ENOTRIA the Last Song Recensione del Souls Like Italiano
Enotria the Last Song è la maschera del cambiamento nel mondo dei souls like, in cui FromSoftware ha sempre dettato le regole, ma finalmente la musica sembra cambiare, come i colori che ci circondano in game. Quindi si può fare un souls like senza fare un gioco cupo e popolato solo di bestie deformi? La risposta è si e si chiama Enotria, un mondo fatto di sole, colori sgargianti e tanta, tantissima storia…la nostra storia.
Enotria the Last Song Recensione da dietro le quinte
Posso dire di aver seguito l’evoluzione del gioco, da un’anteprima a porte chiuse, fino alla demo, per vederlo cambiato diverse volte fino ad oggi, giorno in cui posso dire di aver vissuto, una magnifica avventura accanto al mio burattino, senza volto e anche senza maschera, ma per quanto anonimo, unico essere a poter essere chiunque, unico pezzo di una scacchiera ad essere libero da vincoli e obblighi.
Nessun copione da seguire, nessuna stasi che possa fermarci e soprattutto, una grande libertà di scelta per quello che riguarda la build da utilizzare nel nostro cammino, che banalmente, va da un boss all’altro attraversando zone più o meno intense, ma in verità, ci porta a scoprire la commedia dell’arte, le maschere che la caratterizzano, la mitologia che con esse va a mescolarsi e una storia che ha dell’incredibile.
Come le briciole di pane aiutarono gli eroi dei racconti in passato, anche a Quinta, ogni briciola di pane aggiunge un tassello alla nostra storia e ci guida nel nostro avanzare per giungere poi a Falesia e Litumnia, per poi volare fino a…forse, è meglio che non vi racconti proprio tutto.
Il Gameplay unico di Enotria the Last Song
Un modo di farci vivere l’avventura, piacevolmente imperfetto, con qualche spigolo sicuramente dettato dalla giovane età di Jyamma Games, ma che lascia trasparire la voglia di fare e la visione futura che questo team tutto italiano, ha di se stessa.
Sicuramente non è il gioco più pulito mai visto, se andiamo ad analizzare alcuni move set precisi, ma complessivamente l’immagine che ci si para davanti è contestualizzata benissimo, perché non c’è la sensazione che qualcosa sia sbagliato, dal momento che tutto all’interno del gioco si muove alla stessa maniera, non c’è un personaggio che si muove meglio o più fluidamente di un altro, creando una sgradevole dissociazione, ma tutto suona la stessa nota, regalando un disegno univoco delle potenzialità attuali e future che un titolo di questo genere, potrebbe tirare fuori da un cilindro.
La leggibilità è la chiave di volta, perché chiunque sarebbe capace di parare, quasi, qualsiasi attacco e se non siete sicuri…potrete sempre schivare. Il parry ha una finestra decisamente accomodante e non richiede (per l’80% dei casi) una precisione millimetrica, infatti, se sbaglieremo il tempismo, spesso, ci troveremo comunque a parare accusando un po’ più danno e senza pagare a caro prezzo ogni minimo errore.
Parlando delle boss fight come Curtis, Vermiglio o Zanni, tutte sono ben caratterizzate, ogni boss che affrontiamo è unico come i movimenti che essi ci mostrano in battaglia. Zanni ad esempio, nonostante la stazza, ha dei movimenti, per alcuni versi, aggraziati in quanto “fuso” con quello che diventerà il nostro negoziante preferito (o almeno, così sembra), che ha a disposizione svariate braccia, quindi anche la postura è guidata da fattori molto particolari.
Il ritmo tra attacco, parry e schivata è molto particolare, dal momento che si potrebbe tranquillamente giocare, stando praticamente fermi, ma solo se capaci di parare qualsiasi attacco, altrimenti la schivata è obbligatoria…anche se, imparando a leggere molto attentamente le skills che possiamo sbloccare in un albero gigantesco, potremmo scoprire che, in alcuni casi, prendere qualche colpo, potrebbe farci vincere comunque la battaglia.
La grafica di un’Italia bloccata nel tempo
Io non capisco davvero cosa pretendano le persona, perché Enotria non ha nulla da invidiare a nessun gioco uscito nell’ultimo periodo. La grafica è molto gradevole e l’ottimizzazione ha reso il gioco estremamente fluido, tolto qualche scatto, che nel mio caso è dettato da un PC scadente e che purtroppo, al momento, non posso sostituire, posso dire che anche giocando a qualità media (registrando), l’effetto è molto piacevole e avvolgente.
Andando ad eliminare la registrazione dall’equazione e smanettando un pochino con le opzioni grafiche, ho goduto del 2k con effetti di luce fenomenali e una profondità di campo invidiabile, condita da dettagli vicini e lontani, ben gestiti. Diciamo che la visione complessiva, funziona per quello che deve fare un gioco di questo genere…divertirci e ispirarci.
Ci sono dettagli pazzeschi in quello che vediamo in giro, dagli affreschi senza volto ai glifi, che nascondono un piccolo segreto, dal momento che riportano un segno in più che normalmente non dovrebbe esserci, ma anche questo ha un significato…tutto nel gioco ha un significato e un collegamento con le nostre usanze e storie.
Alcuni dettagli sono palesemente disegnati a mano, come le locandine e i volantini che troviamo spesso in giro per la città iniziale e questo, per un amatore, è un dettaglio davvero gradevole perché si discosta dalla “finzione” di un mondo poligonale, riportando la mente al contenuto “fatto a mano”.
Oltre a tutto questo, qualche volta, vagare in un mondo luminoso e colorato è più appagante, anche per l’umore generale, che girovagare sempre in luoghi oscuri ed angusti, ringhiando ed imprecando ad ogni angolo senza però rinunciare ad una buona dose di difficoltà in alcuni passaggi.
Per concludere la parte che riguarda la grafica, nonostante le problematiche con il mio PC…60 Fps stabili e niente da dichiarare signori e signore, il gioco, purtroppo per la critica, funziona decisamente bene e non ci possiamo di certo lamentare.
Enotria the Last Song è anche musica nostrana
Aram Shahbazians ha fatto la magia insieme a tutto il team di persone coinvolte, perché le musiche sono qualcosa di davvero spettacolare in questa produzione. Prendiamo come esempio Quinta, allegra, musicale e con un suo tema che ci accompagna per le strade, una musica che piano piano diventa un sottofondo che, quando viene a mancare, fa sentire il vuoto lasciato, che viene poi colmato dalla theme di un boss o da un cambio strumentale dettato dal passaggio di zona.
Credo di non sbagliare dicendo che anche i suoni che sentiamo quando premiamo un pulsante del menù, derivino da strumenti realmente esistiti, anche perché tutte le colonne sonore sono derivate direttamente da strumenti d’epoca e canti nostrani.
Non saprei davvero chi e quante persone si debbano ringraziare per un lavoro svolto così magistralmente, ma credo che l’unione tra il lavoro di Aram e quello di Federico Ferrarese (Art Director), alla guida di due comparti così importanti nel titolo, abbiano dato vita a qualcosa di davvero unico, udito e vista difficilmente lavorano così bene insieme…tranne nei film di Tim Burton, li funziona sempre tutto in maniera impeccabile.
L’altalena dei ritmi detta i cambi di umore del giocatore, passando da momenti leggeri e di apparente calma, alla frenesia dei combattimenti contro ai boss, ma mantenendo sempre e comunque un andamento dai toni allegri, profondi ed indimenticabili.
Quante possibilità ci sono in Enotria the Last Song?
La personalizzazione del nostro stile di gioco è tutto e per vivere a pieno l’esperienza in questo mondo di Autori, dobbiamo cambiare, più delle scale in Harry Potter. Cambiare build è estremamente semplice, premi un pulsante e cambi Maschera e l’intero preset che hai impostato in precedenza visitando una delle corde (i falò o grazie nei souls di From).
Puoi creare 3 preset con 3 maschere differenti (1 per preset), 18 passive differenti (6 per preset) e 3 aspetti unici che cambiano i nostri valori statistici (1 per preset), se consideriamo anche 2 armi selezionabili, 4 lines e 1 gemma per il parry, capite bene che le possibilità salgono vertiginosamente ed è basilare leggere cosa fanno i componenti delle nostre build per imparare ad usarli al meglio.
Per farvi un esempio, nelle mie varie prove ho creato una build dove, nella zona di quinta, io posso avanzare senza bisogno di attaccare nemmeno un nemico, ma ogni personaggio che deciderà di ingaggiarmi in corpo a corpo, cadrà per sua stessa mano.
Come è possibile? Semplicemente leggendo le passive attentamente, infatti c’è qualcosa di magico nel poter restituire parte del danno al nemico, senza doverlo attaccare, ma semplicemente subendo il colpo e poi recuperare vita per ogni nemico sconfitto, se magari uniamo il tutto a qualche parry che ci può curare, nonostante il danno subito…ecco che l’immortalità è alle porte e dove non arrivano le capacità fisiche, l’intelletto, piega a proprio piacere un souls like per rendere il nostro viaggio, ugualmente gradevole.
Questo è solo un esempio, per farvi comprendere la varietà di possibilità avrete a disposizione e questo è niente rispetto a quello che potrete fare, nelle fasi più avanzate del gioco.
Durata del gioco e rigiocabilità
Credo che sia dura da definire in maniera inequivocabile la durata del gioco, dal momento che dipende da diversi fattori. Prima di tutto bisogna capire che genere di giocatore siete, uno speedrunner impiega 5 minuti a completare la prima area e a sconfiggere Curtis, io personalmente, provando diverse volte, in 14 minuti circa sono riuscito ad arrivare a battere Vermiglio, ma se devo essere sincero, tolto il divertimento iniziale, il metodo più appagante, almeno secondo me, rimane sempre quello di esplorare ogni angolo del gioco per scoprire ogni segreto e dettaglio nascosto.
Ed è qui che il titolo diventa mastodontico con almeno 50 ore di gioco assicurate, che possono diventare 65 come niente, ma il 100% è ancora distante, perché è nella seconda run che vivrete quella che è la vera sfida, quindi, ecco arrivare altre 50 ore e siamo circa a 100, costa una 50ina d’euro e direi che sono ben investiti.
Difficoltà per tutti o gioco proibitivo?
Enotria the Last Song ha un dettaglio che, solo chi ha provato diverse build avrà notato…è stato reso accomodante rispetto a situazioni precedenti e la sfida più ardua arriva solamente dopo il lancio del NG+. Questo non vuol dire che il gioco sia facile, perché la sfida è sempre dietro l’angolo, ma che la prima run serve principalmente per imparare, crescere e godersi la creatura di Jyamma Games, nella seconda run, potremo fare materiale a volontà per vantarci con gli amici al bar, o in farmacia…a seconda dell’età.
Rimane una scelta che personalmente condivido, per un semplicissimo motivo, più gente gioca e riesce a giocare, più soldi girano e più il prossimo titolo sarà bello e ben fatto. Capisco che questa visione, potrebbe non essere condivisa da tutti, ma se siete tra quelli che si vantano di essere in ng+42 su Elden Ring, di sicuro 2 run su Enotria, non vi spaventeranno.
ENOTRIA the Last Song | Conclusione
Giacomo, Andrea, Federico, Cristina, Edoardo, Stoyan e Aram, sono solo alcuni dei nomi che dovremmo conoscere, dietro ad una “piccola” realtà, che ha ridato vita a racconti che pian pianino si stanno perdendo e lo hanno fatto con un mezzo attuale come il videogioco, che, oggi più che mai, parla a tutti indistintamente.
Enotria the Last Song è imperfetto, ma cosa non lo è? Il gioco è divertente, pregno di storie, ambienti e colori che profumano di casa nostra ed è, semplicemente…bello.
Aspettiamo con ansia, a questo punto, di scoprire che vicende ci aspetteranno nel DLC, ma solo dopo l’avvento del gioco, anche su console Xbox, dove finalmente le cose si sono sbloccate e confidiamo nel supporto continuo all’opera da parte di Jyamma Games, fiduciosi di un continuo miglioramento di un’opera che, a me, ha fatto davvero piacere giocare.
Un viaggio che unisce storia, mitologia, musica e divertimento in un gioco che parla di casa nostra.
Pro
- Un titolo vivo e colorato
- Gameplay divertente e accomodante
- La colonna sonora non ha rivali
- La storia è spettacolare ed è nostra
Contro
- Alcune animazioni andrebbero smussate
- Altalena di difficoltà contro alcuni boss
- Manca la Befana