Entwined
Ci ha abituati bene Sony nell’ultimo periodo: negli ultimi anni le produzioni oniriche, quelle che vanno oltre la pura concezione ludica, sono state diverse. Qualcuno penserà a Journey, un più che riuscito esperimento narrativo interattivo, qualcun altro farà riferimento a Rain, un concentrato di atmosfera e pathos al servizio di uno scenario coinvolgente e pregnante, altri ancora preferiranno la sostanza alla forma e volgeranno lo sguardo a Rez. Non cambia, però, il messaggio: il lavoro che sta compiendo Sony, in quanto distributrice di questi prodotti, è vincente, perché il videogioco sta raggiungendo un livello superiore, artisticamente parlando. Entwined è l’ennesima riprova di un percorso vincente e di successo.
Vicini, ma lontani
Così lontano, così vicino. L’ossimorica condizione vitale riportata sulla distanza metrica. Vicini, ma mai quanto basta, tanto da potersi fondere, da potersi toccare, da poter condividere le proprie forme, i propri colori. Entwined è la storia di due anime, quella di un pesce e di un uccello – mantenete la maliziosità, vi prego – che anelano il ricongiungimento per creare l’essere supremo: un magnifico drago verde, fusione del rosso e del blu delle due anime originarie, capace di dipingere il cielo con la sua coda alata. L’obiettivo è proprio quello di raggiungere questa vicinanza, di permettere alle due anime di unirsi e fondersi, vincendo la distanza e la lontananza. Che attanaglia il loro compimento.
Collocare ed etichettare Entwined in un solo e unico genere è un’operazione ostica: la necessità di muoversi in simbiosi con i colori indicati a schermo ne farebbe un rhythm game a tutti gli effetti, perché accompagnato anche da una colonna sonora interattiva, ma la scarsa propensione alla frenesia che è propria dei giochi ritmici tenderebbe a collocare il prodotto sviluppato dalla Pixelopus in una categoria più action. Senza, però, voler perdere quella che è la ratio della nostra disamina, sorvoliamo riguardo le etichette e veniamo alla pertinenza di Entwined.
Lo schermo sarà diviso in due parti, dal punto di vista del gameplay: sulla sinistra l’anima del pesce, sulla destra l’anima dell’uccello, la prima colorata di rosso e la seconda di blu. Per muoverli ci affideremo alle levette analogiche, portandoli a compiere due mezzelune nei movimenti: tutto è finalizzato al riuscire a colpire al meglio il bersaglio rosso o blu che vi si parerà innanzi. Sovente capiteranno anche dei bersagli verdi, che vanno colpiti avvicinando fin dove possibile le due anime. Ovviamente se all’inizio l’idea sembra semplicistica è con l’avanzare che le cose cambiano: il movimento in profondità, in una struttura cilindrica che vi porterà a un continuo lancio nel vuoto, comporterà anche la comparsa di bersagli in successione, creando sequenze che vi costringeranno a movimenti sì armonici, ma rapidi delle levette analogiche. Inoltre non è detto che sia il pesce sia l’uccello debbano compiere gli stessi movimenti: preparatevi, quindi, a tenere ben scissi i vostri emisferi e a gestire le due mani in maniera opposta, simmetrica o inversa.
Nella parte superiore dello schermo troverete, invece, due barre, degli stessi due colori di cui sopra: vanno entrambe riempite raccogliendo, durante la vostra discesa nella forma cilindrica, delle sfere di ugual colore alla vostra anima, così da tenervi in movimento anche quando non ci sono bersagli da colpire. Va da sé che a ogni bersaglio mancato perderete un po’ dell’energia raccolta e rallenterete il processo di unificazione delle due anime. Allo stesso modo se doveste colpire i bersagli con uno e non con l’altro, vi ritroverete ad avere una barra completa e un’altra no, il che renderebbe ancora più lungo il procedimento.
Una volta raggiunta, però, la coesione, e comparso a schermo l’avviso della possibilità di congiunzione, ecco che le due anime si uniranno, prendendo il colore verde e la forma del drago. Vi ritroverete, quindi, in una sorta di livello bonus che non comporta nessuna difficoltà né qualsiasi tipo di richiesta dal punto di vista del gameplay: è solo una gioia per gli occhi. Una grande gioia. Una volta terminata, poi, dovrete infilarvi in un portale e avviare la sequenza successiva, per un totale di nove, in un climax ascendente di difficoltà.
Il volo dell’araba
A differenza di Rez, quello che offre Entwined non è tanto un successo sonoro, bensì tecnico: l’armonia che viene prodotta, la successione perfettamente inanellata delle componenti tecniche. Già l’aver affidato il movimento ai due stick analogici vi permetterà di sentirvi ovattati nel condurre il volo delle due anime, leggiadre e curvilinee. Tutti i nove mondi offerti riescono a raggiungere dei traguardi tecnici di grande rilievo, pur non necessitando di dettagli e poligoni eccessivamente definiti. È lo stile che conta in questi prodotti, e quello non manca. Avrete circa due ore di assicurata soddisfazione ludica, anche visiva, per ascoltare la storia delle due anime che si ricongiunsero.
Una volta terminata la storia, che può essere preceduta da un tutorial, potrete anche lanciarvi in quella che è la modalità sfida. Cinque livelli a disposizione, che per quanto possano sembrare pochi vi porteranno via moltissimo tempo, più della storia in sé: avrete, infatti, soltanto il primo livello già sbloccato, ma per procedere verso gli altri dovrete soddisfare dei requisiti minimi, che ondeggiano tra l’ottenere un punteggio di 120 o di 180. Se all’inizio vi sembrerà facile, è dopo aver raggiunto i 100 punti che l’esperienza inizierà a essere catastrofica, sia per la velocità d’esecuzione che per l’andamento frenetico dei bersagli, per i quali sono previsti massimo tre errori. Dopo di che sarete costretti a riprovare o a tornare alla storia in sé, a patto che non l’abbiate già finita. Viene comunque offerta la possibilità di rigiocarla, selezionando uno dei nove livelli già terminati, ma senza avere né parametri di punteggio né altro da poter migliorare: soltanto una possibilità di rivivere l’esperienza ancora una volta e sbloccare il trofeo annesso, che richiede di completare le vite da dragone potenziato.
[signoff icon=”quote-circled”]Entwined non è sicuramente un prodotto che si può equiparare a Journey, tantomeno a Rain: la forza narrativa dei due citati era altissima, perché offrivano un medium completo e dallo scenario coinvolgente. Ricongiungere le anime è un lavoro dietrologico che è costretto a fare il videogiocatore, perché la vicenda non è narrata, se non attraverso le iconografie presenti sullo sfondo della scelta dei livelli: ogni passo in avanti compiuto porterà i due animali ad avvicinarsi sempre di più. La simbologia, però, si ferma qui ed Entwined permane un’esperienza prettamente d’azione. L’aspetto ludico è più intenso a sfavore di quello narrativo. Il lavoro tecnico, però, ci permette di esaltare quanto prodotto dalla Pixelopus, che ha composto un’esperienza appagante, armoniosa – e sappiamo bene quanto difficile sia dopo Rayman Origins soddisfare tale aggettivo – e che per quanto breve, è intensa.[/signoff]