Dynasty Warriors: Godseekers – Recensione

Quando parliamo di Koei Tecmo e Omega Force ci viene subito in mente il nome di Dynasty Warriors. E quando parliamo di Dynasty Warriors, non possiamo far altro che pensare al genere dei Musou, tra la storia dei Tre Regni, i suoi infiniti capitoli e gli svariati spin-off dedicati ad anime come One Piece, Hokuto no Ken, Gundam, Arslan Senki o Berserk (in uscita questo mese, di cui trovate qui una nostra anteprima). Tale genere è sempre rimasto immutato, a parte qualche piccola aggiunta nelle meccaniche tra un titolo e l’altro, quindi prendendo in mano un gioco dal titolo Dynasty Warriors: Godseekers è lecito aspettarsi bene o male un clone dei tantissimi capitoli già disponibili. E invece, sorpresa delle sorprese, Dynasty Warriors: Godseekers è un gioco di ruolo tattico fantasy inserito nel mondo di Romance of the Three Kingdoms. Preparatevi quindi ad ammirare i vostri generali preferiti in un gioco tattico che non mi sareste immaginati.

Dynasty Warriors: Godseekers

Una ragazza misteriosa con cui rompere il ghiaccio

Protagonista degli eventi è il già conosciutissimo Zhao Yun, il che porta al centro dell’attenzione il regno di Shu a discapito degli altri due, diversamente dal solito. Ad accompagnare Zhao Yun c’è un nuovo personaggio originale per la serie, Lei Bin, occhialuto amico d’infanzia e grande studioso e appassionato di antiche leggende e gesta eroiche.

Insieme, i due ragazzi esplorano delle rovine di Shu, nelle quali trovano una strana ragazza dai colori sgargianti e dalle fattezze poco realistiche, imprigionata in un cristallo ghiacciato. Una volta rimossa dal suo sigillo costei si rivela chiamarsi Li Xia, e si proclama a divinità dai mistici poteri. I due ragazzi, sconvolti, non fanno nemmeno in tempo a farle domande che si ritrovano attaccati dalle forze delle nazioni nemiche, che a quanto pare erano a conoscenza della presenza della dea, la quale con astuti stratagemmi da “tutorial vivente” costringe i due protagonisti a proteggerla e in seguito ad accompagnarla in giro per il mondo alla ricerca di cinque sfere magiche.

Dynasty Warriors: Godseekers

Il mio regno per una sfida

Il problema di fondo di Dynasty Warriors: Godseekers è l’accessibilità che gli sviluppatori hanno ricercato a beneficio dei fan delle loro produzioni. Un’utenza abituata per anni ad un massicio button mashing senza rigore di logica non può che ritrovarsi confuso innanzi a meccaniche a lui non congeniali: per questo motivo Omega Force ha semplificato le meccaniche dei tactics riducendole quasi all’osso, proponendo uno strategico per neofiti, portando peraltro la difficoltà generale ben al di sotto della media.

Di base abbiamo movimenti su griglia come in tutti i giochi tattici di questo tipo, sfruttando i personaggi reclutati a turno per attaccare e affrontando poi il turno dell’esercito nemico nella speranza di sopravvivere all’assalto. Ogni personaggio ha svariate abilità da imparare tramite una sferografia simile a quella di Final Fantasy X, acquistabili con i punti ottenuti salendo di livello, e può essere equipaggiato con nuove armi e accessori. Una volta raggiunti i nemici, si possono sfruttare più attacchi alla volta nello stesso round, fino all’esaurimento dei Punti Azione a disposizione (recuperabili ad ogni nuovo turno o riposando). Man mano che la battaglia prosegue si riempie la classica barra Musou, che consente di sferrare un Super Attacco in grado di capovolgere le sorti dello scontro. Ultima meccanica, non meno importante, è quella della barra Risonanza, utilizzabile mettendo in sincronia l’amicizia tra due unità, le quali potranno agire nuovamente nello stesso turno, potenziando temporaneamente i valori di attacco, e sferrare un assalto finale che infliggerà più danni previo il successo di un semplice QTE.

Dynasty Warriors: Godseekers

A parte i livelli necessari per proseguire nella storia, ci ritroveremo spesso su una mappa del mondo ove avremo modo di affrontare livelli secondari con missioni opzionali votate a far avanzare di livello i personaggi o ad ottenere nuovo equipaggiamento. A volte avremo anche modo di incontrare nuovi personaggi, che, in seguito ad eventi di conversazione, si uniranno al nostro gruppo. Non c’è veramente altro da dire riguardo il gameplay di un gioco che, a parte un paio di meccaniche rivisitate, si rivela pressochè identico alle altre produzioni di questo tipo. Senz’altro l’utilizzo di tali meccaniche sbilancia del tutto la difficoltà, dato che anche in modalità Hard Dynasty Warriors: Godseekers perdona errori che in altre saghe famose sarebbero stati puniti immediatamente con un Game Over, facendoci sentire quasi invincibili di fronte ad una IA che è tutto fuorché temibile.

Il comparto tecnico è molto arretrato, trattandosi per giunta di un titolo cross-platform. Il genere proposto ovviamente non ha mai preteso chissà quale livello grafico, ma un minimo di ottimizzazione è dovuta: se una carenza di poligoni sui modelli dei personaggi è accettabile, non lo sono i rallentamenti e i cali di frame rate durante certi attacchi e assalti sincronizzati. Buona comunque la longevità, che si attesta intorno alle 30 ore solo per completare la storyline e aumenta per i completisti.

Dynasty Warriors: Godseekers

Dynasty Warriors: Godseekers  cerca di dare una ventata d’aria fresca al filone dei Musou di Dynasty Warriors, proponendo un approccio Tactics e strategico all’interno di un’ambientazione già ben conosciuta. Tuttavia, in termini tecnici e di sfida puramente ludica, c’è grossa carenza. Se siete fan della serie di Dynasty Warriors e volete provare qualcosa di nuovo senza rinunciare ai vostri personaggi preferiti, provate l’acquisto e difficilmente ve ne pentirete. In ogni caso se possedete PlayStation Vita, vale la pena acquistare quella versione per risparmiare qualcosa, a parità qualitativa.

6.9

Pro

  • Abbastanza semplice da essere adatto ai neofiti del genere
  • Ventata d'aria fresca per l'ambientazione di Dynasty Warriors

Contro

  • Troppo facile a qualunque livello di difficoltà
  • Arretrato tecnicamente
  • Inspiegabili cali di frame rate
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