Empire of Sin – Recensione
Abbiamo vissuto per qualche giorno i panni di un malavitoso americano degli anni ’20 giocando a Empire of Sin, il nuovo titolo Romero Games pubblicato da Paradox Interactive per PlayStation 4, Xbox One, PC e Nintendo Switch. Il gioco cerca di abbinare le meccaniche di un gestionale con sezioni “sul campo”, vissute nelle modalità di uno strategico a turni alla XCOM. Come si uniscono queste due modalità all’interno del prodotto finale? Ve lo raccontiamo nella nostra recensione.
È Angelo Genna il primo gangster che abbiamo scelto tra i 14 personaggi disponibili all’inizio di Empire of Sin, alcuni dei quali sono rivisitazioni di personaggi storici realmente esistiti. Angelo ha tutte le carte in regola per seguire le orme di Michael Corleone de Il Padrino, non tanto per il nome che tradisce le origini italiane, quanto per il suo essere un freddo calcolatore, qualità necessaria per sopravvivere in quel mare popolato da squali che noi conosciamo come la Chicago degli anni ’20, un contesto dove gli affari illegali hanno subito un’impennata importante per via del proibizionismo.
Le solide fondamenta dell’impero di ogni buon gangster sono quindi basate sui cinque capisaldi, sui quali bisogna puntare per provare a emergere nel business della criminalità dell’Illinois: birrerie, locali, bordelli, casinò e hotel sono i luoghi attorno ai quali dobbiamo costruire la nostra fortuna, assieme ai vari quartier generali stabiliti nei pericolosi distretti della città. Ognuno dei gangster è caratterizzato inoltre da un background che ne caratterizza le abilità, le quali a loro volta garantiscono bonus nella gestione degli affari e mosse speciali uniche durante il combattimento, quando bisogna impugnare le armi da fuoco e far vedere chi è che davvero comanda a Chicago.
Ci si può spostare per la mappa di gioco muovendo il proprio personaggio per le strade della città, mostrate con una visuale isometrica. Allargando l’inquadratura, però, si può anche accedere a una mappa più schematica, che permette di controllare la posizione di tutti gli edifici del territorio (dei quali appropriarsi per aumentare i propri guadagni) e monitorare le zone dove operano gang rivali (appartenenti ai boss non selezionati all’inizio), assieme ai punti d’interesse nei quali dirigersi per dare il via alle missioni, fondamentali per acquisire soldi e, soprattutto, notorietà. Partendo da un quartiere casuale, controllato da bande altrettanto casuali, si può cominciare a mettere su il proprio impero. Tutto questo strizza l’occhio alla rigiocabilità, che consente non solo di cambiare il proprio aspirante boss (ognuno è dotato di una storyline unica), ma di vivere situazioni sempre nuove, partendo però sempre da una costante: la necessità di arruolare validi sottoposti.
Questi membri non sono generati casualmente, ma appartengono a una schiera composta da 55 personaggi, tutti dotati di storie differenti – con missioni apposite che permettono di migliorare la loro fedeltà verso di noi – e appartenenti a 5 diverse categorie, che ne influenzano abilità e ruolo in combattimento; ognuno di essi è inoltre in grado di sviluppare (o presentare fin dall’inizio) un rapporto con altri membri del team: possono nascere amori, faide, amicizie tra compagni, elementi che poi influenzano le fasi d’azione con bonus, malus e altre piccole chicche. Quando si sceglie la propria squadra è quindi opportuno tenere conto dell’aspetto caratteriale dei membri della gang, sia dal punto di vista interpersonale sia da quello della fedeltà verso il boss.
Una volta scelto l’edificio di cui appropriarsi si passa all’azione, ed è proprio sul campo di battaglia – con combattimenti a turni – che emergono le principali lacune del gioco: più di una volta ci siamo imbattuti in problematiche relative a bug che affliggono alcune animazioni, mentre in altri momenti abbiamo riscontrato un’interpretazione delle coperture errata, fattore che ha rischiato di compromettere momenti topici di alcune battaglie. A tutto questo vanno unite sfide non sempre bilanciate e percentuali di riuscita del colpi alle volte non coerenti, con un’intelligenza artificiale che non ha mai mostrato una particolare brillantezza.
Queste sezioni si svolgono principalmente in arene al chiuso molto simili tra loro, le cui dimensioni non sempre garantiscono grande spazio di manovra e che in alcune circostanze mettono anche in difficoltà la telecamera. Attualmente il team di sviluppo è conscio di molte di queste problematiche, che dovrebbero essere risolte con una patch che arriverà poco tempo dopo l’uscita e che raffinerà diversi aspetti del gioco.
Se da un lato i combattimenti più comuni non forniscono spunti interessanti, un discorso a parte va invece fatto per le boss fight, che prendono il via quando si decide di attaccare la dimora di un gangster che controlla parte della città. Non solo abbiamo a che fare con arene più articolate, ma gli scontri qui diventano molto più accesi e coinvolgenti, complice il gran numero di avversari e le abilità del boss avversario, in grado di sfoderare mosse speciali uniche per contrattaccare in maniera efficace.
Non sempre però la soluzione bellicosa è la più vantaggiosa da percorrere in Empire of Sin: attraverso dei confronti in cui si presentano opzioni di dialogo a scelta multipla possiamo decidere come rapportarci con i nostri “colleghi”, scegliendo se stipulare un accordo di non belligeranza o cominciare una guerra aperta con un gruppo che occupa una zona limitrofa alla nostra. È sempre possibile curare fin nei minimi dettagli il proprio rapporto con le bande rivali, proponendo scambi, alleanze e con la possibilità di tradire o essere traditi in ogni momento. Oltre alle altre gang è importante gestire il proprio rapporto con la polizia di Chicago, sempre intenta a pattugliare le strade e i vari edifici sospetti. Anche qui le possibilità fornite sono numerose e si può scegliere se agire in modo cauto – chiudendo per un breve periodo le strutture più sospette – o lavorare in maniera più attiva, facendo leva sulla possibilità di corrompere i pubblici ufficiali in cambio del loro “chiudere un occhio”.
Mandare avanti un impero simile e arruolare i membri più meritevoli richiede però una grande disponibilità economica in Empire of Sin: è qui che bisogna avventurarsi nella componente gestionale delle proprie strutture, che – seppure non ci ha sorpreso come la gestione dei rapporti con gli altri gangster – permette di investire in modo dettagliato per ottenere poi un maggiore ritorno economico. Si può scegliere di spendere per migliorare ogni locale sotto diversi aspetti, valutando i punti dove si è maggiormente in difetto rispetto all’agguerrita concorrenza. Produrre dell’alcol di maggiore qualità, posizionare hotel in punti strategici, garantire un migliore servizio ai clienti o aumentare il numero di guardie per farsi trovare pronti in caso di attacco nemico: si può operare come più si preferisce, con apposite tabelle che forniscono tutti i dati utili per compiere le decisioni.
In un’opera dove l’obiettivo è scalare le gerarchie diventando re incontrastati della città, si può scegliere liberamente come agire, puntando su investimenti che aumentano la qualità o semplicemente decidendo di liberarsi della concorrenza in modo brutale. Alcune volte l’IA non ci è sembrata particolarmente brillante nelle sue decisioni, puntando a improvvisi cambi di marcia o compiendo decisioni molto bizzarre. Tutto questo però risulta comprensibile se tradotto in un gioco ambientato in un contesto come quello di Empire of Sin, dove il pugnalare alle spalle è un’usanza comune e dove i cambi di rotta relativi ai rapporti con altre figure di riferimento della malavita sono all’ordine del giorno.
Tecnicamente ci troviamo di fronte a un’opera che non fa gridare al miracolo, rendendo in maniera molto piacevole le strade dei tanti quartieri ma mancando di fornire un’esperienza visiva appagante, specie quando ci si concentra sulla varietà degli interni: Empire of Sin più volte mette il giocatore davanti alle stesse strutture e agli stessi modelli dei nemici. Il comparto audio offre qualche spunto interessante sulla colonna sonora, che rende bene l’atmosfera dell’epoca. Nota negativa è la mancanza di localizzazione in italiano, che per alcuni potrebbe essere problematica dato il grande numero di parametri di cui tenere conto. Il titolo è infine interamente doppiato in inglese in maniera discreta.
Empire of Sin si lascia subito comprendere nelle sue meccaniche basilari, che possono essere poi apprese al meglio tramite numerosi tutorial approfonditi, che spiegano come gestire ogni sezione del proprio impero, elemento che rende accessibile un titolo simile anche a chi non è molto pratico di giochi gestionali, a patto di possedere una basilare conoscenza dell’inglese.
Empire of Sin ci ha intrattenuto e, a modo suo, ha saputo abbinare diverse tipologie di gioco in un’unica esperienza: i combattimenti a turni zoppicano sotto diversi aspetti, mentre la parte gestionale riesce a fornire un gran numero di possibilità, specie per quanto riguarda l’interazione con altri gruppi criminali. La Chicago degli anni ’20 vi aspetta: armatevi di fucile, mazzette da allungare sottobanco e non dimenticate di guardarvi sempre alle spalle.
Pro
- Atmosfera ben riuscita
- Gestione approfondita della propria gang e dei rapporti con le altre
- Altissima rigiocabilità
Contro
- Fasi di combattimento a turni ancora grezze
- Tecnicamente non il massimo
- Manca l'italiano