Driver: San Francisco – Recensione Driver: San Francisco
Driver è sicuramente uno di quei franchise che ha rivoluzionato il mondo dei videogiochi e appassionato migliaia di giocatori in tutto il mondo per il suo approccio free roaming totale e parecchio coinvolgente e innovativo per l’epoca. Dopo quasi sette anni di assenza dalle scene, Reflections, nel frattempo entrata a far parte della scuderia Ubisoft, ha deciso di ridare lustro alle spericolate imprese di John Tanner con l’aggiunta però di alcune features molto interessanti.
Coma profondo
La trama che sottende al titolo è piuttosto particolare e potrà rendere dubbioso più d’uno degli appassionati del franchise come il sottoscritto. Ci tengo a precisare fin da subito però che questo Driver San Francisco, seppure sui generis, è dannatamente divertente. Il nuovo approccio di Reflections per quanto riguarda le meccanica di gioco infatti è da premiarsi con un giudizio altamente positivo. Il titolo in questione è ambientato subito dopo gli eventi raccontati in Driv3r. E’ passato qualche tempo da quando John Tanner e il criminale psicopatico Charles Jericho si sono fronteggiati a Istanbul in Turchia. Jericho finisce così in un carcere di massima sicurezza a San Francisco mentre Tanner torna di pattuglia assieme all’inseparabile collega Tobias Jones. Durante un trasferimento però Jericho riesce ad evadere e Tanner si mette così immediatamente sulle sue tracce. L’inseguimento culmina così con uno scontro pesantissimo con l’auto del poliziotto che viene tamponata da quella del fuggiasco e che finisce così fuori strada. Nonostante l’urto Tanner sembra esserne uscito illeso ma questo non corrisponde proprio alla realtà. Il titolo infatti assume a questo punto una dimensione onirica in cui il poliziotto, inchiodato in uno stato di coma in un letto di ospedale, è in grado di continuare le proprie indagini grazie alla propria coscienza o spirito che potrà fluttuare liberamente di guidatore in guidatore per tutta San Francisco.
Shifta di qui e shifta di là
Una trama così sui generis ha consentito a Reflections di introdurre la vera novità rivoluzionaria in termini di gameplay di questo capitolo ovvero lo shift. Grazie a questo espediente, Tanner potrà abbandonare il proprio veicolo tramite la semplice pressione del tasto A e in questo modo il suo spirito potrà elevarsi nei cieli di San Francisco per scegliere un altro guidatore di cui prendere le sembianze momentaneamente. L’auto in cui ci si trovava in precedenza continuerà a marciare come guidata da un pilota automatico e governata dall’intelligenza artificiale. Questo ci consentirà tutta una serie di soluzioni strategiche molto efficaci durante le nostre missioni, su tutti ad esempio la possibilità durante un inseguimento di impossessarci di un auto che arriva in senso opposto per potere così fare un frontale con la macchina che stiamo tallonando. Nel gioco affronteremo delle missioni principali che al loro completamento sveleranno ulteriori dettagli della trama e missioni secondarie necessarie per progredire nello storytelling principale. Gli incarichi sono molto variegati e vanno dai classici pedinamenti, alle corse clandestine fino a missioni più particolari e creative come quella in cui dovremo guidare dei camion carichi di esplosivi e shiftare successivamente in veicoli di taglia più piccola per passare sotto agli articolati e disattivare le bombe o ancora momenti in cui dovremo terrorizzare a morte un insegnante di scuola guida, facendogli aumentare I battiti cardiaci grazie alle nostre manovre azzardate. Mano a mano che procederemo nella storia principale potremo sbloccare anche nuove parti della città in cui trovare nuovi veicoli. Con il progredire della trama inoltre, potremo ottenere anche ulteriori poteri come la possibilità di librarsi ancora più in alto con la propria coscienza in modo da avere una visuale più ampia, utilizzare una sorta di turbo per aumentare la propria velocità e anche una maggiore forza negli speronamenti. Oltre alle missioni principali e secondarie il gioco è ricco di attività collaterali sempre legate a inseguimenti e acrobazie che ci potranno fare guadagnare Punti Determinazione, utili per acquistare nuovi mezzi o nuovi garage in giro per la città. Un gioco insomma tutto sulle quattro ruote e dal forte stampo arcade che ha rimosso completamente le sessioni a piedi del precedente capitolo.
Giocalo e rigiocalo
La longevità in Driver San Francisco non è affatto un elemento di poco conto, grazie alla notevole mole di sottomissioni e soluzioni possibili per portare a termine la trama principale. Il gioco si può concludere in circa 9 ore per quanto concerne lo storyline ma ce ne vogliono almeno altrettante per le missioni secondarie. Lo shift inoltre vi permetterà di provare varie opzioni per avere successo in una medesima missione. Grandioso inoltre il comparto multiplayer che aumenta esponenzialmente la longevità generale del titolo. Le modalità sono tutte molto varie e spassose e si va dal classico Guardie e Ladri, al Tag in cui bisogna inseguire o sfuggire a un’auto controllata dall’intelligenza artificiale, al King of the Hill rigorosamente su quattro ruote. Tutto questo, con l’aggiunta del prezioso ingrediente dello shift, porta il multiplayer a altissimi livelli di qualità e spasso. Potremo giocare sia in split screen in locale con un amico che fino a un massimo di sei o otto giocatori a seconda della modalità in rete.
Per le strade di San Francisco
Anche dal punto di vista tecnico il gioco impressiona molto positivamente. San Francisco è viva e brilla per la cura dei dettagli. Tutti i monumenti più celebri sono stati riprodotti molto fedelmente. Anche i modelli poligonali delle autovetture, tutte dotate di licenza ufficiale, sono ben realizzati e parecchio credibili sia nell’aspetto che nel comportamento. Su tutti spicca una versione customizzata della nostra Cinquecento veramente mozzafiato. Per quanto riguarda il frame rate, questo si attesta sempre e stabilmente sui 60 fotogrammi per secondo. Menzione d’onore anche per I filmati d’intermezzo in computer grafica, tutti di una qualità sconvolgente. Il comparto sonoro è anch’esso di pregio grazie alla colonna sonora d’atmosfera anni Settanta in pieno stile Starsky e Hutch e un doppiaggio di livello cinematografico.
Scommessa vinta
Nonostante i vari scetticismi della vigilia, Driver San Francisco si è rivelato essere una scommessa vinta a pieno titolo. Lo shift, nonostante la scarsa credibilità in termini di pura trama, diverte parecchio e soprattutto a lungo. Il brand è tornato a vivere grazie a nuova linfa vitale e finalmente si è smarcato dell’ingombrante confronto con GTA, diventando un prodotto originale e ben confezionato. Onore al merito a Reflections per la fantasia e a Ubisoft per averci creduto fino in fondo.