Dragon Quest VIII: Journey of the Cursed King – Recensione Dragon Quest VIII: Journey of the Cursed King
Incipit
L’ottavo capitolo di Dragon Quest segna una svolta importante nella storia della suddetta saga di GdR: finalmente anche l’Europa potrà godere appieno di questo titolo, già famoso in Giappone e considerato, in base a statistiche ed indice di gradimento fra i giocatori, superiore addirittura a Final Fantasy.
Quello che SE propone è senza dubbio uno dei migliori GdR presenti attualmente sul mercato: classico nella struttura di gioco, rigido nello stile, DQ conserva tutti i caratteri dell’archetipo di Jrpg; i fan più sfegatati non si saranno certo meravigliati dell’exploit europeo di DQVIII, dal momento che già i predecessori, in lingua Inglese e Giapponese e disponibili da importazione, erano da considerarsi capolavori del genere.
Grafica
Al primo impatto, il gioco si presenta con l’innovazione della grafica Cell Shading: scelta da molti non condivisa pienamente, anche se personaggi e ambienti sono realizzati magistralmente e basati sull’attenzione al più piccolo particolare. Indubbiamente si riconosce la mano del maestro Akira Toryama, che conosciamo bene grazie a lavori importanti quali Dragonball: mostri, paesaggi e scenari sono sempre curati nei minimi dettagli, tant’è che durante i combattimenti ed esplorazioni ci si dimentica presto della propria missione per lasciare spazio all’osservazione di un mondo vasto e tutto da scoprire.
Specie nell’eroe si può scorgere con maggior facilità la mano di Toryama: i caricamenti di tensione, che verranno spiegati in seguito, fanno sì che l’Eroe possa trasformarsi e raggiungere la massima potenza durante la battaglia: indiscutibile il fatto che durante questa fase si notino somiglianze con le evoluzioni dei Sayan.
Sonoro
Nell’avventura il giocatore sarà inoltre accompagnato da una colonna sonora dall’indubbia bellezza: DQ è stato infatti citato dall’annuale classifica di videogames (Edge Awards) come "Miglior colonna sonora". Non si può far altro che essere d’accordo con gli elettori: ogni musica è integrata in maniera armonica con l’ambiente circostante, spaziando da temi cupi e tenebrosi di castelli oscuri a quelli più allegri di città portuali, senza creare cambiamenti troppo radicali all’orecchio del giocatore.
Trama
Circondata da elementi così curati, la trama non poteva essere certamente da meno: lineare, con pochi punti di svolta, rimane sempre coinvolgente fino alla fine del gioco, il tutto a favore di una longevità assai elevata (il gioco richiede circa 80 ore per essere completato, aggiungendone altre 15 per il post game).
Quest secondarie come l’Arena dei mostri saranno fondamentali per completare DQVIII, e si riveleranno minigiochi duraturi e divertenti: Morrie, il padrone delle suddetta arena, è tra l’altro un personaggio bizzarro ed estroverso, che risulta simpatico di primo acchito.
Il giocatore sarà protagonista di tutto questo nei panni dell’Eroe (il nome è modificabile all’inizio del gioco), una guardia del Castello di Trodain, il cui re e principessa sono stati trasformati in animali da un misterioso giullare di nome Dhoulmagus; questi, impossesatosi dello scettro della famiglia reale che custodisce poteri magici ancora sconosciuti, mieterà numerose vittime sul suo cammino: il vostro obiettivo è fermarlo per poter far tornare alla normalità i due nobili! Si viaggerà per ogni città e nicchia del mondo, conoscendo sempre nuovi compagni che si uniranno nel corso dell’avventura, quali Yangus, Jessica ed Angelo, uniti nella lotta comune per il bene dell’umanità.
Questi, e non solo i protagonisti, sono personaggi caratterizzati ottimamente: Yangus è la voce sghignazzante del gruppo, sempre in conflitto con le decisioni del Re, Jessica è continuamente afflitta dalla morte del fratello Alister, infine Angelo, rubacuori acuto e sarcastico.
Importante è proprio la presenza di Re Trode, desideroso di riacquistare il potere e l’aspetto perduti, e della Principessa, che rivestirà un ruolo primario nella trama.
Giocabilità
Eccelsa, sebbene il sistema di gioco classico possa far presagire diversamente: controlli semplici ed intuitivi, libertà di movimento illimitata in tutto il mondo, menù comodo ed immediato. Discordante da FF e più vicino allo stile Suikoden, rimane fedele alla tradizione della saga.
Il sistema è infatti rigorosamente a turni, come in passato, dove ogni personaggio conserva debolezze e punti di forza: l’Eroe e Angelo hanno caratteristiche di plusvalenza durante lo scontro, Yangus predilige lo scontro fisico mentre Jessica sfrutta la magia a favore del gruppo.
Al tutto è implementato il sistema della "Tensione": tramite questo comando, il personaggio aumenterà la propria forza durante il prossimo attacco, con uso cumulativo, fino ad arrivare a 100, raggiungendo la Tensione Suprema e sferrando colpi devastanti.
Longevità
Più di 80 ore di divertimento assicurate, condite da un trama che non eccelle per originalità ma che conserva in sè le caratteristiche tipiche del Jrpg; come già detto in precedenza, inoltre, le quest rendono DQ particolarmente longevo se lo si vuole completare in maniera esauriente.
C’è ovviamente il rischio di ritrovarsi, specie all’incipit del gioco, davanti a tematiche utilizzate all’esasperazione in molti Gdr, e che questo possa rendere scettico il giocatore dinanzi alla ring-composition del gioco, accompagnata dalla diacronia temporale che si lascia spesso abbandonare ad excursus e flashback prolungati.
Per concludere…
Akihiro Hino e i suoi colleghi della Level 5 sfornano una perla, una scossa nel mercato videoludico che non si segnalava da tempo.
In conclusione, per chi è appassionato di GdR, Dragon Quest VIII è una scelta obbligata, una pietra miliare che deve entrare nei vostri scaffali ad ogni costo, in quanto costituisce la rappresentazione migliore di giochi di ruolo degli ultimi tempi, un grande prodotto firmato SE e Level 5. E poi, come fare a resistere alla tenerezza degli Slime?