F1 2018 – Recensione
F1 2018 è il gioco che non ti aspetti, il colpo di reni del campione: Sostanzialmente è il titolo che ogni italiota appassionato del Circus avrebbe desiderato ricevere in un momento storico, sportivamente parlando, delicatissimo come quello attuale.
Una cornucopia di eventi potenzialmente nefasti si è infatti abbattuta sullo sportainment targato Liberty Media: Fernando Alonso che decide di salutare i propri tifosi, Niki Lauda che per poco non ci lascia le penne, l’addio di Sergio Marchionne. Ma gli zero e gli uno che fuoriescono da questa creatura sportiva riescono a cullare, deliziare, essendo capaci di sopperire a una realtà che, disgrazie a parte, vede la Formula Uno immersa in una flebile, ma perfettamente avvertibile, coltre di caos.
Polemiche sulla presunta irregolarità di alcune monoposto schierate sulla griglia di partenza, regole riscritte un anno sì e l’altro pure, pubblico drammaticamente in calo, almeno qui, nel Bel Paese. E poi c’è lui, il giocone targato Codemasters, che spegne le preoccupazioni, resetta il cervello e riconcilia con il mondo.
I cambiamenti prepotentemente avvertibili rispetto alla passata stagione, seppur non propriamente seminali, proiettano questo ennesimo episodio della serie nell’Olimpo delle produzioni a quattro ruote scoperte, avvicinando le voluttuose sinapsi del virtual guidatore a rimembrar rombi di motore trasognanti Geoff Crammond e Grand Prix 4 da ogni frequenza sonora. L’Ego Engine quattropuntozero pompa direttamente sulle retine dell’homo ludens, descrivendo scenari corsistici contraddistinti da un grado di definizione e pulizia lorda tali da convertire tanta beltà visiva in impulso nervoso da spalancamento coaclale.
Ed è bello, sbrodolare in questo mar: in grado di renderizzare, sugli hardware più performanti, immagini UHD a 60 quadri al secondo costanti, il motore grafico di F1 2018 sugge nuova linfa vitale dall’implementazione di un miglior processo di rendering degli effetti particellari legati a nuvole, nebbia e pioggia che, in caso di gara bagnata, rendono la guida una vera e propria sfida, causa scarsissima visibilità. E non c’è mano sugli zebedei che possa tenere, nel malaugurato caso in cui ci si trasformi nel migliore degli emuli di Pastor Maldonado: intrecciare le proprie lamiere metalliche nel retrotreno della monoposto che segue è quasi certezza se, in condizioni meteo proibitive, non si utilizzi l’accortezza di moderare la propria andatura.
Un migliorato effetto di rifrazione dell’asfalto e una maggior cura riposta nei dettagli costitutivi di ognuno dei circuiti presenti fanno sì, inoltre, che il pilota binario avverta prepotente il bisogno di andare sempre più veloce, oltre ogni limite. Need for Speed anyone?
Alla stregua del comparto visivo, anche le caratteristiche giocose di F1 2018 sono state rinnovate e potenziate. Oltre alla riproduzione feticista dell’esteticamente quasi osceno Halo, eventualmente semi removibile per garantire una visuale maggiormente chiara al player, gli sviluppatori hanno concentrato le proprie attenzioni nella realizzazione di una modalità carriera sinceramente ricca di sfumature, dinamica e contraddistinta da una discreta freschezza.
Rilevantissima l’introduzione delle interviste verso la stampa, alle quali il videogiocatore può rispondere selezionando una delle opzioni disponibili. A seconda delle frasi scelte per ammaliare la digital platea, il virtual pilota avrà la possibilità di costruirsi a piacimento la propria identità intellettuale, plasmandone le caratteristiche e conseguentemente attirando su di sé l’attenzione di media, avversari e scuderie, fornendo talvolta persino preziosi feedback agli ingegneri sul comportamento della monoposto. La possibilità di ridefinire le caratteristiche precipue della personalità del driver si riflettono sulla – almeno per il franchise – innovativa opportunità di proporsi alle scuderie per cercare di strappare loro un contratto, magari rinunciando ad alcuni dei privilegi sino ad allora sbloccati. Alcuni team desidereranno proteggere sotto le proprie egida un pilota come Hamilton, particolarmente attento ai rapporti con il pubblico, altri invece ricercheranno piloti poco fumo, tanto arrosto. Vettel, ad esempio.
Implementata anche la variazione di regole tra un campionato e un altro: strategicamente molto interessante, tale intrinseca fluidità nel codice sportivo lascia al giocatore e al suo team di R&D la necessità di dosare bene le risorse a propria disposizione per sviluppare l’auto, cercando di conservare adeguati punti sviluppo non solo per la stagione in corso, ma anche per quelle future.
Il modello di guida potrebbe apparire sostanzialmente simile a quello sfoggiato da F1 2017, ma effettivamente le differenze ci sono, eccome. Sono state rinnovate la fisica delle sospensioni nonché le reazioni dello chassis alle modifiche nell’assetto, tanto per cominciare. Codificata anche la temperatura interna degli pneumatici, un’introduzione che rende impossibile sfruttare al limite le gomme sin dai primissimi giri senza bruciare completamente la mescola e degradare irrimediabilmente le prestazioni dell’auto.
Un ulteriore elemento che il pilota può decidere di modificare a seconda delle necessità è l’ingerenza dell’ERS, il sistema di recupero dell’energia, nelle prestazioni velocistiche della monoposto. In maniera similare alla possibilità di dosare la quantità di carburante consumato al giro, F1 2018 permette di ridistribuire la potenza erogata della batteria chiamata a stoccare il calore dissipato da freni e motore termico. That’s hot.
Gli algoritmi che regolano i danni, purtroppo, non hanno subito modifiche particolari nella rappresentazione della deformazione delle varie monoposto in seguito a urti di qualsivoglia intensità. A proposito di scontri, da notare come gli avversari governati dalla CPU possano vantare su di routine comportamentali decisamente più aderenti alla realtà, essendo generalmente maggiormente aggressivi (a volte anche troppo), non disdegnando altre sì di difendere la propria posizione in maniera decisamente meno compassata rispetto al passato.
A suggellare contenutisticamente il prodotto intervengono infine otto nuove bolidi d’epoca – tra cui la Brawn GP-001 del 2009, campione del mondo insieme a Jenson Button – l’aggiunta dello spettacolare circuito francese de Le Castellet nonché il graditissimo ritorno del teutonico tracciato di Hockenheim.
Ma come recitava un vecchio, pirellico adagio pubblicitario, la potenza è nulla senza controllo: la fruibilità tramite qualsiasi tipologia di comando rimane, fortunatamente, come sempre al top, essendo pure stato ampliato il supporto ad alcuni volanti bellamente ignorati in da past. Il feeling con il pad rimane sostanzialmente più che accettabile, ma ovviamente il force feedback fornito da un buon driving wheel surclassa qualsiasi altra soluzione esistente sul globo terracqueo.
Parallelamente ai decisi upgrade riversati nella Carriera, Codemasters è riuscita finalmente a implementare – in maniera del tutto similare a quanto realizzato da Gran Turismo Sport – una modalità online contraddistinta dalla presenza di un sistema di ranking in grado di monitorare, oltre al talento di ciascun pilota, anche il proprio comportamento e il proprio tasso di sportività.
Una novità, quest’ultima, che andrà valutata nel lungo periodo, verificandone puntualmente le ovvie ripercussioni sul matchmaking.
F1 2018 è il miglior regalo che Codemasters potesse fare agli appassionati dei racing game, ergendosi a produzione decisamente esaltante, confezionata con cura e contraddistinta dalla presenza di numerose feature che arricchiscono una serie in continuo divenire mediante piccoli, ma attentamente ponderati, passi in avanti. Grafica davvero buona, carriera offline parecchio migliorata e una modalità multiplayer che finalmente pone delle solide basi per il prossimo futuro del franchise. Pacchetto evoluzione.
Pro
- Reparto tecnico molto solido
- Carriera offline migliorata
- Giocabilità al top
- Online potenziato
Contro
- Danni ancora poco realistici
- IA a volte troppo aggressiva