Fallout: New Vegas – Recensione Fallout: New Vegas
Era il 1997 quando la ricaduta nucleare aggredì per la prima volta i giocatori di personal computer. Il primo Fallout, allora sviluppato dai Black Isle Studio, ci fiondava nel 2161 in un’America (esattamente in California) devastata da un’apocalittica guerra nucleare, combattuta, cent’anni prima, dagli USA e dalla potenza comunista della Cina. Era un gioco di ruolo a tutti gli effetti, con visuale isometrica e combattimento a turni. Dato il successo, l’anno seguente vide la luce Fallout 2, seguito diretto del primo capitolo e ad oggi considerato uno dei GDR migliori di sempre.
Dovranno passare ben dieci anni perché la zona contaminata torni a rivivere sui nostri schermi. La Bethesda Softworks, la mamma della serie di Elder Scrolls, decide di comprare i diritti della famosa ambientazione post-apocalittica e nel 2008 ecco arrivare l’allora attesissimo Fallout 3. Versione futuristica e rivista dello stesso motore di gioco di Oblivion, Fallout 3 non riprendeva gli eventi dei primi due capitoli della saga ma ci trasportava ben 200 anni dopo la devastante guerra nucleare, questa volta tra i resti radioattivi della capitale, Washington DC. Venne subito acclamato da critica e pubblico come uno dei giochi di ruolo più riusciti e profondi della nuova generazione, e presto furono in molti a richiederne un nuovo seguito. Ecco quindi che nemmeno un anno dopo Bethesda annuncia New Vegas, uno dei titoli più attesi di tutto il 2010.
Fallout: New Vegas, questa volta sviluppato da Obsidian Entertainment (già visti all’opera su Neverwinter Nights 2), riprende lo stesso approccio del terzo capitolo, ma non la trama o i personaggi. Questa volta ci ritroveremo nel bollente deserto del Mojave alle prese con i resti di una delle più famose città del mondo. Non resta che inserire il disco di gioco nella console e godersi lo spettacolo.
Il postino spara sempre due volte
Il gioco si apre con una panoramica generale sulla situazione politica della California. Siamo nel 2280 (tre anni dopo gli eventi di Fallout 3), e la Nuova Repubblica della California detiene il potere su tutta la calda regione, bramata e contesa dagli schiavisti e dalla temibile Legione di Cesare. In questo scenario instabile e precario vestiremo i panni di un semplice corriere, ferito a morte mentre consegnava un importante pacco alla vicina città di Primm e sepolto in una fossa poco profonda. Salvati dal robot Vincent, e curati dall’altruista dottor Mitchell, partiremo alla ricerca dei nostri misteriosi assalitori, una ricerca che ci porterà a solcare le vie del devastato deserto del Mojave e a camminare tra le vie illuminate di New Vegas, ciò che rimane dell’ancora splendida città di Las Vegas, uno dei pochi centri abitati ad essere sopravvissuto quasi intatto alla guerra nucleare di duecento anni prima.
Nonostante l’affascinante background, l’incipit e tutta la parte introduttiva, che ci vedrà creare il personaggio, sceglierne le caratteristiche e le abilità iniziali (con un test della personalità che ricorda molto da vicino il GOT di Fallout 3), risultano decisamente meno intriganti e più sbrigative rispetto al terzo capitolo. Passato il tutorial iniziale ci ritroveremo liberi di vagabondare dove vorremo, portando avanti tanto la simpatica quest principale quanto una grande varietà di missioni secondarie. Il tutto ci porterà via molto tempo, tanto che, per fare un esempio, la sola parte introduttiva, prima di arrivare ufficialmente a New Vegas, ci impegnerà per quasi quattro ore di gioco.
La radioattiva capitale del divertimento
Per quanto riguarda il gameplay vero e proprio è inutile girarci intorno, New Vegas è un Fallout 3 leggermente rivisto, una specie di gigantesco e lunghissimo DLC. Sono poche le differenze rispetto a quanto già visto tre anni fa: il livello massimo raggiungibile non è più 20 ma direttamente 30 (in Fallout 3 c’era voluto un DLC perché ciò accadesse), si aggiungono alcuni mostri, come le lucertole giganti e i Nightskin (supermutanti con la pelle blu), nuove armi ed equipaggiamenti ed alcune features interessanti.
La prima grande novità è rappresentata dall’interessante modalità Duro (Hardcore), inserendo la quale gli sviluppatori intendono donare al giocatore un’esperienza quanto più realistica possibile. Scegliendo questa modalità, infatti, il nostro PG soffrirà la sete, la fame e la mancanza di sonno, tanto da costringerci a nutrirci e a dormire, pena la morte. Inoltre le munizioni avranno un peso, gli stimpack agiranno molto più lentamente e per guarire dalle menomazioni dovremo per forza di cose ricorrere ad un medico. Ovviamente per i poco avvezzi è presente anche la modalità normale, ma per un’esperienza di gioco completa ed affascinante, l’Harcore è caldamente consigliata: rende davvero bene l’idea di un sopravvissuto in balia di un deserto radioattivo implacabile e crudele.
La seconda novità non poteva non essere legata alla gestione dei seguaci, dato che in New Vegas sarà possibile formare un piccolo gruppo di quattro avventurieri (noi stessi e tre compagni), che si potranno assoldare nel corso dell’avventura. Grazie ad un semplice e veloce menu, potremo dire ai membri del gruppo come comportarsi e quale atteggiamento intraprendere nel corso delle varie azioni. In questo modo l’esperienza offerta risulterà più profonda, dandoci la possibilità, ed addirittura obbligandoci ,a prestare un occhio di riguardo non solo alla nostra sopravvivenza, ma anche a quella dei personaggi che ci seguiranno. In questo senso, New Vegas si presenta migliore rispetto al predecessore, infoltendo la componente ruolistica di nuove scelte e possibilità.
Così come nei Fallout classici, torna il gioco d’azzardo. Saranno infatti innumerevoli i luoghi, tanto a New Vegas quanto nelle città sparse nel deserto, dove si potrà sfidare la sorte in partite a carte e ai tavoli dei casinò. La fortuna svolge quindi un ruolo di primissimo piano, e un alto punteggio di questa caratteristica aiuterà senza ombra di dubbio a portare a casa la vittoria e tanti agognati tappi (la valuta corrente nel mondo di Fallout). Di contro, perdere al gioco significherà il dilapidarsi delle nostre risorse e tanti problemi sociali.
Proprio l’approccio al mondo di gioco risulta uno degli elementi rimaneggiati dai ragazzi di Obsidian. Il sistema di Karma presente nel terzo episodio è stato rivisto, ed ora la nostra fama, nel bene e nel male, varierà da luogo a luogo. Se, ad esempio, nella città di Primm ci comporteremo come un bandito o un assassino, in quel luogo non saremo certo i benvenuti e nel menù del Pipboy ci verrà segnalato che in città ci temono o ci odiano. Ma nel frattempo, a New Vegas potremo vivere come dei buoni samaritani, diventando famosi in quel luogo come persone gentili e socievoli. Insomma, da luogo a luogo la nostra fama varierà a seconda del nostro comportamento. Una buona azione aumenterà il Karma, mentre un comportamento disdicevole lo farà diminuire. Un sistema facile da comprendere, ancora più profondo di come lo ricordavamo in Fallout 3.
Per velocizzare la traversata del deserto contaminato, Obsidian ha deciso di inserire anche i veicoli, una delle grandi mancanze del predecessore. Le auto, disponibili solo a gioco avanzato, permetteranno così di spostarsi con più tranquillità e velocità, e non solo, dato che saranno presenti delle divertenti quest che ci vedranno impegnati in adrenaliniche gare di velocità. Ma attenzione, perché il nostro automezzo necessiterà di cura e assistenza se non vorremo ritrovarci appiedati durante le nostre scorribande. In ogni caso, nonostante la gradita sorpresa, l’inserimento dei veicoli non aggiunge o toglie nulla all’intera esperienza ludica, risultando così un mero accessorio.
Per il resto, come avevamo già accennato, News Vegas è Fallout 3 con un’ambientazione diversa. Torna lo stesso approccio all’esplorazione e al combattimento, con tanto di S.P.A.V.; torna la stessa gestione dei livelli e dello sviluppo; tornano lo stesso sistema dei dialoghi e della gestione dell’equipaggiamento. Insomma, se conoscete già il gioco di base, non avrete nessuna difficoltà ad immaginarvi una partita standard a New Vegas.
Dal verde all’arancione
Anche graficamente parlando, il paragone con Fallout 3 è imprescindibile: entrambi i giochi utilizzano lo stesso motore di gioco, pertanto, visivamente, New Vegas risulta identico al suo fratello maggiore. I modelli poligonali e le texture usate nel terzo capitolo ritornano prepotentemente anche qui, riportandoci alla mente la vasta zona contaminata della capitale. Il deserto del Mojave, però, risulta meno oscuro e spaventoso, illuminato da un sole splendente e coperto da un cielo azzurro e limpido. Qua e là compaiono poche piante verdi, come palme nane, cactus e fiori del deserto, che riescono a rendere meno angosciante l’avanzare tra le rocce. Per il resto, come dicevamo, compresi anche i volti degli NPC, New Vegas non si discosta per nulla dal capitolo precedente.
Le poche cose che cambiano sono legate ovviamente all’ambientazione: il colore dei menu e delle didascalie passa da un verde smorto ad un caldo arancione, per dare l’idea del deserto roccioso, ed i colori tendono ad essere generalmente più brillanti ed accoglienti. Ma è la vasta New Vegas a rappresentare la vera novità grafica all’interno del titolo. Le larghe strade, la grande presenza di NPC e le numerose insegne luminose danno un tocco retrò molto più palpabile che nel predecessore, ricordando vagamente le strade della Vice City di Grand Theft Auto. Sarà proprio la luminosa città del gioco, dal sapore vintage, il vero fiore all’occhiello della produzione, ed uno dei luoghi più diverti da esplorare.
Di miglioramenti grafici e tecnici se ne vedono pochi: una migliore gestione della visuale in terza persona (ora meno orripilante che in passato), ma purtroppo nessun miglioramento nel numero e nella frequenza dei bug. In Fallout 3 l problema dei bug risultava il più sentito, sia per la vastità del gioco, sia perché Bethesda non è mai stata nuova a questi errori (in Oblivion i bug impedivano addirittura di portare a termine varie quest). In New Vegas ci saranno sempre dei difetti a romperci le scatole, tanto che, a volte, la fluidità del gioco verrà interrotta da qualche bug fastidioso. Non sarà raro che, durante qualche scena concitata, il frame rate impazzisca, scattando o addirittura bloccandosi. Chi scrive è stato costretto a riavviare la console più di una volta perché il gioco si era letteralmente piantato. Inutile dirlo: un pizzico di attenzione in più non sarebbe certo guastata.
Così come nel predecessore, anche la colonna sonora di New Vegas risulta ottima e caratterizzante. Ritornano i tipici brani anni quaranta, capaci di donare quell’atmosfera retrò che ha fatto la fortuna della saga, ma questa volta con una vena più spiccatamente country. Il deserto del Mojave ci fa sentire dei cowboy in cerca d’avventura, e la colonna sonora non poteva non amplificare questa sensazione. Peccato per il sempre pessimo doppiaggio italiano che, come era accaduto nel terzo capitolo, farà storcere la bocca ai giocatori più maliziosi.
Tirando le somme
In definitiva, questo Fallout New Vegas ripropone, nel bene e nel male, gli stessi elementi che avevano sancito la fama del terzo capitolo della saga. Un mondo vasto da esplorare e grande libertà di scelta, un approccio molto action al genere RPG, al limite dell’FPS, e tanto carisma. Peccato però che siano state ereditate anche le pecche, prima tra tutte l’enorme quantità di bug, sia piccoli che grandi, che potrebbero infastidire ben più di un giocatore.
Fallout New Vegas è quindi Fallout 3 con un’ambientazione diversa e qualche piacevole aggiunta. Niente di veramente nuovo e nulla di meno. Se avete amato il predecessore e ne avete spulciato ogni segreto, allora comprate questo New Vegas ad occhi chiusi: troverete un nuovo vastissimo mondo da esplorare sentendovi comunque a casa. Chi invece non ha mai solcato la zona contaminata potrebbe trovarlo comunque un titolo valido anche se, è giusto dirlo, sarebbe preferibile l’acquisto del terzo capitolo.