Dune – Recensione Dune
Nel 1965 venne pubblicato Dune, il romanzo capolavoro di Frank Herbert che lasciò un impronta indelebile negli anni a venire per il genere fantascientifico. Indelebile al punto da ispirare, tra gli altri, persino George Lucas per Star Wars.
Pur essendo un franchise meno noto dell’ultra-famosa saga di Lucas, Dune ha portato alla creazione di un film (regia di David Lynch, nelle sale nel 1984), due serie televisive (risalenti al 2000 e al 2003) e cinque videogiochi (il primo risalente al 1992, l’ultimo al 2001).
Ecco ivi proposta la recensione del primo di questi ultimi, l’omonimo Dune sviluppato da Cryo Interactive, ancora in grado di affascinare sebbene siano passati ben 20 anni dalla sua uscita.
A volte ritornano
Definire Dune all’interno dei generi di videogiochi è difficile. Alcuni elementi potrebbero ricondurlo ad un gioco di strategia, altri ad un gestionale, e l’interfaccia lo fa sembrare un’avventura grafica. Partiamo dalla trama.
La storia ricalca a grandi linee gli eventi dell’opera originale: Arrakis (o Dune) è un pianeta di sabbia ed è l’unica fonte nell’universo del melange (o spezia), una sostanza in grado di allungare la vita e accrescere le percezioni, pertanto costosissima e fortemente contesa tra le casate nobiliari della galassia. Con il patrocinio dall’Imperatore, la famiglia Atreides si reca su Dune, pur sapendo che si tratta di una trappola, poiché i loro nemici giurati, la casa degli Harkonnen, li attendono per distruggerli. Nei panni di Paul Atreides, figlio del duca Leto, il giocatore intraprende un’avventura il cui fine ultimo è, logicamente, quello di scacciare il nemico e dominare il pianeta, ma per arrivare a ciò bisogna intraprendere tanti obiettivi.
Il gran varietà
Analogamente a GDR ed avventure grafiche in prima persona di altri tempi, l’esplorazione avviene navigando ambienti mono-schermata, nei quali interagire con qualche oggetto dello sfondo e, soprattutto, con i personaggi presenti; dialogare con questi ultimi è fondamentale per apprendere ciò che accade nel mondo e proseguire il gioco, e spesso è necessario convincerli a seguire fisicamente Paul. Il primo che si incontra è il duca Leto, nella sala di comando del palazzo di Arrakeen, da cui si ottiene il primo obiettivo: allearsi con i Fremen, autoctoni di Dune che vivono divisi in comunità autonome dette sietch, e dare inizio all’estrazione della spezia. Per cominciare questa joint venture bisogna anzitutto trovarli con l’aiuto del maestro e consigliere Gurney Hallek, un personaggio fondamentale lungo tutto l’arco del gioco, che per cominciare accompagna Paul verso la sua meta. Usciti dal palazzo ci si trova davanti ad un ornitottero, un mezzo di trasporto volante, che quando usato apre una mappa permettendoci di scegliere la nostra destinazione, la cui traiettoria può anche essere modificata durante il volo in prima persona. In ogni sietch è presente un capo, con il quale instaurare un rapporto. Realisticamente, non tutti accettano da subito di stare alle dipendenze degli Atreides, e dei primi tre insediamenti solo uno accetta di raccogliere la spezia. La componente strategico/gestionale si gestisce tramite una mappa globale nel quale assegnare compiti alle unità fremen controllate, inizialmente possibile solo recandosi nei luoghi in cui esse son dislocate.
Per accrescere la capacità economica degli Atreides e, successivamente, il loro potenziale bellico, occorre proseguire le vicende personali di Paul cercando persone e compiendo azioni che incrementano il suo ascendente verso i Fremen, che, come sanno coloro che hanno letto il libro o visto il film, vedono in lui un potenziale messia. Che sia veramente lui (cit.)? Dipende dall’abilità del giocatore: il principale nemico è il susseguirsi del tempo, e se inizialmente l’unica preoccupazione è raccogliere spezia per pagare i tributi all’Imperatore ed evitare di morire stupidamente nel deserto, presto il vero problema diventa contrastare l’espansione degli Harkonnen addestrando un esercito e trovando armi sempre più potenti. Non manca un obiettivo secondario piuttosto rilevante: bonificare il pianeta. Non è necessario per portare a termine l’avventura, ma è un buon modo per variare il ritmo e per fornire agli appassionati un pretesto per prolungare la propria campagna di liberazione.
La spice opera
Analizzando il profilo tecnico di Dune occorre premettere che esistono due versioni del gioco per PC, una "povera" su floppy e l’altra "migliore" su CD. Giocare una o l’altra non cambia l’esperienza di fondo, ma per precisione segnaliamo che la recensione si basa sulla versione floppy, a cui manca il doppiaggio, alcune migliorie grafiche, e dei filmati di intermezzo presi dal film di Lynch.
Quest’ultimo ha ispirato fortemente la componente artistica del titolo: alcuni personaggi, come Paul e Jessica, sono di fatto la versione digitale degli attori interpreti dei medesimi, e ci sono molte altre analogie concettuali, come ad esempio l’accompagnamento musicale. Paragonare il team che si è occupato dell’audio del gioco Dune a Brian Eno, che ha composto la colonna sonora del film, può sembrare eccessivo, ma nel momento in cui ci si rende conto come il titolo ha rispettato la trama meglio del film e centri in misura forse maggiore l’atmosfera, l’aura di grandezza di Eno cala, tanto quanto quella di Lynch. Ci sono tante ragioni per il quale Dune merita di essere apprezzato, a partire dai meccanismi di gioco che per l’epoca molto ben combinati e che hanno posto le basi per molti giochi a venire, ma ciò che lo rende incredibile è come ancora oggi, nel limite della sua gradevole grafica bidimensionale fatta in bitmap, riesca a trasmettere emozioni a tutti coloro che amano la storia di Paul e della famiglia Atreides.
Conclusioni
Può sembrare sbrigativo giungere ad una conclusione, ma ciò che rimane da raccontare toglierebbe il gusto della scoperta al giocatore. È chiaro che non si possa osannare questo titolo in tutto e per tutto, ed i suoi limiti risiedono nella facilità generale del gioco, il quale, superata la curva di apprendimento, rischia di diventare eccessivamente semplice. Come detto, sono le sensazioni che genera a tutti gli amanti della spice opera a permettergli di trovare uno spazio nella nostra cultura personale.
Può un gioco essere considerato arte? È una domanda molto ricorrente tra gli appassionati, e Dune è uno di quei prodotti per il quale questo dubbio appare assolutamente lecito.