F.E.A.R. 3 – Recensione F.E.A.R. 3
F.3.A.R. è il terzo capitolo della fortunata saga F.E.A.R, nata nel 2005, un First Person Shooter che strizza l’occhio al genere Survival Horror.
Lo sviluppo di F.3.A.R. è opera di “Day 1 Studios”, software house americana conosciuta per ottimi titoli come MechAssault e MechAssault: Lone Wolf (xbox), Fracture (ps3 e xbox360), ed il porting del primo episodio di F.E.A.R. sulle console di questa generazione.
È giunto il nostro momento, fratello
L’Armacham Technology Corporation, società al soldo del governo americano, ha un progetto tanto ambizioso quanto folle: creare un esercito imbattibile, composto da soldati senza scrupoli dalle capacità straordinarie. A capo del “Project Origin” è lo scienziato Harlan Wade, che decide di usare Alma, sua figlia, come cavia per condurre degli esperimenti. La ragazza, che aveva più volte mostrato un instabile potenziale psichico, covando un odio crescente per il genere umano, viene costretta tra mille sofferenze a generare due figli, incarnazione del dualismo tra il bene e il male.
Point Man, il primo, è dotato di riflessi e capacità straordinarie, Paxton Fettel, fratello malvagio, sviluppa invece cinismo e crudeltà nonché la capacità di dominare la mente di qualsiasi soldato dell’Armacham.
L’inizio dell’avventura è ambientato 9 mesi dopo la fine dei precedenti episodi, ignorando completamente gli eventi narrati nelle due espansioni di F.E.A.R. 2. Point Man, catturato dall’Armacham Security, è tenuto prigioniero in un manicomio ma riesce a fuggire grazie all’intervento di suo fratello Paxton; i due, stipulata una precaria alleanza, si dirigono verso la città di Fairport, luogo chiave della serie, nel tentativo di porre la parola “fine” alla follia della Madre che brama vendetta sul genere umano.
Non chiamatemi “Survival”
Questo nuovo capitolo si allontana ancora un po’ di più dagli schemi di un survival horror, in favore di situazioni più congeniali agli amanti degli FPS di stampo classico. Chi si aspetta ambienti da esplorare ed enigmi da risolvere resterà deluso, il protagonista si muove lungo un percorso lineare e prestabilito, alternando momenti di surreale calma a furiosi scontri col nemico. Proprio durante queste fasi transitorie gli sviluppatori inseriscono degli eventi scriptati (ombre dalle forme inquietanti, apparizioni, oggetti che cadono) che a conti fatti risultano essere l’unico elemento di tensione per il giocatore.
Dal punto di vista della giocabilità si notano le differenze maggiori, ora possiamo portare solo 2 armi alla volta, e se veniamo colpiti la nostra energia si rigenera poco a poco senza necessità dei kit di soccorso. Anche il sistema di copertura è una novità introdotta in F.3.A.R., ora basterà avvicinarci ad un oggetto e premere il tasto dedicato, per far “incollare” il nostro personaggio alla copertura. Tale operazione ci proteggerà dal fuoco nemico, permettendoci al contempo di uscire allo scoperto per sparare a colpo sicuro, cosa possibile grazie al sistema di mira automatica (disattivabile dal menu opzioni), che però, va detto, abbassa notevolmente il livello di sfida.
La natura di “supersoldato” si traduce, per noi che giochiamo, nel celebre “Bullet Time”, una funzione, introdotta in alcuni giochi nei primi anni 90, che permette di rallentare l’ambiente circostante dando la possibilità di colpire più bersagli, infliggere un maggior numero di colpi e, perché no, scappare da situazioni troppo pericolose. La durata del “Bullet Time” è vincolata a un barra posta in prossimità del mirino, la grandezza di questo indicatore determina la durata massima della modalità, il raggiungimento di particolari obiettivi ci permetterà di migliorare questa ed altre abilità del personaggio.
L’arsenale a disposizione é vario e le differenze tra un arma e l’altra sono ben caratterizzate, l’occasione di dover fronteggiare i nemici razionando i colpi capiterà veramente di rado poiché lungo il percorso saranno sempre disponibili una grande quantità di armi e caricatori. Se la potenza di fuoco non vi basta, come nei precedenti episodi, torna la possibilità di utilizzare gli AP, le armature corazzate, utili in più punti del gioco.
F.3.A.R. si fa notare anche e soprattutto per l’IA dei nemici, disposti a tutto per ostacolarci sfruttando le nostre debolezze. Gli avversari tenderanno sempre a colpirvi in gruppo, si comunicheranno la vostra posizione e cercheranno di accerchiarvi per colpirvi da angolazioni differenti, se rimarrete troppo tempo sotto copertura, vi staneranno facendo avanzare i soldati muniti di armi a medio-corto raggio o lanciandovi una granata.
Quel che conta è l’atmosfera
Il comparto grafico di F.3.A.R. non è dei migliori, texture e modelli poligonali dei personaggi, non sono certo da top della categoria, ma bisogna riconoscere una grande atmosfera horror, specialmente all’interno di spazi piccoli e bui.
Gli scenari sono tra di loro ben caratterizzati e di sicuro effetto, purtroppo pero’ si fa notare anche un’eccessiva monotonia all’interno degli ambienti stessi, gioca qui un ruolo importante la linearità e semplicità del percorso che ci aiuta a non perdere la via.
Allo sviluppo del gioco hanno collaborato due nomi illustri, il registra John Carpenter (Halloween, Fog, Fuga da Los Angeles, Fantasmi da Marte …) e lo sceneggiatore Steve Niles (30 giorni di buio), che hanno contribuito attivamente alle scene cinematografiche ed alle ambientazioni. La componente “gore”, presente in verità in tutti e tre i capitoli, non poteva certamente mancare, ma in questo ultimo titolo, è resa ancor meglio dalla possibilità di infliggere danni parziali, come la mutilazione degli arti, o veri e propri smembramenti.
Anche l’orecchio vuole la sua parte
Come ogni horror che si rispetti, musiche ed effetti sonori giocano un ruolo importante.
La localizzazione in italiano non è impeccabile, ma contribuisce ad una maggiore “immersione”. Gli effetti sonori sono il fiore all’occhiello del gioco, uniti ad ambienti angusti e tetri, e sapienti giochi di luce ed ombra, creano nel giocatore la giusta tensione; di fatto, nei momenti che precedono l’azione frenetica dei combattimenti, la nostra attenzione sarà catturata da porte che sbattono, scricchiolii, passi ed urla strazianti.
Nemici / Amici
La componente Multiplayer, presente sia online che offline, gioca un ruolo di assoluta importanza.
Le modalità disponibili, quattro in tutto, sono varie e ben orchestrate:
– F***uta corsa, è una gara contro il tempo che obbliga a spostarsi tra un checkpoint e l’altro, attraverso orde di mostri e soldati, prima che la coltre nebbiosa ci avvolga.
– Contrazioni, stimola il nostro senso di cooperazione, mettendo la nostra squadra contro ondate di nemici sempre più forti.
– Anima sopravvissuta, è simile alla precedente modalità, ma Alma durante la partita “corrompe” un giocatore che da quel momento inizia a giocare contro i suoi stessi compagni.
– Re delle anime, mette i giocatori nei panni di spettri col potere di possedere i soldati e “mangiare” le loro anime.
Si aggiunge a queste quattro modalità la campagna cooperativa che possiamo giocare con un amico; un giocatore vestirà i panni di Point Man mentre l’altro del fratello Paxton, da questa unione nasceranno attacchi combinati e di conseguenza un approccio differente alle situazioni del gioco.
Senza infamia e senza lode …
La durata media del single player non è tanto più alta rispetto ad altri FPS, tuttavia, per ogni livello completato sbloccheremo la possibilità di rigiocarlo nei panni del fratello Paxton, che, non brandisce armi, ma si avvale dei poteri psichici per colpire gli avversari a distanza o possederne il corpo. Questa nuova meccanica di gioco, affiancata dal buon sistema di gioco multiplayer, aumenta di molto la longevità del gioco che si presta ad essere rigiocato volentieri senza mai risultare ripetitivo.
F.3.A.R., nello specifico, non eccelle in nessuna caratteristica, ma ha dalla sua una storia intrigante, ottime ambientazioni, una buona dose d’azione e un’intelligenza artificiale in grado di mettere a dura prova anche il giocatore smaliziato; tutti ingredienti per un buon cocktail firmato “Day 1 Studios”.