Famicom Detective Club: The Missing Heir & The Girl Who Stands Behind – Recensione

Recensito su Nintendo Switch

Sulla stessa console che ha dato i natali a giochi come The Legend of Zelda e Metroid, il NES, tramite una periferica esterna che permetteva di utilizzare i floppy disk, appariva una duologia destinata a diventare un cult del genere investigativo in Giappone: i Famicom Detective Club, rispettivamente The Missing Heir & The Girl Who Stands Behind del 1988 e 1989. Di questi due capitoli ai tempi si diceva che avessero fatto da apripista al genere, sdoganando le storie gialle nelle scuole giapponesi e servendosi del folklore delle comunità rurali per raccontare una storia e convincere il giocatore a inserire un dischetto dopo l’altro per completare il quadro.

A distanza di 30 anni Nintendo ha scelto di dare nuova vita a questi giochi scomparsi dal radar e ricordati con nostalgia. Famicom Detective Club: The Missing Heir & The Girl Who Stands Behind raccontano due storie ricche di colpi di scena dove il genere giallo si mischia a quello dell’horror dando vita a scenari suggestivi e ricchi di suspense, e lo fanno in una versione completamente doppiata in giapponese e con uno stile grafico sconvolto e totalmente nuovo. Il primo, poi, non ha avuto la stessa fortuna del secondo (che è stato invece riproposto su SNES), invecchiando piuttosto male. La duologia finora è stata appannaggio del solo pubblico giapponese e si era sparsa una flebile voce attraverso traduzioni create dai fan. Oggi escono ufficialmente dai confini nipponici su Nintendo Switch.

I Famicom Detective Club sono due visual novel create alla fine degli anni ’80 dalla penna di Yoshio Sakamoto (che ha raggiunto la popolarità con Metroid) ci vedono vestire i panni di un giovane detective a cui possiamo dare il nome che vogliamo, e saremo chiamati a investigare su due casi particolari che ci porteranno a scoprire anche qualcosa riguardante la vita del protagonista. È importante sapere che a livello cronologico le due storie sono invertite.

The Missing Heir, il primo titolo uscito nell’88 si può considerare il sequel di The Girl Who Stands Behind uscito invece l’anno dopo. Nonostante ciò, si può scegliere liberamente quale titolo giocare per primo, e scoprire i vari rimandi presenti.

famicom detective club

In The Missing Heir il protagonista è chiamato a investigare sulla morte della capofamiglia Kiku Ayashiro. A chiedere il suo aiuto sarà il maggiordomo, che non crede affatto che la causa della morte della matriarca Ayashiro sia dovuta a un semplice attacco di cuore la sera dopo la lettura del testamento. Le indagini si svolgono nei pressi del villaggio Myoujin, dove si trova la residenza della famiglia Ayashiro, una delle più ricche del Giappone, il cui potere risale al periodo Sengoku. Sugli Ayashiro grava una maledizione che ha origine proprio in questo periodo: si dice che se il capofamiglia muore invano questi resusciterà dalla tomba per vendicarsi.

Non passa molto tempo prima che gli abitanti diranno di aver visto Kiku vagare per il villaggio, e starà a noi scoprire se ciò che dicono sia vero o mera suggestione. Far luce sulla questione non è l’unica cosa che siamo chiamati a fare, ma dovremo anche recuperare la memoria: a inizio gioco infatti saremo soccorsi ai piedi di una scogliera e dovremo rimettere insieme i pezzi che compongono i nostri ricordi. Per fortuna non saremo soli, ad aiutarci ci sarà la bella Ayumi che sarà sempre pronta ad aspettarci all’agenzia Utsugi dove abbiamo la possibilità di rimettere in ordine le idee e riassumere tutto ciò che sappiamo del caso.

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The Girl Who Stands Behind racconta invece la prima vera indagine svolta dal protagonista, come inizia a lavorare per l’agenzia dopo aver incontrato il detective Utsugi e di come anche Ayumi ne entrerà a far parte. Il prequel ha tinte spiccatamente più dark di The Missing Heir: a seguito del ritrovamento di un cadavere nei pressi della città i due detective vengono contattati sulla scena del crimine per un sopralluogo. Si scopre subito che il cadavere appartiene a una ragazza del liceo Ushimitsu, Yoko Kojima. Per risolvere il caso il detective Utsugi ci suggerisce di investigare all’interno della scuola. Data infatti la giovane età del protagonista (15 anni) sarà per lui più facile interrogare studenti e insegnanti.

Come nel primo titolo, anche qui abbiamo l’elemento soprannaturale che in questo caso assume delle sfumature molto più spaventose. Sin dai primi capitoli veniamo a conoscenza di una strana storia che si racconta da molti anni all’interno della scuola, legato alla misteriosa scomparsa di una studentessa avvenuta anni prima. Si dice che il fantasma di questa ragazza non abbia mai lasciato la scuola e che chieda aiuto ai coetanei comparendo con i vestiti sporchi di sangue. Questa storia che ci viene raccontata ci accompagnerà per tutti i capitoli del gioco e darà vita a scenari molto tesi in cui il protagonista sarà portato a chiedersi se i fantasmi esistono davvero. Anche qui come nel primo titolo ci recheremo all’agenzia per formulare ipotesi sul caso. Chi ci aiuterà maggiormente nell’indagine sarà però il detective Utsugi.

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In entrambi i casi le modalità di gioco sono le stesse. Il nostro scopo sarà quello di raccogliere informazioni parlando con i personaggi della storia per risolvere il caso, alternando alle domande sezioni di punta e clicca. Alcune interazioni di cui disponiamo sono Travel, Talk, Take, Call/Engage, Look/Examine e Quit Investigation (il “salva partita” del gioco). In The Missing Heir c’è anche l’opzione Remember che serve per tentare di riacquistare la memoria. Nel secondo titolo, invece, oltre alle interazioni già dette Remember è sostituito da Think che permette di pensare o riflettere su cosa fare. In generale, quando avremo scoperto un indizio o un’informazione importante ci sarà possibile cambiare scenario: il colore giallo è il segno che sono stati fatti dei passi avanti.

Travel permette di spostarsi da un luogo all’altro, non sempre liberamente, mentre Talk è il comando principale, quello che vede il detective fare domande e ottenere risposte dagli intervistati. Ci sono, naturalmente, punti che ci hanno convinto a prenderci una pausa, e spesso è capitato di dover cliccare tutte le opzioni disponibili una dopo l’altra fino a trovare quella giusta. Ciò è successo soprattutto con The Missing Heir, in quanto The Girl Who Stands Behind è più scorrevole e intuitivo, trovando nell’opzione Think un valido aiuto quando ci si trova bloccati.

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Per fare un esempio lampante, nel primo capitolo a un certo punto saremo chiamati a recarci sulla scogliera a un orario preciso, e l’unico modo per far si che ciò avvenga sarà parlare con i personaggi (spesso riascoltando le stesse frasi) fino a raggiungere la spossatezza. In The Girl Who Stands Behind c’è una scena simile, con la differenza che sullo sfondo c’è un orologio che viene naturale controllare scatenando il cambio di scenario, che risulta più immediato.

Come scritto in precedenza in Famicom Detective Club: The Missing Heir le indagini sono svolte per la maggior parte in un contesto rurale, ma si ha la possibilità di spostarci in più luoghi come la stazione del villaggio, la residenza Ayashiro, la clinica del dottore, l’appartamento di Amachi, l’uomo che ci soccorre ai piedi della scogliera e ovviamente la scogliera stessa. Con il procedere della storia, quindi, conosceremo diversi personaggi su cui si concentreranno i sospetti e altri che non esiteranno ad aiutarci: un esempio è proprio il dottor Kumada, il simpatico medico del villaggio con un debole per le belle ragazze, che si improvviserà detective per aiutarci nel caso.

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Il suo comportamento un po’ bizzarro ci darà modo di sorridere più volte e spezzare la tensione che accompagna il caso. L’elemento comico non manca nemmeno in The Girl Who Stands Behind: anche qui ci saranno diverse scene molto divertenti frutto delle azioni sia di qualche personaggio che del protagonista stesso.

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Ciò che è importante ricordare sono le informazioni che raccogliamo di volta in volta. Non ci sarà bisogno di prendere appunti, premendo il tasto + sulla Switch è possibile consultare il Notepad dove ci sono tutti i personaggi che incontriamo e le informazioni raccolte su di loro. I dialoghi possono essere riletti premendo il tasto X, per visualizzarli di nuovo anche durante un interrogatorio. Nonostante ciò seguire la trama è fondamentale per un gioco di questo tipo: non solo perché in queste visual novel la trama è tutto, ma anche perché ci verranno anche fatte delle domande sul caso. Non ci sono dei veri e propri puzzle da risolvere: l’attenzione è rivolta principalmente ai due casi. Sarà facile fare delle deduzioni nel corso della storia, ma solo alla fine scopriremo davvero cos’è successo. Da amanti delle belle storie coinvolgenti, abbiamo trovato i due Famicom Detective Club godibili anche in due giocatori, scatenando fitte conversazioni su cosa fosse successo e chi potesse essere il colpevole. Le trame sono risultate avvincenti con il passare dei capitoli, e senza buchi di trama.

Nonostante le modalità di gioco siano identiche, Famicom Detective Club: The Girl Who Stands Behind differisce molto da The Missing Heir non solo per la trama e i diversi personaggi ma anche per l’elemento horror che qui è molto più presente. Se in The Missing Heir gli scenari sono molto luminosi e trasmettono anche un senso di pace nel titolo successivo nella scuola, uno degli scenari dove svolgeremo la maggior parte dell’investigazione, si sentirà sempre la costante presenza del fantasma della ragazza scomparsa. Il mistero si risolverà solo nel capitolo finale, dove si raggiungerà il massimo della tensione e l’atmosfera si farà sempre più cupa.

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La grafica è stata completamente ridefinita. Da questo punto di vista, i nuovi Famicom Detective Club sono stati più che restaurati: Mages ha trasformato i titoli in un fluidissimo anime, ridisegnando tutti i personaggi e riempiendo di dettagli tutti gli sfondi del gioco, anche quelli secondari, che si dipanano sullo schermo TV o portatile della Nintendo Switch tra antichi cimiteri e quartieri giapponesi. Poche ma d’impatto le scene animate – sebbene lo siano tutte lievemente e in maniera più decisa in The Girl Who Stands Behind. Piccole azioni come vedere persone che bevono il caffè aggiungono quel tocco di realismo e modernità ai due titoli, come non era possibile immaginare tempo fa.

Per fare un parallelo con un altra visual novel sviluppata da Mages, che si è occupata dei remake dei Famicom Detective Club, avevamo scritto che Steins;Gate Elite era penalizzato dal fatto che esistesse l’anime, trasposto quasi 1:1 al videogioco e che, tutto sommato, era preferibile guardarsi quello. In questo caso, invece, i Famicom Detective Club sono fruibili esclusivamente come videogiochi e per molte persone ciò è possibile per la prima volta. I giochi arrivano localizzati in inglese e doppiati completamente in giapponese.

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La mancanza dell’italiano non si fa sentire molto per chi mastica un po` di inglese, considerando che è sempre possibile recuperare i dialoghi. Per chi non è abituato, purtroppo, temiamo che investire su doppiaggi di altre lingue avrebbe sforato di non poco il budget per un’operazione di questo tipo. Nessuno, in fondo, si sarebbe mai aspettato l’annuncio di una riproposizione dei Famicom Detective Club, ma siamo contenti che Nintendo abbia fatto questo salto nel buio e l’abbia fatto in questa forma, pur tralasciando il terzo capitolo spin-off del 1997 su Satellaview (dispositivo SNES che permetteva di scaricare i giochi a puntate tramite satellitare).

A corollare la duologia vi è una Music Mode che permette di riascoltare i pezzi che accompagnano le investigazioni del protagonista: questi sono azzeccati, e spaziano dalla solennità e la gravità del primo capitolo al risultare più movimentate, giovanili e talvolta paurose nel secondo, di comune accordo con il contesto scolastico e urbano. Alla lunga, però, rischiano di risultare fastidiosi.

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Famicom Detective Club: The Missing Heir e The Girl Who Stands Behind sono due visual novel investigative valide, senza particolari difetti considerata la nicchia del genere. Vivere The Missing Heir e The Girl Who Stands Behind in questa forma moderna è tutta un’altra storia. Le trame e le ambientazioni sono intriganti e tanto diverse da risultare stuzzicanti per tutti, sia chi preferisce i gialli più classici chi i thriller con venature horror – non è un caso che tra le ispirazioni di Sayamoto ci siano le pellicole di Dario Argento. Nintendo ci propone un bundle con due giochi con una grafica curata in stile anime, dove siamo noi gli investigatori e l’interesse cresce capitolo dopo capitolo. Riscoprire questi vecchi titoli a cui è stata data una seconda possibilità, per la prima volta al di fuori del Giappone dove sono stati relegati fino a oggi, è stato in poche parole inaspettatamente appassionante.

8

Pro

  • Due storie diverse e avvincenti
  • Grafica rivisitata in stile anime
  • Ora con il doppiaggio (giapponese)

Contro

  • Bisogna conoscere l’inglese
  • In The Missing Heir non c’è un'opzione di aiuto
  • Musiche in loop
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