Extreme Exorcism – Recensione

Extreme Exorcism

Milingo ci fa un baffo!

Extreme Exorcism, una produzione frivola, “pacioccosa”, “morbidosa” quanto basta per poter ambire a posizioni di vertice all’interno di quel nutrito gruppo di produzioni indie costituito da titoli spiccatamente action, votati ad una fruizione condivisa, piuttosto che ad un’onanistica esperienza in solitaria. E diciamolo subito, la produzione Ripstone non spinge il medium videogiocoso in avanti, non incorpora alcuna caratteristica tale da far strillare al miracolo, ma introduce una simpatica feature che la eleva ad opera quantomeno originale, avente spunti di gameplay frenetico, un canovaccio ludico costituito da un set di regole dannatamente ristretto, in grado di conseguire risultati decisamente lontani da quelli fruibili attraverso un titolo plasmato attorno ai dogmi del “solito” mood sparacchino. Un’opera che elargisce momenti di ottimo gioco, che premia coloro i quali accostino discreti riflessi a lungimiranti ragionamenti, una creatura adorabilmente minimal, essenziale pure dal punto di vista tecnico, contraddistinta come è da una direzione artistica interamente votata alla pixel art.

L’Esorciccio

Ciò che rende unica la formula di gioco di Extreme Exorcism si sostanzia nella capacità del titolo di utilizzare – a proprio vantaggio – le azioni compiute dal giocatore. All’interno di un livello a schermata fissa, ogni round della modalità principale costringe il player ad annichilire il nemico che porta, sulla propria testa, una coroncina deputata a contraddistinguerlo come bersaglio preferenziale in mezzo alla marmaglia circostante. Sin quando il very important ghost non viene debellato, ogni azione attuata dal fruitore trova collocazione nel tessuto nervoso del gioco, che la memorizza al fine di riproporla nel successivo round: le mosse dell’homo ludens divengono così pattern d’attacco per uno dei nemici che vanno a popolare lo stage successivo, innescando un processo a catena che genera tante piccole IA, digitali reincarnazioni di quel processo di distruzione selettiva perpetuato dal videogiocatore ai danni della CPU. Fondamentale, a tal proposito, sparare il meno possibile, al fine di evitare di annegare successivamente in un mare magnum di proiettili ed esplosioni varie.


Si muore, si rinasce, si muore… si muore!

A causa di questa perversa meccanica, negli stage più avanzati lo schermo diviene spesse volte una coloratissima tela all’interno della quale si muovono, come fossero debosciati, svariate presenze ectoplasmatiche da distruggere. Il gameplay si sbroglia rapidamente, e sia la presenza di un congruo numero di armi, recuperabili direttamente sul campo di gioco, sia l’introduzione di un particolare power-up, in grado di inviare definitivamente gli spettri all’inferno, consentono al giocatore di adottare differenti strategie on the fly, senza cogitare troppo. Restare fermi in mezzo a quel carnaio soventemente troppo affollato risulta essere, la maggior parte delle volte, la scelta sbagliata: è preferibile agire con decisione e rapidità.

Peccato che, pur proponendo un tasso di sfida perlomeno accettabile, la modalità principale stanchi rapidamente, offrendo ben pochi elementi in grado di differenziare l’esperienza ludica vissuta passando da un livello ad un altro.


Four players is megl che one!

Se in singleplayer Extreme Exorcism non convince pienamente, offrendo il meglio di sé in una sezione dedicata alle sfide decisamente interessante e abbastanza aspra nel livello di difficoltà, è nelle lotte multigiocatore che il titolo produce il suo massimo sforzo, mettendo in luce una compulsiva azione destinata ad un massimo di quattro players, tanto in modalità cooperativa, quanto competitiva. Organizzare una partita con altri tre amici in locale non è mai stato così semplice: si decidono le regole della sfida e via, la carneficina può avere inizio!

Extreme Exorcism, insomma, è palese conferma che sì, gli action senza sosta funzionano oggi come venti anni fa, a maggior ragione quando li si esperisce con amici, parenti o gente rimediata per strada. Sebbene non propriamente perfetto, la creazione di Golden Ruby Gamesmerita di essere provata, almeno una volta.

Devo ammettere che, sebbene a primo impatto non mi avesse colpito positivamente, c’è del buono, nel gameplay diExtreme Exorcism. Le sodomie plurime a cui ho assistito in multiplayer valgono, da sole, il prezzo del biglietto, consentendo al titolo Golden Ruby Games di guadagnarsi il bollino che differenzia la feccia dagli acquisti consigliati, ma attenzione, in quanto questa considerazione vale solo se amate giocare in locale. Per gli altri, invece, un ammonimento: pensateci non una, non due, ma dieci volte, prima di propendere al download.

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