo valuta il più grande gioco di tutti i tempi, controbilanciato da chi invece lo valuta come il gioco più sopravvalutato di sempre. Penso che questi giudizi lascino il tempo che trovano, l’unica cosa che si può dire con certezza è che siamo di fronte ad un gioco che ha cambiato per sempre (nel bene, attraverso una grafica capace di rendere più viva l’esperienza videoludica, e nel male, i titoli che lo seguiranno non riusciranno più ad unire profondità e gameplay ad una ricercata spettacolarizzazzione) il modo di sviluppare gli RPG, poiché anche gli scettici dovranno ammettere che dopo l’uscita dell’avventura di Cloud e gli altri, il mondo degli RPG non è stato mai più lo stesso.