Drakengard – Recensione Drakengard

“Mai giudicare un libro dalla copertina”

E’ piuttosto difficile vedere un titolo della Squarenix che prende un voto globale basso; sembra proprio che la softwarehouse nipponica madre della più famosa serie di Jrpg al mondo (Final Fantasy per intenderci), ci abbia viziati nel corso degli anni con dei prodotti di notevole fattura, a volte davvero eccelsi; tuttavia non tutte le ciambelle escono col buco, infatti proprio questo Drakengard che andremo a vedere qui di seguito, sembra essere il risultato nato dalla rovinosa caduta di un gigante. Per essere più precisi, si potrebbe dire che prendendo in mano la custodia e dando un occhiata al layout della copertina (che raffigura un giovane cavaliere col suo Drago alle spalle), ci si aspetterebbe un gioco dalle atmosfere epiche e coinvolgenti; ma ci renderemo tristemente conto che non è così.
 
 

Confederati ed Impero in lotta per la Dea.

L’impero sta devastando la resistenza opposta dai confederati, coloro che difendono la “Dea”, protettrice del quarto sigillo che preserva il mondo dalla distruzione. Durante la battaglia che infuria alle porte del castello dei confederati, Caim (il nostro alter-ego, nonché fratello della Dea), viene mortalmente ferito alla schiena e costretto ad una veloce ritirata all’interno delle mura; ormai ha i minuti contati, e morirà dissanguato in poco tempo se non troverà il modo di curarsi.
Varcando prepotentemente i cancelli del castello, Caim si ritrova di fronte ad un drago, barbaramente ridotto anch’esso in fin di vita ed incatenato al suolo dai soldati dell’impero.

Caim detesta i draghi: anni prima, uno di loro uccise i suoi genitori, ma anche il drago, orgoglioso per natura, disprezza gli esseri umani come creature inferiori ed insulse. L’odio reciproco tra i due, lascia però una via di scampo da morte certa ad entrambi; l’unica cosa che potrebbe salvarli è un patto. I nostri eroi decidono così di salvarsi la pelle ed unire i loro cuori per stipulare il patto che li renderà invincibili, ma ci sarà un prezzo… mentre il drago dovrà cieca obbedienza come cavalcatura, Caim sacrificherà la sua voce.



Tra cielo e terra.

 
L’idea di diversificare il sistema di combattimento non è affatto male, ma purtroppo è resa in maniera pessima, sia dal punto di vista del gameplay che dalla realizzazione tecnica; per intenderci meglio: il gioco è in tutto e per tutto un hack’n slash, che si alterna con sezioni sparatutto a bordo del drago (Chi ha detto “Panzer Dragoon” ?), e battaglie in cui sarà possibile fare entrambe le cose; un tocco di originalità forse, ma frustrante e monotono oltre ogni dire.
A giudicare dal filmato di apertura si potrebbe anche pensare che Drakengard sia un lavoro di buona fattura e con delle atmosfere di un certo calibro; tutto l’entusiasmo però, avrà  modo di essere drasticamente ridotto nel momento in cui prenderemo controllo del nostro protagonista.
Il sistema di controllo è sicuramente il primo difetto che salta all’occhio (o alle mani); la risposta dei movimenti e dei colpi del protagonista, è qualcosa di imbarazzante e ridicolo: lentezza, imprecisione e poca originalità, sono solo alcune delle numerose pecche che affliggono il gameplay di questo titolo, per non parlare poi degli svolgimenti della trama: la storia di Caim e dei suoi alleati avrà dei risvolti a dir poco sconcertanti durante tutto lo svolgersi del gioco, con delle scene che in più di un’occasione rasenteranno l’apice della follia umana, con trovate di cattivo gusto e pessimi temi morali.
Ma torniamo al gameplay, tutto si riduce semplicemente al “dare mazzate” ed abbattere nemici; del resto il genere hack’n slash non offre troppi spunti di originalità, potremo però avvalerci di un vasto arsenale di armi (ben 64 da trovare, sbloccare e potenziare), e dell’aiuto di alcuni alleati che avremo modo di reperire soddisfacendo alcuni requisiti di determinate missioni. Questi pochi e bizzarri compagni, intrecceranno le loro vicende con quella del nostro protagonista, e ce ne serviremo in più occasioni per accedere a percorsi alternativi e scoprire tutti i vari finali della storia.
A questo punto sorge spontanea una domanda: “Queste poche idee valide, valgono l’acquisto ?”


Tecnicamente penoso

Già dalla descrizione del gameplay, ci si dovrebbe rendere conto che lo sviluppo di questo titolo è stato semplicemente una perdita di tempo, e di certo non si può avere rosee aspettative dal resto del comparto tecnico; ma analizziamo meglio il tutto.

La grafica in primis, è decisamente di basso livello; il character design è davvero piatto, poco ispirato e ancor meno carismatico, non solo per quanto riguarda i personaggi principali, (a parte un minimo del muto protagonista; i personaggi di supporto sono davvero privi di spessore) ma soprattutto per quanto concerne i nemici: assolutamente privi di dettaglio grafico e monotonamente tutti uguali, a parte qualche sporadica eccezione, e come se non bastasse, saranno gestiti dal computer con una IA  davvero  pessima. C’è da aggiungere inoltre che gli ambienti di gioco in cui si svolgeranno le battaglie saranno vastissimi, ma completamente spogli, dispersivi e con completa mancanza di interattività.

Altro punto di distruttiva rilevanza è il comparto audio: verremo accompagnati per tutto il gioco da alcuni loop musicali di pochi secondi, ripetuti fino alla nausea, e dai toni decisamente scadenti.
Forse l’unica cosa che separa questo gioco dal baratro dell’oblio, è la longevità: per completare il gioco al 100% ci vorrà un bel po’ d’impegno; ore ed ore di gioco, soprattutto se si vorrà ricercare ogni segreto, arma, finale o filmato esplicativo; ma… ne avrete la voglia ?

Risposta alla domanda

Giocare con un titolo che non raggiunge nemmeno la mediocrità videoludica, è sicuramente una brutta esperienza; ce ne sarebbero ancora di difetti da elencare in questo gioco, ma si suppone che l’utenza si sia già fatta un’idea di tutto il contesto che ruota attorno a Drakengard.
Certo i fan di questa famosa softwarehouse, potrebbero anche apprezzarlo (senza eccedere con l’entusiasmo), ma chiunque ci metterà le mani sopra, resterà con l’amaro in bocca dopo solo 10 minuti di gioco.
Si consiglia questo titolo solamente ai masochisti, o a chi vuole farsi due risate, nel vedere un flop di proporzioni mastodontiche.

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