Excave II: Wizard of the Underworld
Il primo Excave è stato un dungeon crawler decisamente poco impegnato. Caratterizzato da una realizzazione mediocre, e con diversi punti deboli nella struttura già all’osso, il gioco puntava tutto su un gameplay semplice e, in teoria, meccanicamente divertente.
Excave II: Wizard of the Underworld rivede alcuni aspetti del suo predecessore, cerca di rimediarvi leggermente, ma non va oltre, riproponendo fondamentalmente la formula originale. Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta.
Excave II non è sicuramente un gioco che punta sulla qualità narrativa. La storia, infatti, è per lo più appena accennata, e ricalca gli stereotipi del fantasy orientale di base. Castle Town è una città minacciata dall’improvviso incombere di numerose creature provenienti dalla foresta che circonda la città (chi l’avrebbe mai detto?). Nei panni di due giovani e anonimi eroi, un maschio e una femmina, dovremo esplorare le varie zone e risolvere il problema a suon di armi bianche e magia.
Graficamente il gioco mostra dei miglioramenti dal precedente capitolo. Modelli poligonali e texture sono per lo più decenti, colorati e piacevoli all’occhio. Sono stati inseriti diversi nuovi nemici e boss. È presente inoltre una maggiore varietà di ambientazioni che contribuisce a rendere l’esperienza meno ripetitiva dal punto di vista visivo. Questo comunque non toglie che la grafica sia di suo decisamente scarna, appena sufficiente per un gioco del passato Nintendo DS, e nonostante questo è afflitta da ricorrenti cali di frame rate che si fanno vivi nei momenti in cui lo schermo si affolla maggiormente.
Discorso analogo può essere fatto per il comparto sonoro, che impiega brani sicuramente più piacevoli rispetto al primo Excave, ma sicuramente non memorabili.
A fronte di una “cornice” così modesta, il lato a cui gli sviluppatori hanno prestato più attenzione è il gameplay. Come il predecessore, Excave II è un hack and slash con struttura dungeon crawl, in cui fondamentalmente esplorerete vari ambienti facendovi strada attraverso le orde di nemici che dovrete mazzolare in tempo reale con le vostre armi e magie, fino all’inevitabile scontro con il boss.
Non si tratta di un vero e proprio RPG, in quanto non esiste alcun sistema di esperienza e i parametri sono determinati praticamente solo dall’equipaggiamento. Chi conosce la serie di Gauntlet sarà sicuramente a suo agio insomma, ma non aspettatevi un sistema di crescita tipico dei veri giochi di ruolo. L’eroe che controlliamo potrà equipaggiare un’arma e un equipaggiamento secondario, che potrà essere uno scudo o una gemma magica. Ogni pezzo di equipaggiamento “attivo” è soggetto a usura, e a forza di usarlo diventerà inservibile, a meno che non lo si porti a riparare dal fabbro della città.
In Excave II troviamo più tipi di armi rispetto al passato capitolo. L’eroe maschio potrà equipaggiare armi più pesanti come spadoni, asce e lance, mentre l’eroina potrà contare su daghe, bastoni magici e archi. Durante l’esplorazione dei dungeon avremo la possibilità di fuggirne per tornare in città, riparare l’equipaggiamento, valutare oggetti trovati ecc. Diversamente dal primo Excave, dove bisognava sborsare una somma di denaro per analizzare un’arma trovata, e quindi conoscerne le caratteristiche, questa volta l’analisi sarà automatica ogni volta che si uscirà dal dungeon.
Tra le novità apportate ci sono da segnalare anche l’aumento di spazio dell’inventario e la possibilità di usare gli oggetti curativi con il tasto Y, senza dover fare uno scomodo ricorso al touch screen.
In generale possiamo dire che il sistema di personalizzazione e di battaglia è stato rifinito, ma è pur vero che le dinamiche di base rimangono sostanzialmente le stesse, molto basilari di un anonimo hack and slash qualsiasi di cui probabilmente si trovano diversi esponenti persino su piattaforme mobile.
La difficoltà risulta altalenante, con situazioni di gioco che possono annoverare il rimanerefermi a martellare il tasto di attacco fino a boss fastidiosamente tosti, a volte persino nello stesso dungeon. La telecamera inoltre continua a non aiutare per niente, dando una visuale molto ridotta delle vicinanze del nostro alter ego. Un’opzione di zoom-out sarebbe stata molto gradita.