Final Fantasy Fables: Chocobo’s Dungeon – Recensione Final Fantasy Fables: Chocobo Dungeon
Oscuri dungeon per gialli pennuti
Quando un’idea diventa famosa ed i suoi personaggi amatissimi, una software house non può che fare una sola cosa: sfruttare la sua gallinella dalle uova d’oro. La Square, appunto, aveva già provato ad unire un gameplay riuscito ed amato con i suoi carismatici personaggi ed i suoi mondi fantastici. Il risultato era stato quella piccola perla chiamata Final Fantasy Tactics. Ebre di tale successo, le menti geniali della casa nipponica si misero al lavoro, unendo pennuti gialli e roguelike, gli amati e quanto mai complessi Dungeon Crawler che tanto hanno spopolato in Giappone. Il primo Chocobo’s Dungeon, per quanto fosse in possesso di una spensieratezza ed una tecnica niente male, risultava fin troppo semplicistico per i veterani del genere. La scelta era di casa Square, ovviamente, che voleva creare un titolo appetibile a tutti (operazione per nulla semplice). Ora, con il terzo capitolo della saga, l’ora Square-Enix, riprova ad unire i suoi pennuti gialli ed i suoi mondi fantastici con i dungeon più complessi, senza snobbare scelte che porterebbero questo “Final Fantasy Fables: Chocobo’s Dungeon” ad essere amato da un pubblico più vasto dei semplici amanti di roguelike.
Dolci pennuti e terribili dungeon. Uscirà un’arrostita di pollo, oppure qualcosa di divertente ed appetibile?
I rintocchi della dimenticanza
Si, è vero, sembra il titolo di un libro d’autore, ma in realtà nasconde molto più di quel che sembra. La storia di Chocobo’s Dungeon racconta dell’esploratore Cid e del suo giallo Chocobo che, per caso e contro voglia, vengono catapultati nella cittadina di Memoria. Un paesino molto particolare poiché, a dispetto del nome, tutti i suoi abitanti sono decisamente smemorati. La colpa pare essere della torre dell’orologio che, con i suoi rintocchi, cancella la memoria delle persone. Spetterà ovviamente al nostro amato pennuto salvare la situazione, entrando nelle labirintiche menti dei cittadini di Memoria e ristabilendo la loro memoria, scavando nel loro passato e riportando i ricordi nello smemorato paesino. Il tutto verrà narrato in stile Final Fantasy, con i momenti che verranno sottolineati dalle bellissime melodie di Uematsu e che ci permetteranno di incontrare personaggi ormai simbolo della saga della fantasia finale come i Moguri, i maghi bianchi, Ifrit e via discorrendo. Nonostante questo, la trama rimane un po’ banalotta, godibile certo, ma non esaltante, capace di spezzare l’azione e di congelarla grazie a intermezzi animati e dialoghi invasivi. Niente di preoccupante, intendiamoci, ma una piccola nota negativa da evidenziare.
Quattro passi per i Dungeon
Veniamo ora al vero cuore di questo titolo, i Dungeon. Questi pericolosi labirinti saranno, come di norma, autogenerati a più piani collegati da una scala. I cunicoli saranno ben articolati e abbastanza labirintici, imperniati da una fitta nebbiolina che oscurerà i passaggi inesplorati e le varie trappole che ci sbarreranno la strada. Inoltre, i Dungeon saranno divisi in tre tipi: quelli normali, che permetteranno di portare con sè gli oggetti e l’equip, quelli particolari, che ci costringeranno a certe condizioni, come avere un solo punto HP o non poter usare oggetti. Infine, vi sono i dungeon a tema, di solito quelli più difficili ed interessanti, che vedranno un Boss finale a sbarrarci la strada. Tatticamente parlando, il gioco presenta spunti interessanti, ed anche il sistema di gioco è stato calibrato su quest’aspetto. Nei panni del nostro giallo Chocobo potremo muoverci di casella in casella, non proprio a turni. Quando noi staremo fermi, a pensare, anche i nemici si acquieteranno, ma quando avanzeremo e muoveremo, allora anche gli avversari lo faranno. Tutto questo non può che aumentare qualche tacchetta in favore dello stile tattico del gioco.
Per quanto riguarda i nemici, saranno ben congeniati, e vanteranno tra le loro fila avversari ormai storici come i simpatici Tomberry o i pungenti Kyactus. Vale la pena inoltre, sempre per quanto concerne questo mostri, spendere qualche parola per parlare dei Boss. Il combattimento contro questi titani non diverrà un mero “attacca, fuggi e curati”, ma dovrà essere pianificato tatticamente, sfruttando a pieno il vario equipaggiamento del nostro Chocobo ed i punti deboli degli avversari. Naturalmente, in tutto questo combattere, si aggiungono le trasformazioni del giallo pennuto. Il Chocobo, infatti, potrà scendere in campo immutato o scegliere alcune speciali caratterizzazioni che modificheranno le sue mosse e le sue capacità. Tra tutte queste classi troveremo vecchie conoscenze del mondo di Final Fantasy tra cui il mago bianco, il cavaliere del drago, il ladro, ecc.ecc. La scelta, tutt’altro che un abbellimento, si rivelerà azzeccatissima e ci permetterà di personalizzare il nostro stile di gioco, aumentando la longevità minima in virtù della sperimentazione e della varietà, uniche armi veramente efficaci che ci permetteranno di portare a buon fine ogni dungeon ed ogni sfida.
Minigiochi, avventure e divertimento
Per aumentare il divertimento e la longevità, e per risultare appetibile ad un vasto pubblico, Chocobo’s Dungeon non si limiterà a freddi ed ostili cunicoli zeppi di mostri, ma presenterà simpatiche scelte e minigiochi.
Per prima cosa, potremo scorrazzare liberamente per la città di Memoria, proprio come un RPG classico, parlando con gli abitanti e comprando nuovi equipaggiamenti ed oggetti nei negozi locali. In città avremo la possibilità di potenziare le varie armi e armature scovate passeggiando per i Dungeon, in modo da aumentare la nostra forza. La nostra energia che, è bene dirlo, farà di tutto per scendere se colpita dai nemici, e che dovremo mantenere a livelli accettabili ingurgitando magiche pozioni in puro stile J-Rpg (e, ovviamente, Final Fantasy). Da menzionare la presenza di ben quattro minigiochi differenti, sbloccabili grazie al nostro amico Mog il Moguri semplicemente andando a trovarlo nella sua abitazione. Purtroppo, questi minigiochi non divertiranno parecchio, ed anzi, si riveleranno noiosi e ripetitivi a lungo andare, come ad esempio la coltivazione della piante che, anche se utile grazie ad alcune piante, si rivelerà davvero frustrante e poco divertente.
Tecnicamente parlando
Veniamo ora all’ultimo capitolo della nostra immersione in Final Fantasy Fable: Chocobo’s Dungeon: la grafica e il comparto tecnico. Graficamente parlando, nonostante i passi da gigante compiuti da altri titoli, Chocobo’s Dungeon si presenta davvero bene, coloratissimo e bello a vedersi, dimostrando che anche in un dungeon crawler l’occhio vuole la sua parte. Tenendo conto della limitatezza tecnica della Wii, se comparata con i cugini più dotati di Sony e Microsoft, il gioco appare bello visivamente, anche se a volte un po’ spoglio e sottotono. In particolare, alcune animazioni risulteranno un po’ legnose ed innaturali. Da sottolineare l’atmosfera fanciullesca del titolo che, se si sposa bene con art work e grafica, lo fa un po’ meno con lo schema di gioco complesso e maturo, creando un netto divario tra forma e contenuto. Questo fatto potrebbe scontentare molti, affossando le pretese del titolo di essere adatto a tutti i palati. Niente di preoccupante però, perché potreste comunque amare lo stile e farvi trasportare dai teneri personaggi del titolo. Una nota di demerito va al doppiaggio, ancora una volta sottotono, mal sincronizzato con il labiale dei personaggi ed a volte frustrante. Meno male che ci pensano le classiche musiche della saga, quelle piccole perle targate Uematsu, a risollevare un po’ le cose.
Concludendo
Si può ben dire che questo Chocobo’s Dungeon, anche presentando qualche piccolo difettuccio qua e là, sia divertente in virtù di buone idee e di uno stile di gioco oramai ben assestato. Presentandosi come un titolo adatto a molti, il gioco può far dimenticare alcuni difettucci e regalare ore di divertimento. Non era facile unire la magia di Final fantasy ed uno stile di gioco più semplice con la terribile difficoltà dei Roguelike, ma gli sviluppatori sembrano essersi avvicinati al traguardo. Niente di eccezionale, intendiamoci, ma un gioco comunque godibile e ben confezionato, consigliato agli amanti meno smaliziati dei Dungeon Crawler o ai neofiti.