Final Fantasy V – Recensione Final Fantasy V
Un piacevole intermezzo tra due capolavori
Final Fantasy V ebbe la sfortuna di uscire subito dopo il felice quarto capitolo, che aveva presentato innovazioni incredibilmente forti a livello di trama e caratterizzazione dei personaggi. Allo stesso modo FFV non può assolutamente competere nemmeno con la successiva fatica della Square, che si attesterà a pieno diritto nell’Olimpo della saga.
FInal Fantasy V in definitiva è accerchiato da due potenti leoni e, ovviamente, non può che soccombere: per quanto riguarda la profondità della storia il gioco è il punto più basso dell’era SNES della serie.
FFV rimane comunque a pieno titolo un capitolo importante della saga, grazie soprattutto ad un ottimo sistema di sviluppo dei personaggi, quel "job system" apprezzato tanto quanto il celebre Materia System di Final Fantasy VII. Purtroppo anche in questo caso (come per certi altri capitoli passati), la distribuzione del gioco è stata limitata unicamente al Giappone, precludendo al pubblico europeo di poter fruire di questo buon titolo, almeno fino all’arrivo dei remake per PlayStation (FF Anthology) e Game Boy Advance (quest’ultimo in italiano).
L’aspetto tecnico: grafica e sonoro
L’aspetto visivo di FFV ovviamente oggigiorno lascia parecchio a desiderare, anche se tutto sommato l’esperienza di gioco non è troppo penalizzata da questo fatto. Bisogna anche tenere conto dell’epoca ormai vetusta in cui il gioco uscì e del fatto che a quel tempo questo titolo poteva vantare una buona tecnica, grazie a qualche piccola innovazione. Particolarmente riuscito il sistema di emoticons in stile fumetto adottato per i personaggi, che riesce a creare buone scene di umorismo e a rendere i nostri eroi molto più espressivi in parecchi frangenti. Rispetto al precedente capitolo, ben povero di animazioni sia su mappa che in battaglia, FFV non si risparmia, rendendo sia gli scontri che i dialoghi decisamente più movimentati e avvincenti.
Anche per questo capitolo la colonna sonora fu affidata al Maestro Nobuo Uematsu, che confezionò come sempre un buon lavoro, che però oggi impallidisce a confronto di molti episodi più riusciti (FFVI su tutti), forse anche per il fatto che non ci sono pezzi memorabili e amatissimi come sono poi diventati ad esempio Terra’s Theme, One Winged Angel, Liberi Fatali, Melodies of Life e To Zanarkand.
Il vento sta cambiando…
Come già scritto in precedenza, la storia è un punto a sfavore rispetto alle meravigliose trame di Final Fantasy IV e VI, i "colleghi" per Super Nintendo. In Final Fantasy V troviamo il "solito problema" dei cristalli, reliquie magiche ricorrenti specialmente agli albori della saga: anche questa volta ogni cristallo è associato ad un elemento, che regola il normale equilibrio. La scena introduttiva presenta il re Tycoon che intraprende un viaggio verso il Tempio dell’Aria, preoccupato perché "il vento sta cambiando…"
Allo stesso modo i problemi si estenderanno nel corso della storia anche agli altri cristalli…
Bartz, il personaggio principale del gioco, si ritroverà coinvolto in una difficile missione: capire cosa sta succedendo ai cristalli e porvi rimedio prima che tutti vengano distrutti. Che cosa accadrebbe se gli equilibri di acqua, terra, aria e fuoco venissero sconvolti? E qual è il mistero che si cela dietro a questi nuovi, inquietanti problemi?
Da questa base semplice si costruisce la consueta architettura di colpi di scena (più o meno riusciti), elementi fantastici, profezie epiche e personaggi dal passato tormentato.
FFV, così come i primi 3 FF e FFX-2, presenta un limitatissimo numero di personaggi (saranno sempre quattro), ma sembra che ciò non abbia favorito in modo particolare il loro approfondimento psicologico come si potrebbe pensare; tanto che a volte sembrano mancare dell’anima pulsante e dell’introspezione di eroi storici come Cecil, Tifa, Terra e molti altri. Solo Galuf, il vecchio del gruppo, gode di una certa popolarità tra gli amanti della saga: gli altri pg risultano invece snobbati dai più…
Purtroppo Final fantasy V è anche caratterizzato dal fatto di non avere un "cattivo" carismatico come lo sarà invece in altri successivi capitoli, ma al contrario si accontenta di un malvagio senza peculiari connotazioni: né sadico come Kefka, né dalla monumentale complessità di Sephiroth. Insomma, un cattivo che sembra solamente abbozzato, di cui difficilmente ci si può innamorare.
Una nota di merito per quel Gilgamesh che forse è il boss “ricorrente” tra i più simpatici e meglio riusciti dell’intera serie! Ma anche in questo caso la competizione con FFVII e i suoi Turks è a dir poco spietata.
L’amato Job System
Parliamo subito di ciò che rende indubbiamente Final Fantasy V un buon gioco: il sistema di sviluppo dei personaggi, diretta evoluzione di quello usato in FFIII e poi ripreso in FFX-2. Ad ogni job sono associati determinati cambiamenti nei parametri, un set limitato di equipaggiamento disponibile e abilità tipiche della classe. Il livello di job aumenta con l’allenamento e ad ogni nuovo livello è associata una nuova abilità; raggiungere il livello Master, in particolare, ha un’enorme importanza strategica. Masterizzare i job fa sì che tutti i bonus tipici della classe vengano sommati assieme nel job "tuttofare"! Per fare un facile esempio, masterizzando i job di Monaco e Mago Nero ed impostandoci su Tuttofare, avremo un personaggio potente sia fisicamente che magicamente; il malus di questo stratagemma è che, ovviamente, combattendo con il job Tuttofare non potremo far salire di livello gli altri job.
E’ possibile cambiare la classe dei personaggi in qualsiasi momento tramite il menu principale del gioco: ciò, sommato al vasto numero di job disponibili (alla fine possono arrivare ad essere veramente un’infinità!) ,genera totale libertà e personalizzazione per lo sviluppo dei personaggi, fin dall’inizio del gioco. Per contro, bisogna anche dichiarare alcuni piccoli difetti del sistema (quale non ne ha?): alla lunga i personaggi diventano troppo simili tra di loro e un giocatore inesperto potrebbe facilmente incorrere in terribili errori (orrori?) strategici, nel caso adotti una politica errata nell’assegnare i job ai propri pg.
Il sistema di battaglia riprende l’ATB sperimentato con successo in Final Fantasy IV, ma per il resto non presenta particolari innovazioni (anzi, c’è un ritorno ai 4 personaggi). Le battaglie sono ben realizzate e avvincenti, anche se a dire il vero il grande numero di nemici è penalizzato dalle troppe somiglianze tra gli stessi.
Per il resto, nulla di nuovo sotto il sole, eccezion fatta per l’inedita presenza di due boss secondari incredibilmente potenti: Omega Weapon e, soprattutto, quello Shyinru che è stato l’incubo di molti videogiocatori per molto tempo, poi ingiustamente soppiantato da nomi più recenti come Omega Weapon di FFVIII e Der Richter di FFX, che però possono essere facilmente battuti con qualche accorgimento semplicissimo. Con Shynru, niente di tutto questo: serve un’ottima strategia, molto allenamento e tanta fortuna.
Tanti job, tanto allenamento, tanto tempo
In queste poche parole è racchiuso il discorso riguardante la longevità di Final Fantasy V. La storia principale si può terminare facilmente in meno di 25 ore, ma se ambiamo a battere Shynru la via dell’allenamento sarà assolutamente obbligata. In effetti per poter avere qualche speranza contro il leggendario drago bisogna assolutamente masterizzare un congruo numero di job (l’ideale sarebbe tutti… Ma perfino i fan più sfegatati si stuferebbero, probabilmente). Oltre a ciò, il gioco presenta anche altre sottomissioni, tra cui la ricerca delle armi leggendarie, il giro del mondo su chocobo, ed altri piacevoli diversivi che fanno staccare la spina per qualche istante dalla trama principale.
Tirando le somme,
Final Fantasy V non è certo uno dei capitoli migliori della celebre saga, ma marcia comunque a testa alta al pari di altri giochi grazie al suo gameplay così accattivante, libero e pratico.
Ad ogni modo, finché non usciranno remake per nuove consolle come per FFIII e FFIV, questo gioco è consigliato solo a fan accaniti della serie e dei jrpg, o a videogiocatori avvezzi al retrogaming; nel caso non lo foste, potete pure lasciar perdere questo titolo: il mercato di oggi può fornire di molto meglio.