Dragon Quest Builders – Recensione Nintendo Switch
Le sandbox sono ambienti protetti, con leggi stabilite, in cui si può sperimentare qualsiasi cosa. In ambito videoludico questo termine qualifica i giochi in cui abbiamo la possibilità di interagire con l’ambiente circostante in modo praticamente totale: tutto all’interno della sandbox può essere costruito, distrutto o modificato. Ne deriva una totale libertà d’azione e una forte componente dispersiva, che vanno a braccetto seguendo la voglia del giocatore di creare. Purtroppo, però, spesso la voglia scema col passare del tempo e la mancanza di obiettivi fa si che la noia prenda il sopravvento: o almeno è quello che deve aver pensato Square Enix. Quindi quale modo migliore per la nota holding giapponese per sfruttare il successo di giochi come Minecraft se non quello di unire una delle sue saghe più riuscite al concetto di sandbox?.
Nasce così Dragon Quest Builders, che, dopo aver proliferato su PlayStation Vita, PlayStation 3 e PlayStation 4, finalmente sbarca anche su Nintendo Switch.
In un universo alternativo della celebre saga di Dragon Quest, il regno di Alefgard è stato devastato dal Dragonlord che ha ingannato l’ignaro protagonista portando l’oscurità ovunque: desolazione e mostri regnano indisturbati. Il cattivone di turno ci ha relegati in un sonno profondo che è durato anni; al nostro risveglio scopriamo un territorio allo stato brado, in rovina: i pochi elementi rimasti sono le macerie di quello che un tempo fu un regno florido. I sopravvissuti sono molti, ma hanno perso la capacita di costruire, non sono più in grado di unire materiali diversi al fine di formare oggetti nuovi.
Per fortuna in noi la capacità di costruttore è forte e a dircelo è la Dea Rubiss che dopo averci svegliato dal lungo sonno ci introdurrà ai misteri della creazione facendo scoprire al nostro protagonista (personalizzabile tramite un veloce setting) come usare le sue capacità. Distruggere l’ambiente circostante permette di ricavare materie prime che poi dovranno essere rielaborate su un banco di lavoro per creare nuovi oggetti: com’è facile immaginare, non tutte le possibili creazioni sono disponibili da subito, ma verranno apprese dal protagonista con l’avanzare della trama principale e grazie alle quest secondarie.
Piazzando gli stendardi di luce avremo la possibilità di salvare e di creare intorno a esso la nostra città, che si evolverà grazie agli abitanti che verranno a viverci e ai progetti che ci verranno donati da loro una volta soddisfatti i requisiti richiesti.
Il mondo di gioco è vasto e ricco di vita: i mostri girano liberi e aggressivi sopra una terra brulla e dalle caratteristiche varie e interessanti. Montagne, foreste, fiumi, giacimenti di minerali e rovine sono disponibili a farsi distruggere dai nostri utensili al fine di creare vie d’accesso, strutture via via più complesse e suppellettili di qualsiasi tipo: ogni cosa col tempo può essere creata e la possibilità che ne derivano sono presso che infinite.
Le uniche limitazioni sono date dall’asse verticale: non sarà possibile né salire né scendere oltre un dato limite imposto, e inspiegabilmente anche attraversare un corso d’acqua profondo più di due blocchi ci porterà a morte certa. Per fortuna non ne avremo bisogno data la presenza di portali che ci permetteranno di viaggiare tra le isole, e anche la morte in realtà non esiste: se la barra della vita scende a zero verremo riportati allo stendardo senza la metà degli oggetti accumulati, che comunque giacciono sul luogo della nostra dipartita.
In combo con la barra della vita avremo anche una barra della fame: costruire gli strumenti adatti a cucinare e cimentarsi in complicati manicaretti diventa quindi presto essenziale, ma non abbiate paura, dopo solo poche ore di gioco avrete la possibilità di creare una cucina e poi una locanda dove preparare deliziosi manicaretti.
Gli abitanti della città, grati per l’accoglienza, impareranno l’arte di costruire e di cucinare rifornendo le casse delle loro case solo per il vostro piacere. Un altro elemento molto comodo e costruibile quasi da subito è la grande cassa, che permette di riporre gli oggetti in esubero a distanza ampliando di molto le possibilità di raccolta e conseguentemente la creazione di nuovi oggetti.
“Ci vogliono le mani per costruire una abitazione, ma solo il cuore può costruire una casa”. In realtà qui per costruire una casa basta il nostro fido martellone e un banco di lavoro: man mano che proseguirete nella vostra avventura vi verranno consegnati nuovi progetti e man mano che troverete nuovi elementi e materie prime apprenderete in automatico come utilizzarle. Questa feature permette una certa flessibilità dalla trama principale fornendo interessanti divagazioni alla ricerca dell’oggetto nuovo o della costruzione astrusa da creare.
La componente narrativa di Dragon Quest Builders è come sempre coinvolgente e perfettamente adatta allo scenario che affronteremo anche grazie a una traduzione accurata e divertente completamente in italiano. Dopo aver creato qualche arma e qualche armatura vi potrete cimentare nel corpo a corpo contro i nemici classici della saga, ottenendo materie prime nuove. La fauna di mostri è varia e interessante ma purtroppo il combattimento è piuttosto limitato: possiamo solo attaccare alla cieca dalla corta, anzi, cortissima distanza e solo con armi da taglio o da impatto.
Questo significa che la maggior parte dei combattimenti è ridotta al misero farming, sopratutto visto che la morte non esiste e semplicemente riposando in una casa su un pagliericcio (per costruire entrambi ci va un secondo) potrete ripristinare totalmente le vostre energie. L’unica eccezione è rappresentata dalle boss battle, spesso più simili a puzzle game piuttosto che a combattimenti veri e propri ma comunque in grado di divertire.
Una parte sacrificata è invece il multiplayer, limitato alla condivisione della vostra città e dalla possibilità di visitare le città degli altri. Anche instaurare scambi con gli altri giocatori è una feature interessante così come quella di invitare altri eroi nel nostro mondo, ma nel complesso il comparto multiplayer viene sacrificato in favore della trama e della componente sandbox.
Graficamente il titolo, per quanto ridotto a cubi pixellosi, è all’altezza delle aspettative: nessun calo di framerate e nessun tipo di tentennamento. La telecamera in terza persona a distanza variabile è l’ideale per la maggior parte del tempo e diventa necessario passare alla prima persona solo all’interno di ambienti chiusi. La possibilità di ruotare a piacimento la visuale tramite lo stick destro serve a ovviare al problema in maniera sufficientemente efficace.
La colonna sonora invece è al top: troverete temi che variano a seconda dell’ambiente di gioco, della situazione in cui vi trovate e della differenza tra giorno e notte. Tutti i temi, compreso quello iniziale tipico della saga, sono piacevoli, non invasivi e orecchiabili, incorniciando un’esperienza di gioco che varia dalle 50 alle oltre 100 ore di gioco. Su Nintendo Switch, l’ultima piattaforma su cui il titolo sbarca, il risultato poi è sorprendente: donare la possibilità di giocare ovunque a un titolo come questo è un’accoppiata vincente come già dimostrato dalle vendite su PS Vita.
Non va dimenticato infine che tutti i personaggi e le animazioni sono prodotti originali di Akira Toriyama, genio indiscusso e assoluto dell’animazione di ieri e di oggi, padre di Dragonball e Arale, oltre che a decine di altri titoli di successo. Una garanzia di qualità costruita su basi solide, che permette di ritrovare i tratti familiari dell’artista in ogni nemico o amico incontrato lungo il percorso, trasmettendo al giocatore la netta sensazione di essere a casa.
Dragon Quest Builders è un titolo completo, divertente ed estremamente rilassante; l’unica controindicazione evidente è la dipendenza instaurata nel giocatore che, nei panni del demiurgo, si fa coinvolgere fino a perdere la cognizione del tempo. Divertente anche la trama grazie ad anni di navigata esperienza da parte di Square Enix nel filone Dragon Quest. Infine il connubio con la neonata Nintendo Switch rende l’esperienza ancor più piacevole, anche se uno sguardo maggiore al lato social con una miglior implementazione del multiplayer sarebbe stato gradito.
Pro
- Trama completa e divertente
- Buona la componente Sandbox
- Longevità al top
- Divertente e appassionante
- Artwork di Akira Toriyama
- Colonna sonora coinvolgente
Contro
- A rischio ripetitività
- Combattimenti sotto tono
- Componente multiplayer sacrificata