Fez – Fez
La crescente attenzione – soprattutto per quanto riguarda le console di nuova generazione – verso il mondo Indie è senz’altro una delle più interessanti novità dell’ultimo periodo. Certo, si tratta di un’arma a doppio taglio in grado di portare sui nostri schermi una marea di titoli a volte interessanti, altre volte tremendamente noiosi. Consci di questo rischio, abbiamo avvicinato Fez e, lasciatecelo dire, valeva davvero la pena di correre il rischio: il titolo indipendente sviluppato da Phil Fish e dalla sua Polytron – in realtà già una conoscenza degli addetti ai lavori dal 2007 – ci ha stupito in tutta la sua bellezza. Dopo l’esordio su Xbox 360, il gioco è da oggi finalmente disponibile per tutte le maggiori piattaforme, compresa quella cross-platform PS4/PS3/PSVita da noi qui recensita.
Una nuova dimensione
Un giorno come tanti, il piccolo Gomez si sveglia nel suo letto a due dimensioni, in un mondo dove la pixel art e gli effetti sonori a 8-bit – la maggior parte dei quali palesemente ispirati a Super Mario Bros – la fanno da padrone. Basteranno pochi minuti di gioco per accorgersi di come questo (falsamente) noioso inizio nasconda in realtà un titolo dalla profondità incredibile: a Gomez verrà rivelata l’esistenza della terza dimensione e, in quanto prescelto, gli sarà chiesto di utilizzare il potere conferitogli per ricostruire i cubi sparsi nell’universo ed evitare che quest’ultimo collassi su se stesso distruggendo ogni cosa. Tanto basta per imbastire la trama di Fez, accennata ma interessante al punto giusto per contestualizzare il gameplay e farci venire la voglia di esplorare ogni angolo del colorato mondo di Gomez.
Punti di vista
Il punto cardine del gameplay di Fez è il suo essere in bilico tra le due e le tre dimensioni: il giocatore può muovere Gomez solamente su schermate 2D, spostandolo a destra e sinistra o facendolo arrampicare in verticale; basta però la pressione di un semplice tasto per ruotare tutto il mondo di gioco sull’asse verticale, scoprendo così una serie di altri passaggi, porte e oggetti prima invisibili e irraggiungibili. Ma non è tutto: quello che all’inizio sembra un clone di un Mario Bros a caso deve invece moltissimo al mai troppo osannato Echocrome, dal momento che al cambio di punto di vista corrisponde sempre anche un cambio di prospettiva in cui la logica e la fisica vanno letteralmente a farsi benedire. È così che basta girare lo scenario per unire due piattaforme apparentemente lontane se viste da un altro punto di vista o, seguendo la stessa logica, guardare di profilo due scale in due punti diversi di una parete per poterle allineare e arrampicarsi senza problemi.
L’uso creativo della prospettiva è quindi l’elemento distintivo di Fez, ma il genio di Phil Fish ha altro da offrire: nei vari mondi che è possibile esplorare capita spesso di imbattersi in enigmi di varia natura e variabile difficoltà. Dalle bombe a tempo per aprire le porte sbarrate alle casse da spostare in un determinato ordine per sbloccare un passaggio, Fez dimostra un sapiente bilanciamento di esplorazione e utilizzo di materia grigia, capace di tenere incollati allo schermo fino a quando non si sono raccolti l’ultimo cubo e l’ultimo oggetto collezionabile disponibili.
Avrete notato che, fino a questo punto, non abbiamo parlato di nemici o antagonisti da combattere. Non l’abbiamo fatto semplicemente perché non esistono: l’intera esperienza di gioco si configura come una grande avventura da assaporare con la dovuta calma e tranquillità. In Fez non si muore: al massimo una caduta da un punto troppo alto fa ripetere al giocatore gli ultimi passaggi riportandolo su una piattaforma vicina come accadeva in Prince of Persia, dando, di fronte ad ogni baratro, la stessa sensazione di tranquillità che si provava nei panni dell’atletico principe. Ci sono moltissimi personaggi e tanti divertenti animaletti tutti attorno a Gomez: tanti colori, colorati paesaggi a 8-bit e tanta esplorazione. Sotto questo aspetto potremmo quasi paragonare il titolo di Fish a FlOwer o a FlOw: chi li ha provati capirà immediatamente a cosa ci stiamo riferendo. Per gli altri, diciamo che il travestimento da platform di Fez nasconde un gameplay onirico e rilassante, lontano anni luce da un qualsiasi altro gioco di piattaforme.
Pixel art d’autore
Il comparto tecnico di Fez è una vera gioia per gli occhi: niente poligoni e niente effetti speciali, a dimostrazione di come i capolavori non siano basati sulla grafica spaccamascella, ma sul gameplay. Partendo da questo concetto, gli sviluppatori hanno trovato nella Pixel Art a 8-bit la veste grafica più confacente – forse l’unica possibile per un titolo così particolare – alla loro creatura, affinandola fino a renderla appetibile anche quando la si vede girare su un mostro multicore come la PlayStation 4. A partire dal colorato fez indossato dal protagonista – dal suo cappello il nome del gioco – fino al più minimo particolare, tutte le ambientazioni e i personaggi sono curati con attenzione maniacale e continui rimandi alle vecchie glorie di Nes e Gameboy (qualcuno ha detto Zelda?). Ultimo dettaglio, non per questo meno importante, il level design: la grafica è interamente al servizio di quest’ultimo, rendendo una gioia per gli occhi la creazione dei percorsi al ruotare del punto di vista: un cenno di 3D lascia subito il posto al coloratissimo e pixelloso mondo in due dimensioni fino a pochi attimi prima invisibile agli occhi, svelando di volta in volta una piccola opera d’arte tutta da scoprire.
In conclusione
L’affollato mondo dei titoli indipendenti, lo dicevamo in apertura, vive di luci e ombre continue: non sempre, per inesperienza o mancanza di budget, gli sviluppatori riescono a realizzare i loro prodotti come vorrebbero. Negli ultimi anni, però, i riconoscimenti e l’attenzione guadagnati da titoli come Limbo hanno permesso al genere Indie di ritagliarsi la propria schiera di appassionati, spronando i giovani game designer a dare sempre di più per realizzare prodotti qualitativamente più vicini agli alti standard imposti dal mondo videoludico come lo conosciamo oggi. Titoli come Fez sbriciolano questi standard, fregiandosi dell’etichetta di veri e propri capolavori: Fez è un gioco diverso, ragionato, rilassante e profondo come mai si direbbe al primo impatto. Che sia su console portatile, in salotto o sul PC, poco importa: si tratta di una piccola perla che non dovrebbe mancare nella videoteca dell’appassionato di videogiochi.